Soen
SOEN
– Imperial
Silver
Lining Music
Genere:
Post Metal
Supporto: lp/cd – 2021
Il
genere Heavy Metal dal 1978 circa si è saputo evolvere nel tempo, probabilmente
anche più del Rock Progressivo stesso, per antonomasia considerato quello
sperimentale, ma al contempo più radicato ai suoi stilemi. Con i Dream Theater
alla fine degli anni ‘80 si è ufficializzata la ricerca e il classicismo
(tastiere) anche nel Metal, già tentato con successo precedentemente da band
come Rush e Queensryche. Il tempo passa, i decenni si susseguono vedendosi
traslare nuovi generi su nuovi generi, il Metal Prog si divide a sua volta in
diversi rami al proprio interno, ma di questo ne ho parlato abbondantemente nel
mio secondo libro “Metal Progressive Italiano” edito da Arcana, per i più
curiosi di voi.
Si
giunge dunque verso il 2020 ad un punto dove il termine “Metal Progressive”
rimane stretto a molte band, figuriamoci “Heavy Metal”. Certe atmosfere
malinconiche derivate da gruppi storici come Opeth, Anathema ed altre ancora
porta loro distanziarsi dal suono Metal stesso, sempre presente ma soggiogato
dalla melodia che risulta superiore alla distorsione dei suoni con il tempo
quasi abbandonati. Questo nuovo modo di concepire il Metal viene oggi definito
Post Metal. Ho citato due band come Opeth ed Anathema, ma chi porta alta la
bandiera di questo filone è un'altra band svedese, precisamente di Stoccolma,
essa si chiama Soen.
Più
che band la definirei un supergruppo, visto che al proprio interno militano
notevoli artisti del ramo come Martin Lopez (batteria ex Opeth Amon Amarth),
Kim Platbarzdis (chitarre), Joel Ekelof (voce, ex-Willowtree) e Steve Digiorgio
(Sadus, Testament, ex-Death, Iced Earth). Nomi altisonanti di altrettante band
storiche che promettono composizioni differenti, perché distanti per molti
aspetti sono i loro stili, e nell’ascolto così accade. La band ha basi nel
2004, ma si forma ufficialmente nel 2010.
Danno
alla luce il formidabile debutto nel 2012 con il titolo “Cognitive” (Spinefarm Records), qui i paragoni
con le band citate ma soprattutto con i Tool si sprecano, mentre qualche
critico musicale grida addirittura al miracolo. Le sonorità sono ancora dure,
anche se brani come “Savia” già lasciano intendere il nuovo percorso della band
a venire. Molta sperimentazione nel successivo “Tellurian” (Spinefarm
Records) del 2014, per la band un album di transizione ricco di cambi di tempo,
atmosfere più o meno rilassate e nervose dove il brano “Tabula Rasa” fa da
padrone. Ma come per tutte le band il terzo album è quello della verità, o per
meglio dire della conferma, o si vola o si cade, esso si intitola “Lykaia” (UDR
– 2017). Quasi un capolavoro nel suo genere, un susseguirsi di brani fra
melodie più o meno pacate e Metal Prog.”Sectarian”, “Orison”, “Lucidity”, “Opal”
e “Jinn”, già questi brani inanellati dal primo minuto valgono il prezzo
dell’intero album, mentre i lenti dei Soen diventano un marchio di fabbrica un
poco come succede con i Scorpions nel classico Heavy Metal.
L’eleganza
della musica è paragonabile al portamento ed al look del loro cantante Joel, giacca
cravatta, vestito di nero, orecchino, calvo e un portamento davvero signorile
che ho potuto constatare ed apprezzare personalmente in sede live. L’interesse
attorno alla band è a questo punto della loro carriera davvero grande, i
componenti stessi sentono di aver trovato la formula vincente ed il giusto
equilibrio, così si mettono alla prova con il gioiello “Lotus” (Silver Lining
Music) nel 2019 con cambio annesso di casa discografica per una maggiore
distribuzione. Così è, personalmente ritengo “Lotus” un capolavoro di Post
Metal, un album da avere assolutamente senza se e senza ma. “Opponent”,
“Lascivious”,”Martyrs”, “Lotus”, “Covenant”, “Penance”, “River”, “Rival” e
“Lunacy” sono tutti brani che diventano dei classici nella loro discografia. A
questo punto rimane quasi impossibile superarsi e le strade sono solo due, o si
continua a ripercorrere questa del distaccamento dal Metal con melodie
orecchiabili, lenti e quant’altro, oppure ritornare al Metal Prog più
controverso e tecnico.
Con
“Imperial” la band decide di rimanere sulla formula vincente e cercare di
raffinare maggiormente gli arrangiamenti e lo stile che davvero a questo punto
è “signorile”. Quasi impossibile superare il precedente “Lotus”, ma credetemi
che l’impresa è sfiorata, “Imperial” è un grandissimo album, non completamente
costante come il precedente, ma davvero ricco di perle come ad esempio
“Lumerian” ed i suoi interventi elettronici, l’orecchiabile “Deceiver” che
dimostra la carta vincente dei Soen ossia i ritornelli, “Monarch” ed il suo
cadenzato e massiccio incedere per poi tuffarsi nei soavi ritornelli. Il lento
che ti stende è “Illusion”, la band non fa la classica ballata, ha uno stile
tutto proprio per toccarti l’anima, attraverso l’eleganza e la melodia oltremodo
orecchiabile e da cantare assolutamente assieme a loro. I lenti proposti scavano
dentro l’ animo.
Il
brano che ha aperto l’album come singolo
è l’ottimo “Antagonist”, perfetto sotto ogni punto di vista. La voce di Joel è
sempre profonda e ottima interprete, non tenta nessuna vetta impossibile anche
se in “Modesty” ci prova di tanto in tanto, tuttavia non serve andare su, ma
colpire nel segno e Joel lo fa con stile, come quello del suo appropriato look.
“Dissident” mostra nuovamente i muscoli, anche se ha qualcosa di già sfruttato,
ed il disco si conclude con “Fortune”, altro frangente intenso e cadenzato che
a dir poco adoro.
Ho
letto molti critici lamentarsi di questa stasi compositiva della band
appollaiata sulla formula vincente, forse… Sarà anche così, ma personalmente mi
interessa poco fino a che la qualità dell’album si mantiene su questi livelli
emotivi.
Vi
confesso una cosa, dovete sapere che se non conoscete la band in questione io
già vi invidio, beati voi che andrete a scoprire questa musica, so cosa vi
attende e cosa ne penserete. Godi popolo. MS
Recensione, praticamente, perfetta. Bravissimo Max!
RispondiEliminaGrazie Enzo, sono contento che ti rispecchi in queste mie parole. I nostri gusti probabilmente coincidono, ma soprattutto bravi gli artisti in analisi che con la loro musica riescono a tresmettere sensazioni bellissime.
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