KHADAVRA
– Hologram
Black
Widow Records
Genere:
Progressive Rock
Supporto: cd / 2lp – 2024
Sin
dagli anni ’90 ho nutrito un particolare amore nei confronti delle band
svedesi, non che io abbia una cattiva considerazione di tutto ciò che hanno
fatto in precedenza nel Progressive Rock, ma in quel periodo hanno riposto
nuova linfa al genere leggermente assopito grazie a gruppi come Landberk,
Anglagard, Anekdoten, Sinkadus, The Flower Kings e altre ancora. Mentre negli
anni ’80 per il Neo Prog le band di riferimento stilistico furono i Pink Floyd
e i Genesis su tutte, per quest’ondata anni ’90 sono stati in principale modo i
King Crimson. Da questo momento in poi sono stato molto attento a questa scena,
non soltanto per mio piacere d’ascolto, ma proprio per assimilare al meglio
l’essenza di questa musica spesso con tratti Dark e malinconici.
Fra
i numerosi nomi che si possono citare in tempi moderni, uno di questi che più
mi ha coinvolto per ecletticità sono i Khadavra.
Tanto
Mellotron, ma anche una varietà di strumentazioni che fanno di questo sound un
caleidoscopio sonoro. Il gruppo formato
da Sebastian (chitarra, voce, sitar, mellotron, synth, percussioni), Alexander
Eriksson (batteria, voce, percussioni), Jon Klintö /(basso, chitarra acustica),
e Marcus Holmström (tastiere, mellotron, synth, moog), si cimenta in un Prog
dalle tinte scure, ma anche elettriche e psichedeliche. Le influenze che si
possono estrapolare all’ascolto derivano da gruppi come Pink Floyd, Hawkwind,
Tool, Balck Sabbath, Anekdoten, King Crimson e Camel. Per la realizzazione di “Hologram”
si avvalgono della partecipazione di Liv Fridén (flauto), Ole Mathis Haglund (chitarra,
cori), Ola Lindqvist (flauto) e Nils Erichson Tastiere).
Come
molti altri artisti del periodo, i Khadavra affrontano tematiche societarie del
momento, con annesse problematiche scavando nella profondità del subconscio.
“Stundom”
si presenta con un suono onirico in crescendo per gettare l’ascoltatore nel
mondo di “Shapeshifter”, qui si è travolti dall’insieme sonoro fatto di
particolari e robustezza strutturale, ma come da prassi Prog, è immediatamente
spezzata da interventi prettamente acustici. La chitarra elettrica si esibisce
in un assolo spettrale circondato di tastiere. Tanta storia in queste note, ma
anche modernità al servizio della riuscita finale.
Sitar
e flauto per “Lucid Parasitosis”, un movimento sinuoso dall’atmosfera
psichedelica. Le percussioni arrangiano al meglio l’insieme… E poi l’oscurità.
L’andamento Doom pone ulteriore angoscia all’ascolto. “Possession” è una suite
di sedici minuti dove il sound ipnotico sa dare spazio a fughe strumentali
altamente coinvolgenti. Effetti eco si stagliano assieme all’assolo di chitarra
per dare quella sensazione d’instabilità confermata dall’imminente violenza
sonora al confine dello stato d’animo doloroso… E poi la luce.
“Zoning
Out” è il brano che non ti aspetti, più ritmato e allegro rispetto quanto
ascoltato sino ad ora. La cura dei particolari prosegue attraverso effetti e
arrangiamenti ben eseguiti. Un altro intro è “10102020”, quaranta secondi di tregua
acustica conducente alla seconda mini suite “Katla”, un mix di suoni ben
congeniati che fanno dei Khadavra una realtà intelligente e accurata. Qui il
Mellotron da sfoggio delle sue caratteristiche. “Anhedonia” è ricca di aperture
dall’ampio respiro, altra passeggiata nella Psichedelia. A seguire lo
strumentale “Vemod”, uno dei pezzi più Prog nel senso puro del termine, fra i
frangenti assolutamente migliori dell’intero album, con passaggi di chitarra
elettrica, tastiere e flauto. La conclusiva title track “Hologram” innalza
l’essere Khadavra, con meditazione e ampiezza, un viaggio pindarico ricco di
cambi direzionali.
Quest’album
per il sottoscritto è una conferma, perché è ciò che mi attendevo dalla band,
un lavoro massiccio, ricco d’influenze e per certi versi destabilizzante, un
classico trip a cui prestare il fianco. Potere del Prog Rock nordico! MS
Versione Inglese:
Grande recensione, hai capito l'essenza di questo album
RispondiEliminaGrazie! Il merito è della band che sa trasmettere queste grandi emozioni.
RispondiEliminaLa Svezia, è stata negli anni 90 e anche in tempi recenti, la gallina dalle uova d'oro per i più intelligenti appassionati del nostro genere. Oggi, e ormai da anni, è la Norvegia ad aver preso lo scettro di Nazione che produce il migliore Prog rock in circolazione. Con i Khadavra (che se tornassi ad avere 14 anni, nei miei anni da metallaro estremo li avrei sicuramente considerati una band Death metal dato il nome e quando i CD si compravano a scatola chiusa) la Svezia torna su altissimi livelli, producendo un lavoro dalla qualità paragonabile ai grandi nomi del passato. L' esecuzione strumentale, a volte può anche stancare l' ascoltare, ma in questo lavoro l'unica stanchezza sta nel premere di nuovo il tasto play, per poter tornare a rivivere quelle sonorità non di certo originali, ma composte in modo così perfettamente intelligente, dove non esiste un momento di stanca. Li conoscevo già di nome e in un video sul web, e sprigionano grande valore anche dal vivo. Sinceramente ho trovato poco dei Tool se in sprazzi di breve durata. Ciò, che rende realmente straordinario il lavoro dei Khadavra, e che nessuno strumento prende il sopravvento sugli altri, rendendo il tutto omogeneo con solo l' azzeccato assolo di chitarra. Oltre alle delizie del flauto, avrei preferito un minimo supporto di altri fiati, dando al viaggio sonoro quel sapore Jazz che è solo un mio piacere personale l'utilizzo dei fiati magari oboe e Sax con piglio R.IO. Ma non è questo il caso, dove le emozioni sono la vera punta di diamante dell' album. Ancora una volta, compresi anche i Finlandesi, la Scandinavia ormai da trent'anni non sbaglia un colpo, tralasciando ovviamente altre realtà' minori e pacchiane come i Flower Kings o i Magic Pie, che sicuramente piacciono. De Gustibus....
RispondiEliminaSi, hai ragione, sono minimo 30 anni che sfornano i lavori più interessanti. Una scena rigogliosa, poi certo, de gustibus...
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