Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

venerdì 30 dicembre 2011

FELICE 2012

Alla faccia della crisi, con l'auspicio che tutto vada per il meglio e che l'anno nuovo vi porti ciò che desiderate....

NONSOLO PROGROCK VI AUGURA BUON ANNO!!!

giovedì 29 dicembre 2011

Tommi

TOMMI - Always
Prosdocimi Records
Genere: Rock
Supporto: cd - 2011



 Tommaso Varisco, in arte Tommi è di Chioggia (VE) e con "Always" giunge al secondo suggello discografico. Il primo risale al 2006 con "This Is How I Feel", nel genere Rock cantautoriale che pone uno sguardo anche oltre oceano, non disdegnando riferimenti quali Neil Young  e Bruce Springsteen in primis.
L'incontro fra Tommi e Mike 3RD, chitarrista degli interessanti EX KGB e Tunatones, porta alla realizzazione del nuovo "Always". La copertina del cd la dice lunga sulla sensazione che andremo a provare nell'arco dell'ascolto. Un mare calmo, lascia intendere calore, relax, ma mette anche in relazione la grandezza della natura e la piccolezza dell’uomo.
C'è differenza stilistica fra il primo album ed "Always", dieci brani più solari ed aperti alla mente che si vuole disintossicare dalle scorie del tran tran quotidiano. C'è vena cantautoriale di buon impatto, si esce a tratti dagli stilemi del genere e questo forse anche grazie al lavoro di Mike 3RD, visto chi i suoi EX KGB si affacciano con insistenza nell'odierno panorama del Progressive Rock italiano.
Il canto non è del tutto convenzionale, spesso dimesso, come se sfiorato da una lontana ventata Punk, ascoltate "Hello" e ne avrete la prova. Rock morbido, sostenuto dalle chitarre. "When It Comes To Snow" potrebbe anche fare ritornare alla mente dei più attenti ascoltatori, i Dire Straits di Mark Knopfler.
La chitarra è dunque protagonista assoluta assieme alla voce di Tommi, brani che si stampano facilmente nella mente. L’artista si lancia liberamente e serenamente in quel mondo dove il calore e l'umanità sono ancora dei valori, sia del Rock che dell'umanità stessa, visto che il genere ne è il suo specchio.
La title track "Always" è il sunto della visione musicale di Tommi.
Questo è un disco semplice e diretto, quindi sincero, consiglio solamente all'artista di modificare l'approccio vocale che alla lunga potrebbe stancare. Questo però è solo questione di gusto personale, il mio, magari non collima con quello di molti altri.
Date una possibilità a questo disco, ci sono buoni spunti che magari vi colpiranno. (MS)

venerdì 23 dicembre 2011

AUGURI!!!

NONSOLO PROGROCK ELARGISCE A TUTTI I MIGLIORI AUGURI PER UN FELICE NATALE.

giovedì 22 dicembre 2011

La Storia del Symphonic Prog: I GENESIS

G  e  n  e  s  i  s
                                    
Il Progressive non ha un gruppo icona ben definito, ma molteplici ed i Genesis sono sicuramente fra i più importanti. In questo percorso storico della loro lunghissima carriera però voglio soffermarmi solamente a quello che è stato il loro periodo più fervido e progressivo nel puro senso della parola, ossia dalle origini fino al 1980. Personalmente ritengo il successivo ricco di fama ma troppo commerciale e quindi privo di quella magia che solo loro e pochi altri hanno saputo sprigionare. Come sempre è l'Inghilterra a dare spazio a questi movimenti musicali ed è ancora Londra testimone di tutto.
La Storia
Come molto spesso è accaduto per molti complessi di quel periodo, ossia della metà degli anni '60, il college è galeotto. Il severo Charter House è testimone di una amicizia come tante, quella di due ragazzi che durante la ricreazione fuggivano nel refettorio per suonare il pianoforte e comporre qualcosa di personale, i due si chiamano Peter Gabriel (voce) e Tony Banks (tastiere). Come bambini eccitati si gettano a capofitto nel loro "sogno" di complesso e l'arrivo nella scuola di Mike Rutherford (basso) ed Anthony Phillips (chitarre) è fondamentale. Alla batteria va John Silver. Dopo alcune vicissitudini nel college con annesso divieto di suonare al suo interno e rischi di espulsioni varie, i nostri conoscono un'altro alunno dal nome Mr. Jonathan King sennonché produttore della casa discografica Decca. Esso propone loro di comporre un disco con tema la genesi dell'uomo (da qui il nome) ma l'inesperienza è tanta ed il risultato " From Genesis To Revelation " (1969) è un fiasco totale, anche se brani del calibro di "The Conqueror", "The Serpent" e "Silent Sun" si fanno ascoltare con piacere. Ovviamente la Decca li scarica, ma la caparbietà di Rutherford e Philips è ostinata, non quella di Silver che invece ritorna ai propri studi lasciando il posto a John Mayhew. Egli però non soddisfa a pieno le esigenze di un gruppo che comincia seriamente a crescere artisticamente. Compongono brani come "The Knife", "White Mountain" e "Dusk",  il concerto al Ronnie Scott's è memorabile, questa volta vengono notati daTony Stratton-Smith già produttore dei Nice di K. Emerson e boss della casa Charisma Records.
Da questo connubio nasce "Trespass" ma anche in questo caso le vendite non sono proprio soddisfacenti. Alla fine delle registrazioni Phillips e Mayhew lasciano i Genesis per lasciare le redini a Phil Collins (proveniente dai Flaming Yount) dietro le pelli e Steve Hackett alla chitarra (preso in un annuncio sul Melody Market). L'intesa ora nel gruppo è grande, qualcosa di magico sta nascendo...
Le interpretazioni recitate di Peter Gabriel con tanto di travestimenti in sede live sono leggendarie, i concerti pulsano di energia ed il pubblico rimane ammaliato dal perfetto equilibrio immagine-musica tanto da considerarli gia icone del Rock. I primi paesi a renderli famosi sono oltre l'America il Belgio e Italia, quest'ultima sempre pronta alle nuove soluzioni. I Genesis sono diventati dei veri e propri perfezionisti del suono tanto da mettere in difficoltà il buon Steve Hackett costretto agli straordinari per inserirsi al passo dei compagni. 
Durante il concerto al Friars, Peter Gabriel preso dall'enfasi del numeroso pubblico si getta su di esso procurandosi una frattura alla caviglia. Questo episodio fa si che i Genesis si possano fermare un attimo e nelle campagne di Tony Stratton si dedicano anima e corpo alle proprie composizioni. Da questo lavorare nascono le stupende "The Musical Box" e "The Fountain Of Salmacis".
E' la volta di "Nursery Cryme". Incredibile da dirsi ma la loro nazione, L'Inghilterra, li snobba mentre l'Italia li sostiene sempre più tanto da portarli in trionfo durante tutto il tour. Ed è proprio a Reggio Emilia che i nostri compongono il brano "Watcher Of The Skies". Al ritorno in terra d'Albione Gabriel & company concepiscono quello che è tutt'ora il disco Progressive per eccellenza "Foxtrot" (1972). Esso contiene la storica suite che permette a Gabriel di dare sfoggio ai suoi numerosi travestimenti,"Supper's Ready". Questa lunga canzone (circa venti minuti) è fra le più plagiate della storia Prog, basta ascoltare "Grendel" dei Marillion per capire la sua importanza. E poi, " Time Table", "Watcher Of The Skies" e "Get'Em Out By Friday",insomma un must! Di nuovo lunghe tournèe e di nuovo il suolo Italico per quello che rimane uno dei periodi più felici non solo dei Genesis ma anche della musica in generale. Nel 1973 parte il tour inglese e precisamente dal Rainbow di Londra. E' il trionfo dei nuovi costumi di Gabriel, l'enorme fiore in testa, le ali di pipistrello, la corona di spine, il mostro deformato e la testa a rombo sono storia. Il tutto viene immortalato nel disco "Genesis Live".
La giusta simbiosi fra testi, musica ed immagini viene però raggiunta in "Selling England By The Pound" e finalmente la chitarra di Steve Hackett è più presente, lo strumentista cresce notevolmente e si inserisce come un perfetto tassello nel puzzle sonoro di questa band che sembra non controllare più il suo immenso talento. I testi colmi di doppi sensi e di non facile assimilazione parlano di storie medievali ("Dancing With The Moonlit Knight" e l'incredibile "The Battle Of Epping Forest") e di cose misteriose come nella stupenda (forse la più bella canzone dei Genesis) "Firth Of Fifth". Ancora concerti ed ancora America e questa volta è il trionfo totale. Il singolo di questo disco, " I Know What I Like" è un successo quasi ovunque e nel 1974 le date continuano con concerti storici come quello al Drury Lane Theatre di Londra dove Gabriel durante " Supper's Ready" vola addirittura sopra il pubblico con tanto di funi trasparenti.
Ma qualche cosa comincia a non andare per il verso giusto, Gabriel è richiesto persino da registi cinematografici, mentre il resto del gruppo è seriamente intenzionato a non distrarsi ed a comporre nuove canzoni.
1974, Peter Gabriel ritorna dall'America con in mente una opera Rock che sino ad ora non ha precedenti, un progetto molto ambizioso che pure in questo caso, anzi, soprattutto in questo caso, segna la storia del Rock, "The Lamb Lies Down On Broadway". Questa è una lunga storia incentrata su di un personaggio portoricano di nome Rael che vaga all'avventura ed alla ricerca della propria spiritualità. I concerti si susseguono a dismisura, persino in Australia ma è dal ritorno della trionfale tournneè americana che Gabriel decide di lasciare i propri compagni a causa, dice lui, di problemi familiari. Il distacco è doloroso soprattutto da parte di Tony Banks, suo vecchio amico sin dalla scuola (come gia detto). Ricordiamo fra i numerosi gioielli che racchiude questo doppio LP la bellissima " Carpet Crawlers ".
E Rimasero in Quattro...
E' il 1975 e la frattura resta ancora fresca all'interno del gruppo, Steve Hackett ne approfitta per comporre il suo primo disco da solista ,"Voyage Of The Acolyte" mentre il batterista Phil Collins prende le redini in mano sobbarcandosi tutte le parti vocali con risultati non del tutto spregevoli anche se chiaramente la maestria teatrale e vocale di Gabriel non viene raggiunta. Molti giornalisti musicali di allora li danno per spacciati, si nutrono molti dubbi sul futuro operato compositivo dei nostri ma "A Trick Of The Tail" sorprende tutti con canzoni straordinarie quali " Squonk", "Dance On A Volcano", "Rippless", "A Trick Of The Tail" ed "Entangled". Questi sono pezzi che rendono benissimo soprattutto dal vivo e per rendere la vita più semplice a Phil dietro il microfono, ingaggiano Bill Bruford (King Crimson, Yes) alla batteria. Il singolo "Rippless" grazie alla sua dolce orecchiabilità diventa un successo in tutto il mondo, contrariamente alle aspettative i Genesis accrescono ancora di più la loro fama mondiale. Collins per ingrandire la sua esperienza artistica personale l'anno succesivo fonda i Jazzistici Brand X con buonissimi risultati di vendita. E' inaspettatamente un felicissimo momento per i Genesis!
Ancora concerti in Europa ed in madrepatria sino ad arrivare al 1976 dove si cominciano le registrazioni per quello che rimane uno dei dischi più poetici e malinconici, "Wind & Wutherinng". Si intraprende una nuova strada, quella dei testi più semplici e romantici, si parla più spesso d'amore staccandosi bruscamente da quelle situazioni forti, crude e violente descritte sin d'ora da Gabriel. Ancora un nuovo collaboratore alla batteria per le nuove date (le più numerose della loro carriera), è la volta di Chester Thompson (Frank Zappa e Weather Report)) con il quale incidono un meraviglioso doppio live dal titolo "Seconds Out" (fuori i secondi). Questa è preveggenza o forse non si è dato al caso? Non si sa, comunque sia arriva una notizia bomba, Hackett lascia i Genesis alla fine dei devastanti tour per incompatibilità musicale! Crisi? Nemmeno per sogno, i tre Collins, Banks e Rutherford si rimboccano le maniche come nulla fosse accaduto e si immergono nelle composizioni che daranno alla luce nel 1978 sotto il titolo di " ...And Then There Were Thre....". Ovviamente i nostri cominciano a commercializzarsi di brutto visto il momento storico musicale avverso al Progressive che muore in quel periodo per lasciare il posto ad un genere musicale più semplice ed immediato e questo disco ne risente a pieno. Consideriamolo un lavoro di transizione anche se al suo interno ci sono due classici quali "Many Too Many" e "Follow You Follow Me".
Il 1980 riporta i Genesis nel giusto binario con un disco decisamente più maturo e colmo di personalità dal titolo "Duke" anche se la critica per l'ennesima volta li aspetta al patibolo. Di nuovo i critici musicali prendono una bufala, e la canzone " Turn It On Again" è un megasuccesso.
Personalmente concludo qui la storia di un gruppo che è una leggenda, fra i più imitati al mondo, perché tutto quello che uscirà in seguito non è storicamente rilevante visto che di canzoni Pop ne è colmo il mondo. Questa non vuole essere una vera e propria stroncatura della loro carriera finale , molte canzoncine sono simpatiche e belle come "Abacab" o "Mama", ma avete letto bene, ho detto canzoncine.
Grazie Genesis!

(Salari Massimo)

martedì 20 dicembre 2011

X Savior

XSAVIOR - Caleidoscope
Atenzia


Che Sballo! Dalla Svezia ecco un nuovo gruppo che finalmente ha saputo lasciarmi di sasso.
Dopo i lontani tempi di Landberk, Anglagard, Anekdoten e Sinkadus ecco nuova linfa vitale per il genere. Come stile non siamo assolutamente vicini a questi gruppi che ho citato, anzi, mooolto lontani, ma l’emozione che mi hanno dato all’ascolto è stata come la loro prima volta.
Gli Xsavior sono un enorme contenitore d’idee, ma ce ne sono così tante che potrebbero spiazzare di molto l’ascoltatore. Come riferimento principale posso citare i connazionali The Flowers Kings, ma nel disco c’è incredibilmente di tutto: la prima canzone “April Skies” infatti richiama molto il gruppo di Roine Stolt, soprattutto nel canto. L’idea del caleidoscopio rende bene l’ impressione che si ha all’ascolto, immagini sonore si sovrappongono, o meglio mutano durante il corso del brano con interventi alla Queen, Oasis e Spock’s Beard… un meddle veramente singolare!
Che l’arte degli Xsavior sia unica lo dimostra pure la successiva “Lex The Fly”, ma una cosa così è indirizzata ad un pubblico di nicchia. Qui ascoltiamo voci filtrate alla King Crimson, passaggi alla Gentle Giant, un ritornello Rock AOR e brevi cenni NU Metal!? Siamo circondati di suoni e da generi d’ogni sorta e chi ama il Prog ha pane per i suoi denti. Aiutati dall’elettronica in “Mr Chair Man” i nostri ci propongono un brano dal ritornello più semplice. Pop e Metal si incrociano legandosi fra di loro con un velo di effetti tastieristici. Ancora una volta la chitarra di Benny Jansson ci regala un ottimo momento di musica. I Queen si incontrano con gli ultimi Genesis. In “Take Me Home” le acque si placano, le melodie si fanno più ariose, questa volta sono i Dream Theater più melodiosi a venire in mente, quelli di “The Silent Man”, ma incredibilmente mischiati ad Elton John! Oramai tutto sembra normale, gli Xsavior sono stati capaci di rendere personale qualcosa d’incredibilmente ampio ed apparentemente incompatibile.
Cosa può accadere ora nel successivo pezzo? In “In Memory Of…” (Taj Mahal pt1) mi sembra di ascoltare gli Yes o gli Asia, ma il Metal incalza ancora, i cori si susseguono, le tastiere sciorinano note per un overdose d’emozioni. L’interpretazione vocale del bravo Goran Edman è degna dei migliori gruppi Prog e nei successivi pezzi…. No, basta non voglio rovinare più le sorprese che contengono questi piccoli gioielli.
In simili labirinti sonori non possiamo che perderci, comunque questo non è un punto d’arrivo, ma di partenza per un intero genere che da troppo tempo ristagna nelle sue stesse sporche acque. Questi Svedesi hanno messo il seme e se sono fiori….
“Caleidoscope” (miglior titolo non si poteva trovare), per ora il miglior disco Progressive del 2005. MS


lunedì 19 dicembre 2011

Mastermind

MASTERMIND - Insomina
Lion Music
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2010


Voglio dire una cosa a chi pensa che i Dream Theater siano la band Metal Prog per eccellenza, ossia quella che ha creato il tutto, non vorrei destabilizzarvi, ma prima di loro ci sono stati personaggi fortunati come i canadesi Rush sin dalla fine degli anni ’70 o i Queensryche ad aprire certe porte. Poi certamente il teatro dei sogni non ha aperto una porta, ma un portone! Alla fine degli anni ’80 parte dunque il viaggio di questa meravigliosa band copiata da mezzo mondo. Nello stesso momento i Mastermind hanno un enorme pregio, oltre che una grande sfortuna, quella di modificare il Metal , sempre passando per il Prog e l’annessa tecnica, ma con uno stile assolutamente personale. Troppo avanti per i loro tempi e mal distribuiti discograficamente parlando. I fratelli Berends, Bill alla chitarra e tastiere e Rich alla batteria, in parole povere non sono stati ascoltati a dovere. Andate a rispolverare lavori come “ Volume One”, “Volume Two” e quelli a venire, però non ascoltateli con l’orecchio di oggi, sarebbe penalizzante, fate finta di essere in quegli anni. Scale tecniche e sinfoniche in molte delle composizioni vanno ad impreziosire l’arte della distorsione chitarristica, un urto assolutamente importante per quei tempi.
Ascoltare oggi i Mastermind e metterli a confronto con colossi odierni, francamente fa tenerezza, quando si dice che gli allievi superano i maestri. Nei Mastermind del 2010 girano sempre le influenze Prog, ma non più innovazione come lo era alle origini. Oggi puntano tutto sulla struttura del brano stile classcico, cercando di emozionare con melodie giuste messe al posto esatto, abbandonando definitivamente suite o qualsiasi cosa abbia a che fare con il logorroico. Hanno ragione? Spero per loro di si, perché ritengo che nel tempo siano stati davvero troppo sfortunati e se la ragione della cultura non gli ha portato compenso, a questo punto mi auguro che abbiano preso la giusta strada.
Questo “Insomnia” è un disco ricchissimo di buone melodie, qui si canta assieme a loro, certo è che (questo consentitemelo come cultore della band) personalmente mi mancano certe idee e i cambi di tempo di una volta. Diciamo che la tecnica ha lasciato spazio alla struttura più melodiosa. Bella la voce di Tracy Mc Shane, ancora una volta degna interprete e professionista. Mi piace la semplicità e la leggerezza di “One More Night”, non disdegno il nuovo percorso sonoro dei Mastermind, sempre comunque ottemperato ad un velo di Dark. Ma…. c’è sempre questo stupido e maledetto “ma”, che viene dalla bocca di chi li ha vissuti da sempre e per questo non datemi troppo peso, per voi sarà sicuramente un ottimo disco e queste mie righe sono solo delle inutili farneticazioni.
Mastermind, vi auguro ogni bene, anche se scendo dalla vostra navicella, perché è atterrata sulla terra assieme ai mortali. MS


venerdì 16 dicembre 2011

Speciale PORCUPINE TREE


Facciamo un breve viaggio nella discografia di questa band inglese, autrice di un Rock a tratti Psichedelico, Progressivo ed in certi frangenti perfino Metal. Mente di tutta questa amalgama di suoni è Steven Wilson, ma non solo autore, infatti esso è anche ottimo produttore e lo ritroviamo anche con artisti del calibro di Fish o degli Opeth..
Personaggio ispirato in molti versi, sperimentatore nato, per inquadrarlo basta ricordare i numerosi progetti: i No- Man, un trio dedito ad un sound prettamente Psichedelico, i Bass Communion, musica Elettronica alternativa, i Blackfield, band fortunatissima autrice ad ora di due splendidi album come “Blackfield” e “Blackfield II”. In esso Steven collabora con l’Israeliano Aviv Geffen e propone una musica Rock a cavallo fra il Pop ed il Prog più malinconico.
Tutto comincia nella casa di Wilson nel 1987, gli esperimenti solistici si concretizzano in demo tape (oggi ricercatissimi), per poi sfociare in una discografia torrenziale. Per questo motivo mi astengo dal commentare le numerose edizioni limitate, Live, sigoli e DVD vari, messi in commercio su internet. Non li ignoro ovviamente, ma mi limito solo a segnalarveli. Signori, i Porcupine Tree:
-         On The Sunday Of Life… (1991)  Diciotto brani suonati e prodotti da Wilson in persona. Accompagnato da un libretto interno esaustivo con tanto di spiegazioni e testi, “On The Sunday Of Life” è un viaggio mentale fra suoni campionati e Psichedelia. Non esulano tratti orecchiabili e tuttavia gia si presenta la passione di Steven per certi Pink Floyd. In questo (chiamiamolo così) esordio, possiamo godere di un brano che ancora oggi è presente in molte date dal vivo, specialmente nei “bis”, ossia “Radioactive Toy”. Successo inatteso, condito di molta Psichedelia e di facile memorizzazione. La chitarra di Steven è strumento principe, mentre il suono è minimale. Con esso lo stile Porcupine Tree inizia il proprio percorso. Da menzionare anche le ottime “Nine Cats” e “It Will Ruin For A Million Years”. Tuttavia l’album seppur ricco di buone intuizioni, si dimostra logorroico e dispersivo in alcuni aspetti, ossia si sofferma troppo su certe sonorità, sostenendole troppo a lungo. VOTO 6-         Up The Downstair  (1993)   Le idee aumentano e l’artista sente il bisogno di circondarsi di strumentisti. Contatta dai Japan Richard Barbieri per le tastiere e l’elettronica e Colin Edwin per le parti di basso, sino ad oggi suo fido amico. Le chitarre si fanno più spazio, si intuisce la crescita artistica e la tentazione di virare verso sonorità più abbordabili. “Synesthesia” ha un buon ritornello ed un solo di chitarra finale davvero piacevole e Pinkfloydiano. Nulla in confronto alla ottima “Always Never”, vero specchio nei confronti di Gilmour e soci. Le atmosfere del disco sono eteree, scure e malinconiche, ma dimostrano una crescita interna rispetto al precedente lavoro. Il sound è ancora molto sperimentale e lisergico, ancora contaminato dal lungo trip del 1992 intitolato “Voyage ..34”.., brano unico e psichedelico al 100%. Anche in esso si parla di psicologia, di sostanze stupefacenti ed allucinogene che portano l’uomo alla disperazione finale. Tornando ad “Up The Downstair” non mi resta che sottolineare anche l’ottima e conclusiva “Fadeaway”. VOTO 6,5-         The Sky Moves Sideways (1995)  Con questo disco i Porcupine Tree divengono band effettiva, con la giunta di un batterista di ruolo come Chris Maitland ed il risultato finale ne gode a pieno. Qui i Pink Floyd sono dappertutto, massimo punto di tributo a questa band. “The Sky Moves Sideways” apre nuovi spiragli anche a un certo tipo di Progressive, non a caso il brano che da il titolo all’album è suddiviso in due suite. Wilson muta leggermente di stile, si affina, ricerca nuove sensazioni e le ritrasmette a noi sotto forma di sogni sonori. L’elettronica di qualche anno fa è messa più in disparte, seppure ancora presente ed il suono diventa più caldo. Diventano punto di riferimento per molte altre band del periodo e godono di una stima inaspettata specialmente in quel di Roma, passando per cult band. Stupenda anche “The Moon Touches Your Shoulder” e la suite “Moonlop”, nel 1994 anche EP. Con questo disco i Porcupine Tree  sono una realtà inconfutabile. VOTO 7-         Signify (1996)  Strabiliante il crescendo artistico di Wilson e soci, anno dopo anno la maturazione e la personalità si rafforzano sempre più. Pur restando dentro ..la Psichedelia.. lisergica, “Signify” equilibra alla perfezione le sonorità eteree con una buona dose di melodie facilmente  assimilabili, un nuovo passo verso una differente mutazione… l’ennesima. Le chitarre suonano più Hard e la ritmica più incalzante,  Dunque non solo Pink Floyd. La band sembra rodata ed oliata a puntino dalle numerose date live. Non si può restare indifferenti all’ascolto della title track o alle ottime intuizioni sonore di “Sleep Of No Dreaming”. Steven alterna il cantato soave ed aureo al quale ci ha abituati a quello più tradizionale, adatto a brani più commerciali. Questo lavoro dimostra che si può essere alternativi e psichedelici anche toccando suoni più popolari. Altre gemme da ascoltare con attenzione sono “Waiting Phase One & Two”, dieci minuti che portano la band a fare capolino anche nel Progressive Rock. Ora nel sound della band si aggirano anche i King Crimson a dimostrazione della cultura musicale dei nostri artisti. Il pubblico aumenta anche grazie a questo stile unico e riesce a mettere d’accordo anche diverse generazioni. In parole povere nel 1996 i Porcupine Tree non hanno una collocazione stilistica ben definita rispetto i canoni di allora, persino gli scribacchini di settore vanno in difficoltà nel catalogarli. “Signify” è un altro lavoro oscuro, malinconico ma con ampie schiarite, come quelle di “Every Home Is Wried”, dove la band fa buon uso di coralità studiate, le quali diventeranno anche in futuro un marchio di riconoscimento. Chiude un brano grandioso ed etereo,”Dark Matter”, nove minuti di godimento ad occhi chiusi. VOTO 8-         Coma Divine (1997) registrato a Roma dal vivo-         Metanoia (1998) Questo disco è frutto di una jam session avvenuta durante le registrazioni di “Signify”. Trascinante ed improvvisato giro di riff, ovviamente dedito alla Psichedelia e non solo. La band si lascia trascinare dai propri trip mentali, offrendo sfumature cromatiche a tratti calde e tangibili ed altre fredde ed impalpabili. Gli elementi si ritrovano alla perfezione, la band ha passato ufficialmente il tagliando. Tutto il disco è strumentale e consigliato solo agli amanti della band, in quanto in esso non si aggirano ritornelli cantabili o quant’altro la band ci ha abituati. Attenzione, chi li conosce con questo disco potrebbe fuggire via da loro. VOTO 6,5-         Stupid Dream  (1999) Ed ecco finalmente il disco che lascia il segno, quello che non si dimentica più dalla prima all’ultima nota. Un lavoro completo, quello che scorre senza momenti di pausa. Consacrazione definitiva sia per il pubblico che li conosce come fenomeno del momento, sia per lo stile oramai fermamente appurato. La parola Psichedelia lascia sempre più spazio a “Progressive”, anche se i Pink Floyd aleggiano ancora in maniera pesante, come in “Don’t Hate Me”. Impossibile davvero eleggere brano top del disco, i singoli scelti dalla casa discografica sono “Piano Lesson” e “Stranger By The Minute”. Curioso il fatto di intitolare un brano strumentale con “Tinto Brass”, ma Wilson ci assicura di non conoscere il regista, tantomeno i suoi films , racconta di avere letto questo nome in qualche rivista e di essere rimasto affascinato semplicemente dalla sua fonetica….sarà vero? Qui le sonorità sono meno oscure e la produzione della K Scope è più cristallina, donando al disco una modernità inattesa. I Porcospini da questo momento in poi non scherzano più, nascono siti e fans club in tutto il mondo, malgrado tutto non si sentono appagati. VOTO 9-         Lightbulb Sun  (2000)  E l’evoluzione continua, la band non frena la voglia di sperimentare, nonostante trovata la formula giusta per accattivarsi il pubblico. Non oserei definire tutto questo ne coraggio e ne scelleratezza, ma semplice piacere e voglia di fare musica. “Lightbulb Sun” non si discosta poi molto da “Stupid Dream”, ma segnali di mutamento ulteriori ci sono. Questi riguardano un lieve indurimento del sound, chitarre più Hard che si alternano a momenti sognanti. Perfetto esempio dello stile Porcupine Tree anno 2000 è proprio circoscritto nel brano “Shesmovedon”. Ritornello stupendo, coralità, chitarra con solo finale sopraffino, Hard e Prog! Ecco tutte le carte sono in tavola, Psichedelia , Elettronica, Prog, Tutta la carriera mixata in quasi un ora di musica. E’ bello ascoltare questo disco, ma qualcosa non scorre come nel suo suntuoso predecessore, si intuisce che il gruppo è in fase di muta, malgrado tutto brani come “Lightbulb Sun”, “Hatesong”, “Where We Would Be” e la minisuite “Russia On Ice”, oltre che la gia citata “Shesmovedon”, lasciano il segno. Wilson alterna momenti docili ad altri più articolati con sorprendente indifferenza, lasciando nell’ascoltatore un profondo senso di incertezza. Chi ama la musica da ascoltare e non da “sentire”, si innamora di questa band e non l’abbandona più. VOTO 7,5
-         Recordings  (2001)  Questa raccolta di brani inediti registrati in diversi momenti della loro carriera e non utilizzati in dischi ufficiali, esce in edizione limitata in 20.000 copie. Davvero una selezione ottima di pezzi assolutamente validi a tratti di caratura notevole, come “In Formaldeyde”. C’è anche “Even Less” in versione extended di quattordici minuti ed altri brani strumentali da brivido. Da avere. VOTO 8-         Star Die: The Delirium Years 91-97  (2002)  Altra raccolta di pezzi inediti, editi e rifatti del periodo Delirium. Doppio cd confezionato in un cofanetto elegante con tanto di megalibretto interno, con tutta la storia della band. Ci sono dei classici come “Radioactive Toy”, tutti brani fino al periodo “Signify” compreso. Doppio consigliato a tutti i fans e non. VOTO 8-         In Absentia  (2002)  Ma in definitiva, cosa hanno incubato dal 2000 al 2002 i Porcupine Tree? Dopo il periodo delle raccolte, tutto si svela ai nostri orecchi in “In Absentia”. La collaborazione come produttore di Wilson con gli Opeth ha un effetto importante sulla sua stessa personalità. Le sonorità oscure e metalliche (Death) degli Opeth si trasmettono in parte in questo concepimento. “In Absentia” è un disco pesante, oscuro, con un fascino del tutto particolare. Ecco la nuova mutazione, tutto senza troncare con le proprie radici, è un sommarsi di cose per cui non c’è da stupirsi se vi dico che qui si trovano Pink Floyd, King Crimson ed Heavy Metal. Il disco incomincia subito con un riff da pugno in faccia, quello di “Blackest Eyes”, il quale lascia immediatamente spazio alla melodicità ed alla pacatezza della voce di Steven. Ecco, questi pochi secondi iniziali sono il sunto della linfa sonora dei nuovi Porcupine Tree. In questo disco risiedono altri brani classici, “The Sound Of Musak” e “Strip The Soul”, ma malgrado la band ami stupire ed evolversi, inevitabilmente non centra a pieno il bersaglio. E’ un cd bellissimo, dedicato a chi ama le emozioni forti, ma non del tutto fluido. Le buone idee, o meglio i semi di questo lavoro, daranno i frutti tre anni dopo. VOTO 7,5-          Deadwing  (2005)  Perfetto! Basterebbe commentare con questo aggettivo e finirla qui, ma   voglio spiegare il perché di tanto entusiasmo. Questo disco è tutto concatenato, un mix di quanto detto sino ad ora, con la giunta di ritornelli e coralità davvero indovinate. Il sound è sempre più duro ma meno oscuro, la chitarra di Wilson è sempre più nervosa e quando parte nei solo è micidiale. L’idea di fondere il loro sound con delle sonorità più ruffiane e commerciali fanno di “Deadwing” un disco da cantare, soprattutto in sede live assieme a loro. Esempio eccellente è il ritornello di “Lazarus”, o quello armonioso di “Open Car”, ci si può scatenare con “Halo” o “Shallow”. Altro frangente commerciale ma non scontato è “Mellotron Scratch”, ma la perla del disco si intitola “Arriving Somewere, But Not Here”. Il suo crescendo alienante e psichedelico sfocia in un feroce e nervoso Death Metal per poi ripiombare vertiginosamente nel Progressive. In questo disco i Porcupine Tree mettono in cattedra tutta la tecnica ed intesa, una tecnica da paura, specialmente quella dimostrata dal nuovo batterista Gavin Harrison, una vera e propria macchina da guerra! “Deadwing” si stampa indelebilmente nella mente, è il classico disco che un amante della musica Rock vorrebbe sentire. Nulla da modificare, tutto al posto giusto, è così che deve essere. VOTO 10-         Fear Of A Blank Planet  (2007)  Ancora una volta Steven e soci ci stupiscono per creatività. In questo disco sono mischiate anche le influenze delle band parallele di Wilson, ossia ci sono scheggie di Blackfield  e di No Man. Non è abbandonata la strada di “Deadwing”, ma all’ascolto di “Fear Of A Blank Planet” si ha gia la sensazione di essersi allontanati un poco. Questo cd non è perfetto, c’è nuovamente la sensazione che la band stia nuovamente virando da qualche altra parte, non ancora ben definita. Un altalenarsi di durezze e carezze, argomenti forti, si parla del rapporto fra i media ed i giovani e il suo devastante potere. La title track parla proprio di questo. Due i pezzi più commerciali e di facile memorizzazione, “My Ashes” e “Sentimental”, per il resto lavoro di routine. Oramai la band si ritrova ad occhi chiusi e quando parte, non ce n’è per nessuno. VOTO 8,0
The Incident (2009) Dopo altre varie collaborazione Wilson e soci si chiudono ancora in studio per dare vita ad un nuovo album. Per l’ennesima volta la band viaggia controcorrente, malgrado abbiano trovato nel tempo la formula giusta per fare canzoni orecchiabili e quindi facili da vendere, i Porcupine Tree si cimentano addirittura in un'unica suite di quasi un ora! “The Incident” è un doppio cd, anche se la seconda parte dura solate una ventina di minuti. Ma torniamo al cd1 nel quale possiamo godere di questa lunga suite. Il suono della band sta proseguendo la sua mutazione, racchiudendo dentro nuove sonorità elettriche e ancora più nervose, molto vicine al Math Rock. Si può dire che questo sia il proseguo più maturo di “Fear Of A Blank Planet”e comunque non esulano momenti in classico stile Porcupine Tree. “Time Flies” è l’hit dell’intero lavoro e prosegue il cammino più commerciale della band. Il cd2 è bello, più acustico e commerciale, forse per questo anche il meno interessante in quanto girano sonorità gia note ai fans della band…forse anche troppo. I brani contenuti sono quattro e la produzione  cristallina esalta il suono della band. Questo in definitiva è un doppio disco che spaccherà i fans in due, chi li abbandonerà delusi dalla loro evoluzione e chi invece (come me) li amerà sempre di più, perché rispettano la musica. (VOTO: 8)
Non si coccolano negli allori, i signori suonano quello che piace a loro, senza scendere a compromessi di sorta. Qui risiede la genialità ed il rispetto per l’ascoltatore, il quale se vuole, viaggia assieme a loro in questo lungo tragitto negli antri del Rock, spaziando dalla Psichedelìa al Prog fino a giungere al Metal ed ora al Math! Suonano ciò che vogliono e quindi si divertono ed il divertimento è contagioso anche in chi li ascolta. Fans se ne vanno e molti altri se ne acquistano.  E adesso ditemi voi dove possiamo collocare una band di questo tipo…
Mitici.

giovedì 15 dicembre 2011

GRANDE PROG A LA SPEZIA

Il 21 gennaio a La Spezia il meglio del rock prog italiano.


ProG Liguria sarà un concerto benefico per la raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione di fine ottobre. La Spezia, capoluogo dei territori maggiormente colpiti, ospiterà l’evento che coinvolge il maggior numero di gruppi di Rock Progressivo in un’unica data, il 21 gennaio 2012 presso lo Spezia Expo in Via Canaletto.

La filosofia di questa giornata punta alla raccolta fondi attraverso un concerto-evento, coinvolgendo operatori ed attività del territorio (gastronomia ed ospitalità) ed invitando a partecipare sia il pubblico degli appassionati del genere da tutte le regioni italiane, sia la popolazione ligure in un grande atto di solidarietà.

Da mezzogiorno a mezzanotte si avvicenderanno sul palco artisti della scena prog nazionale e nuovi gruppi che hanno saputo rinnovare il genere.

Altare Thotemico
Arti e Mestieri feat. Gigi Venegoni
CCLR feat. Aldo Tagliapietra
Daemonia
Delirium feat. Sophya Baccini e Franco Taulino
Locanda delle Fate
Maschera di Cera
Maxophone
Moongarden
Nuova Idea feat. Joe Vescovi, Giorgio Piazza e Marco Zoccheddu
Osanna feat. Gianni Leone
Tempio delle Clessidre
Torre dell'Alchimista
The Watch
UT

PROG LIGURIA

Spezia Expo – Centro Fieristico

Via del Canaletto- 19124 La Spezia (SP)

21 gennaio 2012

dalle ore 12 alle 24

info: 3466191593 - 0102461708

martedì 13 dicembre 2011

Recensioni Brevi 4

STEVEN WILSON - Grace For Drawning


Altro centro per il produttore poliedrico e leader dei Porcupine Tree oltre che Blackfield, No Man e molte altre. Questo secondo doppio solista da studio racchiude in se l'anima nera e Progressiva dell'artista inglese. Musica che rovista dentro, strugge o disturba, nervosa a tratti come certi frangenti dei King Crimson, qui citati spesso e volentieri. Molte gemme all'interno, una su tutte "Postcard", malinconica ballata struggente. Un ulteriore passo in avanti nell'evoluzione di questo vorace artista dal quale non so più cosa attendermi, vista la sua immensa fantasia. Non sforzatevi a chiamarlo Prog, non importa, quello che conta è l'emozione che scaturisce dall'ascolto.  Molti di voi potranno trovarlo pesante e noioso...pazienza... VOTO: 9.0

AGENTS OF MERCY - The Black Forest


Non ci siamo. Da degli artisti quali Roine Stolt (The Flower King, Kaipa , Transatlantic), Nad Sylvan e Jonas Reingold non posso attendermi una storia così sentita. Chi non conosce questi artisti sicuramente apprezzerà oltremodo questo disco, specie se è un amante del vecchio Prog, personalmente non ne posso più.... Buoni passaggi, ma tanti sbadigli. VOTO: 5.0

TRURL - Do Not See Me Rabbit

Finalmente aria fresca!!! Questa volta è l'America a centrare un disco variegato e mai noioso. Prog , Jazz di schiaffo, classico per alcuni tratti tastieristici. Album strumentale dalle mille sfacciettature, belle le linee del basso ed i cambi di tempo. Ci sono tutti gli ingredienti per fare di un disco un vero motivo di relax ed allo stesso tempo anche per pensare. Dotto , astruso , ma mai prolisso. I passaggi non sono ipertecnici, malgrado tutto coglieranno l'attenzione dei più preparati di voi.  Annotatevi questo nome e cercatevi questo disco, se amate la grande musica ovviamente... VOTO: 9.0

GLASS HAMMER - Cor Cordium


Gli americani Glass Hammer rialzano la testa. Dopo alcuni album non all'altezza, si sforzano a tornare ai fasti dei tempi che furono. La copertina stile Yes già vi dirà qualcosa. Ebbene, qui c'è buona musica, non sperimentale come Prog, ma fatta bene e da musicisti preparati. Ritorno alle suite e al credo degli anni '70, che non guasta mai. Consigliato VOTO: 7.0

MANNING - Margaret's Children


Il bravo artista inglese anche Parallels Or 90 Degrees, sforna il suo ennesimo lavoro da studio, l'undicesimo. Questa volta però a mio avviso le soluzioni si chiudono a cerchio, ossia si mordono la coda. In parole povere, sembra di ascoltare il sunto della sua carriera. Belle canzoni, specialmente si gode nei passaggi strumentali, sempre curati ed emotivi, tuttavia per chi lo segue da una vita come me, ha motivo di lamentarsi. New Prog a denominazione di origine controllata. Bel disco, ma non per tutti. VOTO: 6,5

La NWOBHM

LA NWOBHM di MAX SALARI

 
Girando di recensione in recensione e di rivista in rivista, quante volte abbiamo letto il termine NWOBHM? Sicuramente tante, si intuisce che sia stato un movimento musicale, ma quale? Cosa vogliono dire le lettere NWOBHM? Quali sono stati i gruppi fondamentali del genere? In questo piccolo “contenitore” si vuole tracciare una mappa del movimento a partire dalle origini passando per i complessi e le canzoni più significative, andiamola a scoprire insieme:

LE ORIGINI

Tanto per iniziare NWOBHM è l’abbreviazione di New Wave Of British Heavy Metal.
Conosciamo molto bene i colossi come Led Zeppelin, Black Sabbath, Uriah Heep e Deep Purple, tanto per citare i più famosi e sappiamo pure quanta importanza storica hanno avuto per la nascita dell’Heavy Metal. Sono gli inizi degli anni ’70, la chitarra elettrica distorta comincia a fare proseliti fra gli amanti del Rock più aggressivo, fra coloro che vogliono prendere le distanze dal sistema che li circonda, quelli che vivono la strada ai quali la vita sembra aver voltato le spalle, quelli che hanno la voglia di gridare il loro dissenso alla società così forte per sentirsi più vivi che mai! Grida di rabbia violente proprio come le loro chitarre, questi sono i primi Metallari. J. Hendrix è fra i precursori di certi suoni e approcci con il proprio strumento, tanto da diventare un idolo tutt’oggi ancora mai troppo rimpianto. Nascono vere e proprie icone, un esempio su tutti Robert Plant dei Led Zeppelin, così l’ascoltatore si incanta all’ascolto della sua voce e si immedesima nelle sue magnifiche storie. Si ricerca disperatamente ogni minima uscita discografica di questi “eroi”, anche una misera registrazione live illegale (Bootleg), è ben accetta. Da parte loro, l’impegno a migliorarsi è all’inizio ragguardevole, ma con il passare degli anni le idee si impoveriscono, il successo li appaga ed i conflitti interni per accaparrarsi la leadership portano spesso e volentieri allo scioglimento del gruppo stesso. In certi versi diciamo che i colossi dell’ Heavy Metal fra il 1975 ed il 1977 conoscono un periodo di vera e propria crisi.
Nel frattempo nasce la New Wave la quale in se racchiude una miriade di generi come il Punk, il Rockabilly, la psichedelia, l’elettronica e quant’altro. Questa influenza molti complessi, ma proprio a causa della sua ricca coalizione sonora, in breve tempo è costretta pure lei ad andare in crisi d’identità tanto da far rimanere ai posteri solamente il suo termine. Molti combi non si sentono più contenuti nella sigla.
La patria di tutto questo fermento è la Gran Bretagna, la nazione che ha fatto storia con il Punk, sfruttandolo come mezzo di protesta socio-politica (vedi Sex Pistols), del Progressive, il Rock più “colto” con personaggi del calibro di Genesis, King Crimson, Jethro Tull e Pink Floyd solo per citarne alcuni, insomma la sede del Rock. La sete di Metal è grande pure agli inizi degli anni ’80 e le nuove leve riescono ad adeguare le fresche sonorità New Wave a quanto i predecessori hanno loro insegnato, nasce la NWOBHM.

I GRUPPI MIGLIORI

Mi sembra doveroso sennonché logico cominciare con i mitici:
IRON MAIDEN- Gruppo dotato di straordinaria tecnica non ha teoricamente bisogno di presentazioni, comunque il gruppo del bassista Steve Harris è sicuramente uno fra i più imitati nel campo. Nulla di simile sino ad ora si è potuto ascoltare, la vergine di ferro sprigiona energia e rabbia come pochi sanno fare e la mascotte Eddy (leggendario zombie che subirà le peggio trasfigurazioni da LP in LP) all’incirca è il riassunto della musica degli inglesi. Con canzoni del calibro di “Phantom Of The Opera”, “Running Free” e “Transylvanya”, sanno immediatamente distinguersi dalla massa e mettono in evidenza l' elevata tecnica strumentale. Impressionanti le loro performance live infarcite di molto sangue (ovviamente finto) che annichilisce un pubblico sinora vergine a certi atteggiamenti. E’ l’avvento della bestia! Il cantante Paul Di Anno lascia comunque molto presto Harris e soci per passare il microfono al misterioso cantante dei Samson “Bruce Bruce” Dickinson. Straordinari i dischi che producono insieme sino ai giorni nostri, restando sempre un faro nel mare Heavy Metal. “Iron Maiden”, “Killer“ e “The Number Of The Beast“ sono classici che nessun metallaro degno di questa parvenza di nome deve mancare. Con “The Number…” possiamo dire concluso il periodo NWOBHM e siamo circa nel 1983. “Run To The Hills” è il pezzo estrapolato dall’Lp che resta il simbolo di questo movimento che se ascoltato anche oggi sa stupire.



SAMSON- Ho appena nominato i Samson ebbene anche loro fanno parte della grande famiglia. Prende il nome dal chitarrista sennonché leader Paul Samson e nelle sue file milita come gia detto Bruce Dickinson. Ma non è solo il cantante che i Samson condividono con i Maiden, ma pure il batterista Clive Burr, anche se solo per un breve periodo. I migliori dischi da loro realizzati sono “Survivors”, “H.O.” e “Shock Tactics”.

SAXON- Immensi dominatori della strada, artisti che vivono la vita “on the road”, esempio vivente di coerenza e di professionalità, questi sono i Saxon. Anche loro hanno resistito alle innumerevoli mutazioni musicali negli anni arrivando sino ad oggi con una freschezza più fulgida che mai. Riff taglienti come rasoi ed orecchiabili sono la loro arma segreta, il leader carismatico Biff Byford con la sua cintura a cartucciera porta i Saxon ad un grande successo in patria e persino ad un discreto riconoscimento pure nella nostra penisola. Il loro simbolo è l’aquila, non a caso “Wheels Of Steel”, “Strong Arm Of The Law” e “Denim And Leather” sono dischi che volano molto in alto, nelle classifiche si intende…
Canzoni simbolo di questi anni oltre le omonime gia nominate sono: “Motorcycle Man”, “Princess Of The Night”, “Strangers In The Night” ed “Heavy Metal Thunder”, veri e propri must!

DEF LEPPARD- Provenienti da Sheffield questi leopardi dell’Heavy Metal assimilano nel proprio sound le sonorità “Class” americane ottenendo uno stile che farà scuola a molti altri gruppi. La sfortuna si accanisce con il loro batterista Rick Allen che in un incidente perde un braccio ma non la voglia di suonare. Una batteria studiata apposta per lui, fa si che Rick possa proseguire con successo il viaggio con i Def Leppard. Notevole il disco d’esordio “One Through The Night” con i classici dal titolo “Hello America”, “Satellite”, “Rocks Off” e “Wasted”.

MOTORHEAD- Cosa dire allora dei grezzi Motorhead che ancora non sia stato detto? Forse qualcuno non sa ancora che il soprannome del loro leader bassista e cantante Lemmy deriva proprio dalla sua fama di “braccio corto”, per il resto credo che sia stato detto veramente tutto… Kilminster (vero nome di Lemmy) riesce a fondere blues ed Heavy Metal fine anni ’70 amalgamando il tutto con notevole potenza e, ciliegina sulla torta, con la sua roca voce. La formazione triangolo Clarke, Taylor e Kilminster lasciano a noi gioiosi ascoltatori un capolavoro del calibro di “Ace Of Spade”, disco di rara potenza che non deve mancare a nessun fans del Metal! Ancora eseguite in sede live a distanza di venti anni sono la stessa “Ace Of Spade”, Fire,Fire” e “The Hammer”.

ANGEL WITCH- Durati la bellezza di poco più di un passaggio meteoritico questi Londinesi sanno catturare l’attenzione di tutti coloro che amano le atmosfere più Dark, traendo ispirazione dalla letteratura nera medioevale. Ovviamente, visto il nome, trattano pure di streghe e la bella voce di Kevin Heybourne riesce a suggestionare. Dave Hogg alla batteria e Kevin Riddles al basso completano il trio. Esordiscono nella mitica raccolta “Metal For Muthas” con il brano “Baphomet” ed a loro insaputa sono fra i precursori (se non proprio i primi) della NWOBHM. La loro casa discografica è la stessa dei Mothorhad e delle Girlschool, la Bronze. Rimane alla storia il disco “Angel Witch”.



GIRLSCHOOL- Appena citate queste quattro ragazze scatenate di Londra esordiscono con il poco convincente “Demolition” causa inesperienza (bella comunque “Demolition Boys”), ma notate da Lemmy e soci si fanno aiutare nel convincente disco successivo dal titolo “St. Valentine’s Day Massacre”. E’ comunque con “Hit & Run” che si impongono prepotentemente all’attenzione pure di quel pubblico che le snobbava perché femmine ed in quanto tali prive di quella cattiveria che solo gli uomini duri sanno esprimere. Molti metallari si sono dovuti felicemente ricredere. Intressanti.

DIAMOND HEAD- Icone per gran parte dei gruppi nati agli inizi degli anni ’80 hanno saputo miscelare armonie articolate con momenti più duri rimanendo un gruppo che è saputo emergere dalla mischia. La bellissima voce di Sean Harris è un'altra prerogativa dei Diamon che scrivono brani come “Am I Evil” e “Helpless” in seguito coverizzate dai “giovani” Metallica. Cercate l’lp “Lightning to the Nations”, non ve ne pentirete….

HOLOCAUST- Ancora tanta potenza, questa volta ce la elargisce un quintetto capitanato da Garry Lettice. Le influenze dei Black Sabbath sono marcate e la chitarra di John Mortimer padroneggia in ogni solco. E’ proprio questo il problema, John, o meglio la sua personalità, è troppo ingombrante nel gruppo e questo farà si che gli Holocaust si sciolgano molto presto salvo poi ricomparire nei più recenti anni ’90 (precisamente 1992) sotto la forma di trio e con solo John superstite del combo. OTTIMO è “Covenant” DEL 1997, un disco che sprizza vero Metal da tutte le parti! Ma ritorniamo indietro nel tempo e ricordiamo l’unico disco,se non vogliamo menzionare l’ EP “Coming Through”, che i cavalieri metallici ci hanno lasciato ossia quel “The Nightcomers” che racchiude in se gioielli come “Shoot The Moon” e “Death Or Glory”. Indispensabili per la NWOBHM ma veramente sfortunati in campo di vendite…

TYGERS OF PAN TANG- La tigre di Newcastle sa ruggire forte, sia con il leader vocalist Jess Cox lasciando ai posteri dischi del calibro di “Wild Cat” sia con Jon Deverill introducendosi fra le fila del classico Heavy Metal. I concerti si susseguono abbastanza frequenti e soprattutto i gruppi si coalizzano fra loro per dar vita a dei veri e propri eventi musicali quali il “Reading Rock’80” suddiviso in tre serate. Nella terza compaiono i TOPT con i Whitesnake, Def Leppard ed i Sledghammer solo per fare tre nomi. Oppure ad ottobre del 1980 al famoso “Marquee” assieme agli Angel Witch ed ai Samson, insomma la sede live è fondamentale per la vita di questo nuovo movimento musicale. Tornando alle tigri se comprate “Spellbound” spenderete certamente bene i vostri Euro.

GIRL- Breve ma interessante pure la vita dei londinesi Girl che con il loro trucco “Glam” non troppo marcato sanno unire immagine e musica con grande naturalezza. Il loro Hard Rock si fa ascoltare con piacere ed i dischi incisi sono due, “Sheer Greed” e “Wasted Youth”. Phil Lewis è carismatico, il trucco non richiama i Kiss ma in qualche modo hanno ha che fare con loro visto che incidono la cover “Do You Love Me” tratto da “Destroyer”. Sarà proprio questa canzone a farli conoscere al grande pubblico.

VENOM- Abaddon, Cronos e Mantas compongono il trio diabolico che inventa il Black Metal. Il loro merito sta nel fondere il suono Dark con lo Speed Metal. Chitarre violente tirate a tutta velocità,anche se nel tempo troppo ripetitive, sono il loro pane quotidiano, nulla di simile si era ascoltato sino ad ora. E’ normale quindi che il loro capolavoro “Welcome To Hell” diventi punto di riferimento per molti complessi, persino di oggi!



RAVEN- Ovviamente intendo i Raven di allora e non quelli più recenti, perché la follia, la potenza e la velocità che avevano i loro primi lavori non hanno avuto più repliche. Fortissimi e trascinanti i loro concerti erano pregni di pazzia schizoide mista a tecnica strumentale non indifferente. Il primo “Rock Until You Drop” è una testimonianza indelebile di quanto descritto e anche se i successivi “Wiped Out”, “All For One” e gli altri sono lavori onesti direi che i Raven con Rock hanno detto già molto… Niente da dire, Newcastle è veramente la patria di ottimi gruppi, almeno in quel periodo.

SWEET SAVAGE- Questo quartetto irlandese resta famoso soprattutto per la presenza nei suoi ranghi del talentuoso chitarrista Vivian Cambell (R.J. Dio). Fra le canzoni più interessanti per la nascita del NWOBHM si ricordano “Take No Prisoners” e “Eye Of The Storm”.

SLEDGEHAMMER- Provenienti da Slough vivono la loro esperienza musicale nel tratto di un solo singolo e di un solo lp, ma che esperienza! Sono messaggeri di un Heavy Metal Psichedelico figlio soltanto agli Hawkwind e a pochi altri eletti. Anche loro incidono il loro singolo per la collezione “Metal For Muthas”, in questo caso “Volume1”, dal titolo “Sledgehammer”. Celebrali ma intressanti.

JAGUAR- Venuti dall’underground di Bristol i Jaguar del cantante Rob Reiss è considerato gruppo di culto soprattutto grazie all’impatto sonoro riconducibile solo ai Motorhead. Questo lo si può riscontrare soprattutto nel bellissimo singolo “Back Street Woman”. In futuro però decidono di dare una sterzata al loro stile privilegiando sonorità Pop Metal cadendo nel più ovvio anonimato, veramente un peccato.

VARDIS- Ancora un trio ed ancora un leader carismatico che in questo caso ha il nome di Steve Zodiac (chitarra e voce). Una volta avevano il nome Quo Vardis ed indovinate un po’ a chi somigliavano? Bravi, proprio agli Status Quo (ricordate “Watever You Want”?). L’energia sprigionata dai Vardis è pulita e gioiosa ed il suono è un Boogie Metal che fa muovere istintivamente il piede al suo ascolto. Ascoltate “If I Were King” e la bella cover degli Hawkwind “Silver Machine” per credere.

TRESPASS- Un nuovo gruppo lampo, giusto il tempo di tre singoli, ma che singoli…. Il gruppo del bravissimo chitarrista Mark Sutcliffe che in seguito troveremo nei Mendes Prey, esordisce per la solita compilation “Metal For Muthas” ma questa volta “Vol 2”, con il pezzo One Of These Days”. In questo gustoso EP si gode della presenza di una canzone che molto sa emozionare dal titolo “The Duel”



L’IMPORTANZA DEI SINGOLI

Singoli dicevo, mai come nei primi anni ’80 escono così tante realise perché?
Come già detto nel paragrafo “Le Origini”, la New Wave stava ingoiando tutto quello che incontrava nella sua strada proprio come un buco nero spaziale, ed allora per spezzare questa indifferenza del mercato musicale metallico raggiunta in questo periodo quale miglior mezzo se non quello più economico per attirare l’attenzione su se stessi?
Oltretutto il singolo, soprattutto quello orecchiabile, è più adatto al passaggio radiofonico.
Oggi questi piccoli vinili sono diventati la croce e la delizia dei collezionisti i quali maledicono (ovviamente per modo di dire) tutte quelle ristampe che oggi molte case discografiche stanno realizzando per dare l’opportunità a tutti di godere di certi piccoli capolavori, e forse anche perché non è che esca della musica più tanto innovativa…

Senza ripetere i gruppi sopraccitati,ecco a voi alcuni altri molto intressanti:


AGONY BAG- Recentemente ristampati da noi in Italia dalla Black Widow gli Agony Bag dei folli Clive Jones e Clive Box (ex Black Widow) sono fautori di un dark sound pregno di chitarre taglienti come lame. Il 45 giri “Rabies Is A Killer “ allora edito dalla fantomatica casa discografica Monza (1980) è corredato di una copertina glamoure e perversa con i componenti del gruppo in giarrettiere e truccati insieme a due donnine seminude. Interpretazione vocale del brano al limite della follia con tanto di ululati. Sax e chitarre formano un’atmosfera molto particolare da rendere unico e gradevole questo disco che veramente segna una pagina importante nel libro della NWOBHM.

BLITZKRIEG- Il combo del cantante Brian Ross esce nel 1981 per la Neat Records con il 45 “Buried Alive” . Il logo del gruppo è bruttino, la copertina del disco contenente disegni di navi e statue di fantasia (e poi sono veramente statue?) è quasi infantile, ma il contenuto sonoro è eccezionale! Un muro di note investe l’ascoltatore e la differenza fra il lato A ed il lato B è inesistente, finalmente una volta tanto sono tutti e due i brani da godere. La seconda canzone si intitola “Blitzkrieg”. Se il compito di trovare questo 45 è incongruo allora cercate la raccolta “NWOBHM ’79 Revisited” uscita nel 1990 per la Metal Blade Records. I brani sono scelti da un certo Lars Ulrich, conoscete?

DARK STAR- Altro gruppo sparito presto nel dimenticatoio anche se è uno dei pochi ad aver calcato il suolo Italico. Anche i Dark Star hanno fatto parte della raccolta “Metal For Muthas Vol2”. Il loro single ha fatto comunque storia nel genere, il titolo è “Lady Of Mars” (Avatar-1980) e possiamo avvicinarlo al suono Iron Maiden anche se leggermente più raffinato. Se per caso dovreste incontrarlo non fatevelo scappare!

MONEY- Era logico che un gruppo elegante come questo nell’allora periodo delle chitarre urlanti dovesse passare pressoché inosservato… Ci troviamo al cospetto di uno dei 7” più lunghi della storie discografica, quasi 18 minuti! “Money EP” (Hobo-1980) con i suoi sognanti arpeggi di chitarra e la sua ottima produzione è uno dei momenti più alti della NWOBHM.

SACRED ALIEN- Da Manchester arriva questo straordinario gruppo che attinge a piene mani dalla fonte d’ispirazione Deep Purple e Black Sabbath. Ma questo non impedisce di sperimentare altri lidi e quindi la loro straordinaria classe va a pescare persino nella psichedelica. Gran lavoro da parte del chitarrista Martin Ainscow ed ottima l’interpretazione di Sean Canning, il 45 si intitola “Spiritual Placet” (Greenwood-1981) ed è veramente valido.

TYTAN- Piccolo supergruppo durato l’attimo di un lp sono formati dagli ’ex Angel Witch Dave Dufort e Kevin Riddles, dal futuro cantante dei Lion Kal Swaan, e da Garry Owen e Steve Mann (ex chitarrista dei Wild Horses). Classico Heavy Metal alla R.J. Dio tanto per intenderci, “Blind Men And Fools” (Kamaflage-1982) lascia un buon segno.

BITCHES SIN- L’EP 12” “No More Chances” (Bitches Sin 1983) segna all’incirca la fine di questo immenso movimento inglese, proprio come dice il suo premonitore titolo. Disco adatto a tutti coloro che preferiscono atmosfere Gothic Metal e che vivono la loro esistenza psicologica nelle oscurità.

E per finire in bellezza ecco una rapida carrellata di altri singoli interessanti:
GASKIN- “I’M No Fool” (Rondelet Music & Records-1981), WHITE SPIRIT “Back To The Grind” (Neat Records-1980), PARALEX “Paralex” (Reddingts Rare Records-1980), WOLF “Head Contact” (Chrysalis-1982), CLOVEN HOOF “The Opening Ritual” (Elemental Music-1982), WITCHFYNDER GENERAL “Soviet Invasion” (Heavy Metal-1982), SILVERWING “That’s Entement” (Mayhem-1882), CRUCIFIXION “The Fox” (Miramar-1981), TORA TORA “Red Sun Setting” (Mancuni Metal-1980), MEGATON “Aluminum Lady” (Hot Metal-1981), GEDDES AXE “The Return Of The Gods” (ACS-1981) e FIST “Name, Rank & Serial Number” (Neat-1980).

Nel 1984 finisce il boom della NWOBHM ma quello che ne rimane è un alone sonoro ben definito che aleggia tuttora in qua ed in là nei lavori moderni e come per il Rock Progressive possiamo dire che in verità anche l’Heavy Metal non è mai morto.



Riverside

RIVERSIDE - Second Life Syndrome
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2005




Questo gruppo fa la gioia di chi, come me, ama i Porcupine Tree, gli Anathema e gli Opeth. Il quartetto polacco è al suo secondo disco, dopo “Out Of Myself” e proseguono il concept incentrato sull’essere umano. Questa è una trilogia che vuole toccare l’amara realtà dell’individuo, sottolineando i suoi errori per passare poi al successivo tentativo di ricominciare una nuova vita. La terza parte di questa storia verrà raccontata nel prossimo cd.
Musica da ascoltare ad occhi chiusi, o perlomeno al buio per poterne gustare a pieno il suo messaggio emozionale. “After”, con il semplice e risicato giro di note, spiega alla perfezione il credo Riverside e la voce del bassista Marsiusz Duda è degno connubio. Il quartetto ama giocare con brani lunghi che spaziano dagli otto ai quindici minuti, ma anche con quelli più brevi e diretti. “Volte-Face” sembra uscire da “Deadwing” dei Porcupine Tree. Il ritmo è alto, ma si alterna con naturalezza a brevi cambi umorali sostenuti dalle ottime chitarre di Piotr Grudzinski. Un lavoro serio, che riesce a colpire la nostra attenzione anche nei passaggi tastieristici di Michal Lapas.
La copertina del disco rappresenta il sound del gruppo, una pittura oscura ed anonima. “Conceving You” è veramente bella, come tutti i brani toccanti degli Anathema e degli Opeth (quelli acustici ovviamente). I suoi tre minuti e mezzo ci accompagnano verso la mini suite capolavoro “Second Life syndrome”. Questo è quello che la musica Progressive può fare, comunicare forti emozioni, far pensare, rilassare o sconvolgere.
L’inizio di matrice Pink Floyd periodo “Wish You Were Here” è spettacolare, altrettanto l’evolversi del brano. Altalenanti cambi di ritmo dell’attento batterista Piotr Kozveradski compongono il selciato dove si stagliano le sostenute chitarre di Grudzinski. Si prosegue con la veloce “Artificial Smile”, ancora una volta debitrice al sound di Wilson e soci. Con un giro di basso si apre “I Turned You Down”, momento più solare pur restando sempre nei canoni “Dark”. Molta magia fra le note, soprattutto nella strumentale “Reality Dream III”. Si prosegue senza momenti di stanca tra frangenti ariosi fino a sforare in territori Metallici. Ancora mini suite ed ancora pane per i nostri denti, “Dance With The Shadow”, altro momento meditativo e di forte impatto emotivo. Il disco si conclude con “Before”, canzone più commerciale e degno sigillo.
Capolavoro? No, manca ancora quel qualcosa che fa dei Porcupine Tree un modello quasi irraggiungibile, ma la strada è senza dubbio quella giusta. Comprate ad occhi chiusi “Second Life Syndrome”, in esso c’è indubbiamente un overdose di emozioni. MS


lunedì 12 dicembre 2011

SONDAGGIO EUROPA

Secondo i lettori di NONSOLO PROGROCK, l'Europa non è poi questo grande investimento...anzi...
A ragione ? A torto? Questo in effetti non saprei come sentenziarlo, in quanto qualche dubbio comincio ad averne pure io. Se consideriamo che abbiamo pagato per entrare in Europa, stiamo pagando sangue per restarci e forse ne pagheremo le conseguenze per uscirne...beh, consentitemi di dire che il nome EUROPA è sbagliato, forse dovevamo chiamarla TASSA!!

Ora la domanda successiva è:

RESISTERA' L'EUROPA?

Potrete votare qui in alto a destra

domenica 11 dicembre 2011

IL PROGRESSIVE ITALIANO negli anni '70

Il Progressive Italiano degli anni ‘70

Di Salari Massimo
Il Progressive Rock in Italia è giunto con due anni di ritardo rispetto all'Europa, siamo nel 1970, ma la nostra cultura e la nostra fantasia hanno sposato a pieno la causa sperimentale. In effetti noi italiani siamo molto aperti all'arte, e alla creatività, lo abbiamo dimostrato nella moda, nell'architettura, nella pittura e in tutte le arti. La nostra storia è piena di geni e di conquistatori. Con questo carattere pionieristico e con tanta voglia di creare, i nostri artisti musicali si sono gettati anima e corpo in questo mare sonoro. In verità non è che si è sempre riusciti ad inventare molto, ma si è preso tutto quanto i maestri inglesi e chi per loro ci hanno insegnano e lo si è amalgamato con le nostra inventiva mediterranea, cercando di ottenere un risultato molto personale, e così è stato. Ecco dunque sorgere centinaia e centinaia di gruppi e sottogruppi con la voglia di inventare qualcosa di nuovo, di dar vita a nuovi linguaggi espressivi. In verità nel tempo sono stati prodotti per lo più dischi "incompresi" in tirature limitate e spesso più amati all’estero che in patria, per poi, quasi sempre, sparire nel nulla. Questi dischi sono divenuti oggetto di culto per molti collezionisti del genere, ma obbiettivamente non sempre sono stati portatori di vera qualità.
Gli anni '70 sono quelli delle contestazioni, delle fazioni pseudo-politicizzate che si cimentano in manifestazioni utopistiche. Si ha la pretesa di ascoltare la musica gratis, i concerti non devono avere un biglietto. Ecco le invasioni di palco, quelle che hanno fatto discutere tanti artisti ed in alcuni casi (vedi Francesco De Gregori,  pesantemente condizionato per decenni) addirittura abbandonare per un lungo periodo le performance. I raduni musicali sono davvero tanti, i più importanti sono quelli di Parco Lambro (Milano), Villa Pamphili (Roma), Gualdo (Gualdo Tadino -PG), Il Piper di Roma con la sua "Controcanzonissima" e Palermo Pop. Gli anni '70 sono anche quelli delle case discografiche, ne esistono almeno una ventina e tutte con l'umana possibilità di interagire con il proprio padrone. Oggi ne riscontriamo davvero poche così. Negli anni '70 il nome non è "Progressive Rock", ma "Pop".

LE RADIO LIBERE
Nascono le prime radio libere e con loro le speranze di tanti giovani che tentano di fuoriuscire dalla massa, potendo esprimere liberamente il proprio pensiero, giusto o sbagliato che sia. Nascono come funghi e di tutte le dimensioni, chi con buone idee, chi con scarse. Ma la possibilità di farsi sentire in ogni proprio territorio alla lunga non paga, se i contenuti sono scialbi o quantomeno utopistici la gente non ascolta, cala l'interesse, la pubblicità non gira più e la frittata è fatta. Le radio, dopo un clamoroso boom iniziale, con il tempo si stabilizzano. Alcuni nomi delle antenne più importanti sono: Radio Alice (Bologna), Radio Montevecchia, Canale 96 (Milano), Radio Popolare (Milano), Radio Città Futura (Roma) e Radio Torino Città. Anche la RAI partecipa alla cultura Progressiva in maniera attiva, grazie a programmi importanti e di spessore cultural-popolare del calibro di : "Per Voi Giovani" (con Renzo Arbore alla guida), "Bandiera Gialla", "Hit Parade", "Alto Gradimento" e "Long Playing".

LA STAMPA
Esiste anche un buon movimento di stampa di settore, la quale, a differenza di quella d’oggi, partecipa attivamente allo sviluppo della musica, entrando spesso e volentieri in colluttazione verbale diretta con gli stessi artisti. La critica a volte feroce, porta anche a buoni frutti, vedi  Demetrio Stratos (Area) e Gong, mensile di buon successo. L'artista si misura con il critico Riccardo Bertoncelli e cresce d'esperienza. Le riviste mettono in evidenza lo spessore umano dell'artista, molto più disponibile al contatto rispetto quello di oggi, sicuramente più insicuro di se e dei propri mezzi. I prodotti degli anni '70 sono decisamente meno studiati a tavolino proprio per questo, l'autore si arricchisce contraccambiando giudizi con il pubblico e addetti al lavoro, pur restando un individuo dalla distinta personalità. Ecco l'importanza di riviste come Ciao 2001, Muzak, Gong, Re Nudo, Super Sound e Qui Giovani.

LA STRUTTURA DEL PROGRESSIVE ITALIANO
Nonostante tanto fermento sono veramente pochi i complessi che rimangono nella storia: Banco Del Mutuo Soccorso, il primo Battiato, Orme, Area, New Trolls, Arti & Mestieri e solo uno che sfonda anche all'estero (precisamente in America) , la Premiata Forneria Marconi. Il nostro messaggio musicale è dunque frutto in buona parte di spunti presi, ma è altrettanto vero che la nostra innata classe e la voglia d’arte è così grande da non renderci secondi a nessuno. Basti pensare che il Rock impegnato (musicalmente parlando) e cervellotico dei Gentle Giant ha fatto proseliti soprattutto in Italia, mentre in patria (Inghilterra) e nel resto d'Europa, meno. Oppure che il nostro movimento è ancora ricercato nell’est asiatico e in particolare in Giappone, una delle nazioni che più ha apprezzato il nostro sviluppo musicale degli anni '70-'76.
I nostri gruppi danno molto risalto ai testi, a volte così complicati da risultare completamente incomprensibili. In alcuni casi invece ci si getta nel serio mondo della politica, con la speranza di cambiare il mondo, diventando una bandiera per un intero popolo (vedi Area). E ancora ci si getta nello spirituale, trattando argomenti come la religione, è il caso della "Bibbia" dei Rovescio Della Medaglia. Parola d'ordine è stupire, ma allo stesso tempo essere immediatamente riconoscibili, per questo i nostri ragazzi si inventano nomi particolari, facilmente riconducibili al genere. Basta con nomi secchi come I Quelli, oppure I Califfi o i Corvi, ma via libera alla fantasia con Quella Vecchia Locanda, Raccomandata Ricevuta Ritorno, Il Rovescio Della Medaglia, Biglietto Per L'Inferno, La Locanda Delle Fate, Consorzio D'Acqua Potabile e quant'altro andremo ad esaminare di seguito.
Anche le copertine sono piccoli affreschi di quello che il vinile va a rappresentare, ma come sappiamo questa è una prerogativa del Progressive Rock mondiale, così come le suites contenute all'interno dei 33 giri. Le lunghe composizioni portano al successo questo formato vinilico, prima di esso c'è solo il dominio del 45 giri. Il sottobosco è quello più fluente, con migliaia di gruppetti mal distribuiti ed è qui che a volte ci si imbatte in preziosi frutti, tutto sta nel paziente ricercare. Oggi per fortuna (o sfortuna per i collezionisti) grazie ad alcune case discografiche come Akarma, Black Widow Records, BTF, Mellow Records ed Edel, la ricerca è meno difficoltosa e possiamo godere a pieno di questi buoni frutti. Il piccolo elenco che andiamo ad analizzare non è altro che una guida al meglio della nostra produzione, quello che ognuno di noi deve conoscere per apprendere meglio il fenomeno italiano. Ovviamente non siamo miliardari da poterci permettere tutto, ma questi sono i lavori degni di nota e l'acquisto di ognuno di questi è sicuramente un buon affare.

LE VOCI NEL PROGRESSIVE ITALIANO
Ma questo mondo fatto di fate, inferni, lucciole, balletti e quant’altro la fantasia ci ha elargito, è così perfetto come si dice? Ovviamente no, uno dei punti nevralgici della nostrana scena Progressiva si trova dietro al microfono. Mentre la tecnica strumentale, la fantasia compositiva e le melodie volano alte, il canto spesso e volentieri riporta tutto a terra. Questo strano fenomeno non trova effettiva spiegazione (a parte il fatto che la grande tecnica strumentale porta freddezza alle interpretazioni), tuttavia la situazione va denunciata, causa la sua grande diffusione. Sciocco sarebbe fare finta di nulla. Abbiamo incontrato nell’arco dei dieci anni Progressivi più importanti, gli anni ’70, cantanti validi come Demetrio Stratos (Area), Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile), Francesco Di Giacomo (Banco Del Mutuo Soccorso), Alan Sorrenti ed Ivano Fossati (Delirium), ma rispetto la quantità dei complessi , davvero una goccia in un mare. In tutto il mondo del Progressive non è che si ascoltino tanti di quei cantanti all’altezza, la storia ce ne annovera davvero pochi, ma il fenomeno nostrano è quantomeno singolare. Analizziamolo brevemente in questo rapido viaggio:

Albero Motore- La voce di Glauco Borelli non è malvagia, leggermente roca richiama alla memoria quella di Franz Di Cioccio (PFM), ma a tratti poco evocativa.
Alphataurus- Bavaro Michele è vocalmente ben dotato, anche se deficita leggermente sul lato interpretativo. Comunque più gli alti che i bassi.
Alusa Fallax- “Intorno Alla Mia Cattiva Educazione” è un gran disco, Augusto Cirla è autore di una buona interpretazione, grande l’intento ma il risultato vocale non è sempre sufficiente.
Arrow Head- Il gruppo è sotto la visione di Franco Battiato e Marco Zoccheddu è colui che ha le redini del gruppo. Suona la chitarra, le tastiere e l’armonica, ma la sua voce è fredda e sembra priva di esperienza. Unico limite di un ottimo disco.
Il Balletto Di Bronzo- Gianni Leone è un genio, il suo gruppo ha scritto una pagina importantissima della storia del genere. La sua voce non è brutta, ma ancora una volta manca l’interpretazione adeguata. Essa risulta distaccata e fredda rispetto ai suoni.
Blocco Mentale- Solo i coretti alla New Trolls riescono a salvare alcuni passaggi davvero scadenti. I cantanti sono due, Aldo Angeletti e Dino Finocchi. Uno ha una voce più profonda ed interessante, l’altro purtroppo non è dotato. 
Biglietto Per L’inferno- Canali Claudio ed il suo gruppo sono fra i più grandi di sempre, anche perché poi “Biglietto per L’inferno” è uno dei pochi esempi di Hard Rock Italiano, ma il cantato è limitato e fatica a salire. Buona invece l’interpretazione che riesce a sopperire questo limite.
Buon Vecchio Charlie- La voce del chitarrista Richard Benson non è che abbia difetti in particolare, forse il punto è proprio questo,serve più carattere.
Capsicum Red- Il gruppo del futuro Pooh, Red Canzian, ha un cantato al limite dell’ascoltabile, classico esempio di pecca canora del settore.
Corte Dei Miracoli- Altra voce pulita, senza pecche apparenti, ma ancora una volta priva di grande personalità, quella di Graziano Zippo. Peccato perché  “…E Verrà L’Uomo” è un pezzo da novanta.
Errata Corrige- Cavalieri, foreste, draghi, ma la voce non c’entra nulla. I cori nascondono i limiti, Mike Abate, Gianni Cremona e Guido Giovine ce la mettono tutta, ma c’è poco da fare.
Odissea- Roberto Zola è buon interprete, la voce roca alla Fausto Leali è un punto a suo favore, ma a tratti risulta essere fastidiosa, forse incongruente con quanto si ascolta musicalmente.
Panna Fredda- Voce giusta per i parametri anni ’70, l’impostazione che ha oggi però suona anacronistica. Angelo Giardinelli non ha nulla da rimproverarsi, la sua prova è al limite della sufficienza.
Raccomandata Ricevuta Ritorno- Luciano Regoli ha una voce alta e squillante, fra le migliori del settore.
Rovescio Della Medaglia- Grandi cori, ottima musica, un pezzo di storia avanti a noi, ma le voci risultano essere troppo squillanti. Meglio nei momenti più pacati.
Rustichelli & Bordini- “Opera Prima” è un capolavoro di batteria e tastiere, ma Rustichelli al microfono forza la mano, è sgraziato e rovina l’ambientazione sonora creata a DOC. Peccato.
Saint Just- Jenny Sorrenti è una cantante davvero eccellente, ma certe forzature a volte risultano essere stucchevoli. Nel tempo l’artista ha saputo maturare.
Uovo Di Colombo- La sperimentazione non va a braccetto con i cantanti (a parte il caso Area), questo è oramai appurato. Anche in questo caso non siamo di fronte ad un cantante malvagio, ma ad una musica che sovrasta il tutto, compresa la voce normalissima di Toni Gionta.
Jumbo- Fella ha personalità, grinta ed una voce finalmente particolare nella sua rudezza. Ci sono solamente alcune forzature di troppo che potevano essere evitate. Non sempre la musica proposta necessita di cotanta foga interpretativa. “Jumbo” e “Vietato Ai Minori Di 18 Anni?” sono comunque due capolavori.

Questi a grandi linee sono i gruppi ed i cantanti verso i quali si sono alzate le maggiori critiche riguardo le interpretazioni vocali. Malgrado tutto i dischi da loro prodotti hanno fatto la storia di questo genere, che vedrà la fine solamente verso il 1978. Ovviamente quelli non citati superano almeno la media, toccando ampiamente la sufficienza.

                                                               I GRUPPI
(I nomi qui riportati sono di coloro che ho potuto ascoltare approfonditamente perchè dischi in mio possesso fra originali e ristampe. La lista è solo un sunto di un grande movimento. Sono consapevole della mancanza di molti altri nomi, non me ne vogliate, grazie).




Acqua Fragile- Il gruppo del futuro PFM Bernardo Lanzetti è uno dei pochi a cantare in inglese. Provenienti da Parma si dedicano ad un Prog sinfonico ed acustico tipicamente inglese. Faranno da spalla anche alla PFM nelle date dal vivo. Molti richiami a Yes e Genesis. Da avere. "Acqua Fragile" (Numero Uno-1973) e "Mass-Media Stars" (Ricordi-1974).
Agorà- Provenienti dall'entroterra marchigiano il gruppo del fabrianese Renato Gasparini (chitarra) nasce come live band, con date importanti come quelle in Villa Pamphili, Parco Lambro o quella stampata in vinile di "Live In Montreaux" (Atlantic -1975). Il loro Rock è impreziosito dal Jazz con una spolverata di Folk. A seguire "Agorà 2" (Atlantic-1976), "Ichinen" (Immaginifica - 2014), "Bombook" (Cramps/Sony - 2016).
Aktuala- Flauto, fiati ed armonica sono la prerogativa di questo quartetto. La loro musica ingloba molteplici culture, mediterranee, africane ed orientali. Assidui frequentatori di piazze e di Festival, ci lasciano lavori etnci molto gradevoli come "Aktuala" (Bla Bla- 1973) , "La Terra" (Bla Bla-1974) e "Tappeto Volante" (Bla Bla-1975).
Albero Motore- Sotto la supervisione di Ricky Gianco il quintetto in questione alterna un Rock a tratti pianistico dalle sfumature Jazz, a momenti più pacati. I testi sono molto importanti, "Il Grande Gioco" (Car Juke Box/Ricordi-1974) è l'unica testimonianza in 33 giri. Producono anche un 45 giri dal titolo "Messico Lontano".
Alphataurus- Provenienti da Milano nella classica formazione a cinque, batteria, chitarra, tastiere, basso e voce incidono "Alphataurus" (Magma-1973) disco di grande bellezza e con all'interno un ottima mini-suite dal titolo "Peccato D'orgoglio". Psicologicamente toccante la copertina del disco raffigurante una colomba bianca della pace con tanto di ramoscello d'ulivo in bocca che, durante il volo, dal petto lascia fuoriuscire delle bombe!
Alusa Fallax- Provengono da Novara e propongono un modulo classico. Il loro disco "Intorno Alla Mia Cattiva Educazione" (Fonit-1974) è molto raro e nelle sue note aleggia anche un poco di confusione. In circolazione anche il 45 giri "Dedicato A Chi Ama- Tutto Passa".
Area- Il gruppo del geniale Demetrio Stratos, la voce polifonica del nostro mondo musicale. Associati ad idee di estrema sinistra per i loro concept, vanno diritti per le loro idee cantando per piazze e scuole di tutta Italia. Strumentisti di grande talento sono autori di una musica si popolare, ma anche molto Jazz ed innovativa. Le sperimentazioni di Stratos sono storiche, così come lo studio sulla sua voce, le polifonie e sul fischio glottico. Da avere almeno i primi quattro: "Arbeit Macht Frei" (Cramps-1973), "Caution Radiation Area" (Cramps-1974), "Crac!" (Cramps-1975) ed il live "Are(A)zione" (Cramps-1975).
Arti + Mestieri- Questo complesso è uno dei migliori rappresentanti del nostro panorama nazionale. Furio Chirico (ex Trip) è il leader. La musica è magniloquente, a tratti alla King Crimson, con Violino, Sassofono e vibrafono oltre i classici strumenti, più il mellotron. Da avere il bellissimo esordio dal suggestivo titolo "Tilt (Immagini Per Un Orecchio)" (Cramps-1974) e "Giro Di Valzer Per Domani" (Cramps-1975).
Il Balletto Di Bronzo- Formazione a quattro capitanata da Gianni Leone dedita ad un Rock complesso e molto tecnico. Molti cambi di tempo e grandi fughe strumentali. Da avere "Sirio 2222" (RCA-1970) e  "Ys" ( Polydor-1972 ).
Banco Del Mutuo Soccorso- Il gruppo dei fratelli Nocenzi (Vittorio e Gianni) è, assieme alle Orme e alla PFM, il portabandiera del Prog italiano nel mondo. Dotati di un sound strettamente personale, aprono una nuova porta all’interno del genere stesso. I testi sono molto importanti e la voce del carismatico Francesco Di Giacomo è sicuramente la migliore che si possa trovare in circolazione. Da avere: "Banco Del Mutuo Soccorso" ( Ricordi-1972 ), "Darwin!" ( Ricordi-1972 ), "Io Sono Nato Libero" ( Ricordi-1973 ).
Battiato Franco- E' uno degli sperimentatori più grandi che la storia del genere abbia conosciuto. Con il suo personale strumento VCS3 cerca di esplorare sonorità nuove. I testi sono dotti, particolarmente destabilizzanti, così come la copertina di "Fetus" (Bla Bla-1972), opera prima dell'artista siciliano. Con il successivo "Pollution" (Bla Bla-1973) la ricerca prosegue, troviamo un Battiato provocatore nei testi, impegnato in un fantomatico progetto ecologico dal nome "Centro Internazionale Studi Magnetici". Qui il VCS3 trova largo spazio e diventa fido amico dell'artista per parecchio tempo. In "Areknames" si diverte anche a pronunciare i testi al contrario. Ma il massimo dell'ispirazione Progressiva Battiato la raggiunge nella spettacolare "Sulle Corde Di Aries" (Bla Bla-1973), opera matura e fluida. In seguito il cantautore troverà migliori soddisfazioni in dischi più popolari che tutti  ben conoscete, mantenendo comunque una levatura notevole, a partire da "L'Era Del Cinghiale Bianco".
Biglietto Per L’Inferno- Claudio Vanali, flautista e cantante, è il leader carismatico di questo gruppo che propone un Rock dalle tinte Hard. Il disco " Biglietto Per L’inferno" ( Trident-1974 ) ha fatto storia.
Buon Vecchio Charlie- I Romani sono ricordati per l'unico lp " Buon Vecchio Charlie" (Melos-1992), un disco di grandissimo valore, fatto da ottimi strumentisti (sei) e buoni assolo. I brani sono lunghi e variegati, pane per le orecchie del Prog fans.
Campo Di Marte- Il quintetto fiorentino lascia ai posteri un solo disco, "Campo Di Marte" (United Artist-1973) escludendo il live del 2003 "Concerto Zero : Live 1972/2003". Buoni i momenti di flauto.
Canzoniere Del Lazio- Se c'è un gruppo che ha saputo unire Folk al Rock con tanta gavetta acquisita per le strade e la politica, questi sono proprio loro. Sterminate le date live ed ottima anche la discografia, con ben cinque dischi, un buon record per allora.
Capsicum Red- Disco unico per questa formazione creata dal futuro Pooh, Red Canzian. Prog sinfonico con Hammond, Piano e Chitarra acustica. "Appunti Per Un Idea Fissa" (Bla Bla-1972) rivisita la "Patetica" di Beethoven.
Carnascialia- Con questo "supergruppo" siamo verso la fine dei giochi, nel 1979 e i Carnascialia cercano di aprire, invano, nuove vie di salvezza per l'intero genere. La partecipazione di artisti come Pasquale Mineri, Giorgio Vivaldi (Canzoniere Del Lazio), Mauro Pagani, Carlo Siliotto e Piero Brega la dicono lunga sul progetto in questione. Se poi annotiamo la giunta di Ares Tavolazzi, Giulio Capiozzo e Demetrio Stratos (praticamente mezza Area) nelle esibizioni dal vivo, allora ci rendiamo perfettamente conto dell'importanza dell'operato. "Carnascialia" (Mirto-1979).
Celeste- Toccata e fuga per questo quartetto ligure. Sorti da una costola de Il Sistema, i Celeste propongono una musica d'atmosfera fiabesca, con tanto d'immancabile flauto a fare da spalla alle divagazioni acustiche della chitarra di Mariano Schiavolini. Il disco in questione si intitola "Principe Di Un Giorno" (Grog-1976)
Cervello- Altro complesso autore di un solo disco. Corrado Rustici (chitarra, flauto e voce) è il fratello di Danilo degli Osanna. Molti fiati con Giulio D'Ambrosio (Sax Flauto e voce)  e Gianluigi Di Franco (Voce e Flauto) oltre che con Corrado. Jazz rock davvero apprezzabile in "Melos" (Ricordi-1973).
Circus 2000- Questo quartetto si contraddistingue dalla massa per la bella voce della cantante Silvana Aliotta. Buone soluzioni Rock chitarristiche nei due dischi ora ristampati dalla nostrana Akarma, con qualche velatura Dark. Il cantato è in Inglese. "Circus 2000" (Rifi-1970) e "An Escape From A Box (Fuga Dall'Involucro)" (Rifi-1972) sono i due lavori che ci hanno lasciato.
Corte Dei Miracoli- La formazione a cinque si avvale di ben due tastieristi, Alessio Feltri e Riccardo Zegna, oltre che alla gentile collaborazione di Vittorio De Scalzi (New Trolls). Il Loro Prog è a tratti ingenuo, ma l'unico disco da loro edito si lascia godere per i buoni passaggi strumentali, come ad esempio nell'iniziale "E Verrà L'uomo", dove le tastiere elettroniche imbastiscono un bel tormentone."Corte dei Miracoli" (Grog-1976).
Dedalus- Quando si dice sperimentazione nell'ambito, non si può fare a meno di citare il gruppo dei fratelli Di Castri, Marco (Chitarra e sax) e Furio (Basso). Le sfuriate Jazz la fanno da padrone ed il quartetto in questione dà alla luce due validi lavori come "Dedalus" (Trident-1973) e "Materiale Per Tre Esecutori E Nastro Magnetico" (Trident-1974).
De De Lind- Provenienti da Milano i De De Lind producono questo disco di Rock Progressivo d.o.c. con tanto di flauto veramente degno di nota dal titolo "Io Non So Da Dove Vengo E Non So Mai Dove Andrò. Uomo é Il Nome Che Mi Hanno Dato" (Mercury-1973), forse il titolo più lungo della storia.
Delirium- Il giovane Ivano Fossati ci regala un disco di rara bellezza e dolcezza con i suoi Delirium, titolo "Dolce Acqua" (Fonit-1971). Mitica "Jesahel". Il loro è un Pop molto melodico.
Errata Corrige- Vanno citati solamente per la realizzazione di un disco leggero ma bello, in formazione classica con tanto di flauto. Il suono è acustico ed il disco si intitola "Siegfried, Il Drago Ed Altre Storie" (GT-1976).
Flea- Testi in inglese e contaminazioni Jazz nel primo lp e Rock nel secondo. Buoni i passaggi di Sax.  Agostino Marangolo lo ritroveremo in seguito in altri grandi complessi come i Goblin, Napoli Centrale e New Perigeo. Da ascoltare "Flea On The Honey" (Delta -1971) e "Topi O Uomini" (Fonit-1972).
Flora Fauna E Cemento- Il gruppo si avvale della partecipazione di Mario Lavezzi e dell'apporto di Mogol. In questo caso il Prog è quasi del tutto assente, i passaggi sono più orientati verso il Pop, ma la bellezza di alcuni fraseggi meritano almeno una citazione nel contesto. Da segnalare anche la presenza al basso del futuro giornalista sportivo Bruno Longhi. Da ascoltare "Rock" (Numero Uno-1973) e "Disamore" (CBS-1975).
Giganti-Geniale gruppo Pop, maestro nelle interpretazioni vocali dal tono fumettistico. Hanno fatto la storia di Sanremo e del Cantagiro con brani come "Tema", "Proposta" e "..La Bomba Atomica..". Nel 1971 si congedano dal pubblico con un disco importante, coraggioso sia nei testi (si parla di mafia ed acqua nelle case) che nella musica, "Terra In Bocca" (RiFi-1971).
Goblin- Il gruppo di Claudio Simonetti, figlio del compianto maestro d'orchestra Enrico, trova il perfetto equilibrio artistico con Dario Argento ed i suoi film. Come non citare capolavori come "Profondo Rosso" (Cinevox-1975) e "Suspiria" (Cinevox-1977). Da segnalare anche il buon "Roller" (Cinevox-1976). La loro lunga carriera sarà ricca di soddisfazioni, ma anche di  pause.
Garibaldy- I quattro Genovesi sono passati alla storia, oltre alla musica, per la bella copertina di Guido Crepax, ricordate la donna nuda distesa su un paesaggio fantastico con sopra molti animali? Ha fatto epoca e arricchito ancora di più un genere. Davvero molte le influenze, dal Jazz al Rock più Psichedelico. Ottimo lavoro alla chitarra da parte di Bambi Fossati, quasi alla Hendrix. "Nuda" (CGD-1972) e "Astrolabio" (Fonit-1973) sono due ottimi dischi. Il secondo è composto da due lunghe suite, una per lato. Il cantato è in Italiano. Per i più curiosi Gleemen è il nome dello stesso gruppo, solo che è autore di un solo disco dal titolo "Gleemen" (CGD) del 1970.
Jumbo- Innovativi, malinconici ed aggressivi questi ragazzi provenienti da Milano. Il leader Alvaro Fella è un grande artista oltre che grande interprete di testi cantati in italiano. Da avere: "Jumbo" (Philips-1972) ,"DNA" (Philips-1972) e "Vietato Ai Minori Di 18 Anni?" (Philips-1973).
Latte E Miele- Ecco un caso di musica rivolta alla spiritualità. I temi trattati sono religiosi, rivolti anche al Vangelo, mentre la musica è un buon Rock Progressivo sinfonico. Provenienti da Genova sono un trio composto da Marcello Della Casa (voce, chitarra e basso), Alfio Vitanza (batteria, flauto e voce) e Oliviero Lacagnina (Tastiere e voce). Alfio è uno dei più giovani artisti italiani, quando incide il disco ha solamente sedici anni! Da avere: "Passio Secundum Mattheum" (Polydor-1972) e "Papillion" (Polydor-1973).
Locanda Delle Fate- Musica sognante, romantica , Rock, tecnica, mediterranea, un mix micidiale per quel periodo. Vanno ricordati per aver composto il capolavoro che sancisce la fine del genere alla fine degli anni '70, quel "Forse Le Lucciole Non Si Amano Più" (PolyGram-1977) che non deve assolutamente mancare nella vostra discografia.
Maxophone- Formazione a sei ed una miriadi di strumenti compresi il solito flauto, vibrafono e fiati vari, per un gruppo autore negli anni '70 di un solo disco dal titolo "Maxophone" (Produttori Associati-1975). Cantato in italiano e anche una versione in lingua inglese, nasconde perle di Rock italiano da non lasciare nel dimenticatoio.
Metamorfosi- La religione è l'argomento trattato da questo combo Progressivo. Davide Spitaleri ha una buona voce rispetto la media italiana, da sempre deficitaria nel campo. Classica formazione a cinque con l'immancabile flauto. Da avere: "E Fu Il Sesto Giorno" (Vedette-1972) e "Inferno" (Vedette-1973).
Museo Rosenbach- Prog colto quello dei cinque ragazzi del Museo, ambizioso nei testi intellettualoidi rivolti alla ricerca del "Superuomo". Ma cotanto impegno ha portato loro grandi problemi "politici", tacciandoli di idee di destra, forse anche a causa del puzzle della copertina dove nella composizione di un volto femminile appare anche il viso di Mussolini. Grande Rock nel concept, uno dei più belli dei primi anni '70, anche se il suono sembra non reggere molto il tempo. "Zarathustra" (Ricordi-1973) è il titolo di questo capolavoro. Dicono di se: "L'uomo museo è lavaggio del cervello, utopia e falsità. Il museo è aperto tutti i secoli ed a tutte le illusioni, ma non E' MAI".
Napoli Centrale- James Senese ed il suo sax sono l'impronta di questo quintetto napoletano arricchito dalla presenza di due americani, Mark Harris al piano e da Tony Walmsley al basso. Blues, Jazz e Rock per un equilibrio perfetto, legato dal suono mediterraneo che contraddistingue i nostri complessi. Buoni "Napoli Centrale" (Ricordi-1975) e "Mattanza" (Ricordi-1976).
New Trolls- Questi artisti genovesi non hanno certo bisogno di presentazioni, comunque negli anni ’70 ci propongono un Rock Barocco di rilevante sperimentazione ed il risultato è il mitico "Concerto Grosso" (Cetra-1971) che nessun amante del Prog deve mancare.  
Nova- Alcuni artisti tentano la scalata del successo all'estero e più precisamente mirano all' Inghilterra, madrepatria del Prog. I fratelli Rustici ed Elio D'Anna (Osanna) si avvalgono della collaborazione di componenti del gruppo Duello Madre per dare vita a questo progetto ambizioso. Il suono si avvale sia del Jazz che del Rock. Da avere "Blink" (Ariston- 1976) e "Vimana" (Arista-1976).
Nuova Idea- Ancora da Genova, questo quintetto si diletta in un Rock più vicino al Pop, con un uso abbondante di tastiere, dal Mellotron al Moog, l'Organo e quant'altro. Amanti delle suite e dei concept producono tre album, "In The Beginning" (Ariston-1971), "Mr. E. Jones" (Ariston-1972) e "Clowns" (Ariston-1973).
Odissea- Altro nome da un colpo e via, in questo caso gli Odessa, provenienti da Biella, producono un disco dagli ottimi passaggi strumentali. "Odissea" (RiFi-1973).
Opus Avantra- Progetto della nipote del tenore Mario Del Monaco, Donatella, assieme ad Alfredo Tisocco (tastiere), è autrice di una musica difficile e cervellotica. Misto fra generi apparentemente lontani come l'elettronica, l'operistica e la contemporanea, va apprezzato per il coraggio. In alcuni brani c'è l'accompagnamento delle percussioni di Tony Esposito. Opus Avantra è l'acronimo di AVANguardia e TRAdizione. Da avere: "Introspezione" (Trident-1974) e "Lord Cromwell Plays Suite For Seven Vices" (Suono-1975).
Orme- Aldo Tagliapietra, Toni Pagliuca e Miki Dei Rossi sono dei veri e propri miti. Grazie a loro il Pop italiano si evolve in mille sonorità, effettivi ricercatori di nuove soluzioni. Atmosfere ariose ed intimiste sono la loro peculiarità a volte riconducibili agli EL&P e soprattutto Quatermass. Ampia importanza alle tastiere di Toni. Tantissimi sono i brani da loro piazzati in classifica, tre su tutti  "Gioco Di Bimba", "Se Io Lavoro" e "Canzone D’amore". Da avere: "Collage" (Philips-1971), "Uomo Di Pezza" (Philips-1972) e "Storia O Leggenda" (Philips-1977).
Osanna- I Jethro Tull italiani, questi ragazzi napoletani sono dei veri e propri fenomeni “teatrali“. Buoni i momenti strumentali dettati dalla chitarra elettrica e dal flauto. Assieme a PFM, Orme e Banco sono il complesso più famoso in Italia. Da avere: "L’Uomo" (Fonit-1971) e "Palepoli" (Fonit Cetra-1973).
Perigeo- Questo grande gruppo si rivolge più ad un pubblico Jazz, ma ci sono anche soluzioni Rock nei loro capolavori come "Azimuth" (RCA-1972), "Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere" (RCA-1973", "Genealogia" (RCA-1974) e "La Valle Dei Templi" (RCA-1975). Grandi melodie, immaginate di ascoltare i Soft Machine con influenze tipicamente mediterranee!
Piazza Delle Erbe- Questo è il complesso da cui proviene Lucio Fabbri, il futuro violinista di successo anche PFM. I Cremani danno vita ad un lp gradevolissimo, con gustosi passaggi acustici. Diverse le date dal vivo ed festivals, ma la formazione si scinde in breve tempo. Il disco lasciato ai posteri si intitola "Saltaranocchio" (Intingo-1977)
Picchio Dal Pozzo- Ottimo Jazz Rock da parte di questa formazione proveniente da Genova. Fedeli frequentatori di palchi, conducono un onesta carriera raccogliendo numerosi consensi sia da parte di pubblico che di critica. Da avere "Picchio Dal Pozzo" (Grog-1976) e "Camere, Zimmer, Rooms" (1977).
Pierrot Lunaire- Questo combo romano nasce verso il tardo periodo del Prog, quando il genere ha già  dato i suoi frutti migliori, non per questo il trio non riesce a stupire. Autore di un disco veramente bello, (soprattutto con il brano "Arlecchinata") spazia con gli strumenti dal sitar al flauto, accalappiando l'attenzione e le emozioni dell'ascoltatore. "Pierrot Lunaire" (IT-1974) se è possibile non deve mancare nella vostra discografia Progressiva.
Premiata Forneria Marconi- Sono l’emblema del Progressive italiano nel mondo. Sono i Genesis mediterranei, anche se questo termine può restare loro stretto. Da avere: "Storia Di Un Minuto" (Numero Uno-1972), "Per Un Amico" (Numero Uno-1972), "L’isola Di Niente" (Numero Uno-1974).
Procession- Divagazioni jazz per quello che concerne questa formazione che nel tempo si avvale della collaborazione di artisti quali Ettore Vigo (Delirium) e Silvana Aliotta (Circus 2000). I dischi da ascoltare con attenzione si intitolano "Frontiera" (Help-1972) e "Fiaba" (Fonit-1974). Il chitarrista Marcello Capra lo ritroviamo oggi nel progetto Glad Tree.
Quella Vecchia Locanda- Ancora una volta devo sottolineare la grandezza di un piccolo gruppo che con soli due dischi ha saputo colpire. Musica fabiesca grazie al violino di Donald Lax ed al flauto di Giorgio Giorgi. Peccato che il suono sia datato, ma questo non ci impedisce ancora oggi di godere a pieno di questi piccoli gioielli. La BTF ha ristampato oggi gli storici "Quella Vecchia Locanda" (Help-1972) e "Il Tempo Della Gioia" (RCA-1974).
Raccomandata Ricevuta Ritorno- Un sestetto valido che ci ha lasciato un disco strumentalmente interessante, anzi, per meglio dire un classico italiano di Pop Progressivo "Per Un Mondo Di Cristallo" (Fonit-1972). In esso c'è molta carne al fuoco, mini suite, Rock, Pop, Jazz compresi duetti Sax e pianoforte. Da non dimenticare.
Reale Accademia Di Musica- Il gruppo del bravo Federico Troiani, tastierista anche dei Filosofi e dei Fholks, è autore di un disco (a mio modo di vedere) fantastico, dal titolo "Reale Accademia Di Musica" (Ricordi-1972). In esso aleggia tutta l'essenza pura del Progressive italiano degli anni '70. Meno incisivo il successivo "Adriano Monteduro" (RCA-1974), già dalle tinte troppo commerciali.
Rovescio Della Medaglia- Ecco un altro grandioso combo, gioia e dolore per i collezionisti. Il complesso del chitarrista Enzo Vita ci porta con il primo grande disco in territori religiosi. Dal titolo "La Bibbia" (RCA-1971) ci ritroviamo davanti ad un suono Hard rock privo di tastiere, ma di grande effetto. Questo è uno dei capisaldi del genere. Buono anche il successivo "Io Come Io" (RCA-1972), un poco meno "Contaminazione" (RCA-1973). Nelle fila del gruppo ha militato anche Michele Zarrillo (vedi Semiramis).
Saint Just- Provenienti da Napoli questo trio è uno dei più fantasiosi che ci siano in circolazione. Musica delicata, sognante, con interventi di sassofono ci attendono in "Saint Just" (EMI-1973). In esso troviamo la straordinaria partecipazione di Alan Sorrenti e Tony Esposito. Con "La Casa Del Lago" (EMI-1974) si aggiunge come supervisore degli arrangiamenti anche Vince Tempera.
Semiramis- Questo quintetto romano è il gruppo d'esordio dell'ora cantautore di successo Michele Zarrillo. Sono autori di un disco veramente bello e scorrevole, malgrado la loro giovane età: "Dedicato A Frazz" (Trident-1973).
Sorrenti Alan- A molti potrà sembrare addirittura assurdo trovare il cantautore in questa lista, ma in verità i suoi primi due lavori, oltre che essere veramente Progressive, sono di una bellezza unica. "Aria" (Harvest-1972) è un esordio dolce, delicato, con la voce di Alan che per quel periodo è qualcosa di nuovo e di assolutamente particolare. "La Mia Mente", "Vorrei Incontrarti" e "Un Fiume Tranquillo" sono ballate dolcissime che hanno lasciato il segno. Nel successivo "Come Un Vecchio Incensiere All'Alba Di Un Villaggio Deserto" (Harvest-1973) i discorsi cambiano di poco, ma gli artisti che vi collaborano sono dai nomi veramente altisonanti, come: David Jackson, (Van Der Graaf Generator), Tony Esposito, Francis Monkman (Curved Air) ed il violinista Toni Marcus. Il seguito della carriera lo conosciamo, dedizione per la musica dance, "Progressivamente" parlando trascurabile.
Stormy Six- Lo storico gruppo di Claudio Rocchi e di Massimo Villa (anche autorevole giornalista-dj) è protagonista di una carriera sfavillante, ricca di realizzazioni tutte più o meno valide. Relegati politicamente verso una sinistra più ferrea, gli Stormy Six partecipano a numerosissime manifestazioni live più o meno importanti. Da ricordare quella fatta come gruppo apripista ai Rolling Stones e alle collaborazioni con Eugenio Finardi, cantautore sagace molto vicino al mondo Prog e della scuderia dell'allora "trasgressiva" casa discografica Cramps. Da ascoltare "Le Idee Di Oggi Per La Musica Di Domani" (First-1969), "L'unità" (First-1972), "Guarda Giù Dalla Pianura" (Ariston Progressive-1974) ed "Un Biglietto Del Tram" (L'orchestra-1975).
Triade- Fantomatica formazione prodotta da Elio Gariboldi , militante del gruppo demenziale Squallor. Dopo accurate ricerche e grazie soprattutto al sito www.italianprog.com ed ai ricordi di Enrico Rosa (Campo Di Marte), si giunge alla conclusione che i componenti sono Vincenzo Coccimiglio (Tastiere), Agostino Nobile (Basso) e Giorgio Sorano (Batteria). La formazione ricorda quella degli EL&P, anche se con passaggi strumentali si gradevoli, ma davvero distanti dai maestri. L'p in questione si intitola "1998: La Storia Di Sabazio" (Derby-1973).
Trip- Sono fra i primi ad aver inciso un disco di Prog in Italia. Molto chitarristici ed Hard Rock, spaziano da influenze canore alla King Crimson ad assoli alla Clapton. "The Trip" (RCA-1970) è un buon lavoro ma ancora forse un po' troppo acerbo, con "Caronte" (RCA-1971) invece  si sfiora il capolavoro. Stupendi cambi di tempo e risvolti alla Pink Floyd in questo concept che fa la gioia di tutti i collezionisti. Buoni anche i successivi "Atlantide" (RCA-1972) e "Time Of Change" (Trident-1973).
Uovo Di Colombo- Tastiere in evidenza e passaggi vicini al Pop per questo quartetto romano capitanato dai fratelli Volpini, Elio (Basso, Chitarra e Voce) ed Enzo (Tastiere e Chitarra), che ci lasciano come ricordo il buon "L'Uovo Di Colombo" (RCA-1973).
Il Volo- Basta nominare Alberto Radius (Chitarre), Vince Tempera (Tastiere), Bob Callero (Basso), Mario Lavezzi (Chitarra e voce), Gianni Dall'Aglio (Batteria) e Gabriele Lorenzi (Tastiere) per capire che siamo di fronte ad un supergruppo. Grandi strumentisti e compositori per due dischi che hanno fatto la storia: "Il Volo" (Numero Uno-1974) e "Essere O Non Essere? Essere, Essere, Essere" (Numero Uno-1974).
Analogy – 1972, questa misteriosa band si presenta come una perfetta comunità da figli dei fiori, comprese le nudità degli stessi in copertina. La musica non stupisce ma trascina e fa ciondolare l’ascoltatore ad occhi chiusi. Buona la voce femminile di Jutta Nienhaus
Ballettirosadimacchia – Band misteriosa e dal nome improponibile. Tuttavia la musica è assolutamente interessante, specie nelle ottime chitarre elettriche. Il disco è prodotto in Canada. Nel libretto interno risultano nomi italiani, ma secondo me sono una band Giapponese, l’accento è quello ed il cantato in italiano è davvero scarso.Bauhaus – “Stairway To Escher” è il loro fiore all’occhiello ed è inciso nel 1974. Jazz Rock in stile Arti & Mestieri, Agorà, Perigeo etc. Ottimo disco con il limite di una produzione sonora non all’altezza
Camisasca – La Finestra Dentro” è un disco difficile, fatto per l’anima. Il cantato è ricercato, uno stile che in seguito troveremo in John De Leo dei Quintorigo. Cantautore Prog che prende Alan Sorrenti e lo miscela con Demetrio Stratos.
Capitolo 6 – “Frutti Per Kagua” è un mito per tutti i collezionisti di vinile. Classico stile con il flauto aggressivo, come fanno gli italiani Osanna. Musica a tratti bucolica che alterna cambi di ritmo e di umore
Carnascialia- Con questo “supergruppo” siamo verso la fine dei giochi, nel 1979 e i Carnascialia cercano di aprire, invano, nuove vie di salvezza per l’intero genere. La partecipazione di artisti come Pasquale Mineri, Giorgio Vivaldi (Canzoniere Del Lazio), Mauro Pagani, Carlo Siliotto e Piero Brega la dicono lunga sul progetto in questione. Se poi annotiamo la giunta di Ares Tavolazzi, Giulio Capiozzo e Demetrio Stratos (praticamente mezza Area) nelle esibizioni dal vivo, allora ci rendiamo perfettamente conto dell’importanza dell’operato. “Carnascialia” (Mirto-1979).
Cincinnato – Jazz Prog per questo quartetto che da alla luce nel 1974 il disco omonimo. Interessante soprattutto nella suite finale dal titolo “L’Ebete”.
Dalton – Nel 1973 esce “Riflessioni : Idea D’Infinito”, un vero disco Prog DOC, con tanto di flauto e cambi di tempo, una musica fruibile ma allo stesso tempo ricercata
E.A.Poe – “Generazioni (Storia Di Sempre)” è del 1974 e ci presenta una band immersa in un Prog dotto e contestatore nei testi. La musica è ricercata ed allo stesso tempo attenta alle melodie. Alcuni passaggi mi ricordano “Aria” di Alan Sorrenti. Un lavoro interessante e significativo
Emilio Locurcio – Giunto nel tardo periodo Prog, ossia nel 1977, “L’Eliogabalo” è il lavoro di colui che non si rassegnano alla fine del Prog. Uno sforzo produttivo notevole, per un disco complesso e pieno di guest stars, a partire da Lucio Dalla a Ron, Teresa De Sio, Claudio Lolli, i Pierrot Lunaire e molti altri.
Eneide – Nel lontano 1972 gli Eneide stampano “Uomini Umili Popoli Liberi”, un lavoro degno di nota con sonorità rilassate e sognanti, grazie anche all’intervento di violini e flauto. La ristampa della Mellow Records è degna di attenzione. Non esulano ritmi Jazz.
Etna – Nel 1974 esce questo disco dal titolo omonimo. Gli Etna sono un quartetto e ci deliziano con un Prog dai connotati a tratti jazzistici e sperimentali. La Mellow Records ancora una volta ristampa un lavoro degno di nota altrimenti caduto ingiustamente nel dimenticatoio
Festa Mobile – In piena era Prog italiana, cioè nel 1973, esce “Diario Di Viaggio Della Festa Mobile”, un disco notevole, con interventi pianistici assolutamente degni di menzione. Musica Prog DOC, ricercata e questa volta ben prodotta
Gli Alluminogeni – “Scolopendra” stupisce per contagiosa sonorità. E’ ancora  il 1972 ma le idee non mancano in questo disco del trio di Patrizio Alluminio. Frangenti Hard Prog (grazie all’Hammond) si alternano a melodie più pacate, ma mai scontate
Hunka Munka – “Dedicato A Giovanna G” va ricordato per un motivo specifico, alla voce ed alla chitarra c’è un giovane Ivan Graziani. Disco più cantautoriale che Prog, tuttavia non mancano spunti interessanti
J.E.T.- “Fede, Speranza, Carità” è il titolo del disco uscito nel 1972 e che lascia un segno nel Prog Italiano. Non è molto differente da quello che hanno realizzato altre band come i Trip, un Hard Prog degno di nota e potente
I Leoni – Nel 1971 questo trio propone una musica delicata, emotiva, a cavallo fra Prog e Pop cantautoriale. Un disco interessante considerando poi l’anno di uscita, ossia quando solo Le Orme uscivano con “Collage”, il completo primo disco Prog Italiano
Il Giro Strano – Questa band viene ricordata per “La Divina Commedia”. E’ il 1973 ed i Savonesi producono solo questo disco ricco di influenze Jazz e buoni interventi di Sax. Incontreremo in seguito Alessio Feltri anche nella Corte Dei Miracoli
Il Paese Dei Balocchi – Disco dal titolo omonimo questo del quartetto in esame. L’anno è il 1973 e la musica proposta è a tratti orchestrale, stile Rovescio Della Medaglia, per poi passare ad interventi chitarristici degni di nota, specie negli arpeggi. Musica per la mente ed un disco da avere nella propria collezione Prog
Io L’Uomo – “Ricordi D’Infanzia” è l’album di Fernando Budano e Sica del 1973. Prog e Psichedelìa studiano i meandri della mente di chi ascolta
Ibis – Sono una costola nata dalla scissione dei New Trolls. Qui ci sono Nico Di Palo e Gianni Bellero. Ovviamente è l’ala più Hard Prog del periodo grazie alle fantastiche doti di Nico, assieme ai Biglietto Per L’Inferno
La Famiglia Degli Ortega – Band numerosissima, composta da una decina di artisti, questa della Famiglia Degli Ortega. La musica suonata è sognante, spesso da colonna sonora. Tratti acustici colpiscono le corde dei sentimenti, specie nei brani cantati da Isabella Lombarda
La Pentola Di Papin – Nel 1977 il quartetto di Ferry Bettini (voce e tastiere) produce “Zero-7”, delizioso tassello di Prog Mediterraneo che assieme a “Forse Le Lucciole Non Si Amano Più” dei Locanda Delle Fate, chiudono un era
La Seconda Genesi“Tutto Deve Finire” esce nel 1972 ed è un disco di Prog assolutamente degno di nota. Jazz, sax e ricerca sperimentale rendono il tutto a volte ostico, ma se pensiamo che siamo nel 1972, tutto questo raggiunge allora dei connotati differenti
Libra – Nel 1975 la band di Federico D’Andrea alterna brani acustici e cantautoriali a suite bellissime come “Inquinamento”. Una band dalla grande preparazione ed un songwriting attento alla melodia italiana.
Nicosia &C. – “Una Favola Vera” è un disco orchestrale con validi spunti sia cantautoriali che Progressivi. Siamo nel 1972 e di sorprese ce ne sono. Molta orchestra e finalmente una voce degna di nota
Pholas Dactylus – E’ un ambizioso progetto del 1973, dalle spiccate sonorità Progressive. Una suite unica, “Concerto Delle Menti”, suddivisa in due parti. Recitativa, toccante epica e sinfonica con sprazzi di Jazz e testi biblici e descrittivi.
Quel Giorno Di Uve Rosse – Disco suddiviso in due suite senza titolo. Esce nel 1976 ed è un Prog sinfonico ed orchestrale per merito delle tastiere. C’è il corno francese, ci sono i violini, per un risultato da ascoltare ad occhi chiusi. Il cantato è ancora una volta cantautoriale, le coralità femminili lo rendono anche molto più datato di quello che è.
Sensitiva Immagine – Siamo nel tardo periodo Prog Italico, il 1976 e questo quintetto propone “E Tutto Cominciò così”, un lavoro dalle sonorità piene e possenti, grazie alle tastiere di Stefano Bertonazzi. Molti cambi umorali e di tempo fanno di questo disco un ottimo prodotto da avere.


…E venne il Punk e furono dolori per il vecchio Progressive Rock. Solamente verso la metà degli anni ’80, nel sottosuolo urbano, qualche nuovo gruppo di New Progressive riprova a spolverare i fasti di un tempo andato, con risultati modesti. Ma questa è un’altra storia.