Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
mercoledì 15 gennaio 2025
lunedì 13 gennaio 2025
Qohelet
QOHELET – Cantico Dei Cantici
Lizard Records / Zeit Interference
Genere: Sperimentale / Elettronica
Supporto: cd – 2025
Fra
i componenti di spicco della scena contemporanea italiana concernente la sperimentazione,
la ricerca sonora e la poesia messa a disposizione dell’analisi, ci
sono i Qohelet di Gianni Venturi (cantante/poeta - Altare Thotemico, Moloch,
Mantra Informatico) e Alessandro Seravalle (elettronica, piano, synth, samples -
Garden Wall, Officina F.lli Seravalle). Dopo il debutto datato 2020 dal titolo
omonimo, il duo si ripropone con il secondo atto dal titolo “Cantico Dei
Cantici”, focalizzato sull’edizione di Guido Ceronetti, un elogio totale all’amore
e alla donna vista quasi in chiave femministica.
I
due artisti nella vita non si sono mai incontrati, ma fra di loro è sorta una
sinergia assolutamente compatta, dove la visione delle prospettive è unisona,
dettata dall’anima e dalla mente. Questa, se saputa adoperare con criterio, è
la magia d’internet.
I
Qohelet possono dare spunto a una riflessione quantomeno necessaria, gli autori
ci tengono a essere considerati distanti dal contesto musicale odierno dettato
dai media e dalle majors, così come lo sono dal termine “Progressive”, inteso
come quello realizzato negli anni ’70 oramai radicato e immobile, tanto da
poterlo ironicamente etichettare “Regressive”.
La
ricerca accurata dei suoni, dell’approccio vocale e delle tematiche, fa si che
questa musica sia rivolta a un pubblico strettamente preparato e aperto
all’arte contemporanea, dove l’ascolto è legato alla riflessione.
L’opera
suddivisa in otto tracce, è supportata dalla presenza di due special guest già
noti in questo contesto, ossia Gianpietro Seravalle (sequenze ritmiche),
fratello di Alessandro e partner nel progetto Officina F.lli Seravalle, ed
Emiliano Vernizzi, sax anche degli Altare Thotemico, band in cui milita lo
stesso Gianni Venturi.
L’incisivo
“Prologo” catapulta immediatamente lo stato d’animo dentro il concept fra
ritmiche cadenzate ed effetti sonori sopra i quali la voce drammatica di
Venturi si cimenta in un’interpretazione recitata e toccante. In sottofondo
l’eco del sax dona sensazioni di profondità eterea, mentre in successione il
ritmo sale. Immaginate di ascoltare una colonna sonora del libro letto in
diretta.
“Primo
Poema” ha risvolti arabeggianti, con frammenti di Area all’interno. Venturi si
cimenta in una prova altisonante, adoperando la fonetica come strumento, questo
modus operandi è noto ai più grazie alla carriera artistica di Demetrio
Stratos. Alessandro Seravalle tesse tappeti sonori a tratti nervosi che
riescono a esaltare l’enfasi del testo.
“Secondo
Poema” si apre con il sax di Vernizzi per poi lasciare il campo all’elettronica
sopra la quale un pensieroso Venturi descrive la ricerca dell’amore avvenuta
per i mercati di Gerusalemme. Struggente narrazione dove i suoni onirici
accompagnano il protagonista.
“Terzo
Poema” vede l’intervento del pianoforte mentre il sax fa da controcanto alla
narrazione. Gli amanti sono protagonisti del cantico, la donna è decantata con
perizia in un inno alla bellezza assoluta. Le arie restano grevi, oscure,
profonde, anche in “Quarto Poema”. Sensazioni distopiche si contrappongono alle
tematiche con violenza al confine della disperazione. Frammenti sonori s’intrecciano
a voci distorte nel “Quinto Poema”, le sperimentazioni si contrappongono alla
teatralità al limite dell’assurdo, rilasciando un connubio fra approccio alla musica
da camera ed elettronica. L’”Epilogo” detta le linee conclusive dell’opera
adoperando interamente le caratteristiche Qohelet descritte, per poi giungere
all’”Appendice Finale”, in cui le considerazioni degli artisti vengono esposte
con la consueta drammatica veemenza.
“Cantico
Dei Cantici” è un’opera assolutamente singolare, un pugno allo stomaco, una
violenza perpetrata alla mente di coloro che generalmente non amano pensare
durante l’ascolto della musica. Qui invece aleggia materia, forza, amore,
spirito… Arte. MS
QOHELET
- Song Of Songs
Lizard Records / Zeit Interference
Genre: Experimental / Electronic
Support: cd - 2025
Among the prominent components of the contemporary
Italian scene concerning experimentation, sound research and poetry put at the
disposal of societal analysis are Gianni Venturi's Qohelet (singer/poet -
Altare Thotemico, Moloch, Mantra Informatico) and Alessandro Seravalle
(electronics, piano, synth, samples - Garden Wall, Officina F.lli Seravalle).
After their self-titled 2020-dated debut, the duo is back with a new album
titled “Cantico Dei Cantici”, focused on Guido Ceronetti's edition, a total
eulogy to love and woman seen almost in a feminist key.
The two artists in life have never met, but an
absolutely compact synergy has arisen between them, where the vision of
perspectives is unison, dictated by soul and mind. This, if wisely employed, is
the magic of the Internet.
Qohelet may give food for thought at the very least,
the authors care to be considered distant from today's musical context dictated
by the media and the majors, just as they are from the term “Progressive”,
understood as that made in the 1970s now entrenched and immobile, so much so
that they can ironically label it “Regressive”.
The careful research of sounds, vocal approach and
themes means that this music is aimed at a strictly prepared audience open to
contemporary art, where listening is linked to reflection.
The work, divided into eight tracks, is supported by
the presence of two special guests already known in this context, namely
Gianpietro Seravalle (rhythmic sequences), Alessandro's brother and partner in
the Officina F.lli Seravalle project, and Emiliano Vernizzi, sax also of Altare
Thotemico, a band in which Gianni Venturi himself plays.
The incisive “Prologue” immediately catapults the mood
inside the concept between cadenced rhythms and sound effects over which
Venturi's dramatic voice engages in a moving, recited interpretation. In the
background the sax echo gives feelings of ethereal depth as in succession the
rhythm rises. Imagine listening to a soundtrack of the book read live.
“First Poem” has arabesque overtones, with fragments
of Area within. Venturi takes on a lofty test, employing phonetics as an
instrument; this modus operandi is known to most through the artistic career of
Demetrio Stratos. Alessandro Seravalle weaves sound carpets at times nervous
that manage to enhance the emphasis of the text.
“Second Poem” opens with Vernizzi's sax and then gives
way to electronics over which a pensive Venturi describes the search for love
that took place in the markets of Jerusalem. Poignant narration where dreamlike
sounds accompany the protagonist.
“Third Poem” sees the intervention of the piano while
the sax acts as a counterpoint to the narration. The lovers are the
protagonists of the song, the woman is expertly decanted in a hymn to absolute
beauty. The tunes remain grave, dark, deep, even in “Fourth Poem”. Dystopian
sensations contrast the themes with violence bordering on despair. Sound
fragments intertwine with distorted voices in “Fifth Poem”, experimentations
contrast with theatricality bordering on the absurd, releasing a marriage of
chamber music approach and electronics. The “Epilogue” dictates the work's
concluding lines by entirely employing the Qohelet features described, and then
arrives at the “Final Appendix”, in which the artists' considerations are
expounded with their usual dramatic vehemence.
“Song Of Songs” is an absolutely singular work, a
punch to the stomach, a violence perpetrated on the minds of those who
generally do not like to think while listening to music. Here instead hovers matter,
strength, love, spirit… Art. MS
domenica 12 gennaio 2025
Playades
PLAYADES
– Nova Delfi
Lizard
Records /Lizard Openmind
Genere: Sperimentale /
Improvvisazione
Supporto: cd – 2024
Playades
è una nuova realtà musicale italiana su cui la Lizard Records va a puntare
l’attenzione.
L’idea
nasce dall’incontro di nove amici con la voglia di narrare racconti, poesie e
frammenti di storie epiche attraverso l’improvvisazione scaturita dalle singole
esperienze musicali. Viene principalmente focalizzata l’attenzione sulla
cultura antica e la mitologia comune, in un viaggio verso il Tempio di Delfi
arrivando
al cospetto della Pizia, l'Oracolo di Delfi.
Questa
community di musicisti è composta da Fabio Esposito (Lira greca, suoni),
Francesco Sotgiu (Bendir, suoni), Francesco Peloso (basso), Elisa Sala
(Marimba, percussioni, suoni), Davide Cristiani (Moog, suoni), Stefano Cavanna
(flauti), Katia Rindone (voci, cori), Aldo Brianzi (gran cassa), Francesca
Capuozzo (voce), Davide Folloni (voce), e Sigrun Blaheim (voce).
Per
catturare al meglio tutta l’essenza di questa musica, la registrazione viene
effettuata in presa diretta presso lo studio Ground Floor di Modena.
Il
risultato s’intitola “Nova Delfi” ed è accompagnato da una robusta ed elegante
confezione cartonata a tre ante dove le illustrazioni
di Vittorio Esposito sono il risultato di una fusione di diverse tecniche:
matita, carboncino e diapositive dirette di Munari prodotte da Lisa Mattioli.
All’interno di esso si possono apprezzare l’introduzione al viaggio sonoro immaginifico,
i testi e le foto degli artisti.
Quattro
le tracce sonore a iniziare da “Teogonie” in cui le atmosfere antiche
evidenziate dalla lira greca a sette corde, introducono l’ascoltatore in questo
viaggio su una base ritmica ossessiva e ipnotica.
Uno
dei piatti forti di “Nova Delfi” è “Al Tempio”, improvvisazione di dieci minuti
in cui tutte le strumentazioni vengono alla luce iniziando da una dolce melodia
che si dipana in un crescendo armonico coinvolgente in cui la mente è libera di
lasciarsi trasportare. Perfettamente incastonato nel contesto l’uso del flauto
traverso. La percezione di questi luoghi è così vivida da lasciare spaziare la
vista attorno a noi, il calore è tangibile, così i colori e i profumi, magia
della musica e delle coralità vocali.
In
“Danza Dell’Oracolo” il ritmo sale leggermente, pur restando sempre martellante
con lo scopo di ammaliare l’attenzione e inserire l’ascoltatore a pieno titolo
nel contesto. Il narrato vocale disegna il percorso da intraprendere, fra
poesia e descrizione.
La
title track conclusiva di tredici minuti abbondanti è il fiore all’occhiello
dell’album, qui tutta l’essenza del progetto scaturisce fra musica e suoni in
tutto lo splendore. Certe sensazioni si vivono solamente ascoltando e restano
praticamente impossibili da descrivere a parole.
“Nova
Delfi” può quindi considerarsi a tutti gli effetti una colonna sonora della
ricerca storica e culturale di certe località in cui la mente si posa di
struttura in struttura come l’ape sui fiori, suggendone il relativo nettare. Se
desiderate viaggiare con la fantasia i Playades sono qui per servirvi. Si vola. MS
PLAYADES - Nova Delfi
Lizard Records /Lizard Openmind
Genre: Experimental / Improvisation
Support: cd - 2024
Playades is a new Italian musical reality that Lizard
Records is going to focus on.
The idea was born from the meeting of nine friends
with the desire to narrate tales, poems and fragments of epic stories through
improvisation arising from individual musical experiences. The focus is mainly
on ancient culture and communal mythology, on a journey to the Temple of Delphi
arriving at the presence of Pythia, the Oracle of Delphi.
This community of musicians is composed of Fabio
Esposito (Greek lyre, sounds), Francesco Sotgiu (Bendir, sounds), Francesco
Peloso (bass), Elisa Sala (Marimba, percussion, sounds), Davide Cristiani
(Moog, sounds), Stefano Cavanna (flutes), Katia Rindone (vocals, choruses),
Aldo Brianzi (bass drum), Francesca Capuozzo (vocals), Davide Folloni (vocals),
and Sigrun Blaheim (vocals).
To best capture the full essence of this music, the
recording is done live at the Ground Floor studio in Modena.
The result is entitled “Nova Delfi” and is accompanied
by a sturdy and elegant three-panel hardback package where Vittorio Esposito's
illustrations are the result of a fusion of different techniques: pencil,
charcoal and Munari's direct slides produced by Lisa Mattioli. Within it one
can appreciate the introduction to the imaginative sound journey, texts and
photos of the artists.
Four sound tracks starting with “Theogonies” in which
ancient atmospheres highlighted by the seven-stringed Greek lyre introduce the
listener to this journey over a haunting and hypnotic rhythmic base.
One of the highlights of “Nova Delfi” is “Al Tempio”,
a ten-minute improvisation in which all instrumentation comes to light
beginning with a gentle melody that unravels into an enthralling harmonic
crescendo in which the mind is free to be carried away. Perfectly set in
context is the use of the transverse flute. The perception of these places is
so vivid as to let the view sweep around us, the warmth is tangible, so are the
colors and scents, magic of music and vocal choruses.
In “Dance Of The Oracle”, the pace rises slightly,
while still remaining pounding with the purpose of beguiling attention and
inserting the listener fully into the context. The vocal narration draws the
path to be taken, between poetry and description.
The concluding title track of thirteen long minutes is
the album's crowning glory, here the whole essence of the project springs forth
between music and sound in all its splendor. Certain sensations are experienced
only by listening and remain virtually impossible to describe in words.
“Nova Delfi” can therefore be considered to all
intents and purposes a soundtrack to the historical and cultural research of
certain localities where the mind settles from structure to structure like the
bee on flowers, suggesting its relative nectar. If you wish to travel with
imagination the Playades are here to serve you. It flies. MS
venerdì 10 gennaio 2025
Sailor Free
SAILOR
FREE – Spiritual Revolution 3
Tide
Records
Genere:
Heavy Prog
Supporto:
cd – 2024
Il
movimento Spiritual Revolution People chiude la propria trilogia suonata e
raccontata dalla band Sailor Free con “Spiritual Revolution 3”.
Gli
Spiritual Revolution People sono una cerchia di persone che hanno una specifica
corrente di pensiero riguardo all’andamento sociale ed economico della nostra
era, e combattono per ottenere Entropia, un dispositivo che potrebbe dare
energia gratuita al mondo intero, spirituale e fisica.
Così
descrivono le note che accompagnano il disco al riguardo: “E’ facile trovare in
questa nostra allegoria agganci con la realtà, specialmente ora che è davanti
agli occhi di tutti (coloro che vogliono vedere) la strategia di potere messa
in atto dagli oligarchi che, al contrario, vorrebbero cancellare qualsiasi
forma di condivisione delle risorse naturali, del sapere, dell’informazione,
dei mezzi per la tutela della salute…”.
La
band attiva dal 1991 con alle spalle quattro album, è sempre composta da David
Petrosino (voce, tastiere, basso, chitarra), Stefano “The Hook” Barelli
(chitarra), Alphonso Nini (basso, cori), e Stefano Toni (percussioni, cori).
Sono
passati otto anni dal secondo capitolo intitolato “Spiritual Revolution 2”, un
disco che convinse sia la critica di settore sia il pubblico, e oggi ci
propongono altri dieci brani a cavallo del Progressive Rock e dell’Hard Rock,
musica consigliata agli amanti dei Porcupine Tree e Riverside.
Con
loro vengono reclutati special guest come Luca Calabrò (batteria), Stefano
Falcone (batteria), Claudio Mosconi (basso), Nando Citarella (tammorra),
Stefano Ribeca (sax, low whistle, shannai), Brian Petrosino (cori), e Cecilia
Amici (cori).
Il
cd è accompagnato da un elegante booklet cartonato con la grafica diretta da
Marzia Maier.
“Spiritual
Ouverture III” è il breve strumentale che apre l’album con tastiere, chitarra e
le percussioni di Stefano Toni, assieme conducono a “Incognito”, pezzo
elettrico d’atmosfera. Qui lo stile della band è a nudo, fra Heavy Prog e Post
Prog moderno. Il cantato in lingua inglese è cadenzato, di personalità, senza
mai tentare il passo più lungo della gamba, mentre le sonorità ariose
richiamano i primi Porcupine Tree e di rimbalzo i Riverside.
Il
battito scandito di un metronomo apre la cadenzata “All I Need”, un brano
eccellente sia sul lato compositivo che di arrangiamento, questo grazie alle
coralità di Cecilia Amici. Effetti si aggirano durante i passaggi più vigorosi
alternati a momenti maggiormente riflessivi.
Ma
è con “The Ghoul Within” che i Sailor Free mostrano i muscoli, aiutandosi con
la potenza distorta delle chitarre, a tratti roboanti. La formula “schiaffo e
bacio” ha sempre il suo fascino, così gli interventi malinconici in modalità Grunge
anni ’90.
Non
esistono lunghi brani in “Spiritual Revolution Part 3”, a testimonianza di una
cura accurata per la sostanza, poche dunque le divagazioni inutili, si bada al
sodo, come accade in “So Beautiful”, quasi una ballata dal ritornello facilmente
memorizzabile.
“Not
For Me” pone uno sguardo al passato in maniera più evidente rispetto quanto
ascoltato sino ad ora, fra Prog e interventi arabeggianti. Elettronica a
supporto per “Let Me In” con tanto di voice phone, un pezzo intricato e non
scontato fra tastiere e molte chitarre Heavy a destrutturare l’ascolto. E la
ricerca prosegue attraverso “Disappear”, a tratti ruffiana quanto basta per farci
smarrire fra le sue note. Indovinato l’intervento del sax di Stefano Ribeca.
Anche “Gambilng” non scherza e si accosta ancora di più al mondo di Steven
Wilson e soci. Tante le coralità ancora una volta affidate a Cecilia Amici
questa volta supportata da Brian Petrosino, Alfonso Nini, e Stefano Toni. A
sorpresa, rispetto gli altri brani, si presenta un assolo di chitarra.
Il
cerchio si chiude con la strumentale “The Watcher”, nuovamente tastiere,
chitarra e percussioni, proprio come nell’intro iniziale.
La
musica dei Sailor Free è ad ampio spettro, senza restrizioni di sorta, adatta a
un pubblico sicuramente aperto di mente e alle contaminazioni, specialmente
quelle dei nostri tempi più recenti. Un disco che si ascolta con estremo
piacere, non fatevelo sfuggire. MS
Versione Inglese:
SAILOR FREE - Spiritual Revolution 3
Tide Records
Genre: Heavy Prog
Support: cd - 2024
The Spiritual Revolution People movement closes its
trilogy played and told by the band Sailor Free with “Spiritual Revolution 3”.
Spiritual Revolution People are a circle of people who
have a specific current of thought regarding the social and economic trend of
our era, and they fight to obtain Entropy, a device that could give free energy
to the whole world, spiritual and physical.
This is how the notes accompanying the record describe
it in this regard: “It is easy to find in this allegory of ours hooks with
reality, especially now that it is before everyone's eyes (those who want to
see) the power strategy put in place by the oligarchs who, on the contrary,
would like to erase any form of sharing of natural resources, knowledge,
information, means of health protection...”.
The band, active since 1991 with four albums behind
them, is still composed of David Petrosino (vocals, keyboards, bass, guitar),
Stefano “The Hook” Barelli (guitar), Alphonso Nini (bass, backing vocals), and
Stefano Toni (percussion, backing vocals).
Eight years have passed since the second chapter titled
“Spiritual Revolution 2”, a record that convinced both industry critics and the
public, and today they offer us ten more songs straddling Progressive Rock and
Hard Rock, music recommended for Porcupine Tree and Riverside lovers.
With them are recruited special guests such as Luca
Calabrò (drums), Stefano Falcone (drums), Claudio Mosconi (bass), Nando
Citarella (tammorra), Stefano Ribeca (sax, low whistle, shannai), Brian
Petrosino (backing vocals), and Cecilia Amici (backing vocals).
The CD is accompanied by an elegant hardback booklet
with artwork directed by Marzia Maier.
“Spiritual Overture III” is the short instrumental
that opens the album with keyboards, guitar and Stefano Toni's percussion,
together leading to ‘Incognito,’ an electric atmospheric piece. Here the band's
style is bare bones, between Heavy Prog and modern Post Prog. The
English-language vocals are lilting, with personality, never attempting to
overstep the mark, while the airy sounds recall early Porcupine Tree and bounce
back to Riverside.
The rhythmic beat of a metronome opens the cadenced “All
I Need”, an excellent song on both the compositional and arrangement sides,
this thanks to Cecilia Amici's choruses. Effects wander during the more
vigorous passages alternating with more reflective moments.
But it is with “The Ghoul Within” that Sailor Free
show their muscles, helping themselves to the distorted power of the guitars,
at times bombastic. The slap-and-kiss formula always has its appeal, so do the
melancholy interventions in 90s grunge mode.
There are no long tracks in “Spiritual Revolution Part
3”, testifying to a careful attention to substance; few therefore are the
unnecessary digressions, they cut to the chase, as happens in “So Beautiful”,
almost a ballad with an easily memorized refrain.
“Not For Me” places a glance at the past in a more
obvious way than what we have heard so far, between Prog and arabesque
interventions. Supporting electronics for “Let Me In” complete with voice
phone, an intricate and unassuming piece between keyboards and many Heavy
guitars to deconstruct the listening. And the search continues through
“Disappear”, at times pandering just enough to make us get lost among its
notes. The intervention of Stefano Ribeca's saxophone is guessed. “Gambilng”
also doesn't mess around and gets even closer to the world of Steven Wilson and
co.
Many choruses once again entrusted to Cecilia Amici
this time supported by Brian Petrosino, Alfonso Nini, and Stefano Toni.
Surprisingly, compared to the other tracks, a guitar solo shows up.
The circle closes with the instrumental “The Watcher”,
again keyboards, guitar, and percussion, just as in the opening intro.
Sailor Free's music is wide-ranging, with no
restrictions whatsoever, suitable for an audience that is certainly open-minded
and to contaminations, especially those of our most recent times. A record to
be listened to with extreme pleasure, do not miss it. MS
giovedì 9 gennaio 2025
L' Amore Nel Rock Progressivo Italiano
L’AMORE
NEL ROCK PROGRESSIVO ITALIANO
"Lo so la mente vuole
Ma il labbro inerte non sa dire
niente…"
LO
SCENARIO PROGRESSIVO
Quando
si parla di musica colta la prima che sovviene alla mente, è quella del
progressive rock. In un certo senso il concetto non è erroneo perché qui si
sprigionano le maggiori sperimentazioni e una ricerca spesso maniacale dettata
da un forte ego dei protagonisti stessi. Nel periodo della massima brillantezza,
nei primi anni ’70, ci fu una sorta di gara a chi la faceva più strana,
l’individuo era al centro dell’interesse per cui nessuno negli anni ’60/’70
doveva essere necessariamente uguale a un altro (controcultura). Questa gara
non dichiarata si estendeva a livello mondiale, soprattutto fra l’America e l’Inghilterra,
quest’ultima creatrice del genere stesso con formazioni importanti e storiche
come i Genesis, King Crimson, Yes, Pink Floyd, Gentle Giant, Van Der Graaf
Generator e molte altre ancora.
L’attitudine
è ciò che conta.
I
testi nel progressive rock sono a volte marginali e a volte importanti, a
seconda se l’autore è propenso a esprimere il proprio concetto visionario con
strumentazioni o con la voce. Le argomentazioni possono variare dal
fantascientifico come nel caso degli Yes, a scenari più favolistici come nel
caso dei Genesis oppure psichedelici come ci insegnano i Pink Floyd nel loro
primo periodo di carriera. In ogni caso la parola da evitare è “scontato”.
Con
una musica complessa o per meglio dire eseguita con grande virtuosismo, è
quindi difficile associare una storia d’amore o cose del genere, nonostante
tutto anche in queste occasioni non mancano le ballate, irrinunciabili compagne
di viaggio di tutta la musica in senso totale.
Poi
non esiste solo l’amore, ma anche il sesso non voluto, quello maledetto, perché
c’è differenza fra sesso e amore.
In
definitiva i casi sono davvero molteplici e direi che si possa iniziare questo
viaggio nel cuore e nella mente degli artisti perché per quanto noi li vogliamo
differenziare, i luoghi delle emotività sono comunque collegati fra di loro.
LO
SCENARIO PROGRESSIVO ITALIANO
Quando
si parla di rock progressivo italiano i nomi che sono maggiormente tirati in ballo,
sono quelli del Banco Del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi, Le Orme, New
Trolls, il quarto potrebbe essere quello degli Area ma il gruppo stesso non si
è mai sentito rappresentato da questa etichetta, essendo loro piuttosto liberi
di contestare attraverso gli strumenti una situazione sociale di quegli anni
molto difficile, i cosiddetti anni di piombo.
“Il
mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia ciò che penso della vita”
(Gioia E Rivoluzione tratto
dall’album CRAC! del 1975 per la casa discografica Cramps Records).
La musica italiana dei cosiddetti “complessi”
sino al 1972 è denominata pop, solo con l’avvento della collana di dischi Ariston Progressive della produzione
Gnomo è ufficialmente chiamato anche in Italia rock progressivo.
I
punti di riferimento sonori sono nella maggioranza rivolti ai grandi nomi
inglesi King Crimson, Genesis, Gentle Giant, Yes etc. tuttavia la nostra
solarità aggiunge carattere in più alla musica e la rende facilmente
distinguibile da quella estera. Un esempio su tutti la tarantella rock di E’ Festa della Premiata Forneria Marconi tratta dal fortunato album STORIA DI UN
MINUTO (1972 – Numero Uno). I musicisti in questione sono ottimi esecutori,
tutti dotati di una grande tecnica individuale, chi non ha mai sentito almeno
una volta in vita propria nominare Franco Mussida (chitarra e voce), Flavio
Premoli (tastiere e voce), Mauro Pagani (flauto, violino, voce), Giorgio Piazza
(basso e voce) e Franz Di Cioccio (batteria e voce), credo siano in pochi
coloro che ignorino le gesta di cotanti musicisti.
Potremmo
stare qui a scrivere della carriera della PFM (acronimo di Premiata Forneria
Marconi) e non basterebbero quattrocento pagine a spiegare tutto, ma su questo
ci sono molti altri volumi in libreria e non soltanto. Grandissimi musicisti
che potremmo definire “colti” com'è stato detto, ma riguardo ai testi delle
loro canzoni si plana nel cosiddetto mondo normale. Non proprio banali ma
neppure esageratamente complessi.
PREMIATA
FORNERIA MARCONI
Un esempio di quanto detto giunge dal brano Dolcissima Maria tratto da L’ISOLA DI NIENTE (1974 – Numero Uno). Qui l’amore è visto come un futuro pieno di speranza e di poesia, ciò che potrà salvare la nostra esistenza. E’ un messaggio che associa l’amore alla positività e al non guardarsi indietro su tutte quelle cose che non si sono potute realizzare. Semplice e diretto senza molti doppi sensi ma efficace.
Dolcissima
Maria
Dolce Maria
Dimentica i fiori
Dipinti dal tempo
Sopra il tuo viso
E gli anni andati via
Seduta ad aspettare
Una lunga, lunga via
Nessuno da incontrare
Non voltarti più
E il giorno arriverà
Vestito di poesia
Ti parlerà di sogni
Che non ricordavi più
E ti benedirà
Dolcissima Maria
……
Qualcuno se vorrai
Vestito di poesia
Ti coprirà d’amore
Senza chiederti di più
E t’accarezzerà
Dolcissima Maria
L’amore bucolico della PFM invece traspare fra le note e le parole del brano Dove, Quando Parte I, II tratto da STORIA DI UN MINUTO (1972 – Numero Uno). Un uomo che desidera ardentemente la propria donna. E’ quindi forte la volontà di relazionarsi con essa, l’amore che ci arricchisce e che ci fa crescere assieme, l’amore visto come un rafforzativo della nostra esistenza, un qualcosa non soltanto che unisce ma che ci fortifica (Che farai, amore mio? Che sorriso avrai? Dai tuoi sì, dai tuoi no cosa imparerò?).
Dove… Quando (parte I, II)
Dove stai? Dove sei?
Solo dentro me
Cosa fai? Come sei?
Solo come me
Inventarti qua e là
Gioco vecchio oramai
Bussa già la fretta di te
Che farai, amore mio?
Che sorriso avrai?
Dai tuoi sì, dai tuoi no
Cosa imparerò?
Principessa serena del cielo che
avrò
Bussa già la fretta di te
….
Invece cosa lascia in noi un amore quando finisce? Ovviamente dolore, il rifiuto ci sfregia, anche se i comportamenti possono celare certe nostre emozioni. I caratteri aiutano o impediscono, non siamo tutti uguali nell’esternare il dolore di quando si viene lasciati, ma in realtà soffriamo tutti. Una valvola di sfogo è appunto la musica dove l’autore in questo caso Flavio Premoli parte a briglia sciolta sfogando tutto ciò che si ha dentro. Questo comportamento è terapeutico. Ma non è semplice vivere in un posto dove tutto ricorda l’altro e neppure uno sguardo negli occhi può alleviare il dolore o il ricordo, questo sta a significare che l’amore ci segna in maniera indelebile, sempre e comunque anche se non lo vogliamo o facciamo finta che tutto questo non sia vero. Possiamo illuderci, ma soltanto noi conosciamo dentro ciò che soffriamo. Ecco quindi Sei tratta dal disco ULISSE (1997 – RTI Music).
Sei
Sei la mia via la mia malinconia
sei il mio digiuno sei la mia casa
i passi miei
ma non sei tu non sei mia
Sei la nostalgia sei la spiaggia
sei la luna
il temporale sei sei quest’ultima
tua scena
sei il mio cane sei la mia cena in
una mano
ma non sei tu non sei mia
e non sei più solo una donna
….
Sei questa rabbia in me il mio pianto
il mio dolore
sei la ferita che mai nessuno potrà
guarire
sei la mia schiavitù la mia ombra
il mio assassino
e chissà dove sei, sei felice sei
lontano
ma non sei tu non sei mia
e non sei più solo una donna
Sei tutto il tempo che arriverà
a ricordarmi che non ci sei
lo sguardo che sempre ritroverò
dentro gli occhi di chi verrà
sei il bisogno di te il bisogno di
mela gelosia che uccide
sei la storia degli altri sei
sei sempre…sempre…sempre…sempre
tu..
…amore mio
E questo dolore poi non è facile da guarire, “Ogni male guarisce con farmaci e cure e non c’è mai un antidoto per il male d’amore” come poi canteranno nel 2005 nel disco DRACULA (Sony BMG Music Entertainment).
BANCO
DEL MUTUO SOCCORSO
Sempre
nei famigerati anni ’70 il rock italiano prende una strada ancor più impegnata,
Renato D'Angelo (basso), Pierluigi Calderoni (batteria), Marcello Todaro
(chitarra, voce), Francesco Di Giacomo (voce), Vittorio Nocenzi (tastiere,
voce), e Gianni Nocenzi (piano, tromba, voce) danno alle stampe uno degli album
più iconici del genere intitolato BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (1972 – Ricordi) su
musiche di Vittorio Nocenzi e testi di Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi.
La splendida voce di Di Giacomo (22 agosto 1947 - 21 febbraio 2014) è di quanto
meglio si possa ascoltare in Italia, il big Francesco è un personaggio a se
stante nel panorama, con la sua grande stazza e la barba folta e lunga che lo
contraddistingue. Sempre attento alle notizie quotidiane il cantante informato
sugli eventi, relega i suoi pensieri e ragionamenti su testi che hanno del
poetico, infarciti di tanta storia oltre che di sagacia. L’album del debutto è
rappresentato dal mitico salvadanaio e musicalmente riesce a stupire perché la
musica proveniente dall’Inghilterra e dal globo in generale, è ripresa ed
amalgamata con la personalità tipica italiana attraverso melodie importanti e
grandi passaggi tecnici realizzati dalle mani dei tastieristi. Da noi il ramo
del rock colto prende vita soprattutto grazie a quest’album, impegnato ma allo
stesso tempo scorrevole.
Se
dobbiamo quindi andare ad analizzare l’amore visto attraverso gli occhi di
questi artisti dobbiamo solo attendere pochi mesi e quel DARWIN (1972 –
Ricordi) in cui si narra dell’evoluzione della specie umana.
E
qui l’amore non è più visto sesso a se stante come il nostro predecessore
primitivo ci aveva abituati, niente più clava in testa e trascinamento in
grotta della donna, come sempre abbiamo banalizzato sul comportamento del troglodita,
ma accade un qualcosa di differente, un qualcosa più grande dell’uomo stesso:
il sentimento che non conosci e che ti rende inerme.
Si
ha paura dell’amore?
L’uomo
primitivo si accinge quasi al tramonto verso il fiume a dissetarsi e vede una
donna con il suo branco fare altrettanto. Lei ovviamente nuda corre, e le sue
grazie disegnano un balletto nell’aria per poi terminare con la mostra dei
larghi fianchi durante il piegamento al bere. E’ colpito in maniera anomala,
l’uomo si nasconde all’ombra per paura di essere scorto, secondo il suo
pensiero lei fuggirebbe via. Neanche un fiato, l’argilla rossa che ha sul volto
lo cela nel migliore dei modi, ma la mente desidera stringere la donna sul suo
petto. E’ così bella che l’unico abito che può calargli a pennello sul corpo è
l’acqua, in lui nascono nuovi pensieri, addirittura la poesia con la volontà di
stendere sotto i piedi della donna, un velo di foglie a tappeto. Non ha parole,
ciò che vede lo ammutolisce, ma si fa scuro in cielo, lei torna con il branco
alla tribù. Dispiaciuto, realizza che davanti a cotanta bellezza non sarebbe
stato capace di nulla, le sue fattezze da scimmione l’avrebbero solamente
spaventata, una sorta di “non merito tanto”, ecco il rispetto, la
consapevolezza della bellezza e quindi un primo prototipo d’amore.
Il
pianoforte di Vittorio Nocenzi è la spettacolare colonna sonora di questa scena
che credo sia una delle più belle mai descritte in una storia d’amore.
750.000
anni fa… l’amore?
Già l'acqua inghiotte il sole
Ti danza il seno mentre corri a
valle
Con il tuo branco ai pozzi
Le labbra secche vieni a dissetare
Corpo steso dai larghi fianchi
Nell'ombra sto, sto qui a vederti
Possederti, si possederti...
possederti...
Ed io tengo il respiro
Se mi vedessi fuggiresti via
E pianto l'unghie in terra
L'argilla rossa mi nasconde il viso
Ma vorrei per un momento stringerti
a me
Qui sul mio petto
Ma non posso fuggiresti fuggiresti
via da me
….
Se fossi mia davvero
Di gocce d'acqua vestirei il tuo
seno
Poi sotto i piedi tuoi
Veli di vento e foglie stenderei
Corpo chiaro dai larghi fianchi
Ti porterei nei verdi campi e
danzerei
Sotto la luna danzerei con te.
Lo so la mente vuole
Ma il labbro inerte non sa dire
niente
Si è fatto scuro il cielo
Già ti allontani resta ancora a
bere
Mia davvero ah fosse vero
Ma chi son io uno scimmione
Senza ragione senza ragione senza
ragione
Uno scimmione fuggiresti fuggiresti
Uno scimmione uno scimmione senza
ragione
Tu fuggiresti,
…
In
pochi anni in Italia muta il contesto sociale, come giusto che sia in una forma
d’evoluzione naturale delle cose. Gli anni di piombo lasciano un segno, così la
controcultura che è cavalcata da molti intellettuali o meno. Nel 1976 il
contesto sociale o di comunità, lascia il posto a una visione maggiormente
individualista, ma sono gli ultimi spasmi di una società che ha creduto a
valori utopici. Pierpaolo Pasolini è un megafono premonitore di questa
evoluzione futura. Gli anni ’80 porteranno all’eguaglianza fra individui,
questo grazie anche all’avvento delle TV private e al susseguirsi sempre
maggiore di nuove radio libere. Tutto ciò si ripercuote anche nella musica, il
fenomeno è visibile costatando la dipartita della musica per la mente
(progressive rock) dalle lunghe suite, per passare alla musica del corpo con
poche note, e divertiamoci (punk, discoteca, new wave).
Il
Banco Del Mutuo Soccorso nel 1976 con l’album COME IN UN ULTIMA CENA (1976 –
Manticore) gestisce la propria muta avvicinandosi piano piano verso la forma
canzone. L’amore è sempre trattato come argomento, questa volta, però è visto
come un sentimento conteso, oppure falso e condizionato. Sopra una musica
decisamente struggente e melodica accompagnata come sempre dal pianoforte, È Così Buono Giovanni, Ma... vede due
protagonisti contendersi promesse, ma in cambio di cosa?
È
Così Buono Giovanni, Ma...
Stendo
La mia voglia di luna
Sopra le tue spalle
E sarò io
A darti il miele
Per le tue labbra.
…
Raccoglierò le tue paure
Per portarle lontano
E sarò io l'anfora
Dove tu
Poserai le tue chiare lacrime
Ma di più
Io...
Venendo dunque al 1981, la musica delle band impegnate come detto si getta anima e corpo nella canzone e anche il testo subisce una sorta di globalizzazione come nel caso di Canzone D’Amore tratta dall’album BUONE NOTIZIE (1981 – CBS). Uno squarcio di quotidianità del periodo che mette in luce l’amore per la TV. La band dimostra di convivere con questi cambiamenti anche se in maniera forzata rispetto al proprio DNA, ma la sagacia di Di Giacomo e soci cela il tutto con innata intelligenza.
Canzone
D’Amore
Sei stata è vero assai convincente
parole poche, però quelle giuste
hai detto, credo, la realizzazione
ti blocco, è vero, è giusto hai
ragione.
il cuore è fermo, la mente al
soffitto
di impegni seri ho solo l'affitto
e tu mi manchi coi tuoi occhi
stanchi
quegli occhi buoni, ma tu non
perdoni.
Guardo la mia televisione
W la mia televisione.
Qualcuno parla, notizie di ieri
la stessa solfa e poi ci ho i
pensieri
l' hai messa dura parlando di stima
così sicura tu sempre la prima
stare da soli non va' così male
quella tua amica mi viene a trovare
ci parlo bene sarà interessante
ma fare l'amore con te era
importante.
….
Sei stata proprio assai convincente
ma ti assicuro non conti più niente
il mio apparecchio ha cento canali
di te non parlano i telegiornali
ho spento l'audio, non amo il
rumore
e guarda caso c'è un film d'amore.
W la mia televisione,
….
A
seguire ne accadono di eventi nefasti alla band, la dipartita di Francesco Di
Giacomo nel 2014 in un incidente stradale a Zagarolo a causa di un frontale
probabilmente causato da un malore, nel 2015 Vittorio Nocenzi è colpito da
un'emorragia cerebrale ma per fortuna ne esce molto bene, e il 3 ottobre dello
stesso anno la morte dopo una lunga malattia dello storico chitarrista Rodolfo
Maltese. Tutti questi eventi avrebbero fermato chiunque, ma il Banco non si da
per vinto e giunge fino ai nostri giorni con il cantante Tony D'Alessio. Nel
2022 la band dedica un album intero all’amore, un ritorno alla fonte più
progressiva e quindi un distacco dalla canzone per un approccio più impegnato.
L’album s’intitola ORLANDO: LE FORME DELL’AMORE (2022 – Inside Out Music/ Sony
Music).
Il
concept album che giunge dopo 50 anni di carriera chiude un poco il cerchio
ritornando alle tematiche degli esordi, l’Orlado
Furioso di Arisoto. Un amore non corrisposto, tribolato dove vede Orlando
fido paladino dell’imperatore, soccorrere la bella Angelica al posto dei propri
scudieri ma lei lo respinge, perché s’innamora di un semplice saraceno nemico,
Medoro.
La
vita ci mette quindi di fronte a diverse situazioni, fra le quali la sofferenza
e la rabbia del rifiuto.
LE
ORME
Generalmente
quando si parla di gruppi italiani impegnati negli anni ’70 nel contesto rock
progressivo, il trittico si chiude con i lagunari Le Orme. Si formano a Maghera
nella metà degli anni ’60 in pieno periodo beat psichedelico grazie
all’intuizione di Nino Smeraldi e del muranese Aldo Tagliapietra. La svolta
alternativa giunge nel 1969 e ancor più nel 1971, dove raggiungono la storica
formazione a tre, Aldo Tagliapietra (voce, basso, chitarra acustica), Antonio
Pagliuca (tastiere) e Michi Dei Rossi (batteria, percussioni).
Dopo
un inizio in cui le donne sono protagoniste, come Irene o Mita Mita, con il
tempo la visione dell’amore anche per le Orme diviene complessa e sofferta,
cavalcando gli ideali intellettuali degli anni ’70.
Parola
d’ordine è non essere scontati, l’opposto del classico “sole, cuore, amore” può
solo che essere un amore invernale. Il protagonista s’innamora di una
prostituta incurante del pensiero della gente, mentre il testo di questa
canzone dal titolo Era Inverno tratta
da COLLAGE (1971 – Philips) Lascia adito anche a differenti interpretazioni.
Era
Inverno
Ogni notte ti prepari
Sempre bella sorridente
Un' attrice che non cambia scena.
La tristezza della luna
Nella mani della gente
Che possiede la tua finta gioia.
Senza dirmi una parola
Sei fuggita all'improvviso
Hai capito forse che ti amo?
Vorrei dirti non importa
Il pensiero della gente
E che ho in mente quella sera
Era inverno e tu tremavi,
Sulla neve risplendevi
Dissi "e' la prima volta"
Mi stringevi forte, forte...
Ed un caldo, caldo, caldo...
….
Diecimila, ventimila
Sempre bella sorridente,
Un' attrice che non cambia scena.
Diecimila, ventimila,
Nelle mani del cliente
Che possiede la tua finta gioia
La donna che s’innamora (una dolcezza nuova), la donna che non vive le sue passioni, forse schiacciata dai tabù o dalle sue incertezze (la porta chiusa), la bambina che diventa donna (gioco di bimba), la donna malata di mente (figure di cartone), la donna che si concede (forse a tanti) sulla spiaggia (aspettando l’alba), la donna come apparizione fugace e bellissima (breve immagine). Anche qui, si toccano tematiche “scottanti” e i testi sono tutti molto belli. In Gioco di Bimba, il singolo che fece la fortuna de Le Orme in quel periodo, si racchiude un piccolo affresco che a detta dell'autore (Tony Pagliuca) è dedicato a un suo amore dell'infanzia. Il testo, però, è scritto così sapientemente da dare libero sfogo alle interpretazioni più strambe: alla fine un buon testo è proprio quello che può avere diversi significati a molteplici livelli. La canzone parla di una bambina che di notte va a dondolare su un’altalena. Un uomo di pezza, un'ombra furtiva, sveglia la bambina, e pentitosi, al mattino per sempre ripete che non avrebbe voluto svegliarla così. Riporto qui un’interpretazione diversa dalle dichiarazioni dell’autore (il testo nella sua interezza è riprodotto nel box): l'uso di termini come "ombra furtiva" e "uomo di pezza" può alludere a una persona non degna di questo nome, una persona "cattiva". Il suo risvegliare, potrebbe avere il significato di un risvegliare i sensi di una bimba che diventa una donna suo malgrado, cioè di farne un abuso, nel senso che a causa dell’abuso, la donna che poteva divenire la bambina non potrà più esistere). Tanto è vero che al mattino, l'uomo di pezza (uno dei più bei versi scritti da Tony) e pentito piange il suo dolore, il fatto di averla risvegliata in un modo che lei non voleva. Non ci crederete, sarà cervellotica, ma questa è sempre stata la mia personale lettura di questo pezzo: una condanna alla pedofilia!
Gioco
Di Bimba
Come d'incanto lei si alza di notte
Cammina in silenzio con gli occhi
ancor chiusi
Come seguisse un magico canto
E sull'altalena ritorna a sognare
La lunga vestaglia, il volto di
latte
I raggi di luna sui folti capelli
La statua di cera s'allunga tra i
fiori
Folletti gelosi la stanno a spiare
Dondola, dondola, il vento la
spinge
Cattura le stelle per i suoi
desideri
Un'ombra furtiva si stacca dal muro
Nel gioco di bimba si perde una
donna
Un grido al mattino in mezzo alla
strada
Un uomo di pezza invoca il suo
sarto
Con voce smarrita per sempre ripete
"Io non volevo svegliarla
così"
"Io non volevo svegliarla
così"
Quando
si è giovani, c’è un periodo che ritengo sia il più bello della nostra vita,
quello in cui sei in bilico fra l’essere bambino e uomo, un piccolo passaggio
naturale fratturato solamente dal momento in cui ti approcci fisicamente
all’altro sesso. Questo frangente combatte se stesso fra amore platonico e
amore fisico, poi in una nazione cattolica c’è paura dell’atto, quando il
diavolo ci mette la coda, ed eccolo quindi festeggiare nel brano Frutto Acerbo quando sotto il letto hai
paura di scoprire l’altro corpo, così in un fienile con la persona che ami.
Ecco di nuovo la paura di non essere all’altezza, com’è capitato all’uomo
primitivo del Banco Del Mutuo Soccorso, ma anche la paura del salto, quest’amore
che vogliamo vivere e godere ma che allo stesso tempo ci spaventa.
Donare
noi stessi a un altro non è poi così semplice come potrebbe apparire.
Frutto
Acerbo
Sotto il letto il diavolo cantava
già vittoria
E nel buio la paura prima di
dormire
Per il primo giuramento che ho
strappato al sole
A primavera il sasso nello stagno
Che rimbalzava così forte in noi
Nel rotolarci sotto il fieno
Soffriva il cuore, frutto ancora
acerbo
………………………..
Ricordo ancora quello strano giorno
Dissi sincero "non lo voglio
fare"
Ma la pregavo di restare
Per un minuto, un minuto solo
Gli anni ’70 ci hanno deliziato con canzoni di tutti i generi, dal cantautorale all’hard rock, al jazz e poi folk, reagge e chi più ne ha più ne metta, la forbice di maggiore creatività artistica musicale va ricercata nel decennio ’65 / ’75, qui la controcultura in Italia gioca un ruolo a dir poco fondamentale. Le Orme come le altre band citate, hanno dipinto affreschi sonori di rara bellezza ed eleganza, e quando si parla d’amore loro, lo fanno sempre adeguandosi ai tempi. Se andiamo oltre la metà degli anni ’70 e precisamente il 1976, il Rock Progressivo Italiano, e quello mondiale, comincia a scricchiolare a favore di una musica più diretta e meno logorroica, il pubblico dopo un decennio di suite e doppi sensi comincia a reclamare una musica maggiormente popolare, infatti, di lì a poco il Prog è detronizzato dalla discomusic e il Punk, mentre il colpo finale giunge dalla new wave. Chi si è adeguato ai tempi sopravvive e suona ancora oggi, chi si è trattenuto nel mondo della musica colta, ha trovato maggiori difficoltà e in diversi casi ha finito la propria carriera artistica. Nel 1976 la formazione cambia, Tolo Marton lascia spazio a Germano Serafin (Treviso, 11 novembre 1956 – Montespertoli, 13 agosto 1992). Le Orme danno alla luce l’album VERITA’ NASCOSTE ma tengono fuori una canzone che partecipa con successo al Festivalbar intitolata Canzone D’Amore. In questo caso non è il testo a vedere l’amore in maniera trasgressiva o distorta ma è la musica a rientrare in un contesto Pop senza però perdere in personalità. Le Orme danno in pasto al pubblico una canzone orecchiabile, sia nel ritornello sia nei testi, ma con un’esecuzione che ha davvero poco dello scontato, a partire dalla batteria di Michi Dei Rossi con stacchi provenienti dal mondo del Prog, una ritmica funky e un frangente strumentale a metà brano distante dai canoni radiofonici del momento, ossia un istante strumentale che supera il minuto. Il testo tuttavia è evocativo e affascinante, si apre con una frase comune, quasi volutamente messa lì per dire “Siamo popolari” e poi nel ritornello tutta questa banalità viene spazzata via dalla fase strumentale e dalle parole che prendono un altro percorso:
Canzone
D’Amore
Amore mio, scrivo per te una canzone
Lascio i problemi un momento
Voglio pensare un po' a te
………..
Sta girando il sole intorno a noi
Senti il mondo che non grida più
Ora ascolta le mie parole
Fai posare la mente stanca
Questo fragile amore è forte
E' tutto quel che hai
Tienilo caro
Perfetto esempio di come adeguarsi ai tempi pur mantenendo le proprie caratteristiche sonore.
ALAN SORRENTI
Sempre
negli anni ’70 siamo stati testimoni di una ventata di cantautori impegnati
davvero fresca, ricca di nuove idee e di pensiero, questo soprattutto grazie alla già citata Controcultura, dove
l’individuo risiede al centro dell’interesse a sfavore di una omologazione
globale di pensiero. La non convenzionalità in questa arte sta fiorendo con
interessante sequenza, a partire dalla sperimentazione vocale di Demetrio
Stratos (Ribelli, Area), il quale dimostra di poter andare contro i limiti
vocali delle capacità umane attraverso le polifonie e lo studio. Un altro
ricercatore della voce e dell’espressione personale è il napoletano Alan
Sorrenti (9 dicembre 1950), influenzato da artisti del periodo come Tim
Buckley, Peter Hammill e Shawn Phillips. Il cantante non ricerca polifonie ma
approccia alla canzone con una metrica ed una timbrica del tutto personale.
Sono
gli anni della contestazione giovanile e il 1972 è anche quello dell’esordio
discografico intitolato ARIA (Harvest – 1972), il disco è accolto bene dalla
critica e dal pubblico seppure quest’ultimo spiazzato dalle scelte vocali del
cantante. Il brano stesso Aria
ricopre tutta la facciata A dell’LP, a testimonianza di una ricerca assoluta
nel processo compositivo, questa è prerogativa di tutto il Progressive Rock di
quel periodo, quando le cosiddette suite davano sfoggio delle capacità
balistiche degli autori. Lo stesso accade per il successivo album COME UN
VECCHIO INCENSIERE ALL’ALBA DI UN VILLAGGIO DESERTO (Harvest – 1973) con il
brano Angelo.
Ma
come vede l’amore un cantautore che comunque nasce nella cultura napoletana,
quella che ha dato origini alla classica canzone italiana? Lo vede sempre come
un forte sentimento ma tratta l’ amore impossibile. Nella canzone Vorrei Incontrarti tratta dal suo primo
album ARIA, il protagonista sprofonda nella solitudine e con grandissima
malinconia strugge nelle parole:
Vorrei incontrarti fuori i cancelli
di una fabbrica
Vorrei incontrarti lungo le strade
che portano in India
Vorrei incontrarti, ma non so cosa
farei
Forse di gioia, io di colpo
piangerei
…………………………..
Vorrei conoscerti ma non so come
chiamarti,
vorrei seguirti ma la gente ti
sommerge:
io ti aspettavo, quando di fuori
pioveva,
e la mia stanza era piena di
silenzio per te.
Lontano l’approccio sonoro, lirico e vocale di quel Sorrenti che di lì a pochi anni esplode nella musica commerciale con successi del calibro di Figli Delle Stelle o Tu Sei L’unica Donna Per Me. Qui tutto rientra nella normalità, ma lo stupore degli esordi ancora riecheggia nella stanza immensa del Progressive Rock.
MAURO
PELOSI
Nato
a Roma il 26 agosto 1949 ma vissuto a Milano, Mauro Pelosi è un cantautore
poeta. I suoi testi notoriamente pessimistici, vengono di solito accompagnati
dalla chitarra acustica di cui è esecutore. Le struggenti interpretazioni
vocali fanno dei testi vere e proprie riflessioni amare di una vita vissuta dolorosamente.
Tuttavia l’amore nella musica proposta è preso alcune volte come un’ancora di
salvezza, mentre le note infondono generalmente acuta tristezza. Nel 1972 con
arrangiamenti orchestrali di Detto Mariano esce il fortunato album LA STAGIONE
PER MORIRE (Polydor) dove fra i numerosi musicisti spiccano anche nomi
importanti come quelli di Flavio Premoli alle tastiere (ex PFM), Gianni Leone
sempre alle tastiere (Il Balletto Di Bronzo) e Dave Baker alla batteria (John
Mayall, Eric Clapton, Fleetwood Mac etc.).
Quest’album
ha numerosi passaggi radiofonici in trasmissioni popolari quali Alto Gradimento
di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, in Per Voi Giovani e Supersonic.
Il
disco si apre con una ballata dal titolo Paura
e sin da subito si capisce quanto l’autore ami addentrarsi in situazioni
struggenti dallo stato d’animo straziato.
…
Quante parole, quante bugie sai dirmi
sempre per farmi morire "Quanto sei caro, quanto sei dolce, come ti amo e
come ti amo" ci credo davvero, povero illuso, povero illuso ci credo
davvero…
Vent’Anni Di Galera
è quantomeno rancorosa riguardo al rapporto di coppia vissuto con una lei:
Quest’album ha numerosi passaggi radiofonici in trasmissioni popolari quali Alto Gradimento di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, in Per Voi Giovani e Supersonic.
Il disco si apre con una ballata dal titolo Paura e sin da subito si capisce quanto l’autore ami addentrarsi in situazioni struggenti dallo stato d’animo straziato.
Eri tanto bella, eri tanto diversa
Non parlo soltanto dei tuoi lunghi
capelli
Eri bella dentro si vedeva
Eri dolce e forte si capiva
E' strano davvero
Col tempo sei cambiata
E con la mia gioia
Un giorno sei fuggita
"I soldi sono belli!", mi
dicevi
Che sciocche parole non capivo
Vent'anni di galera dovrebbero
darti
Per aver distrutto la mia vita
Per aver capito poco o niente
Vent'anni di galera dovrebbero
darti
Per aver rubato ai miei giorni
La luce e il vento e i colori
…
Sentirsi inutile è un altro cruccio del cantautore che spalma le proprie malinconie in un amore non corrisposto teso tanto quanto appeso a un filo, come accade nel brano La Stagione Per Morire:
Alzarsi ogni giorno, guardarsi allo
specchio
Scoprire che sei solo un riflesso…
Ci fosse almeno l'amore, no,
neanche quello
Vieni qui, ti prego, e dimmi, dimmi
una cosa:
Che cazzo ci sto a fare qui io? Che
ci sto a fare?
Dai, vestiti, su vestiti, ti porto
a ballare…
DISCUSSIONI
D’AMORE
La
vita ci mette avanti a numerose prove che non sempre siamo capaci di
affrontare, vuoi per timidezza o per semplice paura di perdere una condizione
al momento favorevole, l’amore a suo modo ci mette alla prova, e capita a volte
di non trovare neppure le parole per affrontare il problema. Poi esiste l’amore
per la natura, anche questo sentimento è forte e abbraccia la nostra esistenza,
tanto da emozionarci anche solo nel vedere un bel panorama. Spesso non si hanno
parole per descrivere questi sentimenti, ecco che allora anche una semplice
musica strumentale riesce a sopperire alla mancanza della parola. Lo strumento
che nelle mani dell’artista diventa un suo prolungamento, come diceva Fabrizio
De Andrè “Pensavo: è bello che dove
finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra”.
Molti
musicisti hanno suonato l’amore, qui nel mondo del rock colto abbiamo un
esempio importante, quello di Marcello
Capra, chitarrista della storica band torinese Procession, autrice di un
notevole debutto nel 1972 intitolato FRONTIERA (Help! – 1972).
Dice
l’artista:
“FRONTIERA
in generale tratta anche di amore, in particolare due brani: Incontro e Un mondo Di Libertà. I testi li scrisse Marina Comin la compagna di
Pino Tuccimei ormai non più tra noi. Due cantautori con cui ho collaborato nei
loro dischi, sono Barbari E Bar di
Enzo Maolucci e Concerto Per Un Primo
Amore di Tito Schipa Jr.. Per me l'amore si esprime con il sentimento che
riesco a trasmettere nelle mie musiche, alcuni esempi sono Il Sole Sulla Palude, Canto Di
Mare tratte dall’album ARIA MEDITERRANEA, Aura
che trovi in due versioni, con Laura Ennas e nel progetto Glad Tree. Dreaming Of Tinder cantata da Silvana
Aliotta con le tastiere di Beppe Crovella, anche nella versione strumentale: Viaggio All'isola Di Tinder con i Glad
Tree a cui aggiungerei Onda Luminosa.
Nel mio prossimo lavoro solista che dovrebbe uscire nel 2023, ci sarà anche un
brano che ho dedicato a una donna che ho amato. Amore è il sentimento più puro
che tutti gli esseri viventi possiedono, le parole a mio avviso non bastano per
descriverlo.”.
Sempre negli anni ’70 il nostro rock apre agli orizzonti europei lasciandosi contaminare da band come Genesis, King Crimson, Gentle Giant per fare tre nomi, ma il nostro DNA mediterraneo sa dipingere tele sempre calde e colorate. Come non ricordare la tarantella rock di E’ Festa della Premiata Forneria Marconi? E la musica dei partenopei Osanna? La creatività tipicamente italica fuoriesce dalla scommessa di questi giovani ragazzi che credono di cambiare il mondo. Esistono gruppi che esordiscono in questo contesto con album notevoli, tanto da essere ancora oggi ristampati, uno di loro sono i Reale Accademia Di Musica di Pericle Sponzilli. I romani nascono dalle ceneri della band Fholks nei primi del 1970 e compongono il fortunato album REALE ACCADEMIA DI MUSICA (Dischi Ricordi – 1972). Dopo l’avvento del punk e della discomusic il genere subisce un importante stop, così accade anche a molte delle loro storiche band. Alcune tuttavia ritornano sulle scene anche in tempi più recenti, ed è il caso dei Reale Accademia Di Musica che dopo un lungo stop ritornano nel 2018 con ANGELI MUTANTI (M.P. & Records – 2018).
Pericle Sponzilli
racconta la stesura di alcuni dei loro brani:
REALE
ACCADEMIA DI MUSICA
A
differenza degli Album di questi ultimi anni, nell’Album di esordio della Reale
Accademia di musica, firmai solamente la parte musicale. I testi li affidammo a
un caro amico, Enzo De Luca, musicista creativo e con una vena poetica che
tutti noi della RAM apprezzavamo.
In
un periodo in cui l’amore veniva cantato ancora molto spesso facendo rima con
cuore, con i testi di De Luca cercammo di dare voce alla quotidianità,
sublimandola a racconto e riflessione della nostra esistenza.
Sul
brano Ognuno Sa, filosofeggiando
sulla caducità delle cose, nelle ultime due strofe c’è l’unica accenno
dell’Album a LES AFFAIRES D’AMOUR che ci stavano insegnando le loro gioie ma
anche le sofferenze delle loro fini.
Invece
su Padre, nella critica feroce
rivolta al padre c’è tutto il bisogno del figlio di sentirsi accettato e amato
ma anche viceversa la difficoltà di accettare, abbracciare, amare.
Queste
parole, così crude ma evidentemente così realiste nel descrivere i conflitti generazionali
dell’epoca, addolorarono mio padre che, ascoltando il disco comprato da mia
madre alla sua uscita, pensò che fossero indirizzate a lui. Io, come alcuni
sanno, appena terminate le registrazioni ero partito per l’India e quando vidi
i miei dopo un anno e saputo di questo malinteso, dovetti spiegare che oltre a
non esserci nulla di personale, il testo lo aveva scritto Enzo.
ANGELI
MUTANTI
Alba
Alba
o l’alba? Ricerca della luce dell’alba al calare delle tenebre o ricerca
dell’amata nel crepuscolo di una storia? Scrivendo questo brano in bilico tra
6/8 e 5/4 mi sono tenuto in bilico tra due percorsi paralleli.
Johnny e Adele
Quando
avevo 15/16 anni, avevo un amico,
Roberto che era tornato a Roma dopo vari anni passati a New York con la sua famiglia.
Lui suonava l’organo Farfisa ed io mi davo da fare con la chitarra. Ci
telefonavamo spesso, lui aprendo la telefonata con “Ciao, sono Bobby, della
Bobby & Bobs” ed io di rimando “Ciao, sono Periclapton cantante e
chitarrista blues”. Questo soprannome che mi ero appioppato per gioco, prese un
po’ piede tra gli amici e alcuni musicisti romani, così nel tempo, in quel
giro, mi è rimasto appiccicato.
L’appellativo
“Johnny be Good” del protagonista della canzone trae spunto da quest’aneddoto.
Johnny aveva il giusto suono per il ritornello, ed è diventato così il
nomignolo dell’ eroe della canzone, il chitarrista che s’innamora ricambiato di
Adele, che lo guarda estasiato mentre lui snocciola note stellari per lei.
“Johnny”
sostituisce “Periclapton” e Adele, è il nome della mia ragazza nel periodo
Fholks, quindi canzone assolutamente autobiografica.
La
frase “Su una spiaggia che sta nella tua
città, Adele balla per ore”, è invece ispirata da un’immagine di alcuni anni
dopo. La spiaggia non era in città ma ad Anjuna, Goa, dove nei primi anni ’70
la scena Rock aveva monopolizzato il luogo. Molte ragazze, durante le feste di
luna piena, ballavano veramente sulla spiaggia per ore.
The
Beat Goes On (come la canzone)
Ho
spesso pensato che l’intesa che si prova suonando con musicisti con cui si è in
grande sintonia ricordi l’armonia che può esserci in una coppia. La musica è un
sentimento profondo e ricorda l’amore. Il testo di questo brano scritto da
Fernando Fera è dedicato a quei musicisti con cui abbiamo condiviso momenti
artistici profondi e che non sono più con noi. La frase centrale “E l’amore
dov’è, quell’amore che, tutto il mondo cerca ancora” che sembrerebbe in un
primo momento fuori tema, è per me il fulcro di questa ballata.
LAME
DI LUCE
Su
alcuni brani Lame Di Luce ha per
protagonista l’amore.
In
Onde Di Sabbia è una fantasia, un
sogno avvolto da riflessi liquidi e mobili del mare e dei suoi fondali. Un
miraggio che alla fine riesce quasi a convincere, a divenire concreto.
Verso
i quarant’anni la mia vita emotiva si è stabilizzata. Diciamo che tra le tante
passioni vissute fino ad allora alcune sono state più importanti di altre. Una
ferita da disinfettare narra la fine di un anno di vita in comune di una
coppia. Avevo molti ricordi a cui attingere!
Non
sono mai stato molto bravo ad abbordare una ragazza, a “rimorchiare”, come
diciamo a Roma.
Un’amica,
tempo fa, mi raccontò di un incontro in aereo decisamente erotico. Con Ore
lente ho trasferito il tutto in un vagone che mi faceva rima con stazione e
l’iniziativa è tutta della protagonista della storia.
In Zarathustra il tema dell’amore non viene
affrontato nel senso del rapporto tra le persone. Il clima dei testi è
filosofico e gli scenari dei brani hanno un taglio epico. Se vogliamo intendere
l’amore come un sentimento ampio, come
una “cura”, mi viene da citare solo la sezione della suite Zarathustra dal titolo Il Re
Di Ieri dove il profeta invita a cercare il divino nella natura…
“Ama
la tua terra, nel suo ventre Dio si
formerà”. È un richiamo importante che potremmo considerare quasi ecologico
tenendo conto dell’ateismo che ispira il pensiero di Nietzsche che è alla base
del concept dell’album. Può sembrare forzato ma se si collega questa
esortazione alla suite Il Respiro Del
Pianeta contenuta nel nostro lavoro BARBARICA (Immaginifica – 2013), è
possibile cogliere questo sentimento che valorizza la natura come un oggetto da
amare.
In
EXIT (Carisch – 2000), l’amore è al centro delle canzoni contenute nell’album.
Qui si tratta proprio del legame tra le persone, della tensione che tutti
conosciamo, fonte di coinvolgimento, di gioia e di sofferenza. Come l’esperienza quotidiana ci suggerisce l’amore può avere molte forme
ed io, nello scrivere i testi, ho tenuto conto di questa sua caratteristica.
Nel
brano In Equilibrio è un amore
apparentemente perduto. Ho scritto questa canzone pensando a un carissimo
amico che, morendo, ha lasciato un
figlio piccolo al quale si rivolge dicendo :
“
Resterò in equilibrio
In questi giorni estranei
Polvere continuamente in volo
Senza poter giocare con te
Senza poter parlare di te”
È quindi un amore paterno che vuole superare la distanza che la morte impone per continuare a essere vicino al figlio promettendogli di seguirlo nella sua crescita. Infatti gli dice :
“
Non sarò mai lontano
E tutto scorre
Proprio sotto i miei occhi
Un metro più in là”
Nel testo è presente la difficoltà di quest’amorevole missione ma il padre, nella parte finale esprime la volontà di tentare di superare ciò che appare purtroppo inesorabile.
“Una voce più leggera del silenzio
Mi dice che è troppo tardi
Ma io non voglio dormire”.
Un'altra canzone è Love. Già il titolo è programmatico. Qui siamo sul tema della variabilità del sentimento.
“
Gira il vento improvvisamente
La nostra vela è già ferita
Nell'orizzonte di questo amore”
Non c’è niente di originale. L’argomento è trattato da numerosissime canzoni. Io l’ho scritta con lo scopo di testimoniare questa esperienza che genera sconforto…
“Cerco un senso inutilmente
Ad una sfida esasperata
Che mette in conto anche il dolore”
E
anche rabbia…
“Se il mio nome ricordi ancora no, non
chiamarlo mai!”
L’amore diventa una stella lontana che, nonostante la distanza, brilla ed alimenta lo sconforto del ricordo
“Nelle stelle che cadono lontane
Io forse ti amerò”
Illuse Le Intenzioni
sviluppa in modo più articolato la tensione del rapporto amoroso che spesso si
presenta non equilibrato,
condizionato dal prevalere di uno dei
soggetti coinvolti.
“
Tu dai sempre solo quel che vuoi
Non parli, mi respingi e te ne vai
E ti stupisci se poi io cambio
umore”
L’amore
è un dare e un ricevere. Se questo scambio non avviene uno dei due è soltanto
spettatore e succube della volontà dell’altro. Ciò che resta è un
senso di frustrazione.
“Invece a me non piace rimanere spettatore
Uno che accetta tutto da te
Son pronto ad insabbiarmi sulla
spiaggia di Dakar
Mi bagnerei con te nelle acque
putride del Gange
Per insidiare la tua tranquillità
Ma tu vai solo dove vuoi”
Conseguenza della frustrazione è alla fine una reazione di rifiuto
“Io salto giù come da un film
Che ci racconta sempre la stessa
Noiosa storia di due che si perdono
Stanchi e divisi da un intero
continente”
Le intenzioni d’amore sono state illuse. Rimane la delusione del fallimento.
“Tu mi confondi con il tuo charme
Ma non sono più disposto a soffrire
Se qualche volta poi mi manchi
Non sento sulla pelle le ferite
Perché io non ho completamente
sciolto il ghiaccio
Dal mio caldo cuore”
Koln Ride
racconta il colpo di fulmine. Il testo è
molto personale e ripercorre un’esperienza che ho vissuto quando seguivo i
Matia Bazar a Napoli per una serata. Ci fu proposta la possibilità di uno
spettacolo televisivo in Germania, a Colonia. Si trattava di eseguire in
playback soltanto Ti sento.
Sì
affittò un aereo e nella notte siamo partiti per Koln.
“Sopra il vulcano spento
Padre del suo silenzio
Una cometa si perde
Verso nord”
È stato un viaggio inaspettato con gli amici di una vita. Quando siamo arrivati a destinazione ci ha accolto una ragazza meravigliosa che mi ha fulminato. In italiano stentato si è presentata dicendo di chiamarsi Sissi.
“Incontro gli amici di sempre
Fratelli nella corrente
Tra mille facce veloci
Sissi!
Nei corridoi affollati
Riempiti di cortesia
Il lampo del desiderio
Abbaglia la mente
Sto tentando di capire di che mondo
sei”
Tutto è avvenuto rapidamente. Una colazione, l’incontro con la troupe, la registrazione del video. Dopo due ore eravamo di nuovo in volo per Napoli.
“
Ma Sissi... l'aereo tuona su di noi
E in un battito d'ali ritorno
straniero”
Il colpo di fulmine resta solo un ricordo.
“La traccia del tuo sapore
Intriso di nostalgia
Svanisce nel rotolare costante del
tempo
Io non voglio più sapere se ti
rivedrò
Di colpo l'aereo spegne la magia
Di un miraggio creato dal tuo
sorriso
Incredibile gioco d'istanti...”
Nel Un Porto Nel Sole l’amore è raccontato nell’attesa di un incontro.
È
un sentimento felice che anticipa la gioia di rivedere la persone amata. Il
testo vuole essere luminoso, intriso di elementi naturali.
“
Lei è come l'acqua nelle calde estati
Lei è come il mare
Sempre intorno a me”
I
colori sono chiari, mediterranei,
“Lei è un immenso cielo
Fino a quando davvero
Saremo insieme
Nell'azzurro confuso del sale”
È
una canzone finalmente felice.
L’incontro con la persona che si ama sarà un porto nel sole. E l’arrivo
avverrà in uno scenario di favola.
“Al mattino arriverò
Guidato dalle correnti
Trovando le palme incantate
E gli ulivi argentati di luce
Inciso nel centro del sole
C'è un porto!”
GIANNI
LEONE (Balletto Di Bronzo)
L'amore
non è mai stato un tema interessante, per me. Anzi, molti miei testi del
periodo solistico (specie nell'album LeoNero - MONITOR) esaltano la solitudine
e la singolarità, descrivendo l' "amore" come una forma di
vulnerabilità e dipendenza dal prossimo, da cui rifuggire. YS ha testi dark e
apocalittici che nulla hanno a che vedere con l'amore. In Sirio 2222, però, si
parla di ragazzotte, amorini & amorazzi estivi (testi non miei, of course).
ALVARO
FELLA (Jumbo)
La Strada Che Porta Al Fiume
è forse l'unico brano che parla dell'amore, nella produzione dei Jumbo in modo
quasi tradizionale.
Vi
posso raccontare come è nata: avevo conosciuto una ragazza da pochi giorni e
una notte mentre dormivo l'ho sognata... In sogno la incontro mentre cammino
lungo un sentiero che dal mio paesello natio, che sta in collina, porta giù al
fiume che scorre ai piedi della collina. In sogno mi appare che mentre sta raccogliendo le more da un cespuglio. Lei non
era mai, naturalmente, stata fisicamente in quel posto avendola conosciuta da
pochi giorni. Al risveglio il sogno mi continuava a ronzarmi nella testa e
allora presi la chitarra e scrissi questa canzone che è poi diventata La Strada Che Porta Al Fiume. Quella
ragazza poi è diventata mia moglie.