VENEGONI
& CO. – Canvas
CVS/Ma.Ra.Cash
Records
Genere: Jazz Rock
Supporto: 2cd – 2017
La
storia artistica di Luigi "Gigi" Venegoni parte lontana, dagli anni
‘70 e molti di voi amanti del Progressive Rock italiano avrete già avuto modo
di apprezzare la sua musica. Incomincia suonando la chitarra con il gruppo Jazz
Rock, Arti & Mestieri di Beppe Crovella per poi lanciarsi nella carriera
solista in un contenitore denominato appunto Venegoni & Co, nel quale si
vedono passare e collaborare nel tempo numerosi artisti del settore come i
sassofonisti Claudio Pascoli e Maurizio Gianotti. I primi due album per la
Cramps si muovono sulle orme di Arti & Mestieri, “Rumore Rosso” (1977) e
“Sarabanda” (1979). La carriera musicale di Venegoni prosegue nel tempo,
registrando altri cinque dischi (fra studio e live) ed inoltre spicca il
ritorno con Arti & Mestieri nel 2001 grazie all’album “Murales”. Nel 2007,
con “Planetarium”, il gruppo Venegoni & Co. si ricostituisce con i
musicisti della prima formazione e dieci anni dopo eccolo per celebrare gli onorevoli
quaranta anni di carriera. Questo detto tutto molto brevemente.
“Canvas”
ha avuto una gestazione di due anni, per poi essere racchiuso in due cd con
l’ausilio importante del compositore e pianista Francesco Sappino.
Molti
ospiti dicevo e il disco si apre con il calore di una bossa, grazie al piano di
Jason Rebello, noto jazzista inglese che ha collaborato anche con Sting e Jeff
Back, il brano si intitola “Il Sarto Di Rio”. Con loro ci sono Alessandro
Maiorino al basso e Enzo Zirilli alla batteria. Il calore resta anche nella
successiva canzone, ma questa volta è quello avvolgente della nostrana
mediterraneità che si può godere nel lento “Le Lune E Il Falò”. Con Venegoni
suonano Piero Mortara al piano, Roberto Puggioni al basso e Federico Ariano
alla batteria. La morbidezza dei suoni è esaltata dall’equilibrio della
registrazione sonora. Profondità e pulizia rendono l’ascolto stereofonico ancor
più gradevole. Il ritmo sale con “Anies”, una ballata dai spunti Folk
supportata dalla fisarmonica di Piero Mortara. Momenti più ricercati ricadono
su “Canvas 01: Train De Vie”, melodie sempre in evidenza ed un approccio più
scherzoso. Segue “May Be”, probabilmente fra i frangenti che più mi hanno
colpito dell’intero disco, per intensità ed equilibro, fra Jazz e formula
canzone. Qui ritorna Jason Rebello al piano. Cresce il ritmo in un altro
momento sud americano dal titolo “Inzolia Bajon” scritto da Piero Mortara qui
al piano. Avvolgente “Finisterre” e di classe “Santa Fe”, l’animo caldo del
Jazz italiano. Breve la seconda parte di “Canvas” dal titolo “Lullaby” e il primo cd si conclude con il brano più
lungo grazie ai quasi nove minuti dal titolo “Cafè”.Qui suonano Venegoni,
Rebello, Diego Borotti al sax soprano, Mauro Battisti al basso acustico e Enzo
Zirilli alla batteria.
La
fisarmonica apre il secondo disco in “Kaleidomar”, altro esempio di suono
mediterraneo, di ricercatezza riguardante il legame fra gli strumenti che si
ascoltano e si supportano a vicenda nel sostenere la fisarmonica che in
successione lascia voce anche alla chitarra. Le percussioni non sono mai
invasive, piuttosto sussurrate e delicate, a tessere un degno tappeto
d’accompagnamento. Con “Balòn” il discorso mi viene analogo a “May Be”, classe
e padronanza.
“Tiritera”
gioca sul pianoforte di Mortara, mentre il brano è scritto da Venegoni. Segue
“Sweet Song”, nomen omen. Tanta carne al fuoco, tante le emozioni che si
susseguono grazie anche ad un attento equilibrio fra brani vivaci e lenti,
“Frances Theme” è un mix del concetto, il pezzo scritto da Sappino è più vicino
alla formula canzone e ben si lascia ascoltare. Il sax di Diego Borotti apre
“Palhaco”, caldo come la brace sotto la cenere, apparentemente spenta
ma che in realtà scalda con tepore. Altro momento ritmato è “Toninho” ed il
titolo anche questa volta indica dove si va a parare.
C’è
anche una cover, quella del capolavoro della “futura” Psichedelia dal titolo
“Norvegian Wood” concepita dai Beatles. Ovviamente qui rivisitata in maniera
totale e con una vena Jazz. Il secondo disco si conclude con “La Scintildanza”
e ci si rende conto in maniera convinta che Venegoni è un patrimonio della
musica italiana.
Faccio
notare che “Canavas” è un doppio cd completamente strumentale (escluso qualche
coro di accompagnamento), una scena che non sempre capita di incontrare nel
mondo della musica moderna, un passo coraggioso ma anche necessario perché è la
musica di Venegoni & Co. che lo richiede ad alta voce, un bel regalo che ti
scalda il cuore, da avere e da fare. Musica con la “M” maiuscola. MS
Grazie Massimo,ottima recensione di un gran bel lavoro !
RispondiEliminaGrazie a te Valter per l'apprezzamento, davvero un gran disco.
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