LA MUSICA NELL'ERA CONTEMPORANEA
Di Massimo Salari
A cosa serve la musica, o per meglio dire, che valore aggiunto è per l’esistenza dell’uomo? In effetti l’essere umano può vivere tranquillamente senza, anche se si dimostra essere un vero e proprio linguaggio, si possono estrapolare molte sensazioni ed emozioni aggiuntive attraverso di essa. Il ritmo riesce a far ballare, fa stare bene. C’è chi adopera la musica per terapie come quelle sulle persone con problemi neurologici, chi per addormentarsi, chi per compagnia, è chiaro che la musica ha un suo determinato comportamento nel cervello dell’essere umano, tuttavia ripeto, non è fondamentale per l’evoluzione della sua esistenza. Sicuramente la migliora ma non è come il cibo o l’acqua che se non vengono assimilati in breve tempo si muore. E non tutti noi siamo uguali, c’è chi la musica l’ascolta in maniera rassicurante, semplice senza tanti fronzoli per sentirsi tranquillizzati e chi invece ama essere disturbato, provocato con soluzioni che fanno pensare e riflettere. Eppure l’uomo è sempre uomo.
La
musica produce nel nostro cervello dopamina, una droga naturale che ci fa stare
bene, come quando mangiamo o facciamo sesso.
La
musica rispecchia molte delle persone che hanno un certo tipo di carattere,
oppure che hanno vissuto una vita più complessa di altre. Non tutti siamo
uguali. C’è dunque differenza nel nostro cervello musicale ed emozionale.
La
musica è viatico di sensazioni, ed essendo un linguaggio come lo è la lingua
per una nazione, c’è chi lo esprime in un modo chi in un altro. Esistono la
lingue inglese, italiana, il giapponese, il francese, l’arabo etc. Nella musica
invece ci sono il rock, il blues, la classica, l’elettronica, il pop, il jazz
etc. Lingue differenti che comunque hanno uno scopo comune, quello del
comunicare un concetto, un azione o un consiglio soltanto per dirne alcuni.
La
musica si evolve attraverso la mutazione degli eventi, così delle tecnologie, è
sempre la rappresentazione della società attuale. Ecco che ad esempio il genere post prog moderno è da definire come un genere
contemporaneo, e sempre lo sarà, possiamo cambiargli il nome quante volte
vogliamo, ma resta sempre e solo “musica”. Anche il linguaggio nei secoli si modifica e
si arricchisce di nuove terminologie, l’analogia fra il pensiero umano e la
musica è sempre legata nel tempo. Eppure c’è chi la musica non l’ascolta per
niente o addirittura gli da fastidio, non la vede come un esigenza bensì come
un suono a cui si può fare necessariamente a meno.
Il
tormentone è un brano musicale che mette d’accordo intere popolazioni e generazioni,
è il brano che accomuna tutti e fa stare bene perché nella massa ci si sente
coccolati e protetti. Guai destabilizzarla, un fuggi fuggi generale potrebbe
recare la società verso l’isolamento, alla paura ed alla conseguente
aggressività. Quindi, cosa spinge un musicista a realizzare musica non
convenzionale se non addirittura destabilizzante? La risposta potrebbe
risiedere dietro al termine “arte” dove l’individuo tende ad essere al centro
dell’attenzione a discapito della già esistente globalizzazione.
“Io
voglio essere unico e la mia arte mi rappresenta”.
Nascono
tuttavia problematiche economiche perché chi vive di musica deve
necessariamente vendere per mangiare e quindi si rivolge ad uno stile
possibilmente popolare e rassicurante, chi invece sperimenta o tende ad
esplorare percorsi innovativi, rischia al momento di fare la fame. Chi
sperimenta non viene subito capito, serve tempo per assimilare questo “nuovo
linguaggio” proposto ed è proprio per questo che molte volte si vedono artisti
idolatrati ed imitati soltanto dopo molti anni dalle loro realizzazioni se non
addirittura dopo la dipartita. E’ anche vero che oggi la vita caotica ci
conduce verso un ascolto mordi e fuggi piuttosto che riflessivo e concentrato,
come detto i tempi cambiano, la tecnologia avanza apportando nuovi prodotti, ma
tutto questo va a discapito del nostro poco tempo libero in quanto siamo più
impegnati a produrre e a correre dietro risultati concreti che a riflettere. E
poi si dorme.
“L’unicità
stilistica dell’artista potrebbe essere la sua ancora di salvezza”.
Il
concetto ovviamente non è riconducibile a tutti, non sempre la sperimentazione
va a braccetto con la riuscita, i dati negativi generalmente sono davvero
sconfortanti per numero quantitativo, ma chi ci riesce porta all’evoluzione
dell’arte un valore aggiunto. Conduce ad un nuovo linguaggio più adatto ai
tempi, la sperimentazione è nel dna dell’uomo il quale si migliora anche
attraverso gli errori ma soprattutto attraverso la trasgressione della regola. Il
beneficio che ne trae l’artista che raggiunge lo scopo è ovviamente quello
remunerativo. E’ vero che oggi la società tende più all’apparire che
all’essere, ma l’evoluzione c’è sempre stata e sempre ci sarà.
“La
musica non è per tutti.”.
Open
mind.
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