ROSE
– Moving Spheres
Music
Force / Toks Records
Genere:
Jazz 7 Blues
Supporto:
cd – 2017
Dietro
il nome Rose si cela la giovane artista Rosa Mussin, appena ventiquattrenne, e
non me ne voglia la cantante per aver svelato la sua giovane età, ma questo a mio
avviso va sottolineato e leggendo la recensione capirete anche il perché. Sin
da bambina si appassiona al pianoforte, studia clarinetto classico e pianoforte
e a quattordici
anni entra a far parte della Real Flexible Orchestra (Big Band Jazz). Con Freddy Frenzy & The Magazin Roots si fa
una grande esperienza live, aprendo concerti ad artisti come Roy Paci, e
pubblica il disco “Reunion” (2012) come tastierista e back vocalist. Rientra nel progetto de la North East Ska
Jazz Orchestra per condivide il palco
con artisti quali Mr. T-Bone (Africa Unite, The Bluebeaters) e Furio
(PituraFreska, Ska-J) e numerose le date in Italia e all’estero. Più
recentemente si distacca dal sound Reggae
per avvicinarsi al Soul, Blues, R&B e Hip-hop. Nel 2016 vince il
BlackMusic Blues Contest di Pordenone e a seguire molto altro ancora, questo soltanto per
riallacciarmi alla sua giovane età.
Il
disco è composto da sei brani, tutti trainati dalla voce di Rose accompagnata
da Alessio Benedetti alla batteria, Alessio Zoratto al basso, Matteo Pinna alla
chitarra, Alessandro Scolz alle tastiere e da Mario Castelletto alle
percussioni. Appaiono come special guest Marco D’Orlando alla batteria nel
brano “Moving Spheres” e Roberto “Rob” Amadeo al basso e alle tastiere.
Il
Jazz corposo e caldo di “Relation” non soltanto apre il disco, ma presenta il
carattere di Rose, la vocalità apportata alla sensitività emotiva. Tonalità
aperte, su intercalare d’intensità. La musica accompagna con sobrietà, senza
strafare per non disturbare la vocalità della cantante, anche se di tanto in
tanto brevi assolo si presentano.
Più
ricercata ed elettronica “Moving Spheres”, ma il tutto resta a disposizione
della melodia, mentre la voce di Rose gioca con echi. Una nuova veste.
Si
ritorna alla Fusion ed al Jazz di compagnia con “Same Things”, brano che
definirei come minimo radiofonico.
Arriva
anche il momento più intimo, qui dal titolo “Amused”, dove la canzone abbraccia
la voce e viceversa. Rose dimostra di conoscere bene anche la storia del
genere. Un Funky a cavallo del Rock ci accoglie in “Stupid”, momento più
corposo e diretto. Il disco si chiude con “Ups & Downs”, voce e chitarra
acustica, Rose qui si esibisce in casa, fra giochi vocali ed intensità emotiva.
Una interpretazione matura e profonda che fa la bellezza del genere in analisi.
Rose
è dunque una sorpresa in attesa di maturazione totale, la strada intrapresa
gode già di personalità e chi l’ha notata sa cosa sta trattando. Un disco
piacevole e scorrevole consigliato a chi ama coccolarsi con il Jazz, la Fusion
e tutto quello che gira attorno a questo mondo elegante e delicato. MS
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