COSMOGRAF
– The Orphan Epoch
Gravity
Dream Music
Genre:
Neo Prog / Hard Prog
Format:
Digital / Vinile / CD – 2025
Ho
seguito la carriera del polistrumentista inglese Robin Armstrong e del suo
progetto Cosmograf, e ho potuto apprezzare nel tempo questo suo sapersi
rinnovare che lo ha messo in buona luce anche ai miei occhi. Un inizio davvero
Pinkfloydiano nel 2009, per poi arricchire il proprio sound con l’avanzare del
tempo e delle realizzazioni che ad oggi raggiungono la quota di dieci album.
Cresciuto con ascolti Heavy Rock (Deep Purple su tutti), Armstrong non ha
disdegnato la classica, la Psichedelia e appunto il Neo Prog, infatti, la
musica che compone oggi è proprio un mix di questi elementi.
“The
Orphan Epoch”, attraverso i sette brani che lo compongono, parla
dell’isolamento odierno e della crescente difficoltà di discernere la realtà in
mezzo alla disinformazione, e lo fa attraverso un album solido ma non
impenetrabile. I nuovi elementi che vanno ad arricchire il sound di Cosmograf
derivano anche dalle proposte che Steven Wilson ha saputo elargire alla musica,
contaminando un intero mondo.
Con
Armstrong suonano due special guest, Kyle Fenton (batteria, cori) e Peter Jones
(sassofono).
“Division
Warning” apre l’album attraverso il pianoforte e immediate sono le reminiscenze
dei Genesis; tuttavia, si tratta soltanto di un intro, il quale sfocia nella
grandeur dei suoni ampi e, se vogliamo, psichedelici nel senso moderno del
termine. L’Hard Rock viene a supporto, relegando all’ascolto maggiore enfasi.
Voce filtrata e pulita si alternano, sembra quasi di ascoltare Roger Waters.
Cambi di tempo e assolo di chitarra sono ovviamente presenti, direi non male
come inizio: le promesse sono buone.
Gli
anni ’70 si palesano in “We Are The Young”, un refrain ruffiano con altrettante
coralità a supporto convincono a pieno. E’ una musica da cantare e da
ascoltare, ma pur sempre trattasi di Progressive Rock, quindi il cambio è dietro
l’angolo. Tessiture Pinkfloydiane persistono, per lasciare successivamente
campo a metà del brano a un ritmo battente di grancassa su un giro di chitarra
Hard Rock. La fuga strumentale che ne segue è quanto di meglio un ascoltatore
del genere può attendersi, fra tastiere di fondo e chitarra elettrica. Pace e
magniloquenza finale, un connubio che riesce a mantenere alta l’emozione.
Porcupine Tree style.
Cosmograf
ha comunque uno stile ben definito, un andamento che traspare spesso anche
dagli ascolti di altri album precedenti; ecco quindi che in “Seraphim Reels”
fuoriescono queste caratteristiche attraverso piano, voce e sax. E’ una dolce
ballata atmosferica dalle aperture sognanti di chitarra elettrica.
L’amore
per gli anni ’70 ritorna nella crimsoniana “Kings And Lords”, ma poi “You
Didn’t See The Thief” riconduce al sound moderno di band come i Leprous. Non
mancano neppure i chiari riferimenti ai Radiohead nel brano “Empty Box”, oppure
il Rock di “The Road of Endless Miles” che potrebbe risiedere nella discografia
di David Bowie.
La
bellezza di questo album sta nella continuità; non esistono all’interno pezzi
che fanno da riempimento, cosa davvero rara in questi tempi. Cosmograf
rappresenta in “The Orphan Epoch” il connubio fra storia e modernità come
meglio non si potrebbe, è un lavoro che mi ha lasciato pienamente soddisfatto. MS
Versione Inglese:


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