Speciale ANTILABE'
ANTILABE’ – Diacronie
Genere: Folk – Jazz Prog
Supporto: cd – 2010
Gli
Antilabè sono di Treviso e l’embrione del gruppo si forma nel 1993. Dopo
l’esordio targato 1997 dal titolo “Dedalo” (Tring), è la volta di “Diacronie”,
album di musica totale che spazia dalla World al Jazz, passando per il Folk e
quindi racchiusa nel calderone del cosiddetto Rock Progressivo. Il disco è
suonato da Carla Sossai (voce), Luca Crepet (batteria), Adolfo Silvestri
(basso, chitarra, contrabbasso, bouzouki), Luca Tozzato (batteria) e Marino
Vettoretti (chitarra, synth guitar).
Antilabè
è il nome di un soldato combattente a Sparta ed in greco il nome significa
“impugnatura”, probabilmente riferita al suo scudo di battaglia. Il
concepimento sonoro come detto, spazia in differenti territori multietnici, con
un cantato ricercato fra esperanto, Maja, dialettale ed italiano. Un affresco
sonoro colorato proprio come la copertina che ben lo rappresenta ad opera di
Paolo Bressasn. Nel disco si avvalgono della presenza di numerosi special
guest, fra i quali spiccano l’americano Mike Applebaum, tromba principale
nell’orchestra del maestro Ennio Morricone, e Vittorio Matteucci alla voce, artista
eclettico presente anche in musical di successo quali Notre-Dame de Paris e I Promessi
Sposi.
Dodici
storie ad iniziare da “Esperi” con Mike Applebaum e tanto calore sonoro, quasi
accarezzati da reminiscenze world, dove la terra racconta e insegna.
Con
la voce di Stefano Dall’Armellina giunge “Come Un Canto”, canzone spensierata,
ricca di percussioni e molto cantautorale, il duetto vocale con Carla funziona
ed il tutto su un testo in lingua italiana. Ancora sole in “Indionimago”, nello
specifico il calore sembra provenire dal
Brasile, il viaggio mentale si intraprende in un attimo. Percussioni aprono
“Deserto” e qui il sound è jazzy, da sottolineare anche l’interpretazione
vocale di Carla Sossai, davvero ottima interprete dei testi con modulazione
malleabile a seconda della necessità del caso.
Riuscite
ad immaginare i Maja in versione Jazz? Gli Antilabè si adoperano anche in
questo settore regalandoci “Quetzal”. In questo brano apprezzo le coralità che
in me richiamano reminiscenze anni ’70.
Tradizioni
partenopee, odore di vicoli intrisi di sugo con la pummarola in pentola, finestre
che si aprono e persone che si parlano da un balcone all’altro mentre stendono
panni, tutto questo ed altro che la vostra fantasia può sprigionare all’ascolto
di “Notte Partenopea”. Musica che mette gioia e che ancora una volta presenta
una cartolina ben distinta della nostra terra.
Si
sogna ad occhi aperti in “Hadaha As-Sabah II”, il suono del vibrafono incanta.
E a proposito di sogni, una fisarmonica apre “Danza Invisibile”, fantasmi e
spiriti della notte danzano per noi.
Non
svelo altro in quanto la musica degli Antilabè va scoperta capitolo per
capitolo.
“Diacronie”
è un disco che narra la storia dell’uomo in senso generale, la sua terra e la
cultura, il tutto in maniera professionale perché i musicisti sono davvero di
spessore tecnico elevato e aggiungo suonato anche con garbo, senza mai alzare
troppo i toni.
Dicono
nel libretto del cd: “Diacronie, alla scoperta del passato per vivere il
presente e sognare il futuro”…Davvero! MS
ANTILABE’
- Domus Venetkens
Lizard
Records / G.T. Music Distribution
Genere: Folk – World Prog
Supporto: cd - 2018
Venticinque
anni di carriera musicale oggi come oggi è un traguardo davvero importante e i
trevigiani Antilabè raggiungono questo obbiettivo probabilmente con il disco
più interessante: “Domus Venetkens”.
Lo
sforzo creativo è notevole, ne scaturisce un concept che narra la storia dell’antico
popolo veneto. Racconta la leggenda che il popolo Enetioi (o Venetkens) parta dall’Asia
Minore per giungere alle attuali coste venete per insediarsi e fondare alcune
città. La suite musicale ispirata da questa trama è tratta dal libro che Adolfo
Silvestri (basso) sta scrivendo, un fantasy/storico che viaggia nel tempo, dal
1700 d.C. al 1256 a.C..
Anche
in questo caso, come è accaduto per l’ottimo “Diacronie” (2010 –
autoproduzione), le lingue utilizzate nel canto di Carla Sossai sono
differenti, dal veneziano del 1700 all’illirico raguseo del 1400, oltre che
griko salentino su ritmi balcanici e mediorientali.
Ad
oggi il gruppo viene completato da Luca Crepet (Batteria, percussioni,
vibrafono), Graziano Pizzati (pianoforte, tastiere), Luca Tozzato (batteria) e
Marino Vettoretti (chitarra, synth guitar, flauto). Anche in questo caso non
esulano ospiti qui del calibro di Elvira Cadorin (voce), Piergiorgio Caverzan
(clarinetto, sax) e Sara Masiero (arpa celtica).
Molta
carne al fuoco dunque da ascoltare, ma anche sostanza per le mani e per la
vista, il cd viene presentato in una edizione cartonata accompagnata da un
libretto davvero ben confezionato con tanto di testi, fotografie e spiegazioni.
La grafica di Laura Nardelli avvalora il progetto intero rendendolo completo e
donando lui quel tocco di “Prog” che un amante del genere percepisce al primo sguardo.
La
musica scritta da Graziano Pizzati inizia con il pianoforte, come un narratore
delicato accompagna l’ascoltatore nel viaggio in “Enetoi” nella Venezia del
1559. Viene fuori un antico segreto di cui gli Enetoi ne sono custodi gelosi. Le
tastiere donano quel tocco di “progressivo” che ben si incastona con la musica
ricercata fra il Jazz e il folk/world. Un festoso carnevale giunge magicamente
nel brano “L’e’ Riva Carnoval”, ispirato dalle “Canzonette Veneziane Da Battello”
del settecento. Gli strumentisti dimostrano ancora una volta di essere in
possesso di una tecnica strumentale individuale notevole, ma mai sparata li in
inutili virtuosismi, bensì badando alla sostanza emotiva. Gli assolo
strumentali risultano essere sempre gradevoli e aggraziati, trapelando basi
solide di studio. “Ignote Visioni” è un momento quasi del tutto strumentale nel
quale il concetto si può evincere.
Bosnia
1463, “Glavize Visokoska” racconta della ricerca di un simbolo misterioso, la
musica storica che scaturisce dagli strumenti degli Antilabè ne è ottimo
supporto, in qualche frangente anche giocoso. Breve strumentale “In Balia Dei
Flutti” per giungere naufraghi sulle coste bizantine, ed è “Orria Festa”. Esso
è quasi un saltarello, musica tradizionale miscelata con alcuni passaggi più
moderni, legati dalla bella voce di Carla. Altro breve strumentale in “Ionios
Kolpos” , movimento che si lascia trasportare ed alzare in volo dalle note del
pianoforte e del basso, esso porta a “Yi Eleuthera”, battaglia navale del 480
a.C. per la libertà.
In
questa lunga suite c’è meno jazz rispetto ai lavori passati del gruppo, anche
se di tanto in tanto affiorano alcuni movimenti, tuttavia lo stile è ben
marcato, la personalità è calcata, per meglio dire “radicata”. Ottima l’interpretazione
vocale dell’ospite Elvira Cadorin, vibrata quando serve e con un controllo estensivo
ragguardevole. Si giunge quasi alla fine del viaggio, con la strumentale “Pythia”
e “Gangra”, canzone più lunga della suite con i suoi quasi otto minuti lo
conclude. 1256 a.C., il ritorno alle origini nella città dai tetti dorati.
“Domus
Venetkens” è uno sforzo artistico gradevole sotto molteplici aspetti, elegante
in tutto e scorrevole nell’ascolto, gli Antilabè la sanno lunga e la sanno pure
raccontare. MS
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