Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

giovedì 4 novembre 2010

Intervista LE ORME

INTERVISTA ALLE ORME risponde Aldo Tagliapietra
Di
Massimo Salari





Ciao Aldo, so che vieni da due serate contigue, Venezia e Napoli, sarai anche stanco no?
Ma no, figurati, è un piacere, vai tranquillo…
Bene, allora iniziamo questa nostra chiacchierata: La bellezza della vostra musica sta nel fatto che il materiale del 2004, ossia “L’Infinito”, sposa alla perfezione con quello degli anni ’70. E’ perfettamente incastonato con i vostri classici, pensi che anche quest’ultimo vostro lavoro possa divenire un classico?
 E’ difficile dirlo, pensa che anche “Felona e Sorona” per noi è stata una sorpresa, nel senso che è difficile capire se qualcosa durerà nel tempo o meno. E’ chiaro che noi ce lo auguriamo anche perché questa trilogia qui (“Il Fiume”, “Elementi”, “ L’infinito” ) la riteniamo molto ispirata con dei passaggi molto validi. Comunque dopo l’esperienza di “Felona e Sorona” ritengo che ci siano tutte le prerogative. E’ il tempo poi che decide, non ci crederai ma ci teniamo di più a questa trilogia che a “Felona e Sorona”, anche la gente ce lo dimostra nei concerti. Non ci aspettavamo questo responso di pubblico nei confronti del nuovo materiale.
A proposito di “Felona E Sorona”, nella vostra esibizione il concept si arricchisce ancora di più in freschezza, sembra una suite senza tempo, qual è il segreto? Se non sbaglio anzi, mi ricordo che la critica di allora non lo premiò neppure con elogi….Si, devi sapere che il periodo musicale che abbiamo vissuto, quello più importante fra il 1970/71 fino al 1975/76 è un periodo arrivato dopo il famigerato ’68, quindi tutto quello che succedeva era soggetto ad una critica spietata, proprio per una mentalità di critica che si era radicata. Dovevano trovare il pelo sull'uovo a tutti i costi. Se tu vai a vedere tutte le riviste di quegli anni li, nessun giornalista parlava bene, perché c’era questa “moda” di criticare comunque in qualche modo l’operato dell’artista. Adesso questo modo di fare non c’è più , sono cambiati i tempi, è cambiata la generazione, quindi adesso è molto più facile che i giornalisti ti facciano elogi.
Infatti, ricordo poi che c’erano le famigerate invasioni di palco, negli anni ’70 la gente voleva la musica gratis, in quanto secondo loro, la musica era una cosa impalpabile , non fisica per cui non volevano pagare un qualcosa che poi non potevi portare via.Si, mi ricordo che c’era sempre quel gruppuscolo di persone che gridavano “Musica libera” etc etc e gli organizzatori erano costretti alla fine a farli entrare gratuitamente, altrimenti spaccavano tutto! C’era un clima non facile.
Poi chi era di sinistra in qualche modo riusciva a tamponare questa contestazione, anche se non sempre. Ricordo il concerto shock per De Gregori il quale fu assalito sul palco dai soliti invasori e lui cercò in tutti i modi di placare gli animi dialogando. Ma voi come avete fatto a non invischiarvi in questa ragnatela politica?
Noi non ci siamo immischiati perché, prima di tutto eravamo presi dalla musica, dal fare musica e più di tanto non abbiamo ne seguito e ne partecipato. Questo nostro comportamento ha avuto un lato positivo perché non ci siamo mai schierati da nessuna parte, ma anche un lato negativo perché a quei tempi li bisognava per forza, nella mentalità, essere di sinistra ed essere impegnato politicamente. Il risultato? Se guardi i libri musicali, le riviste musicali, non solo di allora, ma anche di oggi, vedi che non abbiamo goduto della stima da parte di questi giornalisti. Hanno dato più risalto ad altre band. Per carità, tanto di cappello, sia chiaro, ad esempio gli Area, il Banco etc hanno avuto più luce rispetto a noi. Noi non facevamo parte del movimento Cultura con la “K” di quegli anni. Secondo me questa cosa non è giusta, ripeto, senza togliere nulla agli altri, non è giusto che nelle enciclopedie ci siano 5, 6, 7 pagine per dirti sugli Area e noi relegati ad un articoletto.
Io non credo che voi siete stati da meno, in molte enciclopedie venite menzionati il giusto….
Però, devi sapere che erano quasi tutti giornalisti così e che il loro giudizio era subordinato a questa cosa qua. Politicizzazione chiamiamola così.
Oggi questa contestazione non c’è, una volta volevano la musica gratis , ma in fin dei conti la maggior parte delle persone pagavano, oggi invece non contesta nessuno, ma scaricano la musica gratis da internet! Non è più grave?
E’ vero che i giovani hanno la musica gratis e che questo ha portato quasi alla morte delle case discografiche. Un discografico fa fatica a sopravvivere, però c’è una cosa da dire, il vero amante della musica non scarica, perché vuole in qualche modo contribuire alla sopravvivenza della qualità della musica. È anche un ascoltatore di dischi di categoria “A”, cioè non si sofferma al file compresso mp3, vuole la pura qualità sonora del cd originale. Il suono è fondamentale per l’amante della musica. Se mi faccio la barba, allora ok, va bene ogni tipo di supporto tecnologico, anche l’MP3, ma se devo ascoltare un disco me lo compro originale, perché non voglio che sia “musica compressa”. Mi piace ascoltare l’alta qualità, come la produzione vuole. Oggi però viviamo in un mondo dove la qualità non frega più niente a nessuno, di conseguenza anche in questo settore c’è decadenza. Umberto Eco ha detto “ Siamo una società che si sta imbarbarendo” ed è vero. Le cose di qualità sono sempre più rare e la gente, soprattutto i giovani, non contestano, sembra che tutto gli vada bene. Va bene le cuffiette, l’MP3, ma io personalmente voglio sentirmi coinvolto al massimo dal suono. È la conseguenza del progresso, la tecnologia va avanti, porta quantità di cose, ma la qualità non c’è più. Tutto quello che passa la radio è recepito dal pubblico senza troppo pensare. Non ci si sofferma ad ascoltare qualcosa di più impegnativo e qui nel calderone non metto solo il Prog, ma anche la musica classica, insomma non sembrano più i tempi del soffermarsi all’ascoltare.
In Italia, oggi, un gruppo di Progressive Rock, può vivere con la propria musica?Assolutamente no! I ragazzi anche se sono amanti di musica Progressiva oggi sono troppo immediati. Noi suonavamo perché volevamo diventare dei musicisti, ci piaceva suonare, era il nostro obbiettivo indipendentemente dai soldi. Non era per diventare famosi, o ricchi, capito? Oggi ci sono obbiettivi completamente differenti dal 1970. Il gruppo giovane adesso vorrebbe subito andare in televisione, diventare famoso e ricco. Sto generalizzando ovviamente, ma è l’approccio al mestiere che è sbagliato. E’ cambiato il mestiere del musicista! Molti farebbero carte false per diventare famosi e questo è anche il motivo per cui nascono certe trasmissioni ,come ad esempio “X Factor”, oppure “Amici”. Quando vedo dei ragazzi giovani con delle votazioni , inorridisco! Noi in Italia, diamo il voto a tutto. Abbiamo ancora dentro la cultura dell’Arena, come nell’antica Roma ed il suo Colosseo. Mettiamo ancora oggi tutto dentro il Colosseo e diciamo: “ a te 10, a te 7 ….” E chi perde viene mangiato dai leoni! Non mi piace vedere queste trasmissioni che mettono voti, compreso il Festival Di San Remo. Non mi piacciono neppure Miss Italia, Miss Sorriso, Miss qua , Miss Là e le veline. All’estero non succede così! Tornando al Festival Di San Remo, l’Italiano ce l’ha nel sangue, è un cult! Non si tocca, la votazione è sovrana. Ovviamente il giovane d’oggi questo non lo recepisce, io parlo della mia generazione che non accetta questo modo di fare. Mi ricordo una volta negli anni ’80 siamo stati costretti dalla nostra casa discografica a partecipare a “Una Rotonda Sul Mare”, un programma di allora dove c’erano musicisti messi in competizione. Eravamo noi contro il presentatore Corrado Tedeschi ecco, ha vinto lui! (e qui ci sbellichiamo dal ridere ndMax). Ha cantato una canzone e ha vinto! Ovvio che vince lui, il popolino vede in tv sempre a lui, mica Le Orme! Ecco, questo non ha alcun senso. A questo punto, capisci che è anche difficile dare dei consigli ad un giovane che si vuole mettere nel circuito. L’unico consiglio che vi posso dare , veramente dal cuore è andare avanti a spron battuto e credere in quello che si fa, anche contro il mare in tempesta. Portate avanti le vostre idee, non quelle degli altri!
Il DVD “Live In Pennsylvania” ha una scaletta strepitosa, ma mancano molti classici che vi hanno dato il successo commerciale. C’è solo “Gioco Di Bimba”, come mai?
Si, semplicemente perché era un Progfest, di conseguenza un prodotto sonoro mirato ad un pubblico prettamente Progressivo. Poi ovviamente cambiamo scaletta a seconda del concerto. Ci adeguiamo alle città e al pubblico a cui è rivolto. Siamo un gruppo Prog , ma abbiamo anche l’umiltà e l’onestà di comporre ballate di facile presa, certo non le andiamo a suonare avanti ad un pubblico preparato al Rock più complesso. Se facciamo una festa di piazza, non facciamo di certo il progressivo esagerato, sai benissimo che metà del pubblico se ne andrebbe….
Ti faccio un esempio, recentemente abbiamo incontrato i New Trolls in Mexico, loro che sono più portati alla canzone per antonomasia, quella più fruibile, la canzonetta insomma, avanti a quel pubblico quella sera hanno fatto il “Concerto Grosso” che non facevano da tempo.

Voi nella vostra storia musicale generalmente avete suonato nella formazione a tre elementi. Molta stampa vi ha sempre associato per questo agli Emerson Lake & Palmer, io sento in voi anche i Quatermass, sbaglio?
Come no! Certamente! Alla fine degli anni ’60 c’erano molti gruppi “triangolari”, soprattutto con l’organo. Non solo i Quatermass, i Nice ad esempio quelli di Keith Emerson, gli Atomic Rooster, quelli di Palmer e molti altri. Noi li abbiamo seguiti tutti, specialmente ciò che accadeva in Inghilterra. Seguivamo i Colosseum, “Valantine Suite” è bellissima, insomma eravamo molto attenti. Poi è accaduto che il nostro chitarrista ha dato forfait, a quel punto abbiamo dato ancora più attenzione a quelle formazioni a tre, ci siamo ispirati a molte band inglesi. Se ce l’hanno fatta loro, ci siamo detti, perché non dovremmo farcela noi? Agli inizi abbiamo cominciato a suonare pezzi dei Nice, dei Quatermass, proprio per acquisire affiatamento e per capire certe sonorità. Chi in seguito ha detto che ci siamo ispirati a quei gruppi ha detto la verità, soprattutto riguardo la musica dei Nice! C’è da dire che il genere Prog era nell’aria, per cui l’ispirazione doveva essere per forza di cose rivolta verso quelle sonorità. Poi le abbiamo personalizzate, il suono assimilato lo abbiamo riplasmato, anche con la differenza della tecnica.
Si, in effetti avete molta personalità e la cosa trova riscontro proprio nel fatto che non ci sono molti gruppi, neppure in Italia, che riescono a suonare le vostre arie.
(ride)… quando mi dicono “Come hai fatto a scrivere quella cosa lì?” Io gli rispondo, “Guarda, sono stato fortunato!” sono quelle cose che non sono programmate. Oppure mi dicono “ Ma quella voce così particolare che hai?” non è che io mi sia messo a studiare. Ricordo John Lennon che diceva “La musica è gia scritta, bisogna mettersi li ed afferrarla”. Non vorrei fare esempi irriverenti per carità, ma ad esempio a Michelangelo chiedevano “Come hai fatto a fare una statua così?” e lui rispondeva “Semplice, basta togliere il marmo intorno!”. Ci sono quelli che dicono “…io ho fatto… io ho scritto… io ho creato…” ecco, personalmente la vedo più su un lato filosofico, dico nulla si crea, hai avuto solo il privilegio ed anche la fortuna di essere uno che ha afferrato quello che esiste già. Se la pensi in questo modo puoi vivere la tua creatività in maniera più umile. Noi delle Orme ci riteniamo fortunati in questo senso.
Hai collaborato anche con P. Hammill dei Van Der Graaf Generator, che ricordi hai di lui?
E guarda caso proprio ieri sera a Napoli abbiamo incontrato nuovamente David Jackson, che tra l’altro ha suonato con gli Osanna, e si parlava anche della reunion dei VDGG. Riguardo Hammill, non vorrei ricordare troppo, altrimenti mi viene la nostalgia! Eheheh , comunque atmosfere molto belle, e ribadisco che il periodo musicale migliore è proprio agli inizi degli anni ’70.
Va bene, questo vale anche per me, concordo, ma allora cosa è successo negli anni ’80, la peste?
Guarda, hai detto proprio bene, la peste! E’ arrivato un virus dall’America e questo virus ha il nome della “Febbre Del Sabato Sera”. Tutto ciò che è dance, discoteca, ha spazzato via il Prog, ovviamente assieme al ricambio generazionale. Come noi nel 1968 abbiamo fatto nei confronti di Nilla Pizzi, Achille Togliani e compagnia bella. Ritornando al discorso di prima, la “non qualità” ha spazzato via tutto quello che si è costruito. Ripeto, tutto ciò è accaduto verso la fine degli anni ’70. Ti dico che noi negli anni ’80 non abbiamo avuto neppure una richiesta! Abbiamo passato dieci anni in assoluto anonimato. Roba da cambiare mestiere per sopravvivere.
Poi il New Prog con Marillion , IQ e Pendragon ha tentato di risvegliare il genere, ma il vero risveglio è stato agli inizi degli anni ’90, soprattutto con il vento freddo del nord Europa, grazie a gruppi Svedesi come Anglagard, Anekdoten, Landberk etc.. Che mi dici?
E’ vero, ce ne siamo accorti anche noi! Ci siamo detti “Come mai c’è ancora qualcuno che suona questa musica?”. Progressivamente (proprio per usare il termine) la cosa ha preso sempre più piede e ti dico, guarda, anche in Italia la cosa si è risvegliata. Lo abbiamo visto di persona già dall’anno scorso con delle date con pienoni inaspettati. Siamo rimasti spesso e volentieri meravigliati da questa affluenza. Abbiamo richieste da tutto il mondo e quindi siamo contenti. E diciamo pure che è giusto che questo genere meraviglioso venga riscoperto, anche dalle nuove generazioni. E anche qui mi riallaccio al discorso precedente della qualità a cui tengo tanto.
Cambiamo argomento. Io lo so che non bisogna chiedere al papà a quale figlio si vuole più bene, non voglio sapere a quale disco sei più affezionato, magari dimmi qual è il brano che rappresenta meglio la vostra carriera oppure il passaggio musicale a cui sei più affezionato.
In effetti non c’è una canzone singola a cui ci si affeziona. Però con il tempo ci sono canzoni più… diciamo così… ”ispirate”. “Amico Di Ieri” è una di queste. Poi aggiungo “Uno Sguardo Verso Il Cielo”, la stessa “Cemento Armato”…. Ce ne sono molte. Diciamo che, dal punto di vista popolare “Gioco Di Bimba“ è quella che ha preso di più. Vedi da quello che ti sto dicendo che sono tutte canzoni semplici. Molte di queste hanno più la caratteristica di ballata, struttura semplice e di facile presa. Riguardo i passaggi invece sono molto affezionato a “Ritratto Di Un Mattino” di “Felona E Sorona”, ( canta) “…la felicitàààà…etc etc.”. Ma guarda che anche nella nostra ultima trilogia ci sono spunti bellissimi! Pensandoci profondamente, a dirne uno in particolare… non me la sento.
E se invece chiedessero alle Orme di fare una colonna sonora, cosa rispondereste?
Ma…. Colonna sonora, diciamo che non abbiamo esperienza in questo senso e poi sono lavori a commissione. Non abbiamo mai avuto l’occasione per cui, non saprei cosa dire. Comunque dovrebbe essere una cosa interessante, una esperienza che ci manca e quindi sicuramente stimolante!
Nel tuo tempo libero , se ascolti musica, cosa ascolti?
Ti dico la verità, di musica ne ascolto molto poca perché non riesco più a trovare qualcosa di interessante, a parte la musica Indiana. La sto studiando da tanti anni, anche se non mi può ispirare più di tanto. Diciamo che è più un fatto personale, mi aiuta nella meditazione. Mi aiuta anche a suonare il Sitar sempre meglio, anche se nella nostra musica non ci facciamo grandi cose. Comunque ascolto anche qualcosa di nuovo, ad esempio i primi due cd dei Coldplay, ci sono canzoni che mi piacciono. Poi ascolto molto volentieri i REM. Vedi, non ascolto solo Progressivo. Insomma in definitiva ascolto poco ma di tutto.
Paul Whitehead è il disegnatore di molte delle vostre copertine. Ricordo ai nostri lettori che è anche l’autore di quelle dei Genesis. Lui cosa fa per ispirarsi al lavoro, ascolta prima la vostra musica?
Paul Whitehead lavora in questa maniera: cerca di vivere con gli artisti , ad esempio con i Genesis lui andava sempre a sentire le prove. Sentiva la musica e voleva leggere i testi, soprattutto veniva ispirato da quest’ultimi. A noi ha fatto anche la copertina di “Smogmagica”, è venuto in studio, ha ascoltato, ha parlato con noi e dopo di che ha fatto la copertina. C’era il brano “Los Angeles” e noi in studio sentivamo sempre dire “El ei” cioè L.A. le iniziali in americano. E noi scherzando abbiamo detto “ Ma sai cosa vuol dire in Italiano L.A.? Vuol dire è lei!”. A questo punto a Paul venne l’idea di rappresentare Los Angeles circondata dalle mura con la fattezza di una donna. A volte per cose molto stupide , semplici, nascono idee meravigliose. Per la copertina di “Elementi” ci siamo visti in un festival in Mexico e parlando dei quattro elementi lui mi ha fatto questo quadro. Lui vuole sempre sapere di cosa si parla nei testi e anche la musica.
Ricordi nella tua lunga carriera una gaffe, oppure un simpatico aneddoto che ti è accaduto?
Quando alle spalle ci sono parecchi anni, di cose ne capitano sicuramente. Di esperienze positive ricordo ad esempio quella volta nel 1970, quando nel 238 abbiamo caricato i sacchi a pelo e siamo partiti per l’Isola di White per ascoltare il festival completo! Abbiamo visto suonare Jimi Hendrix, Jim Morrison, gli EL&P che suonavano in pubblico per la prima volta, i Jethro Tull agli esordi, mi sembra che suonavano “Stand Up”. Abbiamo vissuto direttamente quel periodo di grande creatività! Questo per noi è stato molto importante, perché ci ha dato anche la conferma che eravamo sulla strada giusta. Poi quando siamo tornati abbiamo cominciato a lavorare ed in definitiva è nato “Collage”.
“Collage” il primo vero disco di Progressive italiano!
Si, si. Guarda ti confesso comunque che è stata questione di tempistica e di fortuna, perché tutti i gruppi italiani si dirigevano verso quella linea. Si, siamo stati fortunati proprio perché siamo stati i primi. “Collage” è uscito a primavera/estate del 1971 ed ha venduto molto. Poi verso autunno/inverno uscirono grandi gruppi storici come la PFM e tutti gli altri. Un altro episodio importante è stata la tournèe inglese del 1974 dopo “Felona e Sorona”. Siamo stati in Inghilterra per un tour di due settimane ed è stata una esperienza nella tana del lupo per noi fondamentale. Episodi negativi…. Ecco restando su “Felona e Sorona” volevamo mettere il sax di Jackson, ma lui è talmente personale, talmente bravo e caratterizzante che alla fine “Felona E Sorona “ sembrava un disco dei Van Der Graaf! Per cui non se ne fece più nulla! La scelta ovviamente l’abbiamo fatta assieme ai nostri produttori. Ecco , questa è una esperienza negativa perché poteva essere una cosa importante che ci avrebbe messo più in luce nel mondo. Poi Le Orme hanno avuto cambi di formazione, da una parte è sfortuna perché la gente perde l’identità del gruppo, dall’altra è una fortuna perché abbiamo sempre trovato sostituti molto, molto più bravi di quelli che se ne andavano via. I nuovi arrivi hanno sempre portato nuova linfa e stimoli. Anche per questo siamo durati 42 anni! Pagliuca se ne è andato, ma è stato rimpiazzato da Michele Bon che personalmente ritengo uno dei più bravi tastieristi al mondo. Certo che la gente è più affezionata a Pagliuca, per forza, il tempo ha lavorato… Molta gente ci chiede “Perché non tornate insieme?” rispondo subito che è impossibile. Abbiamo girato pagina e non si può riscrivere la vita.
Divergenze musicali?
No, umane. Comunque ripeto, il trapianto di Bon per noi è stata una cosa più che positiva!
Qual è quella volta che avete detto “Ce l’abbiamo fatta!”?
Mai! Neanche adesso che ho 63 anni! Il meglio dobbiamo ancora farlo… (ride)
Paragonami la tua musica ad un vino
… Orco cane… che domanda… fammi pensare.. sicuramente il prosecco! Il nostro buon Prosecco.
Progetti in corso?
Noi da tanti anni non abbiamo contratti con case discografiche quindi non abbiamo un contratto che dura quattro anni rinnovabili per altri quattro e tutte queste cose qui. Per questo non abbiamo progetti a lungo termine. Stiamo girando in questa tournèe estiva, dopodiché ci fermeremo un poco e decideremo cosa fare per l’inverno. Sarebbe bello poter fare un altro disco, questo si. Le idee ci sono però per noi fare un disco nuovo è molto faticoso. Sai benissimo che facciamo in autoproduzione per cui… speriamo comunque di farne un altro prima di andare in pensione! (risate)
.…Ma voi in pensione non ci andrete vero?
Ahahahah, no, beh, la musica farà sempre parte di noi ovviamente. Come gruppo… insomma..un giorno o l’altro finirà… o no? Dai va bè, non mettiamo il carro avanti ai buoi, facciamo programmi a breve termine.
Il colore della tua musica?
Che bella domanda! Ma lo sai? E’ una grossa domanda! Io studiando musica indiana so che per gli indiani ogni nota ha un colore. Per meglio dire è abbinata ad un colore. Quindi… siccome noi le adoperiamo tutte, direi il non colore della luce! La luce diurna è formata da tutti i colori sai, attraverso il Prisma la scomponi, ecco l’insieme di tutti i colori che danno un non colore. Come il suono è un non suono, di un suono non udibile dall’orecchio umano che poi viene scomposto attraverso le varie note. Lo stesso vale per i colori. Le filosofie indiane sono interessanti proprio per questo, colorano la mente, come dicono loro.
Ma guarda che questa tua spiritualità nella musica si sente e come!
Si è vero, non solo il Sitar la evidenzia, ma proprio l’insieme degli strumenti. Come si suona il basso, la batteria, tutto ha un senso, anche se a prima vista non sembra, qualsiasi cosa che esiste nella realtà (se esiste una realtà) tutto ha un senso. Anche nella musica ci sono dei sensi che vanno aldilà della musica stessa. Io sono proprio andato a cercare di capire e scoprire queste filosofie. Sono stato in India, in Cylon nel 1973 e a Calcutta qualche anno fa. Li c’è il mio maestro di sitar, sono stato suo ospite e ho vissuto la loro aria. L’India è talmente grande e paradossale che ognuno trova quello che cerca. Se uno cerca la spiritualità, la trova, se uno cerca la modernità trova la modernità, è un paese che dà molte possibilità ed ognuno di noi vede e trova quello che sta cercando. Nell’occidente questo… molto meno! Siamo più condizionati. È più difficile venirne fuori come individuo. L’India in questo senso è molto più libera ed aperta. Davvero interessante credimi.
Hai scritto “L’Universo”, poi “L’Infinito”, ecco, quanto è giusto che l’uomo cerchi sempre di vedere o avere quello che non ha.
È un poco la sua caratteristica. Il non accontentarsi ha portato l’uomo a cercare di raggiungere la perfezione., ma non ci arriva mai. Io parlo ad esempio del mio campo, la musica, un musicista quando dice “Ho imparato” vuol dire invece che deve ancora incominciare. Si cerca di raggiungere qualcosa che si ha davanti, ma non lo si raggiunge mai. Comunque sia, tutto questo ci ha portato ad evolverci e all’evoluzione Darwiniana, a cui non credo molto. C’è una bellissima frase di Kaiser Ling, uno scrittore filosofo tedesco, che dice “Il viaggio più breve per arrivare a se stessi gira intorno al mondo”, quindi questo giro del mondo bisogna farlo altrimenti non si arriva alla cosa più vicina che hai.
Prima hai detto che le cose più belle accadono casualmente, quindi vuoi dire anche che le vostre canzoni sono state create per caso o c’è un qualcosa che le ha ispirate?
Credo che l’uomo in generale sia una specie di antenna ricevente, mi viene in mente una frase del poeta Bengalese premio nobel Rabindranath Tagore, che parlando con Dio dice” Io sono un vaso che tu ogni giorno riempi di nuova linfa”. Noi siamo dei vasi da riempire, ogni giorno veniamo riempiti di nuove cose. In questo senso è la casualità che è il tuo rapporto con l’assoluto. La predestinazione, queste sono cose a cui io credo molto. Esempio, uno si mette li con la chitarra e gli vengono fuori melodie, in quel momento ha avuto un eccesso di concentrazione, ma ha afferrato un qualcosa che esisteva già. Noi non creiamo niente!
Bene! Grazie per queste nozioni che possono aprire anche la nostra mente, speriamo di risentirci al più presto e un saluto da parte nostra e dei nostri lettori!
Grazie a te! E’ stato davvero un piacere! Max, spero di risentirti al più presto. Venite ai nostri concerti! Ciao a tutti.

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