AMOS GHIRARDELLI – Libero Arbitrio
Velut Luna
Genere: Rock Progressive
Supporto: cd – 2024
L’anno
2024 si conclude con una grande sorpresa per quello che mi riguarda, un disco
di Progressive Rock dal DNA puro, quello prettamente italiano caro a band come
Premiata Forneria Marconi, Orme, etc. L’autore di Sassuolo si chiama Amos
Ghilardelli e il disco porta il titolo di “Libero Arbitrio”.
Il
sessantatreenne tastierista ha alle spalle quarant’anni di carriera musicale
oltre che diverse collaborazioni, ma soltanto oggi si cimenta in un album da solista.
Con lui suonano Andrea Valfrè
(tastiere), Filippo Ghirardelli (piano), Andrea Ghion (basso), Roberto
"Bob" Parolin (batteria), Matteo Ballarin (chitarre), e Massimo
Bellio (voce). Un lavoro mirato a un pubblico legato agli anni ’70, quando il
Prog in Italia aveva un grande seguito, oltre che numerose band di ottima
qualità. Nella musica di Girardelli c’è proprio questo, un sunto in cui il
tempo sembra essersi fermato come in una magia. Per suonare questa musica serve
anche una preparazione tecnica non indifferente, e gli strumentisti che
accompagnano Amos sono davvero preparati, perfetti nei loro ruoli.
L’ascolto
della lunga title track di sedici minuti evidenzia proprio queste
caratteristiche, rilasciando movimenti che spaziano dal vigoroso al pacato,
come genere insegna. Le melodie s’intrecciano con garbo ed eleganza in un
susseguirsi di emozioni differenti che fanno comunque sempre capo al gusto per
il bello.
Negli
undici minuti strumentali di “Oltre La Nebbia” non meravigliatevi se vi
troverete ad ascoltare a occhi chiusi, l’andamento ipnotico e caracollante
induce inesorabilmente a un viaggio pindarico. Qui, aleggia anche una punta di
Neo Prog anni ‘80. Tante tastiere e soavità.
“Frammento
Di Me” è introspettiva e maggiormente rivolta alla formula canzone rispetto
quanto ascoltato sino ad ora, dove la voce di Massimo Bellio riporta a certe
ballate stile Premiata Forneria Marconi. Si ritorna al Prog canonico negli
undici minuti di “Dreaming Sanremo”, qui
il ritmo sale, così l’adrenalina per certe sonorità fondamentali al
contesto. L’intesa fra gli strumentisti è la ciliegia sulla torta.
La
chiusura spetta a “Malinconia”, gemma che suggella un lavoro di cui ho sentito
la mancanza, proprio come una boccata di ossigeno in questi tempi musicalmente
abbastanza avulsi.
A
“Libero Arbitrio” non riesco a trovare difetti veri e propri, perché questo è
il Rock Progressivo Italiano, ora perché lo sapete, ma se ascoltato a scatola
chiusa credo che lo avreste collocato anche voi nel passato glorioso di cui ho
fatto cenno.
Buon
ascolto e buona scoperta a tutti, ma non prima di aver fatto i miei sinceri
complimenti ad Amos, un ponte fra Prog e semplicemente l’ottima musica. MS
Versione Inglese:
Gentile Massimo, più che del disco in questione (di cui ho visto la presentazione del suo discografico su YouTube) ti vorrei porgere innanzitutto, un ringraziamento prezioso, per il lavoro di scoperta, ascolto e divulgazione che proponi su questo blog. Anche in questo 2024 ormai agli sgoccioli, con un freddo polare che non ricordavo dai mitici anni 90, vorrei ringraziarti per il lavoro che svolgi (non senza difficoltà varie) per farmi e fare scoprire nuove realtà dell' universo Prog, a noi che ormai siamo la nicchia delle nicchie in ambito musicale. Però siamo tra i pochi, insieme ai fan del Metal (che non lo ascolto frequentemente come in passato, ma non l'ho mai abbandonato) che ancora comprano i CD, dischi e persino, quando ci sono anche le musicassette. Anche grazie ai tuoi consigli. Il tuo blog, insieme ad Arlequins, sono il sentiero che mi e ci conduce alla scoperta o riscoperta delle band. Per quanto consente i tuoi libri, l'ho già detto, quello sulla rinascita prog italica fino alla prima decade del 2000, è stata un' operazione azzeccatissima, che mancava sul mercato. Magari ci vorrebbe un lavoretto di aggiornamento. Per quanto riguarda le nuove uscite internazionali, mi ha convito il ritorno, dopo lo scioglimento, dei Beardfish con un lunga e articolata suite all' interno. Detesto, fare le liste di fine anno dei migliori o peggiori dischi dell' anno, perché per me non hanno senso. Se desideri farla non c'è problema. Ma sono roba da siti mainstream. Non so cosa ne pensi del ritorno degli Opeth, e sinceramente non so se ne hai scritto qualcosa. Ma per quanto mi riguarda non basta il ritorno al cantato growl e sonorità più dure, per farlo diventare un capolavoro. Uscendo un po' dalle tematiche prog, trovo molto interessante invece la band italiana dei Messa. Con il suo Doom infarcito di Darkwake anni 80 e la voce angelica della vocalist, meritano e stanno mietendo consensi anche aldilà dell' Oceano. Non mi dilungo troppo sul prog italiano di quest' anno, che modestamente credo ci siano state stagioni migliori. Non voglio tediarti più di tanto, ma il mio è un augurio di un felice natale, che tu e la tua famiglia possiate passare le feste in serenità, e non è certo facile con un' inflazione galoppante e un governo orgogliosamente fascista, con la testa rivolta agli anni 30 del Novecento, ma soprattutto incompetente e impresentabile.
RispondiEliminaPerdonami lo sfogo politico, ma è decisamente inaccettabile tutto questo. Spero in un 2025 pieno di nuove uscite, soprattutto di qualità in abito Prog.
Ti rinnovo i miei più sentiti auguri.
IVANO da Alba Adriatica.
Grazie Ivano, concordo su tutto quello che hai scritto. Cosa penso dell'ultimo album degli Opeth è presto detto, non amo dare voti, ma per farmi capire meglio gli do un sette. Perchè è un disco che mi riporta indietro nel tempo ma non più di tanto. Una sorta di riassunto delle puntate precedenti (Growl compreso), ma aperto a scenari più attuali, come il percorso Progressivo intrapreso negli ultimi anni. Gli Opeth non sono sempre scontati, anche se alcune canzoni si ripetono un po troppo, tuttavia si muovono, sono vivi e mai banali. Forse consiglierei loro solo di fare canzoni più brevi, a volte si ripetono troppo. No, non è un capolavoro come in tanti nel web hanno scritto, però lo ascolto con piacere. Per farti capire ancora meglio il concetto ti chiedo di immaginare una band all'esordio con un disco del genere, allora si che avremmo gridato al miracolo, ma dagli Opeth ci si aspetta sempre un qualcosa di emotivamente forte e oscuro, magari con nuove soluzioni. Ci hanno abituati bene, questa è la verità. Stupendo invece il lavoro della registrazione che rende merito al tutto. Un grande abbraccio.
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