Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 6 marzo 2021

Cast

 

CAST – Vigesimus
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2021




I messicani Cast sono una vera e propria istituzione per il filone Neo Prog mondiale. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi della loro fondazione che risale a 43 anni fa. Invece ne sono passati quattro  dal bellissimo disco “Power Out Outcome”, consigliatissimo sempre. La band come al solito è numerosa composta da Bobby Vidales (voce), Lupita Acuña (voce), Claudio Cordero (chitarra), Luis Alfonso Vidales (tastiere e compositore), Roberto Izzo (violino), Carlos Humarán (basso)  e Jose Antonio Bringas (voce).
Ancora una volta gli occhi cadono su quella copertina che più Neo Prog non si può, a ricercare grazie ai colori e al jester che accompagna il genere oltre che la band, il fans affamato di queste deliziose sonorità.  Essa non mente, così come non mentono i musicisti in questione, i quali si gettano anima e corpo in composizioni che hanno anche il privilegio di arricchirsi in alcuni casi di sinfonie orchestrali.  Dieci sono i brani contenuti in “Vigesimus”, fra durate brevi, medie e lunghe come in quattro mini-suite di dieci minuti. Risiedono anche tre strumentali, il primo apre il disco e si intitola “Ortni”. Vigorosità e tecnica strumentale accolgono l’ascolto in un barcamenarsi di scale sonore e sinfonie che inevitabilmente fanno venire alla memoria quelle dei maestri Arena, specialmente nell’uso della chitarra elettrica. Suono pieno, arioso, proprio come piace al Prog fans, e fuoriesce con impeto anche l’animo messicano. Senza pausa inizia “Black Ashes And Black Boxes” in perfetto stile Cast, impreziosito da archi. Il ritornello chiaramente ruffiano ben si aggancia al resto del brano sempre nutrito e sostanzioso di ritmica.
Il pianoforte e voce aprono la prima mini suite “The Unknown Wise Advice”, semiballata intensa e narratrice onirica di sensazioni  benefiche. Importante per l’esito del risultato il recitato vocale, come genere esige. Intensità anche nei cambi umorali, la band sa come tenere alta la concentrazione sull’ascolto, l’orchestra fa il resto. Forti i richiami ai Genesis, specialmente nei giri di piano, poi quando parte la chitarra elettrica i brividi scorrono inesorabilmente repentini sulle nostre braccia. Suoni intramontabili eseguiti con una tecnica davvero invidiabile, un pezzo che ti rovescia dentro  come un calzino. “Another Light” in meno di quattro minuti quieta le acque per lasciare spazio al secondo pezzo strumentale intitolato “Manley”, più ricercato, lanciato verso sonorità più grevi e nervose. Tastiere “Marillioniane” introducono a “Location And Destination”, altra canzone ricca di cambi di tempo interpretata come un pittore dipinge la propria tela. I colori sono forti, passionevoli, grazie anche alle coralità femminili, ma soprattutto al frangente strumentale conclusivo.
“Crossing” è un viaggio nella discografia annosa della band, con annessi richiami a certe soluzioni che tuttavia restano sempre fresche e gradevoli, la parte strumentale questa volta si svolge all’inizio del brano e dieci minuti volano in un istante.
Il disco va in crescendo qualitativo, il trittico “The March”, “Contacto” e “Dreadging To The Higher Plane” è tutto quello che un gruppo Neo Prog deve saper donare. Piano e voce nuovamente in “The March” sostenuti dagli archi che alimentano sogni e voli pindarici in una sorta di lunga ballata alla Clive Nolan (Pendragon, Arena, Shadowland, Strangers On A Train etc.). E poi via verso “Contacto”, quasi undici minuti suddivisi in tre parti strumentali. Ancora una volta la chitarra elettrica è il jolly del movimento sonoro. Molto classicismo nel pentagramma, tanta musica per la mente.
La chiusura spetta a “Dreadging To The Higher Plane”, compito gravoso dopo cotanto splendore, eppure l’ultima mini-suite compie il proprio compito con dignità e personalità.
Qui non si tratta più di maturità, si va ben oltre, i Cast hanno la consapevolezza dei propri mezzi ed un gusto per la composizione davvero spiccato ed elegante. Il disco è dedicato alla memoria di due compagni di viaggio musicali, Dino Brassea e Enrique Slim, ma anche ad Ana Luisa Vidales. Se amate la buona musica e non guardate l’etichetta, qui c’è molto materiale per godere, quando il suono ti mette in pace con il mondo e diventa semplicemente arte. Caspita, è Neo Prog sinfonico! MS




2 commenti:

  1. I Cast non rappresentano il sud America anche se hanno una lunga storia alle spalle. C'è di molto meglio nel prog sudamericano, uno tra tanti i motivi BUBU che sono tornati un po di tempo fa con un secondo disco micidiale.

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    1. Ho detto che sono una istituzione,non che rappresentano il Sud America, anche se fosse non mi sembra lontano dalla realtà. Certo, gli argentini BUBU sono eccellenti, ho i loro due dischi (bello quello del 2018), preferisco leggermente di più il primo "Anabelas". I cast sono sulla scena da molto tempo, anche se seguono il filone Neo Prog. Ci svecchiamo un pochettino no? Ahahahah. Ciao e grazie.

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