Deafening Opera
DEAFENING
OPERA – Driftwood
Autoproduzione
Genere:
Hard Prog
Supporto: cd – 2021
In
passato ho già avuto modo di tessere lodi a questo gruppo estrapolandone le potenzialità
effettive al riguardo. Il gruppo proveniente da Monaco è composto oggi da Moritz
Kunkel (chitarra, piano, cori), Thomas Moser (chitarra), Christian Eckstein
(basso, cori), Adrian Daleore (voce) e Konrad Gonschorek (batteria).
Nel
loro sound miscelano differenti stili, quindi in definitiva rientrano a pieni
voti nel calderone del Progressive Rock. Innestano Jazz, Folk, Rock, per un
risultato di ricerca ma al contempo molto orecchiabile. Uno dei pregi della
musica dei Deafening Opera è proprio quello di dare rilevanza alla melodia,
quindi una ricerca a favore della canzone da ricordare, da cantare e non fine a
se stessa travolta da un inutile tecnicismo di base. Con “Driftwood”
raggiungono il traguardo del quarto album in studio e si evince all’ascolto la
maturazione artistica così come una crescita di personalità acquisita di anno
in anno con consapevolezza. Vi posso assicurare che è molto più difficile
scrivere canzoni che abbiano all’interno suoni che possono far cantare
piuttosto che lunghe suite piene di improvvisazioni e di assolo, tuttavia
questa è una scelta che può essere più o meno condivisa dagli amanti del Prog.
Nessuna
suite quindi, ma otto canzoni di media durata che posso semplificare in una
media di cinque minuti l’una.
Con
il breve acustico strumentale “Murghab Morning” inizia il percorso
immediatamente evidenziato dagli ottimi arrangiamenti e le tastiere dell’ospite
Tilman Eispert che conducono a “25.000 Miles”. Bella la voce di Adrian Daleore
che si avvicina molto alla teatralità del Neo Prog, qui la canzone mi fa tornare
alla memoria certi giri armonici della band svedese Ritual per chi dovesse
essere a loro conoscenza. Con un swing ruffiano dal profumo jazz si presenta
“Snowman’s Meadow”, impossibile tenere ferma la gamba a seguito del ritmo da
accompagnare. Con “Outlaw Feline” si fa un salto nel Folk sudista americano
impreziosito da interventi Rock raffinati, la musica intesa come un gioco e lo
scopo è il divertimento. Non manca la ballata acustica qui intitolata “As Night
And Day Collide” con voce e piano, un momento toccante e allo stesso tempo
riflessivo.
Alexandra
Stovall è la voce femminile in “Farewell Kiss”, altro frangente dall’ampio
respiro che all’ascolto fa socchiudere inevitabilmente gli occhi. Con i suoi
sei minuti abbondanti “Man And Machine” è la canzone più lunga dell’album e
anche la più Progressive sotto molti punti di vista, annessi i cambi di tempo,
qui si sente anche un poco l’influenza di Steven Wilson, artista che con i suoi
progetti Porcupine Tree, No Man, Blackfield etc. ha contaminato molto del Rock
Prog moderno. Il percorso si conclude nuovamente in maniera acustica con
“Little Stone”.
“Driftwood”,
quando la semplicità è la carta vincente. MS
www.deafening-opera.de
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