Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

lunedì 29 agosto 2016

Glareshift

GLARESHIFT – Second Mirror
Autoproduzione
Genere: Progressive / Alternative Rock
Supporto: cd – 2015


Prima di tutto voglio sottolineare l’impegno produttivo a favore dell’artwork e del supporto in generale, perché pur essendo una autoproduzione è sicuramente migliore di moltissimi altri prodotti e non solo del genere. Belle e indovinate con la musica le illustrazioni di Fabio Magnasciutti per la copertina e i dipinti interni di Eva Danese
Detto questo, Glareshift è un progetto di Alessandra Bersiani (batteria, tastiere, voce e flauto) e Daniele Nuzzo (chitarra, synth e voce) che si forma nel 2011 come ricerca musicale, interagendo con stili quali il Progressive Metal oscuro di Anathema o di Steven Wilson e il nuovo Rock Alternativo di  Dredg o Oceansize solo per intenderci. Nel disco la band è completata da Gianluca Chris Quoley (basso), mentre la formazione vede oggi anche Fabrizio Presago (voce, percussioni e tastiere). Compaiono come special guest Jerry Cutillo al flauto, Andrea Adduci (voce), Valentina Valeri (voce), Emil Dee (Bodhràn), Eva Danese (tamburo shamano e voce) e Fabio Magnasciutti (voce narrante).
“Second Mirror” è formato da cinque tracce, di cui tre mini suite. Questo è il primo capitolo di una trilogia che narra di un viaggio nel proprio “Io”, ispirato da “Alice Nel Paese Delle Meraviglie” di Lewis Carroll. La protagonista percorre gli eventi attraverso due specchi, quello dell’anima e quello delle cose reali, il risultato la porta a conoscere una persona differente da quella che è.
E allora si comincia con i dieci minuti di “Reflection”, dal suo oscuro arpeggio che in crescendo va a toccare le corde oscure dell’animo. L’incedere porta ad una apertura ruvida, in stile Anathema periodo “Regret” con qualche punta di Paradise Lost. Effetti alla voce giocano con echi e coralità, dove un flauto tende ad addolcire il suono metallico e potente. Buono l’uso della chitarra, anche effettata in stereofonia sincopata in un solo compatto ed essenziale. Dura “EnTrance”, aperta al mondo Tool, cadenzata, martellante, per poi sciogliersi in un cantato malinconico e ottimo interprete delle atmosfere.
“InSight” è il brano più lungo con i suoi quattordici minuti di Prog Alternativo e oscuro come la pece. Giri di basso roboanti fanno da evidenziatore al concetto. Si bada alla sostanza emotiva anche nel caso della lenta “Realeyes”, un requiem sonoro con il bodhràn a cucire sensazioni arabesche, con il canto femminile nel crescendo finale davvero d’impatto.  Il flauto fa da collante alla conclusiva semi suite dal titolo “Exit”. Qui i Glareshift danno sfoggio di tutto il loro repertorio artistico, schitarrate, cambi umorali e di tempo, coralità comprese. Il viaggio sonoro è finito.

La musica dei Glareshift vive molto di effetti, un film sonoro che strappa sensazioni differenti. Canzoni per un Progressive non inteso come senso di appartenenza agli anni 60/70, anche se alcuni spunti se ne evincono, ma Progressive nel senso di ricerca e contaminazione, un lavoro che sono sicuro non lascerà indifferenti molti addetti ai lavori e rivolto ad un pubblico attento, sempre in vena di nuove emozioni. Senza paraocchi, scusate…Senza paraorecchie. MS

giovedì 18 agosto 2016

Concerti Notturni LO SPIRITO E LA TERRA




Anche quest'anno LO SPIRITO E LA TERRA in collaborazione con FABRIANO PRO MUSICA organizza i "Concerti Notturni" in una location incantevole, quella del Loggiato San Francesco di Fabriano (AN). La scelta musicale è per tutti i gusti, ad iniziare dal CROMATICO DUO di Andrea Mori (Flauto) e Alessandro Santonocito (Chitarra), Il Country di RUSTY CARTER, il blues del duo acustico SPACCA / BRENCIO all'inventiva Rock Psichedelica dei SOUNDSICK e al Funky Acid Jazz dei SPACECAKES. Artisti locali che danno il loro spirito artistico per la nostra terra. Da non perdere!
ROCK & WORDS presenti! 
https://www.facebook.com/events/1095685330507033/?active_tab=posts










Mercoledì 24 agosto: CromaticoDuo
Giovedì 25 agosto: Lorenzo Rusty Carter Picchi
Venerdì 26 agosto: Duccio Spacca / Gabriele Brencio Guitar Duo.
Sabato 27 agosto: Soundsick
Domenica 28 agosto: Spacecakes

domenica 7 agosto 2016

Supertramp

SUPERTRAMP – Crime Of The Century
A&M Records
Genere: Rock
Supporto lp – 1974


Il tastierista inglese Richard Davies nel 1969 ha l’opportunità di formare una band grazie all’attenzione economica di un amico olandese, è così che assieme al polistrumentista e cantante Roger Hodgson che danno vita al progetto Supertramp. Dopo una lunga selezione la band si stabilizza con Bob C. Benberg alla batteria, John Anthony Helliwell ai fiati e Dougie Thomson al basso.
I primi due album “Supertramp” del 1970 e “Indelibly Stamped” del 1971 non è che facciano volare il gruppo in alte classifiche, pur avendo fra le composizioni alcune canzoni non epocali ma gradevoli. Lo stile comunque si va plasmando, le tastiere che si adoperano a ritmica e che saranno prerogativa della loro grandissima personalità, giungono solamente nel 1974 con questo album dal titolo “Crime Of The Century”, e qui o si vola o si muore.
Il Rock proposto dalla band è a cavallo fra quello tanto di moda in quegli anni, ossia il Progressive Rock, il Jazz e il Blues, dove i fiati di Helliwell coprono un ruolo molto importante. Le canzoni sono cantate alternatamente fra Davies e Hodgson, quest’ultimo altro marchio di fabbrica della band grazie alla sua voce alta, quasi in falsetto.
A differenza delle band Prog del periodo, i Supertramp si dedicano completamente alla formula canzone, ma in maniera raffinata e ricercata. “School” inizia alla grande l’album, con un velo di nostalgia di base ed un amalgama sonora perfetta e rodata. Duettano Davies e Hodgson al microfono e la canzone, poi proposta molto spesso anche in sede live, è colma di cambi di tempo ed umorali. Il solo di piano è altro cavallo di battaglia. Che i Supertramp amano essere “commerciali” e che volgono uno sguardo anche all’America più ricettiva alle canzoni di facile memorizzazione, lo si evince anche dalla ruffiana  e cadenzata “Bloody Well Right”. La terza canzone è quella in cui si mostrano i muscoli, dove il gruppo comprova la capacità tecnica e compositiva, una canzone che rientra nel settore che dicevo all’inizio, quello della raffinatezza, essa si intitola “Hide In Your Shell”. Importante anche qui l’uso delle coralità, usate spesso anche in falsetto. Il lato A dell’lp si conclude alla grande con un classico, “Asylum” cantato da Davies.
I Supertramp non sempre si prendono sul serio, spesso si divertono a giocare con il pentagramma e usano il piano in maniera sincopata, come detto, a ritmica. “Dreamer” ne è esempio e DNA del gruppo.  In Italia la canzone non sfugge ad un grande cantante del tempo, in pieno successo di pubblico, quel Renato Zero ancora trasgressivo di “Zerofobia” che traduce “Dreamer” in “Sgualdrina”. Momento serietà immediatamente dopo con una “Rudy” stradaiola e malinconica.
Non manca il lento di facile presa emotiva, qui con il titolo “If Everyone Was Listening”, molto bello e ammaliante.
E come spesso accade di dire: dulcis in fundo. L’album si conclude con un crescendo sinfonico impressionante e sostenuto dalle immancabili tastiere (qui piano) e sax in fuga strumentale. La canzone è colei che da il titolo all’album e che resterà negli annali non solo della band ma anche della storia del Rock.

Questo album da il via alla carriera di una band che molto avrà da dire negli anni, sino alla frattura con Hodgson, ma comunque sempre con album di alto livello. Un loro successo a seguire? “Breakfast In America” un classico che più classico non si può.

sabato 6 agosto 2016

Pendragon

PENDRAGON – The Masquerade Overture
Toff Records
Genere : New Prog
Supporto: 2lp – 2013 (1996)


Se ritorna di moda il genere Progressive Rock, non vedo come non possa ritornare altresì il New Prog. Infatti in questi ultimi anni attorno a tutto questo c’è fermento, un fulgore che non si nota dalla metà degli anni ’90. Scattano anche operazioni come questa, se volete definirla “commerciale” non vi sbagliate per nulla, ma anche necessaria, in quanto certi gioielli è giusto che vadano rispolverati di tanto in tanto. Anche perché poi non esiste copia vinilica dell’originale.
“The Masquerade Overture” è un album di mezzo per la carriera dei Pendragon, band inglese del periodo New Prog anni ’80 assieme a Marillion, IQ, Pallas e 12th Night giusto per fare alcuni nomi. Dico un album di mezzo perché è il punto massimo di un trio di cd iniziato nel 1991 con “The World”, a sua volta terzo album in studio della band. Un album che a metà carriera porta  il quartetto di Nick Barret (voce e chitara) al punto massimo di popolarità.
La musica come il genere detta, si ispira a Genesis e Pink Floyd, questi ultimi in special modo nel suono della chitarra. Le tastiere di Clive Nolan fanno più che da tappeto sonoro, sono mastodontiche, il Mellotron parla, seguono melodie di facile memorizzazione e gradevoli. La ritmica di Fudge Smith (batteria) e Peter Gee (basso), pur senza strafare è ottima conduttrice della storia. Vogliamo poi parlare della copertina di Simon Williams? Chi non conosce i Pendragon ma guarda l’illustrazione del disco sa già dove il contenuto va a parare, grazie al suo naif.
L’operazione della Toff Records di ristampare in doppio vinile questo capolavoro, allegandoci addirittura l’ep “As Good As Gold” è piacevole per molti sensi: Per le orecchie, dove il suono ripulito esalta di più la fase ritmica rispetto l’originale. Per gli occhi, finalmente si può godere dell’artwork di Williams a grandezza decente, con tanto di testi e disegni. Per l’olfatto, dove ogni amante del vinile riesce a capire dove vado a parare con quello che scaturisce all’apertura dell’lp incellofanato, il profumo della stampa è per noi nostalgici un fulcro fondamentale.

Vi devo ricordare le canzoni? Dite che serve? Chi conosce già sa, e quindi si annoierebbe a leggere,  mentre a chi non conosce…Beh, posso dire che “Paintbox” è un crescendo sonoro contenete assolo importanti, dove Genesis e Pink Floyd fondono i rispettivi DNA. Posso dirvi che “Master Of Illusion” sfiora il plagio negli assolo alla David Gilmour con tanto di cori femminili alla Pink Floyd, altro non voglio svelare, motivo in più per conoscere questo disco, questa band ma soprattutto questo genere che troppo spesso leggendo in giro vedo declassificato come un Prog di seconda mano, invece da esso scaturiscono grandi emozioni perché le melodie giocano un ruolo importante, non bisogna necessariamente ogni volta far vedere i muscoli, il Prog non è sempre ed obbligatoriamente complicato. Godetene. MS