OPERA OSCURA – Disincanto
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T.Music
Genere: Metal Progressive- Dark
Supporto: cd – 2018
Gli
Opera Oscura sono di Roma e “Disincanto” è il debutto discografico. Il gruppo è
capitanato dal tastierista e compositore Alessandro Evangelisti e dal
chitarrista Alfredo Gargaro.
Il
nome che si sono preposti è perfetto per la musica che suonano, descrizione
indovinata, fra Opera (grazie anche alle belle voci di Francesca Palamidessi e
Serena Stanzani), Dark Rock moderno, Metal e Progressive Rock. La band si pone
l’obbiettivo di proporre una musica (come dice anche la PFM) immaginifica e
cinematografica, libera dai limiti strutturali.
“Disincanto”
è supportato da un artwork curato ed importante con fotografie che ritraggono
la band in azione ed i testi delle musiche. Perfetta fotografia del contenuto
ne è anche l’opera che appare nella copertina realizzata da George Grie. Buona
anche la registrazione sonora. La band viene completata dalla sezione ritmica
formata da Leonardo Giuntini (basso) e Umberto Maria Lupo (batteria).
Sette
le canzoni che traghettano l’ascoltatore nel viaggio sonoro per un totale di
trenta minuti di musica.
Apre
il brano più lungo dell’album con i suoi otto minuti dal titolo “A Picco Sul
Mare”, subito le tastiere si dimostrano un fulcro importante per le
composizioni malinconiche esaltate dalla voce di Francesca Palamidessi, mentre
la chitarra elettrica evidenzia ancora di più la magniloquenza e la drammaticità
della situazione. Metal Progressive di classe per palati sopraffini.
Meno
oscura è la strumentale “La Metamorfosi Dei Sogni”, al suo interno un assolo di
chitarra importante che lascia il segno. Tutto il brano mette in evidenza
l’amalgama e le qualità tecniche della band.
“Il
Canto Di Sìrin” è interpretato da Serena Stanzani, autrice anche dei testi
cantati in inglese. Un pezzo piano e voce da brividi. Leggerezza e malinconia
in cattedra. Con “Pioggia Nel Deserto” ritorna il brano strumentale, breve momento
decisamente Progressive Rock con puntate nel Metal, esso lascia il campo a
“Gaza”, composizione più massiccia con la voce filtrata di Francesca
Palamidessi, qui le chitarre danno tutto il meglio. Più pacata e dall’incedere
classico risulta “Dopo La Guerra”. Il disco si chiude con un altro strumentale con
il titolo “Resti”, ancora il piano di Evangelisti a narrare le sorti del
“Disincanto”.
Un
debutto importante, che la Lizard non si è lasciato sfuggire, così l’Andromeda
Relix, un piacere all’ascolto per varietà di situazioni e per le composizioni
sempre molto attente alla melodia.
Coccolatevi.
MS
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