Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

mercoledì 15 febbraio 2012

Jaugernaut

JAUGERNAUT (AD) - Contra-Mantra
Progrock Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog Rock / AOR
Support: CD - 2005 (2008)




La casa editrice Progrock Records si adopera nel presentarci questa ristampa del gruppo americano Jaugernaut (A.D.). Questo in realtà è il loro terzo ed ultimo disco registrato nel 2005 dopo “Jaugernaut” (1980) e “Take Em There” (1983). La storia della band, formatasi verso la fine degli anni ’70, è tortuosa e colma di defezioni, tanto da far sparire le loro tracce dopo il secondo disco, con l’aggravante di essere stati vicino anche ad un buon successo commerciale. Ali tarpate dunque, ma nel 2005 Jim Johnston ritorna a scrivere brani , colpito dall’interessamento della gente nei confronti della band manifestato su internet. Johnston scrive quest’ora di musica praticamente da solo e la suona altrettanto, solo con l’ausilio di due chitarristi, quali Jim Branner e Marty Prue.
Un connubio fra Prog, Aor e Pomp Rock, dove Genesis, Styx e Kansas si incastonano fra di loro con incredibile naturalezza. Brani misti dunque, si spazia dai quindici minuti di durata fino ai canonici cinque. Apre la minisuite “Anthem”, tastieristica, camaleontica e con un cantato variegato dai piccoli richiami ai Queensryche. Ovviamente la componente Prog qui è più marcata che in altri momenti. Le chitarre si lasciano andare in scale davvero interessanti, le melodie poi sono la carta vincente di questo piccolo gioiello sonoro. Verso la metà del brano si volta pagina, la ritmica si fa più vivace e spensierata, Johnston si diverte a colpire l’attenzione dell’ascoltatore spezzando di netto l’ascolto. Tredici minuti che volano in un attimo. Collegato ad esso subentra “The Damage Is Done”,con un intro quasi elettronico, ma dallo svolgimento tipicamente AOR. Il ritornello è di quelli che si stampano nella mente, contagioso ed arioso, a questo punto i Jaugernaut non sembrano quasi più loro.
La fantasia compositiva dell’artista viene ancora di più sottolineata da “Better Living Thru Anarchy”, canzone spiazzante dal primo all’ultimo minuto, dove moderno e classico si fondono in un connubio solo apparentemente stridente ed incompatibile. Per ritornare in territori Progressivi bisogna giungere alla minisuite “Doing It The Hard Way”. Ancora una volta le tastiere ed i samples ringiovaniscono l’ascolto rendendolo spumeggiante e allegro, proprio come i solo di chitarra di Marty Prue. Effetti sonori, voci, pioggia e tant’altro allestiscono lo spettacolo per l’orecchio. Bellissima soprattutto la melodia della chitarra classica. Il pezzo poi esplode in tutta la sua grandezza nel proseguo, intersecandosi in ambienti Pomp. Forse a molti degli ascoltatori questi cambi di stile potrebbero risultare fuorvianti ed incoerenti, invece personalmente li ritengo migliorie all’insieme del disco.
La fantasia Johnston ne ha da vendere, nulla è scontato nella sua musica, malgrado alcuni richiami troppo seventies come in “Vanity”. Il nuovo ed il vecchio, il dolce ed il salato, un ascolto poco attento potrebbe non far cogliere le numerosissime sfumature da esso esposte, per cui bisogna necessariamente ripetere gli ascolti prima di dare un giudizio definitivo. Ancora allegria in “A Different World”, chitarre più potenti ed un cantato questa volta simile a quello del mitico Roger Chapman dei Family. A seguire e collegata la conclusiva “All I See Is Gray”, una piccola perla sonora, dolce ed ariosa.
Difficile credere che un disco del genere possa avere successo commerciale, trovandosi troppo a metà strada fra stili differenti, ma come ho gia detto, il bello è proprio questo. Di musica cartacarbone ne è pieno il mondo, per cui bravo Johnston e brava ProgRock Records per averci dato quest’ora di cristalline emozioni. MS

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