LIGHT
DAMAGE – Numbers
Progressive
Promotion Records
Distribuzione italiana: G.T. Music
Genere: New Prog
Supporto: cd – 2018
Sono
passati quattro anni dall’esordio dei lussemburghesi Light Damage con il disco
dal titolo omonimo, il tempo è inesorabile. Mi sembra ieri che tessevo le lodi
di quel disco dalle influenze Pinkfloydiane, un lavoro ben strutturato e
concepito. Non nascondo che ha girato molto spesso nel mio lettore e che il
Progressive Rock dalle influenze Marillion con la giunta della psichedelia di
classe, in me fa scattare la molla del piacere.
In
questo lasso di tempo il gruppo ha maturato molta esperienza e proprio per
questo si avvalgono anche di special guest e di strumentazioni non tipicamente
Rock come il violoncello, o il violino. Uno sguardo alla line up per meglio
intenderci: Stephane Lecoq (chitarre), Frederick Hardy (basso), Sebastien
Perignon (tastiere e pianoforte) , Nicolas Dewez (voce), Christophe Szczyrk
(batteria e percussioni), Marie-Noël
Mouton (voce), Marilyn Placek (voce), Astrid
Galley (flauto), Judith Lecuit (violoncello), Margot Poncin (violino),
Dominique Poncin (basso) e Charlie Bertrand (Music Box). Le voci femminili nel
Progressive Rock odierno ci sono ed anche ottime, su questa lunghezza d’onda ad
esempio potremmo trovare Christina Booth dei Magenta. Una importanza ulteriore
deriva dalla potenza dei testi, ogni canzone è ispirata dalla vita di un
personaggio diverso e comunque tutti legati fra di loro, tanto da far
avvicinare “Numbers” ad una vera e propria opera Rock.
Tanta
carne al fuoco dunque e voglia di sfondare, di emozionare ed emozionarsi. Sei
tracce fra composizioni brevi, medie o lunghe come nel caso della suite “From
Minor To Sailor” con i suoi quasi venti minuti. Questo modus operandi è
perfetto per la fruibilità dell’ascolto, questo spezzare continuo rende il
tutto molto scorrevole.
Potenza
e stati mentali in analisi nel brano che apre il disco dal titolo “Number 261”,
quasi Metal Prog con ritmiche forti e un alternarsi di vocalità maschili e
femminili. Piccoli momenti che possono incastrarsi con “Operation Mindcrime”
dei Queensryche, ovviamente quelli più leggeri. Anche l’elettronica viene
incontro al brano nella successiva “Bloomed”, canzone strumentale dove ancora
una volta la potenza sostenuta dalla
chitarra si eleva in alta quota, assieme ad un anelito drammatico. Tutto questo
sfocia nella suite “From The Mirror To Sailor”, un percorso misto fra gli
immancabili cambi di tempo, di stile e di strumentazioni, qui in ampia
abbondanza.
Non
c’è un brano sopra le righe, tutto il disco si evolve allo stesso livello,
nulla da aggiungere. Ovviamente il prodotto è indicato agli amanti del genere e
dintorni.
La
tedesca Progressive Promotion Records non perde un colpo, ha davvero un grande
fiuto per il Progressive Rock che a mio
parere, malgrado la difficoltà dei tempi con annesse vendite discografiche al
minimo storico, non morirà mai, perché la qualità paga…Sempre! MS
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