CAMPO MAGNETICO – Quali Kiwi?
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2019
Un
campo magnetico è creato da una energia elettrica al suo passaggio, si parla
dunque di forza, anche se non la si vede, più o meno come l’adrenalina che viene rilasciata
da un corpo quando una emozione lo attraversa. Campo magnetico e musica hanno
dunque una cosa in comune, l’energia, e questo nome è ottima scelta da parte di
Gianni Carlin (flauto, voce, glockenspiel, monotron) per il suo progetto che
prende forma nel 2014 dopo la scissione dei John Silver Band. Nel 2016
rilasciano un album autoprodotto completamente strumentale dal titolo “Li Vuoi
Quei Kiwi?”, musica con ritmiche pesanti, flauto e sperimentazioni anche
rumoristiche. Il Progressive Rock ha numerose strade, ed una è proprio questa,
spazio dunque alla creatività. Con
Carlin suonano anche Emmanuele Burigo (chitarra), Antonio Nabari (basso) e
Enrico Tormen (batteria).
Giustamente
un seguito di un album che si intitola “Li Vuoi Quei Kiwi?” non può essere che
“Quali Kiwi?”, questo perché la band gode di ottimo umorismo, altra prerogativa
dell’energia positiva che rilascia. Questa volta il secondo album non è
completamente strumentale, bensì ci sono canzoni con testi che sono ispirati da
suggestioni.
Il
prodotto si presenta in veste cartonata con una immagine realizzata da Enrico
Tormen e il numero di brani contenuti sono nove per un totale di quarantuno
minuti di musica.
La
band bellunese inizia con “Per Uviani” e sin da subito scaturisce un suono nervoso,
elettronico e ricercato tanto per chiarire sin da subito l’intento del gruppo
di come concepire l’arte sonora. Non soltanto melodie ma anche ricerca, vero
campo magnetico.
Ma
quando parte il flauto di Carlin sono brividi, anche perché “La Mano Del Morto”
è Jethro Tull fine anni ’60 style da paura! Incedere greve e monolitico con un
riff di flauto aggressivo quanto serve. Ian Anderson è in lui. “Bacco Ti
Estirpa La Vite” ha quel nonsoché di Monty Python, un suono anni ’70 e comunque
un incedere sempre ricercato, non del tutto scontato e derivativo come potrebbe
sembrare.
Distorsione
a palla nel riff di chitarra di “Quella Che Cominci Tu”, comunque canzone
basata su un Blues caracollante ed importante. Bellissimo strumentale che
dimostra la cultura storico musicale dei singoli componenti. “La Luna è Mano
Lunatica” è maggiormente interessante nella fase strumentale (specie nel solo
di chitarra) piuttosto che nella fase cantata. Gli anni ’70 vagano nella stanza
all’ascolto di “Zucca E Diavolina”, altro pezzo notevole che farà la gioia sia
del Prog fans in senso generale che dell’amante incallito dei Jethro Tull.
“Sei
Meno Un Quarto Alle Otto” non esula da questo modus operandi e si diverte a
giocare con il pentagramma.
In
“Maniaci” tornano il cantato e gli anni ’60 in cattedra, uno dei miei momenti
preferiti dell’album, forse perché io aleggio su un età oramai non più
giovanile. Non è colpa mia se il piede e la testa partono da soli in automatico
in questo piccolo trip sonoro.
Il
disco si conclude con il brano “Calcestrutto”, strumentale che aleggia sopra un
buon giro di flauto.
Alcuni
nei del disco potrebbero essere ricercati in una incisione a tratti un po’
troppo scura e in una chitarra spesso ad un volume troppo alto rispetto (per
esempio) alla batteria, ma questo è solo a mio gusto personale s’ intende.
Buona
prova questa per i Campo Magnetico, fra
passato e ricerca, ascoltare per credere. MS
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