Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

sabato 5 ottobre 2024

Nemo, Milano, Clemente

NEMO, MILANO, CLEMENTE – Frattura, Comparsa, Dissolvenza
Autoproduzione
Genere: Contemporaneo / Avanguardia
Supporto: lp / cd / Bandcamp – 2024




Claudio Milano in questo 2024 è letteralmente un fiume in piena, mettendo a disposizione dell’arte tre opere differenti fra loro realizzate in progetti altrettanto distinti: I SINCOPATICI “Decimo Cerchio (L’Inferno 1911 O.S.T.)”, NICHELODEON ft BORDA –“Quigyat” (di cui potete leggere le relative recensioni qui nel blog) e questo “NEMO, MILANO, CLEMENTE –“Frattura, Comparsa, Dissolvenza”.
Veniamo subito a conoscenza dei tre artisti, Nemo (Pianoforte e voce), è l’ ”Essenza”, un ricercatore vocale che racchiude in se i canti orientali e occidentali che badano alla sostanza. E’ la coscienza del sé che tralascia tutto ciò che è superfluo. La passione che ha per lo Yoga sposa pienamente il suo essere. Qualcuno di voi potrà ricordarlo anche a “The Voice” con il brano “Amore Che Vieni, Amore Che Vai” dell’indimenticato Faber.
Per Claudio Milano, (Nichelodeon) non basterebbe il blog per descrivere tutta la sua arte sempre in divenire, alla ricerca di collaborazioni e dell’odore dei palchi teatrali, dove si cimenta in rappresentazioni che fondono performance con la minuziosa ricerca vocale. Qui, sceglie di farsi decostruire dal collaboratore e compositore Teo “Borda” Ravelli.
Niccolò Clemente (Whale), è un compositore estemporaneo e polistrumentista, anche lui ricercatore dell’essenza umana nell’universo. In quest’opera quindi funge da uomo di scienza, medico pediatra umanista e illuminista.
“Frattura, Comparsa, Dissolvenza” sembra non avere luogo e tempo. Gli artisti si ritagliano un universo specifico in cui esprimere la propria spiritualità terapeutica. Si sa che l’uomo è alla ricerca continua di se stesso, della propria coscienza, della spiritualità, e la musica non è altro che uno strumento per avvicinarsi adeguatamente allo scopo. Musica sì, ma fatta con la mente, il cuore e, aggiungo io, il corpo. Le tre voci si passano staffetta durante la rappresentazione che inizia con “Frattura Iniziale” dove il pianoforte conduce in un’ atmosfera lieve. La musica e il teso sono di Nemo, il quale presta la voce a un contesto arabeggiante. Gli effetti eco di sfondo pongono profondità dando la sensazione del vuoto. Di Clemente è “Comparsa”, anche in questo caso la ricerca per la quiete viaggia sui tasti d’avorio e va a fondersi con i testi recitati attraverso la visione del teatro della voce da parte di Milano.
L’atto più lungo di diciotto minuti s’intitola “Dissolvenza”, su musica di Milano e Ravelli e testo di Milano, Clemente. La nenia iniziale è ipnotica, supportata dall’elettronica di base. Qui Milano mette in pasto all’ascoltatore tutte le capacità artistiche. A differenza delle precedenti tracce, aleggia inquietudine, oscurità… Paura. Avanguardia messa a disposizione della rappresentazione metafisica.
Torna la quiete pianistica nella conclusiva “Frattura Finale”, ancora una volta realizzata e pensata da Nemo.
Il disco è contenuto in un artwork unico e speciale, come lo sono questi tre artisti della mente, praticamente un libro in cui leggere tutte le spiegazioni del caso, dettagliate in maniera esaustiva. Il
Booklet è a cura di Clemente, di Claudio invece il testo che descrive per filo e per segno cos'è il progetto. Nell’ultima pagina contenente il cd fisico, c’è il QR Code che collega al video integrale della performance live.
“Frattura, Comparsa, Dissolvenza”, aiuta a scoprire i lati occlusi della nostra mente, una ricerca coscienziale dell’uomo futuro, un divenire che va estrapolato dentro ognuno di noi, senza freni inibitori o paletti restrittivi di sorta. Tutto questo perché siamo umani, e dobbiamo capire qual è il nostro contesto in quest’universo. Affidiamoci a loro. MS 






Versione Inglese: 


NEMO, MILANO, CLEMENTE – Frattura, Comparsa, Dissolvenza
Self-production
Genre: Contemporary / Avant-garde
Support:  lp / cd / Bandcamp – 2024


Claudio Milano in this 2024 is literally a river in flood, putting at the disposal of art three different works among them made in equally distinct projects: I SINCOPATICI “Decimo Cerchio (L’Inferno 1911 O.S.T.)”, NICHELODEON ft BORDA - “Quigyat” (of which you can read the relevant reviews here in the blog) and this “NEMO, MILANO, CLEMENTE - ”Frattura, Comparsa, Dissolvenza”.
We quickly learn about the three artists, Nemo (Piano and Voice), is the “Essence”, a vocal seeker who encompasses Eastern and Western chants that attend to substance. He is self-awareness that leaves out all that is superfluous. The passion he has for yoga fully marries his being. Some of you may also remember him on “The Voice” with the song “Amore Che Vieni, Amore Che Vai” by the unforgettable Faber.
For Claudio Milano, (Nichelodeon), the blog would not be enough to describe all of his ever-evolving art, seeking out collaborations and the smell of theater stages, where he tries his hand at performances that blend performance with meticulous vocal research. Here, he chooses to be deconstructed by collaborator and composer Teo “Borda” Ravelli.
Niccolò Clemente (Whale), is an extemporaneous composer and multi-instrumentalist, also a seeker of the human essence in the universe. In this work, therefore, he functions as a man of science, a pediatric humanist physician, and an enlightener.
“Frattura, Comparsa, Dissolvenza” seems to have no place or time. Artists carve out a specific universe in which to express their therapeutic spirituality. It is known that man is constantly searching for himself, for his consciousness, for spirituality, and music is nothing but a tool to adequately approach the purpose. Music yes, but made with the mind, the heart and, I would add, the body. The three voices pass relays during the performance, which begins with “Frattura Iniziale” where the piano leads into a 'light atmosphere. The music and tense are by Nemo, who lends his voice to an arabesque backdrop. Background echo effects pose depth giving the feeling of emptiness. By Clement is “Comparsa,” again the quest for stillness travels on ivory keys and merges with the texts recited through Milan's vision of voice theater.
The longest act of eighteen minutes is titled “Dissolvenza”, to music by Milano and Ravelli and text by Milano, Clement. The opening dirge is hypnotic, supported by the basic electronics. Here Milano puts all of his artistic skills into the listener's hands. Unlike the previous tracks, it hovers eeriness, darkness -- fear. Avant-garde put at the disposal of metaphysical representation.
The piano quietness returns in the concluding “Frattura Finale”, once again made and conceived by Nemo.
The disc is contained in unique and special artwork, as these three artists of the mind are, practically a book in which to read all the relevant explanations, exhaustively detailed. The
Booklet is by Clement, by Claudio instead the text that describes in full what the project is all about. On the last page containing the physical CD, there is the QR Code that links to the full video of the live performance.
“Frattura, Comparsa, Dissolvenza “, helps to uncover the occluded sides of our minds, a conscientious search for the future man, a becoming that must be extrapolated within each of us, without inhibiting brakes or restrictive stakes of any kind. All this is because we are human, and we need to understand what our context is in this universe. Let us rely on them. MS



venerdì 4 ottobre 2024

Eather

AETHER - Trans-Neptunian Objects
Luminol Records
Genere: Progressive Rock / Jazz / Ambient
Supporto: cd / Bandcamp – 2024





Il sogno dell’uomo è sempre stato quello di poter viaggiare nello spazio e magari di incontrare nuovi pianeti abitabili con altrettante nuove forme di vita.
Questo scenario è stato il soggetto per molti libri, film e soprattutto album musicali, dove gli artisti si sono sbizzarriti a interpretare l’argomento con atmosfere più o meno eteree.
“Trans-Neptunian Object” è il nuovo album della band milanese Aether e a sua volta trae spunto da queste argomentazioni. Come descrivono le note della band, “"Trans-Nettunian Object" è un corpo celeste appartenente al sistema solare la cui orbita è interamente o in gran parte oltre quella di Nettuno, immerso nello spazio siderale come i suoni che ispirano questo lavoro.”.
Andrea Serino (pianoforte e tastiere), Andrea Ferrari (chitarre), Andrea Grumelli (basso), e Teo Ravelli (batteria ed elettronica), ritornano dopo un anno dall’ottimo esordio intitolato “Eather” e lo fanno con otto brani di musica Progressive Rock, Jazz, e Ambient contenuti nella bella copertina di Mario Coppola.
Dopo il classico preludio, il viaggio inizia tramite il primo singolo “Neptune”. L’orbita è quella di Yes e King Crimson e prende spunto dalla composizione omonima di R. Beirach. La musica disegna traiettorie lineari affidandosi alle capacità esecutive dei singoli componenti i quali mostrano un amalgama rodata.
“Magrathea” è il secondo singolo tratto dall’album. Qui le arie sono maggiormente lievi, un galleggiare nel vuoto in cui l’ascolto si perde nell’infinità dello spazio. Questa musica rilassante si avvale d’istanti ipnotici in cui le tastiere disegnano le coordinate del percorso su una ritmica mai invadente e pulita.
Si arriva a “Saturn”, in cui le note sembrano scivolare sui suoi anelli. Questa volta è la chitarra a descrivere le sensazioni, su eco di strumenti di sottofondo. Il suono caldo del basso dona profondità agli intenti.
Diverso il caso di “Ephemeris”, la ricerca cara al Progressive Rock è presente attraverso scelte che possono variare dal Jazz ai Gentle Giant passando per una robusta Psichedelia. Gli Aether s’impegnano nel farci ascoltare la musica a occhi chiusi, senza distrazioni di sorta.
“Pale Blue Dot” è onirica e tende ad estraniare l’ascoltatore dalla realtà, uno dei brani più concentrati nell’esprimere il concetto d’infinito.
Si alza il ritmo con “Amalthea”, composizione dalle influenze Jazz marcate, dentro la quale si celano richiami al passato. Le variazioni ritmiche danno la possibilità alla chitarra di esprimersi al meglio. Questo è uno dei brani che ho apprezzato maggiormente.
La chiusura spetta a “Sidus”, un lento ritorno a casa ci attende. Ancora una volta il suono riesce a descrivere la grandezza dello spazio infinito, dove una quiete surreale avvolge ogni cosa.
Non si può rimanere indifferenti avanti a un concept strumentale in cui lo spazio è al centro del tema, specialmente se è fatto con classe e cognizione di causa, tutto questo grazie alla consapevolezza dei mezzi a cui gli Aether sono giunti. Un ulteriore passo in avanti rispetto all’esordio che fa ben sperare per il proseguimento della loro carriera. Buon ascolto. MS
  




Versione Inglese:


AETHER - Trans-Neptunian Objects
Luminol Records
Genre: Progressive Rock / Jazz / Ambient
Support: cd / Bandcamp - 2024


Man's dream has always been to be able to travel into space and perhaps encounter new habitable planets with as many new life forms.
This scenario has been the subject for many books, movies and especially music albums, where artists have indulged in interpreting the topic with more or less ethereal atmospheres.
“Trans-Neptunian Object” is the new album by the Milan-based band Aether and in turn draws inspiration from these arguments. As the band's notes describe, “”Trans-Neptunian Object” is a celestial body belonging to the solar system whose orbit is entirely or largely beyond that of Neptune, immersed in sidereal space like the sounds that inspire this work”.
Andrea Serino (piano and keyboards), Andrea Ferrari (guitars), Andrea Grumelli (bass), and Teo Ravelli (drums and electronics), return after a year since their excellent debut titled “Eather” and do so with eight tracks of Progressive Rock, Jazz, and Ambient music contained in Mario Coppola's beautiful cover art.
After the classic prelude, the journey begins via the first single “Neptune”. The orbit is that of Yes and King Crimson and takes its cue from R. Beirach's composition of the same name. The music draws linear trajectories by relying on the performance skills of the individual components, who display a broken-in amalgam.
“Magrathea” is the second single taken from the album. Here the tunes are more mild, a floating in the void in which the listening is lost in the infinity of space. This soothing music makes use of hypnotic instants in which the keyboards draw the coordinates of the path over a never intrusive and clean rhythmic pattern.
This leads to “Saturn”, in which the notes seem to glide over its rings. This time it is the guitar that describes the sensations, over echoes of background instruments. The warm sound of the bass gives depth to the intents.
Different the case with “Ephemeris”, the quest dear to Progressive Rock is present through choices that can range from Jazz to Gentle Giant via a robust Psychedelia. Aether is committed to making us listen to the music with our eyes closed, with no distractions whatsoever.
“Pale Blue Dot” is dreamlike and tends to estrange the listener from reality, one of the tracks most focused on expressing the concept of infinity.
The tempo is raised with “Amalthea”, a composition with pronounced jazz influences, within which are hints of the past. The rhythmic variations give the guitar a chance to express itself to the fullest. This is one of the tracks I enjoyed the most.
Closure falls to “Sidus”, a slow homecoming awaits. Once again the sound succeeds in describing the grandeur of infinite space, where a surreal stillness envelops everything.
One cannot remain indifferent ahead of an instrumental concept in which space is at the center of the theme, especially if it is done with class and knowledge, all thanks to the awareness of the means to which Aether have come. A further step forward from the debut that bodes well for the continuation of their career. Happy listening. MS

 




mercoledì 2 ottobre 2024

My Darkest Red

MY DARKEST RED – Midnight Supremacy
Sneakout Records / Burning Minds Music Group
Genere: Dark 'N' Roll
Supporto: cd – 2024





E’ interessante costatare come l’evoluzione del Metal ci metta avanti a nuove soluzioni, e pensare che agli albori era etichettato come un genere privo di fantasia e destinato a sparire.  Chiaramente oggi è sempre più difficile rispetto agli anni ’80 risultare unico per personalità in quanto tanto è stato detto, ma non come dicono in molti “tutto”.
Quello che bisogna fare per progredire il genere non è altro che elaborare innesti di generi, possano questi essere anche apparentemente incongruenti. Se andiamo a vedere per esempio la New Wave degli anni ’80 era “nemica” dell’Heavy Metal a causa delle tastiere presenti, eppure certi punti in comune si sposano bene, soprattutto le atmosfere più oscure di entrambe.
Ovviamente c’è da lavorarci sopra, ma c’è chi ha inglobato nel proprio stile sonoro queste atmosfere, come per esempio i bresciani My Darkest Red, sorti nei primi anni 2000 dalla fusione di due band storiche locali, i Poisonheart e Dreamhunter. E’ vero che si è al cospetto di un esordio, ma di base l’esperienza dei musicisti è quantomeno rodata.
Fabio Perini (voce, cori e chitarra ritmica), Andrea Gusmeri (chitarra solista e ritmica), e Andrea Verginella (basso), propongono un sound con influenze Alice Cooper, Ozzy Osbourne e Iron Maiden con il Dark Wave di The Sisters Of Mercy, HIM e The 69 Eyes. Nel realizzare “Midnight Supremacy”, si avvalgono della collaborazione dei special guest Francesco Verrone (batteria), e Mickey E.Vil, Sonny Montanari, Oscar Burato (tastiere).
L’album è composto da dodici canzoni raggruppate in due trance di sei e sei, “Midnight Side” e “Supremacy Side”, dove le argomentazioni passano attraverso l’amore dei componenti per i vecchi film horror e la letteratura gotica.
E’ con cadenzato andamento che inizia “Midnight Side” con il brano “The House On The Hill”, supportato da un riff ruvido come l’Hard Rock ha insegnato nel tempo. Il refrain è godibile quanto basta per memorizzarlo facilmente, come un inno, e l’Horror è avanti a noi. L’ascolto diventa più ampio con “By The Moonlight” e il Dark fa presenza grazie al cantato di Perini, greve e profondo ed ecco spalancarsi gli anni ’80. I suoni pur nella loro semplicità sono bene arrangiati grazie agli interventi delle tastiere. Non manca neppure l’assolo di chitarra che spezza l’ascolto. In certi momenti immaginate di ascoltare i Paradise Lost in versione più soft. Si rialza il ritmo attraverso “Tears In The Snow” pur godendo della sua bella striscia di oscurità, lascia spiraglio a sprazzi più luminosi, fra Depeche Mode e Hard Rock. Ancora di più “Black Lullabies” dai ritagli gotici, altro brano dal ritornello da cantare assieme alla band.
“Eterity” cambia il ritmo, maggiormente sostenuto, ma le tastiere prossime all’organo riconducono le atmosfere verso il percorso madre. Chiude “The Flame” la prima trance intitolata “Midnight Side”, e lo fa con un riff martellante che lancia il brano nella direzione di una semi ballata, uno dei pezzi più ricercati dell’intero album.
“Supremacy Side” inizia con “The Dirty Way”, altra spinta questa volta al confine dell’Heavy Metal, tanto per non rendere l’album monotematico, tutto ciò apporta freschezza all’insieme. Uno spiraglio di sole entra attraverso “Only After Midnight” anche se il cantato di Perini approccia sempre nel Dark. Come si suona l’Hard Rock i My Darkest Red lo sanno bene e lo dimostrano attraverso “From Dusk Till Dawn” con sfumature Ramones che non guastano nel contesto. “Mary Go-Round” inizia con il roboante basso di Verginella per cimentarsi in un mid tempo massiccio in cui si palesa tutto il passato musicale dei componenti. Altro pezzo che potrebbe essere un potenziale singolo è “Dark Night, Fright Night” dove m’immagino i Judas Priest degli anni ’70 ciondolare sul palco con i loro strumenti. Per concludere “Miriam (She Wakes Up At Midnight)”, da ascoltare al buio con le candele accese.
“Midnight Supremacy” è un disco prettamente notturno, vero amico per passare le ore che conducono al nuovo giorno. MS






Versione Inglese:


MY DARKEST RED - Midnight Supremacy
Sneakout Records / Burning Minds Music Group
Genre: Dark 'N' Roll
Support: cd - 2024


It is interesting to note how the evolution of metal puts us ahead of new solutions, and to think that in its early days it was labeled as a genre lacking in imagination and destined to disappear.  Clearly today it is always more difficult than in the 1980s to come across as unique in personality as so much has been said, but not as many say “everything”.
What needs to be done to advance the genre is nothing more than to work out genre grafts, may these be even seemingly incongruent. If we go to see for example the New Wave of the 1980s was the “enemy” of Heavy Metal because of the keyboards present, yet certain commonalities fit well, especially the darker atmospheres of both.
Obviously there is work to be done on it, but there are those who have incorporated these atmospheres into their own sonic style, such as Brescia-based My Darkest Red, which arose in the early 2000s from the merger of two historic local bands, Poisonheart and Dreamhunter. It is true that one is in the presence of a debut, but basically the experience of the musicians is at least broken in.
Fabio Perini (vocals, backing vocals and rhythm guitar), Andrea Gusmeri (lead and rhythm guitar), and Andrea Verginella (bass), offer a sound with influences Alice Cooper, Ozzy Osbourne and Iron Maiden with the Dark Wave of The Sisters Of Mercy, HIM and The 69 Eyes. In making “Midnight Supremacy,” they enlist the collaboration of special guests Francesco Verrone (drums), and Mickey E.Vil, Sonny Montanari, Oscar Burato (keyboards).
The album consists of twelve songs grouped into two six-and-six trances, “Midnight Side” and “Supremacy Side”, where the arguments run through the members' love of old horror movies and Gothic literature.
It is with cadenced pace that “Midnight Side” begins with the track “The House On The Hill”, backed by a rough riff as Hard Rock has taught over time. The refrain is enjoyable enough to memorize it easily, like an anthem, and Horror is ahead of us. The listening becomes more expansive with “By The Moonlight”, and the Dark makes a presence thanks to Perini's singing, raw and deep, and here the '80s opens wide. The sounds despite their simplicity are well arranged thanks to the interventions of the keyboards. There is also no lack of guitar solos that break up the listening. At certain moments imagine listening to Paradise Lost in a softer version. It picks up the pace again through “Tears In The Snow” while enjoying its nice streak of darkness, it leaves glimmer to brighter flashes, between Depeche Mode and Hard Rock. Even more “Black Lullabies” from Gothic cutouts, another track with a chorus to sing along with the band.
“Eterity” changes the rhythm, more sustained, but the keyboards close to the organ lead the atmosphere back to the mother track. Closing “The Flame” is the first trance titled “Midnight Side”, and it does so with a pounding riff that launches the song in the direction of a semi-ballad, one of the most sought-after pieces on the entire album.
“Supremacy Side” begins with ‘The Dirty Way’, another push this time to the edge of Heavy Metal, just so as not to make the album monothematic, all of which brings freshness to the whole. A glimmer of sunshine enters through “Only After Midnight” although Perini's singing always approaches in the Dark. How to play Hard Rock My Darkest Red know it well and demonstrate it through “From Dusk Till Dawn” with Ramones overtones that don't hurt in context. “Mary Go-Round” begins with Verginella's bombastic bass to grapple with a massive mid tempo in which the entire musical past of the members becomes apparent. Another track that could be a potential single is “Dark Night, Fright Night” where I imagine Judas Priest from the 1970s dangling on stage with their instruments. To conclude “Miriam (She Wakes Up At Midnight)”, to be listened to in the dark with candles lit.
“Midnight Supremacy” is a purely nocturnal record, a true friend to pass the hours leading into the new day. MS


 




martedì 1 ottobre 2024

Nirnaeth

NIRNAETH – Il Paradiso Non E’ Altrove
Andromeda Relix
Genere: Thrash Metal
Supporto: cd – 2024





Ricordo negli anni ’80 che moltissime riviste specializzate e non, davano il genere musicale Thrash Metal per “meteora”, una moda temporanea indirizzata a un pubblico che della musica ha una considerazione distorta, superficiale, fastidiosa. In effetti questo è il senso del Rock, ossia destabilizzare e portare protesta nei confronti di una generazione che non ci comprende, ma da sempre… Poi possono cambiare le sonorità, ma di base il concetto si manda staffetta da decenni.
Ci tengo a rilevare questo perché, in barba ai “critici” eruditi, il Thrash si trova anche oggi vivo e vegeto. In Italia non siamo da meno, abbiamo la cultura di impreziosire lo stile con innesti di altro genere, come ad esempio il senso nervoso dei King Crimson, oppure le aperture psichedeliche alla Pink Floyd. Bene lo sanno i Nirnaeth. Nascono a Bergamo nel 1990 dall’incontro di Marco Lippe (batteria, voce, tastiere e membro fondatore della band Prog Rock Twenty Four Hours) e Marco “Grey” Tombini (chitarre).
Le mode nel tempo si sa che mutano, per questo una band così decennale può andare incontro a problemi d’interesse da parte dei discografici e quindi dopo alcuni demo, e un album intitolato “The Psychedheavyceltale In 8 Movements” (1998), la band si scioglie nel maggio del 2000. Sarà proprio Marco Lippe a riportare in auge il progetto Nirnaeth nel 2007 dopo una parentesi solista. Un mini cd di tre canzoni basta per portare la band ad altissimi livelli, addirittura giungendo in finale all’Emergenza Festival all’Alcatraz nel 2012, sennonché Lippe vince anche il titolo di migliore batterista italiano. Questa volta però per divergenze musicali interne, i Nirnaeth si sciolgono nuovamente.  Nuova formazione nell’aprile del 2015 e finalmente è la volta di “The Extinction Generation”. Date live e apparizioni radiofoniche impreziosiscono il loro cammino professionale, ma il problema interno nella line up si ripresenta di lì a breve, attraverso divergenze fra bassista e chitarrista. Ma nel 2016 la nuova formazione è già in piedi con Marco Tombini e Simone Fumagalli. Nel 2020 è la volta dell’ottimo “Anthropocene”, e oggi con la band formata da Marco Lippe (batteria), Roberto Bellina (chitarre), Edoardo Pirola (chitarra) e Deaniele Cusumano (basso) i tempi sono maturi per il nuovo album intitolato “Il Paradiso Non E’Altrove”.
Molto bello il supporto esterno del disco, cartonato e contenente un libretto esaustivo sui significati dei singoli brani, tutti da leggere per immergersi a dovere nelle atmosfere del brano. Questo compito lo lascio a voi e alla vostra curiosità.
I tre minuti e mezzo iniziali della strumentale “Wounded Knee” mettono immediatamente in luce lo stile sonoro della band, che denota una ricerca della melodia non poi così comune nel mondo del Thrash Metal, questo anche grazie all’uso del piano che disegna armonie malinconiche e ponderate. E’ con “La Vendetta Del Bosco” che si entra a pieno merito nel settore. Il cantato è in italiano e questo non è generalmente usuale, apportando una migliore comprensione del concetto espresso. Gli anni ’80 imperversano in ogni nota, così dei momenti oscuri che ben si adattano ai testi sempre lucidi a testimonianza dei nostri tempi. La batteria di Lippe da sfoggio di se nell’intro di “World Wild Web”, personalmente ci riscontro influenze Overkill e Testament su tutte. Lo stile muta in “Epitaffio Di Una Pianta”, cadenzato e monolitico per poi ripartire nello Speed attraverso “Religionestinzione”. Se volete un sunto del genere, basta ascoltare “Pescecani”, qui tutte le prerogative di base.
Non manca neppure una cover, presi come spunto sono i Danse Society di “Angel”, ecco come tramutare il Post-Punk e Darkwave in Thrash. Per “Generation Interdict” vale lo stesso discorso di “World Wild Web”, ma il brano più articolato è la conclusiva title track “Il Paradiso Non E’ Altrove”, amara considerazione della nostra vita, fra arpeggi e un cantato recitato perfetto viatico per il concetto.
Di certo la vita di questa band non è monotona, visti i venti cambi interni di elementi, ma questo sta a significare la forza di volontà di esprimere le proprie idee, costi quel che costi, e anche il Thrash Metal “…Non Può Attendere”. Un disco robusto, a tratti geniale, dove la musica non scontata è di casa. MS
 





Versione Inglese:


NIRNAETH – Il Paradiso Non E’ Altrove
Andromeda Relix
Genre: Thrash Metal
Support: cd - 2024


I remember in the 1980s that many specialized and non-specialized magazines gave the Thrash Metal music genre as a “meteor”, a temporary fad addressed to an audience that has a distorted, superficial, annoying consideration of music. In fact, this is what Rock is all about, which is to destabilize and bring protest to a generation that does not understand us, but it has always... Then the sounds may change, but basically the concept has been sent relay for decades.
I want to point this out because, in spite of the erudite “critics”, Thrash can be found even today alive and well. In Italy we are no less, we have the culture of embellishing the style with grafts of other kinds, such as the nervous sense of King Crimson, or psychedelic openings à la Pink Floyd. Well Nirnaeth know this. They were born in Bergamo in 1990 from the meeting of Marco Lippe (drums, vocals, keyboards and founding member of the Prog Rock band Twenty Four Hours) and Marco “Grey” Tombini (guitars).
Fashions over time are known to change, which is why such a decade-old band can run into problems of interest from discographers, and so after a few demos, and an album entitled “The Psychedheavyceltale In 8 Movements” (1998), the band disbanded in May 2000. It will be Marco Lippe himself who will bring back the Nirnaeth project in 2007 after a solo interlude.
A three-song mini CD is enough to take the band to the highest level, even reaching the finals at the Emergenza Festival at Alcatraz in 2012, if not Lippe also wins the title of best Italian drummer. This time, however, due to internal musical differences, Nirnaeth disbanded again.  New lineup in April 2015 and finally it's time for “The Extinction Generation.” Live dates and radio appearances embellish their professional journey, but the internal problem in the line up comes up again shortly thereafter, through disagreements between bassist and guitarist. But in 2016 the new lineup is already up with Marco Tombini and Simone Fumagalli. In 2020 it's the turn of the excellent “Anthropocene”, and today with the band formed by Marco Lippe (drums), Roberto Bellina (guitars), Edoardo Pirola (guitar) and Deaniele Cusumano (bass) the time is ripe for the new album entitled “Il Paradiso Non E'Altrove.”
Very nice is the album's outer support, hardback and containing an exhaustive booklet on the meanings of the individual tracks, all of which must be read in order to properly immerse oneself in the atmosphere of the song. This task I leave to you and your curiosity.
The opening three and a half minutes of the instrumental “Wounded Knee” immediately highlight the band's sonic style, which denotes a search for melody not so common in the world of thrash metal, this also thanks to the use of piano that draws melancholic and thoughtful harmonies. It is with “La Vendetta Del Bosco” that we enter fully into the field. The singing is in Italian and this is not generally usual, bringing a better understanding of the concept expressed. The 80s rage in every note, so of the dark moments that fit well with the always lucid lyrics bearing witness to our times. Lippe's drums show off in the intro to “World Wild Web”, personally I detect Overkill and Testament influences on all of them. The style shifts in “Epitaffio Di Una Pianta”, cadenced and monolithic to then restart in Speed through “Religionestinzione”. If you want a summary of the genre, just listen to “Pescecani”, here all the basic prerogatives.
There's no shortage of covers either, taken as a cue are Danse Society's “Angel”, here's how to turn Post-Punk and Darkwave into Thrash. For “Generation Interdict” the same applies as for “World Wild Web,” but the most articulate track is the concluding title track “Il Paradiso Non E’ Altrove”, a bitter consideration of our lives, between arpeggios and a recited vocal perfect viaticum for the concept.
Certainly the life of this band is not monotonous, given the twenty internal changes of elements, but this stands for the strength of will to express one's ideas, whatever the cost, and also Thrash Metal “...Can't Wait”. A robust, at times brilliant record, where music that is not taken for granted is at home. MS





lunedì 30 settembre 2024

Zolder Ellipsis

ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
Lizard Records – Open Mind
Genere: Jazz, Rock, Avantgarde, Prog Rock
Supporto: cd – 2024





Ogni musicista ha il proprio modo di esprimere la sua arte attraverso un approccio del tutto personale, questo consente di distinguerlo dalla massa. Generalmente chi esula dalle regole non è di facile collocazione, ma questo non è un problema per chi ascolta o produce, la musica in definitiva è musica e basta. Quando un prodotto è fuori target, si tende a inserirlo nel mondo del Progressive in senso generico e il gioco è fatto. Non male neppure il termine Avantagarde, questo permette a chi si approccia a quel determinato disco di comprendere di non trovarsi avanti a un suono convenzionale. Di certo non siamo al cospetto di un prodotto di massa, sappiamo bene che l’ascoltatore medio oggi non ha intenzione di soffermarsi troppo su suoni astrusi, per questo chi compone tutto ciò, ha un pubblico definito di nicchia.
Per concepire questa musica viene in soccorso l’improvvisazione, sulla quale successivamente ci si lavora sopra per smussare e aggiungere nuove soluzioni. Questo è il modus operandi del progetto Zolder Ellipsis del tastierista americano Tom Aldrich.
“Il Libro Dei Tropi” è il secondo album in studio, dove il termine troping è “l’uso di una parola o di un’espressione modificata dal significato originale a un altro”, a testimonianza di quanto detto.
Con Aldrich, partecipano Sean Moran (chitarra), Chad Langford (basso, voce), Ivo Bol (synths e samplers), Pierre Aeternus (batteria), e la scrittrice Esther Mugambi (voce), autrice dei testi che ispirano quest’opera.
Cosa ci si deve attendere da “Il Libro Dei Tropi” si può intuire, ma non indovinare al primo colpo, in quanto le soluzioni sono così diversificate fra loro che solo l’ascolto può rivelare. Rispetto l’album precedente si appone un approccio più moderno, la musica degli Zolder Ellipsis acquisisce dunque un nuovo elemento.
Sin da “Sketch A” si possono captare queste situazioni al limite della dissonanza, come se fossero due motivi differenti uno sopra l’altro. La batteria di Pierre Aeternus disegna un percorso in cui la chitarra sembra sfuggire, ma la cosa più interessante è che tutto ciò non disturba, bensì accalappia l’attenzione in attesa di nuove sorprese, le quali giungono immediatamente da “Night Crossing”, e sfido chiunque nel non pensare di trovarsi di fronte a una diversa band. Tastiere e chitarra dialogano come due comari rendendo il brano vivo fra mondi di Frank Zappa e Gentle Giant. Una tregua giunge dagli arpeggi iniziali di “Passed The Storm”, qui le melodie sono presenti privandosi di quella veste nervosa che ha aleggiato sino ad ora. La chitarra elettrica diventa Rock in “Feel Like A Man” e qui si è in pieno contesto Prog Rock, e scusate se mi ripeto, ma per intenderci sto parlando nuovamente di Zappa, Gentle Giant e questa volta anche King Crimson.
Tortuosi movimenti di chitarra confermano l’amore per Fripp e soci anche in “BIP” per poi passare nuovamente a qualcosa di completamente diverso (come dicevano i Monty Python negli anni ’70), e allora le belle armonie di “Brunette” aprono il campo a istanti riflessivi e curati. Qui la chitarra elettrica si esprime al meglio in assolo toccanti e tecnici Personalmente lo ritengo fra i brani più belli dell’intero album assieme all’eterea “Lydian Riff”, altro contesto per la chitarra, questa volta acustica. Ritorna il Prog Rock con “Undertow” assieme al sentore di anni ’70, una bellissima sensazione che di certo non stona nel contesto. Il basso apre “The Purge”, canzone di matrice Jazz impreziosita dalla bella e calda voce di Esther Mugambi. Se vogliamo dare il premio “pezzo più Prog Rock dell’album”, questo spetta a pieno titolo a “Grind And Meridian” che fino all’ultimo se la batte con la suite conclusiva di quindici minuti intitolata “Sketch C (Quell)” dove la sperimentazione si sposa con la rumoristica.
Ritengo “Il Libro Dei Tropi” un ulteriore passo in avanti nella crescita della band, un disco in cui soffermarsi ad ascoltare con attenzione, senza aver paura delle destabilizzazioni, perchè anche queste fanno parte del Progressive Rock. MS






Versione Inglese:


ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
Lizard Records - Open Mind
Genre: Jazz, Rock, Avantgarde, Prog Rock
Support: cd - 2024


Every musician has his own way of expressing his art through an entirely personal approach, this allows him to stand out from the crowd. Generally those who fall outside the rules are not easy to place, but this is not a problem for the listener or producer; music is ultimately music and that's it. When a product is off target, one tends to place it in the Progressive world in a generic sense and that's it. The term Avantagarde is not bad either, this allows those who approach that particular record to understand that they are not ahead of a conventional sound. Certainly we are not in the presence of a mass product, we know very well that the average listener today is not going to dwell too much on abstruse sounds, which is why those who compose this have a defined niche audience.
To conceive of this music, improvisation comes to the rescue, on which we later work to smooth it out and add new solutions. This is the modus operandi of American keyboardist Tom Aldrich's Zolder Ellipsis project.
“The Book Of Tropes” is the second studio album, where the term troping is ‘the use of a word or expression changed from its original meaning to another,’ a testament to the above.
Joining Aldrich are Sean Moran (guitar), Chad Langford (bass, vocals), Ivo Bol (synths and samplers), Pierre Aeternus (drums), and writer Esther Mugambi (vocals), author of the lyrics that inspire this work.
What is to be expected from “The Book Of Tropes” can be guessed, but not guessed at first, as the solutions are so diverse from each other that only listening can reveal. Compared to the previous album a more modern approach is affixed, the music of Zolder Ellipsis thus acquires a new element.
Right from “Sketch A” one can pick up on these borderline dissonance situations, as if they were two different motifs on top of each other. Pierre Aeternus' drums draw a path in which the guitar seems to escape, but the most interesting thing is that all this does not disturb, but rather grabs the attention in anticipation of new surprises, which come immediately from “Night Crossing”, and I challenge anyone in not thinking that they are in front of a different band. Keyboards and guitar converse like two comrades making the song alive between worlds of Frank Zappa and Gentle Giant. A reprieve comes from the opening arpeggios of “Passed The Storm”, here the melodies are present depriving themselves of the nervousness that has hovered until now. The electric guitar becomes Rock in “Feel Like A Man” and here you are in the full Prog Rock context, and sorry to repeat myself, but to be clear I am again talking about Zappa, Gentle Giant and this time also King Crimson.
Tortuous guitar movements confirm the love for Fripp and co. in “BIP” as well and then switch again to something completely different (as Monty Python used to say in the '70s), and then the beautiful harmonies of “Brunette” open the field to thoughtful and curated moments. Here the electric guitar is at its best in touching and technical solos I personally consider it among the most beautiful tracks on the entire album along with the ethereal “Lydian Riff”, another context for guitar, this time acoustic. Prog Rock returns with “Undertow” along with a whiff of the 70s, a beautiful feel that certainly doesn't clash in context. The bass opens “The Purge,” a jazzy song embellished by Esther Mugambi's beautiful and warm voice. If we want to give the “most Prog Rock piece on the album” award, this rightfully belongs to “Grind And Meridian”, which to the very end fights it out with the fifteen-minute concluding suite entitled “Sketch C (Quell)” where experimentation marries with noise.
I consider “The Book Of Tropes” a further step forward in the band's growth, a record in which to linger and listen carefully, without being afraid of destabilizations, because these are also part of Progressive Rock. MS


 


domenica 29 settembre 2024

Faro

FARO – Nu-Man
Andromeda Relix
Distribuzione: Ma.Ra.Cash
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd / Digital– 2024





Il genere Metal Progressive sta donando agli ascoltatori differenti soluzioni, non più soltanto relegate ai maestri Dream Theater o Queensryche, tanto per restare nel continente delle origini, bensì muta in differenti stili e forme. Ciò accade in tutto il mondo grazie alla contaminazione di generi apparentemente incongruenti, c’è chi osa di più e chi meno, tuttavia si denota una volontà di spostare le coordinate di questo DNA. Il discorso è valido anche per l’Italia, sempre attenta a ogni tipo di fenomeno, anche il più intricato.
Il caso dei Faro non esula da questo preambolo, pur avendo loro alle spalle due album apprezzati da critica e pubblico, il duo Rocco De Simone (voce, tastiere) e Angelo Troiano (chitarra, tastiere) aprono il proprio stile a nuove soluzioni. Questo è l’approccio giusto per entrare a pieno merito nel termine Metal Progressive, ossia cercare sempre qualcosa di differente, suonare ciò che si sente al momento e per il proprio piacere.
Il progetto nasce fra Chieti e Pescara nel 2007 da un’idea di De Simone, inizialmente trio, oggi lo troviamo in duo con la presenza di altrettanti special guest, Giacomo Pasquali (basso), e Andrea Giovannoli (batteria). “Nu-Man” è il titolo del nuovo album formato da ben quattordici canzoni, tutte della durata media di quattro minuti per oltre un’ora di musica. Il concetto approcciato per la stesura dei brani riguarda un viaggio nella nostra epoca in cui le incertezze e le speranze si alternano portando l’essere umano al centro della vita. Un nuovo essere ibrido e super tecnologico incapace di provare emozioni, ma perfetto sotto altri punti di vista. Così descrivono i Faro al riguardo: “L’Umanesimo lentamente lascia il posto al Transumanesimo. Siete pronti per entrare in una nuova epoca?”. Noi si, per questo facciamo partire la prima traccia intitolata “Isaac”. In essa si manifestano immediatamente le sonorità dure che lasciano spazio a elementi di quiete, come il Metal Prog insegna. Gli arrangiamenti elettronici donano all’insieme ampiezza sonora. Le atmosfere spaziano dal malinconico alla pacatezza, approfondite dallo stile canoro di De Simone, ponderato oltre che gotico nell’approccio, un esempio giunge da “Crystal Cage”. Immaginate i Depeche Mode fare Heavy Metal e otterrete “Paradox”, con qualche scheggia di Queensryche. I quasi tre minuti di “Inside” sono introspettivi oltre che curati nelle coralità vocali. Il disco scorre senza troppi momenti di stanca, la sezione ritmica apporta interessanti passaggi su cui soffermarsi, sempre precisi e mai banali.
“Cradle” ha la carta vincente nella strofa, sostenuta dalla scelta vocale, “Protective” invece osa di più con le armonie della chitarra mentre il doppio pedale fa comparsa al servizio della potenza. Altra prova della malleabilità della voce di De Simone proviene da “Knots”, canzone ricca di sfumature armoniche di facile presa emotiva. La dolcezza di “The Mirror” si affaccia nel sound più moderno del genere con eleganza per poi lasciare spazio a “Appearances”, canzone più vicina al significato del termine stesso. Lo stile Faro a questo punto è ben definito e personale. “Blow” è movimento lento nello spazio, mentre “Room 39”è ispirata da una bella donna di nome Virginia. ”Red Thread” non si discosta da quanto ascoltato in precedenza, così “Human”. Conclude “Touch” con classe.
Questo Progressive Metal non è del tutto scontato, pur non avendo all’interno passaggi complessi è una via di mezzo che probabilmente potrebbe avvicinare un nuovo pubblico a questo genere che prosegue il proprio cammino verso il futuro. MS 





Versione Inglese:


FARO - Nu-Man
Andromeda Relix
Distribution: Ma.Ra.Cash
Genre: Progressive Metal
Support: cd / Digital- 2024


The Metal Progressive genre is giving listeners different solutions, no longer just relegated to the masters Dream Theater or Queensryche, just to stay on the continent of origins, but mutating into different styles and forms. This is happening all over the world thanks to the contamination of seemingly incongruent genres; there are those who dare more and those who less, nevertheless there is a willingness to shift the coordinates of this DNA. The argument also applies to Italy, which is always attentive to all kinds of phenomena, even the most intricate.
The case of Faro is not exempt from this preamble, although they have two critically and publicly appreciated albums behind them, the duo Rocco De Simone (vocals, keyboards) and Angelo Troiano (guitar, keyboards) open their style to new solutions. This is the right approach to enter fully into the term Metal Progressive, that is, always looking for something different, playing what you feel at the moment and for your own pleasure.
The project was born between Chieti and Pescara in 2007 from an idea of De Simone, initially a trio, today we find him as a duo with the presence of as many special guests, Giacomo Pasquali (bass), and Andrea Giovannoli (drums). “Nu-Man” is the title of the new album consisting of no less than fourteen songs, all with an average duration of four minutes for more than an hour of music. The concept approached for the writing of the songs concerns a journey through our era in which uncertainties and hopes alternate bringing the human being to the center of life. A new hybrid and super-technological being incapable of feeling emotions, but perfect in other respects. This is how Lighthouse describes it, “Humanism slowly gives way to Transhumanism. Are you ready to enter a new era”? We are, which is why we play the first track entitled “Isaac.” In it, the harsh sounds are immediately apparent, giving way to elements of stillness, as Metal Prog teaches. Electronic arrangements give the whole sound amplitude. Atmospheres range from melancholy to quiet, deepened by De Simone's singing style, thoughtful as well as gothic in approach, an example comes from “Crystal Cage”. Imagine Depeche Mode doing heavy metal and you get “Paradox”, with some splinters of Queensryche. The nearly three minutes of “Inside” are introspective as well as carefully crafted vocal choruses. The record flows without too many tired moments, the rhythm section bringing interesting passages to dwell on, always precise and never dull.
“Cradle” has the trump card in the verse, supported by the vocal choice, ‘Protective’, on the other hand, dares more with guitar harmonies while the double pedal makes an appearance in the service of power. More evidence of the malleability of De Simone's voice comes from “Knots”, a song rich in harmonic nuances of easy emotional grip. The sweetness of “The Mirror” enters the more modern sound of the genre with elegance and then gives way to “Appearances”, a song closer to the meaning of the term itself. Faro's style at this point is well defined and personal. “Blow” is slow movement in space, while ‘Room 39 ’is inspired by a beautiful woman named Virginia. “Red Thread” does not deviate from what has been heard before, so does ”Human”. “Touch” concludes with class.
This Progressive Metal is not entirely predictable, while not having complex passages within it is a middle ground that could probably bring a new audience closer to this genre as it continues its journey into the future. MS






sabato 28 settembre 2024

JC Cinel

JC CINEL – Where The River Ends
Andromeda Relix
Distribuzione: Black Widow Records
Genere: Virtuoso – Hard Rock
Supporto: cd – 2024




Nell’underground italico esistono band di buona fattura, che nulla hanno da invidiare a certe straniere. Non tutte però ricevono la giusta attenzione, ma alcune si, una di queste si chiama Wicked Minds, dove JC Cinel ne è il chitarrista.
Autore, cantante, esecutore, JC Cinel è poliedrico sia nell’approccio compositivo sia stilistico, abbracciando differenti stili che variano dall’Hard Rock al Prog passando per il sound orientale.
“Where The River Ends” è il quarto album da solista e l’ottavo in carriera se consideriamo i Wicked Minds e la Jimi Barbiani Band. Sono serviti ben sette anni per realizzare queste dodici canzoni, dentro tutta l’anima e l’amore di JC per la musica in generale e soprattutto una vetrina per la cura dei particolari che impreziosiscono ogni singolo brano.
Il cantato ricopre il punto centrale del progetto, ben studiato e armonico, ma è la musica a far parlare i fatti. Con lui suonano diversi ospiti, Davide Dabusti (chitarra), Andrea Toninelli (chitarra), Daniele Tosca (basso), Marco Lazzarini (batteria), Marcello Baio (batteria), Roberto Tassone (batteria), Paolo “Apollo” Negri (tastiere), e Gianni Grecchi (basso).
“City Lights” trasmette energia solare mista a polvere, quella della strada in cui questa musica prende vita, magari in America. Non distante il concetto per “Oblivion”, un ritmo che farà la gioia degli estimatori di band come Led Zeppelin e Uriah Heep. Spazio anche per il sound Lynyrd Skynyrd con “Feel Like Prisoners”. La ricerca strutturale viene a galla attraverso “Mindmaze/Red-Handed”, un brano che si apre con arpeggi di chitarra per poi passare all’elettrico con eleganza.
C’è anche profumo di passato fra le note, non invasivo ma presente, e poi i riff che ti entrano in testa, quelli che ogni rocker vuole sentire quotidianamente. Si può ballare in “Asylum 22”, un macigno sonoro ruffiano e intrigante come una bella donna che ti fa le moine. Qui i Led Zeppelin sono in cattedra.
Il brano più lungo dell’album con i suoi quasi nove minuti s’intitola “Burning Flame”, ammaliante e a tratti folclorico. I cambi di ritmo hanno la capacità di far volare il tempo, quasi vorremmo non terminassero mai, un poco come succede con alcune suite nel Progressive Rock. Si torna all’Hard Rock tradizionale con “How Far We Shine” e non manca neppure la scena per le doti balistiche di JC Cinel, i tre minuti acustici di “Karakal (Lost In Shangri.la)” sono una finestra per il cuore.
C’è l’Hard & Blues e giunge nella semi ballata “Strangers”, una cura per la melodia davvero notevole. Funzionale anche il ritornello. Effetti aprono “Thank God I Was Alone”, pezzo adrenalinico, dove la voglia di un whiskey parte in automatico.
Martellante “Wich Side Are You On” ed è fra i frangenti più duri dell’album che si conclude con la title track di otto minuti “Where The River”, una vera gemma sonora che fa da riassunto alla carriera di quest’artista da seguire anche in tour che vedrà toccare oltre il nostro paese, anche la Francia, il Belgio, e l’Olanda.
E’ bello imbattersi nel 2024 in un album come questo, perché lascia acceso l’interesse su questo genere che oltre essere immortale è altresì positivo. MS





Versione Inglese:


JC CINEL - Where The River Ends
Andromeda Relix
Distribution: Black Widow Records
Genre: Virtuoso - Hard Rock
Support: cd - 2024


In the Italian underground there are some good bands, which have nothing to envy to some foreign ones. However, not all of them receive the proper attention, but some do; one of them is called Wicked Minds, where JC Cinel is the guitarist.
Author, vocalist, performer, JC Cinel is multifaceted in both compositional and stylistic approach, embracing different styles ranging from Hard Rock to Prog via Eastern sound.
“Where The River Ends” is his fourth solo album and the eighth in his career if we consider Wicked Minds and the Jimi Barbiani Band. It took a good seven years to make these twelve songs, inside all JC's soul and love for music in general and above all a showcase for the attention to detail that embellishes each song.
The singing covers the central point of the project, well-researched and harmonious, but it is the music that does the talking. Several guests play with him, Davide Dabusti (guitar), Andrea Toninelli (guitar), Daniele Tosca (bass), Marco Lazzarini (drums), Marcello Baio (drums), Roberto Tassone (drums), Paolo “Apollo” Negri (keyboards), and Gianni Grecchi (bass).
“City Lights” conveys solar energy mixed with dust, that of the street where this music comes to life, perhaps in America. Not far off is the concept for “Oblivion”, a rhythm that will delight admirers of bands like Led Zeppelin and Uriah Heep. Space is also made for the Lynyrd Skynyrd sound with “Feel Like Prisoners”. Structural research comes to the surface through “Mindmaze/Red-Handed”, a song that opens with guitar arpeggios and then elegantly switches to electric.
There is also a scent of the past among the notes, unobtrusive but present, and then the riffs that get into your head, the ones every rocker wants to hear daily. You can dance along to “Asylum 22”, a sonic boulder as pandering and intriguing as a beautiful woman mooning you. Here Led Zeppelin is in the cathedra.
The longest track on the album at nearly nine minutes is titled “Burning Flame”, bewitching and at times folkloric. The tempo changes have the ability to make time fly, almost wishing they would never end, a little like what happens with some suites in Progressive Rock. It's back to traditional Hard Rock with “How Far We Shine”, and there's no shortage of scene for JC Cinel's ballistic prowess either; the three-minute acoustic “Karakal (Lost In Shangri.la)” is a window to the heart.
There is Hard & Blues and it comes in the semi-ballad “Strangers,” a truly remarkable care for melody. The chorus is also functional. Effects open “Thank God I Was Alone”, an adrenaline-fueled piece where the craving for a whiskey starts automatically.
Hammering “Wich Side Are You On” and it is among the hardest bangs of the album that ends with the eight-minute title track “Where The River”, a true sonic gem that sums up this artist's career to follow also on tour that will see besides our country, also touch France, Belgium, and Holland.
It is good to come across an album like this in 2024, because it leaves the interest in this genre that besides being immortal is also positive. MS





venerdì 27 settembre 2024

Odessa

ODESSA – Stazione Getsemani XXV
Lizard Records – Open Mind
Distribuzione: Ma.Ra.Cash Records
Genere: Hard Prog
Supporto: cd – 2024




Recensire gli Odessa per me è sempre una grande emozione, perché li ho seguiti sin dai primi passi avvenuti nel 1998, e vederli crescere in maniera esponenziale è un piacere davvero forte. La band di Lorenzo Giovagnoli nel tempo è stata avara di realizzazioni, solo tre album sino a oggi, ma tutte di estrema qualità. L’Hard Prog proposto è valorizzato dalla splendida voce di Lorenzo, il quale molto spesso si eleva su alte vette, tentando approcci prossimi a Demetrio Stratos (Area). Il debutto discografico porta proprio il titolo di “Stazione Getsemani” (Mellow Records) ed è del 1999, seguono “L’Ultimo Giorno” (2009 – Lizard Records) e “L’Alba Della Civiltà” (2022 – Lizard Records). Interessante l’attività live della band che vede toccare nazioni come la Francia, il Messico nonché una collaborazione con Ian Paice dei Deep Purple, oltre che molte date in Italia.
Rispetto all’esordio, gli Odessa hanno una formazione differente, oggi composta da Lorenzo Giovagnoli (voce e tastiere), Giulio Vampa (chitarra e cori), Valerio De Angelis (basso e cori), Marco Fabbri (batteria e cori), e Gianluca Milanese (flauto). Per i venticinque anni del debutto “Stazione Getsemani” giunge a Marina Montobbio l’idea di far risuonare il disco alla band, e Giovagnoli non si fa pregare due volte, vista la nuova line up e l’esperienza annosa alle spalle.  Tutto è curato nei minimi particolari, compresa la splendida copertina tratta dalla tela di Silvano Braido intitolata “Indifferenza Per La Crocifissione”. Il libretto interno è impreziosito dalle belle foto realizzate da Francesco Renne.
Quando l’artwork si fonde con la musica, diventa un valore aggiunto al prodotto finale, l’associazione immagine/band sono una formula rodata che ha condotto spesso a miti temporali. E’ un sistema che moltissime band hanno portato avanti negli anni, e aggiungo anche con giusta causa.
Da rilevare lo sforzo professionale di Giorgio Brugnone per il mix finale e Loris Furlan per la riuscita del prodotto.
Spetta a “Esilio” a far sentire la freschezza apportata alla nuova veste, mentre la voce di Giovagnoli sembra maturare ulteriormente. Il sound ha il suo tiro vintage, spezzato dall’intermezzo Jazz dove è impossibile mantenere fermo il piede. Ogni strumento è protagonista in un modo o in un altro, a conferma dell’amalgama raggiunta. Il solo di chitarra di matrice Gilmour (Pink Floyd) è ficcante, mentre il flauto non è altro che la ciliegina sulla torta. Tanta storia in poco più di cinque minuti.
La tecnica fuoriesce prepotentemente in “Di Buio E Luce (Pt1)”, da ascoltare con attenzione in tutti i passaggi umorali. Nel disco ci sono richiami al passato, due classici immortali del Prog Italiano, “Alzo Un Muro Elettrico” dei Rovescio Della Medaglia e “Caronte” dei Trip, entrambi riveduti con forte personalità. Personalmente il brano che ho apprezzato di più è “L’Incontro (Stratosfera, L’Angelo)”, con l’intro da brivido a ricordare Demetrio Stratos.
Questa nuova veste è una chicca che nessun amante del Prog classico deve mancare, se consideriamo poi che di per se l’originale è già un’opera intensa.
Come dice Lorenzo Giovagnoli: “Solo la bellezza potrà salvarci dall’orrore dei nostri giorni”, è vero e sottolineo. Godiamoci quindi “Stazione Getsemani XXV”, perché aiuta a farci stare bene. MS 




(Versione del brano originale dell'anno 1999)

Versione Inglese:


ODESSA – Stazione Getsemani XXV
Lizard Records - Open Mind
Distribution: Ma.Ra.Cash Records
Genre: Hard Prog
Support: cd - 2024


Reviewing Odessa for me is always a great emotion, because I have followed them since their first steps occurred in 1998, and to see them grow exponentially is a really strong pleasure. Lorenzo Giovagnoli's band over time has been stingy with accomplishments, only three albums to date, but all of extreme quality. The proposed Hard Prog is enhanced by the splendid voice of Lorenzo, who very often rises to high heights, attempting approaches close to Demetrio Stratos (Area). The debut record bears the very title of “Stazione Getsemani” (Mellow Records) and was released in 1999, followed by “L'Ultimo Giorno” (2009 - Lizard Records) and “L'Alba Della Civiltà” (2022 - Lizard Records). The band's live activity is interesting, with the band touching nations such as France, Mexico as well as a collaboration with Ian Paice of Deep Purple, as well as many dates in Italy.
Compared to the debut, Odessa has a different lineup, now consisting of Lorenzo Giovagnoli (vocals and keyboards), Giulio Vampa (guitar and backing vocals), Valerio De Angelis (bass and backing vocals), Marco Fabbri (drums and backing vocals), and Gianluca Milanese (flute).
For the twenty-fifth anniversary of the debut “Gethsemane Station” comes Marina Montobbio's idea to make the band resonate with the record, and Giovagnoli doesn't beg twice, given the new line up and the years of experience behind it.  Everything is taken care of down to the last detail, including the stunning cover artwork taken from Silvano Braido's canvas entitled “Indifferenza Per La Crocifissione”. The inner booklet is embellished with beautiful photos taken by Francesco Renne.
When the artwork merges with the music, it becomes an added value to the final product, the image/band association are a proven formula that has often led to time myths. It is a system that many bands have carried on over the years, and I would add with just cause.
The professional effort of Giorgio Brugnone for the final mix and Loris Furlan for the success of the product should be noted.
It's up to “Esilio” to make the freshness brought to the new look, while Giovagnoli's voice seems to mature further. The sound has its vintage pull, broken up by the Jazz interlude where it is impossible to keep your foot still. Every instrument is a protagonist in one way or another, confirming the amalgam achieved. The Gilmour-esque (Pink Floyd) guitar solo is punchy, while the flute is nothing but icing on the cake.
So much history in just over five minutes.
The technique comes out powerfully in “Di Buio E Luce (Pt1)”, to be listened to carefully in all the mood passages. There are callbacks to the past in the album, two immortal classics of Italian Prog, “Alzo Un Muro Elettrico” by Rovescio Della Medaglia and “Caronte” by Trip, both revised with strong personality. Personally, the track I enjoyed the most is “L'Incontro (Stratosfera, L'Angelo)”, with the chilling intro reminiscent of Demetrio Stratos.
This new version is a treat that no lover of classic Prog should miss, if we then consider that in itself the original is already an intense work.
As Lorenzo Giovagnoli says, “Only beauty can save us from the horror of our days,” is true and I emphasize. So let us enjoy “Stazione Getsemani XXV,” because it helps to make us feel good. MS