PANDORA
– Alibi Filosofico
AMS
Records /BTF
Genere:
Progressive Rock
Supporto:
cd - 2013
Ho già parlato dei cuneesi Pandora nella recensione
dell’album “Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno”, disco sinfonico dalle tinte
vintage. Si formano nel 2005 con l’unione di Claudio Colombo (batteria), Beppe
Colombo (tastiere) e Corrado Grappeggia (tastiere). Il nome della band lascia
intuire il contenitore sonoro e le sue potenzialità, infatti la musica è
ispirata da artisti storici quali Genesis, EL&P, PFM, New Trolls, Gentle
Giant, Orme e Dream Theater. E come ne ho parlato? Bene, perché in verità pur
avendo uno stile datato, ha saputo emozionarmi, come in genere riesce il Prog
tastieristico in stile anni ’70 in senso generale. Mi accingo dunque con
bramosia a prendere ed ascoltare questo nuovo suggello.
Ed ecco le prime sensazioni tatto/visive, quando mi
incontro con un cd così ben rappresentato da un artwork ricco e cartonato (ad
opera di Emoni Viruet), nel rispetto di chi spende la sua paghetta per onorare
e seguire la nostra musica, per me è già lode. I Pandora dimostrano di avere
rispetto dell’arte in senso globale e per chi la segue, questo è un fatto che
tendo a sottolineare, in un momento come questo dove il nudo e freddo MP3 la fa
da padrona. Ascoltare, vedere, leggere, odorare anche la stampa del libretto
(lo so che lo fate anche voi) ci porta all’interno di questo mondo musicale,
dentro a questo “vaso” di sonorità.
Aprendo il cartonato, ci si imbatte con una scritta
che farà sobbalzare dalla poltrona i fans dei VDGG, il ringraziamento per la
partecipazione alle registrazioni da parte di David Jackson. Ma gli special
guest non finiscono qui, nel viaggio Progressivo si incontrano Dino Fiore dei
Castello Di Atlante e l’olandese Arjen Lucassen degli Ayreon, oltre che Star
One ed Ambeon.
Il trio ha una freccia a proprio favore, la
possibilità di esprimersi a piacimento, in quanto tutto è autoprodotto e
registrato nello studio personale.
“Alibi Filosofico” si svolge su tematiche fantasy
fra cavalieri, druidi, elfi e quant’altro, in più narra del personaggio Antonio
Ligabue, noto pittore dalla psiche turbata.
Lo spirito Pandora fuoriesce in tutta la sua forza
sin dalla mini suite iniziale “Il Necromante, Khurastos E La Prossima Vittima”.
Un approccio potente, con chitarre distorte che tuttavia sfociano nella passione
e devozione verso un genere di nicchia ma pur sempre immortale, il Prog…quello
vintage. C’è stato il periodo Genesis, poi quello King Crimson ed oggi sembra
che in Italia la band di riferimento sia Van Der Graaf Generator, fra suoni
grevi ed oscurità. Solo un appunto per le voci non registrate all’altezza dei
suoni. Con la voce di Emoni Viruet si apre “Né Titolo Né Parole”, brano
dedicato all’indimenticabile tastierista dei Deep Purple, Jonathan Douglas
Lord. A rendergli giustizia si aggiungono gli ospiti Lucassen e Dino Fiore. Una
cavalcata epica che vola sulla fantasia delle tematiche fantastiche da leggere
all’interno del libretto, in quanto il pezzo a parte le coralità, è solamente
strumentale. Questo accade anche con “La Risalita”, composta da tastiere e
cori, brano più breve dell’intero lavoro ma anche il più introspettivo.
David Jackson ci delizia in “Apollo”, vero e proprio
brano sceneggiato, bellezza e cristallinità che solamente il genere Prog può
regalare. Personalmente riscontro anche frammenti di Gentle Giant ed Area. Una
prerogativa di questo nuovo disco dei Pandora è la potenza, l’epicità relegata
al servizio del mutamento strutturale e sonoro tipico del genere, risultando
tutto più scorrevole e fondamentalmente ricco di sorprese.
Per descrivere un pittore come Ligabue, fra follia e
pittura, serve altrettanta instabilità e fantasia, “Tony Il Matto” ospita
nuovamente Jackson e la struttura canzone va a farsi un giro anche nei meandri
cari a Frank Zappa.
La luce di una persona non si spegne mai, neanche
dopo la sua scomparsa, questa è la forza dell’amore descritta in “Sempre Con
Me”, una verità che trova riscontro anche nella famosa frase “una persona muore
soltanto quando nessuno la ricorda più”. Musicalmente un classico Prog vintage.
Si chiude l’album con la title track “Alibi Filosofico”, undici minuti di Hard
Prog ben eseguito e scorrazzante nel tempo.
I Pandora ritornano con un passo in avanti rispetto
al pur valido predecessore, comunque mi sento di consigliare loro di stare più
attenti alle voci. Un disco che deve far parlare di se in quanto ricco di idee
e buone intuizioni, variegato e scorrevole. Non mancatelo, non inventatevi
Alibi Filosofici, per voi già ci hanno pensato i Pandora, da avere e basta.
(MS)
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