Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

lunedì 9 novembre 2020

Il Tusco

 

IL TUSCO – Abbandonare La Città
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Rock
Supporto: cd – 2020




Come sappiamo tutti perché lo stiamo ancora vivendo in diretta, il Covid ha reso la nostra vita molto più difficile, settaria e in alcuni frangenti addirittura monastica. Tutto si è ripercosso soprattutto contro il mondo artistico, in cui il distanziamento ha fatto da mannaia fino a bloccare ogni tipo di evento. Il musicista che vive di concerti è il primo ad aver subito questo interminabile torto. Durante il lockdown molti si sono riversati sui strumenti per ingannare questo tempo di reclusione, creando molto, ad esempio il cantautore valdostano Diego Tuscano in arte Il Tusco ha pensato e composto “Abbandonare La Città” proprio come una sorta di fuga dalla realtà, per ritrovare nella musica la purezza dell’infanzia.
Apprezzato artista nella band SanniDei, Il Tusco realizza da solista nel tempo tre album a partire dal 2015 sino a giungere oggi a questo quarto capitolo formato da otto tracce sonore. L’album viene registrato nel giugno 2020 e potete capire dopo un lungo periodo di astinenza sonora quello che si può provare nel ritrovarsi assieme e poter suonare guardandosi negli occhi. La gioia è immensa e questa si ripercuote inevitabilmente sull’esito del lavoro. Gli autori di questo incontro sono Diego Tuscano (voce), Gianluca Chamonal (batteria), AleAlle (basso) e Erik Noro (chitatra).
Il Rock proposto è elegante, non mancano sia riferimenti al passato che al presente, uno sguardo a 360 gradi nel mondo del Rock e nelle basi del Blues.
Riff classici riversati in “L’Ultimo Film Porno”, brano apripista dell’album con un solo di chitarra che spettina per intensità. Qui siamo sul classico, un territorio sonoro rassicurante e comunque ruvido come sapeva fare il grande Ivan Graziani nei suoi momenti migliori. Perché il Rock è questo, semplicità e sincerità, ed il concetto è assolutamente amplificato in “Abbandonare La Città”, vero pezzo che potrebbe risiedere nella discografia del rocker abruzzese/marchigiano. “Dolce Sorriso” ha un sapore più vintage, Il Tusco ne è buon interprete vocale con la sua voce pulita e mai sguaiata.
Scusate se ritorno a parlare di Ivan ma “Strada Contromano” per un fans come me è un pugno nostalgico allo stomaco. Questa è una ballata non scontata, ricercata ed elegante con quel velo di malinconia che si posa sulla mente come un banco di nebbia. Ritorna il ruvido e quatto Rock  in “Animaccia Mia”, testi non scontati con metriche differenti, un insieme rispettoso del genere senza mai risultare banale, un pregio grande difficilmente riscontrabile oggi. Otto minuti per uno dei spaccanti più alti dell’intero lavoro. “Mostro” è un bello sberleffo irriverente, una storia schietta ricca di passaggi sonori che fanno da evidenziatore al tutto il concetto.
Fuoco alle polveri con “Dosi Omeopatiche”, vi ritroverete a muovervi durante l’ascolto a vostra insaputa, magia del Rock. E per concludere “Il Trionfo Di Hobbes”, brano ricercato, suadente, mutevole e perché no anche psichedelico in alcuni momenti. Apprezzo molto il solo di basso, finalmente qualcuno che lo registra! Quando la chitarra elettrica parte c’è di che godere per l’atmosfera creata.
Sono passati 45 minuti come fossero stati 5 e questo già basta per farvi capire che disco è “Abbandonare La Città”, ed ora scusatemi che vado a premere di nuovo play. MS




4 commenti:

  1. Ivan Graziani era di Teramo poi cresciuto artisticamente a Milano. Dunque artista abruzzese e non abruzzese-marchigiano.

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  2. Marchigiano perhè la parte della sua vita l'ha passata a Novafeltria, dove poi è seppellito. Se vai a vedere su Speciali ne ho fatto uno su di lui.

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  3. una volta parecchio tempo incontrai ivan graziani ad un ristorante esattamente Il Poggio a Roma appena sotto il raccordo anulare fu un colpo per me, perchè in pratica era seduto ad un tavolo dove ero io e lo riconobbi solo dopo essermi alzato , l'unica volta in cui lo vidi.

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  4. Caspita, peccato, potevi scambiarci due parole...

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