Nichelodeon - InSonar & Relatives
NICHELODEON/INSONAR & RELATIVES
– Incidenti, Lo Schianto
Snowdonia
Distribuzione: Adioglobe
Genere: Avanguardia – Sperimentale
Supporto: cd – 2021
Ricercare,
osare, isteria, sarcasmo, l’essere se stessi fino all’estremo, tutto questo può
bastare per definirsi dei folli? Ma cosa è in realtà la follia? E’ uno stato di
alienazione mentale determinato dall'abbandono di ogni criterio di giudizio;
pazzia, demenza. Si ha paura della follia, essa destabilizza perché non sai mai
cosa riserva. Eppure nella musica c’è
bisogno di follia come l’aria, perché l’evoluzione passa attraverso la
trasgressione della regola. Immaginatevi voi se non ci fosse chi osa, ancora oggi
saremmo qui a battere un ramo su di un tronco vuoto. Tuttavia la follia non porta sempre a risultati
positivi, anzi spesso deraglia nell’estremismo incompreso, ma anche in esso si celano
idee che magari un altro artista nel tempo estrapola e migliora (fosse la prima
volta che accade). Questo è l’habitat in cui notoriamente opera il cantante Claudio
Milano in arte Nichelodeon. Esso respira l’arte e l’assorbe assimilandola per
poi vomitarla addosso al pubblico senza mezzi termini con veemenza.
Sono
serviti sette anni per la realizzazione di “Incidenti – Lo Schianto”, e sto
parlando del quarto lavoro in studio (sesto se si considera il progetto
InSonar) dopo il buon “Bath Salts” (Lizard Records). Un lavoro granitico
suddiviso in 17 tracce denominate “Senza Valore” dove l’autore compositore e
cantante si coadiuva della
collaborazione di ben 44 musicisti dai nomi più o meno noti nel circuito come
Paolo Tofani, Vincenzo Zitello, Laura Catrani, Vittorio Nistri, Mauro
Corvaglia, Luca Olivieri etc.
La
musica espressa non segue uno stile unico, anche se essenzialmente gira attorno
al dialogo fra il violino di Erica Scherl e i fiati di Evaristo Casonato, coesistono
orchestrazioni e un insieme di generi come l’Avant-Metal, il Folk medievale ed
il Jazz. L’artwork contenuto nel formato cartonato è ad opera dello stesso
Milano, con la partecipazione dei grafici Paolo Rosset e Marco Latagliata. Esso
è composto da quattro dipinti in bianco e nero che ben trasudano il lavoro
sonoro contenuto all’interno definito dallo stesso autore “Un monolite oscuro
ma dalle tante sfaccettature”. Ci sono anche quattro stick questa volta a
colori che praticamente rovesciano in maniera ironica il significato della
copertina accompagnando l’ascoltatore verso la follia, a voi il piacere di
scoprirli, su questo non vi rovino la sorpresa.
Il
soprano Laura Catrani incomincia il viaggio nel suono decantando le parole con
intensa veemenza attraverso una impostazione più che esemplare, conducendo
verso un suono psichedelico ed oscuro ricolmo di rumoristica.
L’oscurità
ammanta la mente.
Il
basso roboante di Andrea Grumelli si staglia all’inizio di “How Hard Tune!”, un
breve concerto cameristico avvolto da un gioco di voci al limite del logico, la
follia comincia a prende piede. Il passo è breve, il fatto si compie con
“Variations On The Jargon”, uno dei brani più interessanti che mi sia capitato
di ascoltare in questo 2021, denso di ricerca vocale, Metal in stile Celtic
Frost periodo “Into The Pandemonium” il tutto sopra una ritmica free style.
Milano con la voce fa ciò che vuole.
Ne
“Il Barbiere Degli Occhi” si apprezzano i testi visionari come ad esempio in
questo estratto:
Fuori dalle scuole,
nei luoghi di culto,
per pozzi sì bui,
sono il Creatore più
grande,
chi confonde le mappe
di astri e labirinti,
delle vene e dei geni,
delle frecce scoccate
da Dèi troppo stanchi.
Ma le parrucche le più
richieste sono,
arcobaleni di fogge
oblique e rette,
a caccia di
consolazioni dolci,
allucinazioni selvagge,
un collasso di gioia.
Tutto
è recitato, narrato, cantato, accennato, sussurrato dalla voce malleabile
dell’artista.
“Con
Dedica” è arrangiata assieme a Stefano Giannotti e Gianni Lenoci, coesistono richiami
al passato sia nella musica che nel canto. Il flauto in conclusione dona una
parvenza di serenità al tutto ma è una breve illusione, “Senza Ritorno” si
palesa in una sequenza di coralità tonali decisamente non convenzionali.
Apprezzabile il gioco degli effetti stereo che dona all’ascolto un piacere in
più.
“La
Scatola” possiede una metrica lirica ricercata su di una musica orchestrata e
bene arrangiata da Andrea Quattrini, Stefano Ferrian, Stefano Giannotti e
Ulisse Tonon. Facile avere visioni all’ascolto, la musica porta a questo, le
immagini oniriche trasportano dentro il racconto. A questo punto dell’album si
può dire che l’ascoltatore comincia a socializzare con la follia che sembra
divenire sempre più normalità.
Che
la bestia non sia poi così nera?
“L’Ultima
Sigaretta (Fantasmi Ad Argun)” è diabolica, le voci che circondano il nostro
cervello preso d’assalto brandiscono sembianze di un nuvolo di zolfo più che di
fumo, questo grazie ai tornelli di voce. Fa capolino anche il Mellotron,
suonato da Marco Lucchi. Le atmosfere si
quietano con “Idiota/Autoritratto (Tadzio’s Death)”, melodicamente più presente
rispetto al materiale ascoltato sino ad ora. La breve durata lascia subito
spazio alla sarcastica ed aritmica “Ho Gettato Mio Figlio Da Una Rupe Perché
Non Somigliava A Fabrizio Corona)”, canzone geniale nella sua complessa
semplicità, nenia annessa, si non ho sbagliato a scrivere perché il sentiero
dell’ascolto una volta intrapreso mi conduce a questa riflessione. Ed ecco una
citazione di “Mamma Mia Dammi Cento Lire” che rende il tutto decisamente
paradossale, ciò avviene in “PT II: Cento Vite”. Nella terza parte del brano
intitolata “Il Coro Dei Critici All’Ultima Sponda Del Commiato” ci si sente
circondati e tutto comincia a ruotare intorno a noi, voci, suoni, imitazioni
(Maurizio Costanzo compreso), ma la musica?
Ce la possiamo anche dimenticare, al contesto non serve. La voce
protagonista in tutto e per tutto ribolle in ogni dove fra genio e sregolatezza.
La destabilizzazione raggiunge vette elevate anche in “Sabbia Scura”,
impreziosita dai testi di Salvatore Lazzara.
“Del
Mondo Gli Occhi (New Moses)” è breve, ma poco più di un minuto basta per
apprezzare ancora una volta la voce di Laura Catrani. Nobili citazioni in
“Nyama (Gettarsi Oltre)”, quelle tratte da “Una Strana Zingarella” di Dino
Campana e “Profezia” di Pier Paolo Pasolini, il violino di Erica Scherl pensa
al resto, tanto da sembrare dotato di parola. Oboe e fiati aprono “La Montagna
E Il Trono” in un gioco di percussioni burlesco, un ambito solo in apparenza
sgraziato ma che nell’insieme ha una sua armonia logica, qui Milano ancora una
volta tesse una tela di voci che cattura noi povere prede. A chiudere “Out Let
– Viae Di (S) PHjga”, di certo l’ironia non manca, ma con queste atmosfere c’è
poco da ridere.
Tantissime
le sorprese, di certo non ve le ho svelate tutte perché “Incidenti, Lo Schianto”
è un vero e proprio caleidoscopio sonoro. Alla fine dell’ascolto si esce
storditi, sfiniti, Nichelodeon ci ha condotto nel suo mondo sonoro e se non gli
tenete la mano rischiate seriamente di perdervi all’interno, la follia va
condivisa, ma mai restare soli… Guai!
Ogni
brano è dedicato a una persona, mentre l’intero album è rivolto al ricordo del
suo amico e maestro Gianni Lenoci e al giornalista di Rockerilla Enrico
Ramunni.
INFO:
A dicembre 2021 uscirà una versione vinilica limitatissima in 10 copie (ma pur
disponibile in formato digitale su Bandcamp e Spotify).
Il
lato A presenta:
"Ho
Gettato mio Figlio da una Rupe perché non Somigliava a Fabrizio Corona"
(extended version)
Videoclip/performance:
https://www.youtube.com/watch?v=h11J8C86vuk
Il
lato B:
"Ho
Gettato Fabrizio Corona da una Rupe perché non Somigliava a mio Figlio"
La
composizione è tale affinché le due tracce siano concepibili come consecutive
in un unico ciclo indefinito pari ad una lunga suite di 26 minuti divisa in due
capitoli, ciascuno da 13 in modo speculare.
MS
Nessun commento:
Posta un commento