STARSABOUT
– Halflights
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: G.T. Music
Genere:
Progressive/Post Rock
Supporto:
cd - 2017
Nuova
band dalla Polonia di Post Rock dalle contaminazioni Progressive Rock. Dico
nuova in quanto questa nazione ultimamente sotto certi aspetti ci sta invadendo
con decine e decine di band dedite a sonorità nostalgiche ed oniriche, per la
gioia del sottoscritto ovviamente. Non nascondo che le chitarre scintillanti,
sostenute e Psichedeliche in me rovistano l’anima, proprio come hanno saputo
fare certi Pink Floyd, Anathema, Airbag e Porcupine Tree. Quindi
in teoria sono di parte, ma la mia recensione viene comunque scritta con
orecchio attento e corretto, badando esclusivamente alla sincera sostanza.
I
Starsabout si formano nel 2012 a Bialystok e i membri che li compongono sono
Piotr Trypus (chitarra, voce), Tomasz Kryjan (chitarra), Piotr Ignatowicz
(basso) e Sergiusz Pruszyriski (batteria). Esordiscono discograficamente nel
2014 grazie all’EP “Black Rain Love”, ma il vero full-lenght inizia la
registrazione nel 2016 e la Progressive Promotion Records lo relega fra le
proprie file nel 2017 con il titolo “Halflight”. Otto canzoni ben registrate e
calde, ad iniziare dalla title track “Halflight”. Il cantato è in lingua
inglese e le atmosfere che scaturiscono sin dalle prime note sono un equilibrio
stilistico fra Airbag e Anathema, così nell’impostazione vocale.
Malinconia
che stratifica a mezz’aria, echi dall’ampio respiro, un movimento che può far
tornare alla memoria materiale dei Pink Floyd, e ben ci si incastona. L’uso
delle percussioni è presente in “Every Single Minute”, più canzone sotto
molteplici aspetti. Tutto molto semplice e curato. Personalmente sento la
mancanza di un efficace assolo di chitarra che ben si inserirebbe nel contesto,
quei assolo che ti entrano dentro e ti fanno chiudere gli occhi, perché le
atmosfere in fin dei conti sono quelle.
Un
arpeggio di chitarra apre “The Night” e la notte arriva nella mente, una
notte però non totalmente oscura, lievemente illuminata dalla luna. Il suono
dei Starsabout è semplice, mai alla ricerca di strade impervie, si gioca sul
sicuro e si punta più allo spirito che al corpo, i sette minuti di “Black Rain
Love” ne sono testimoni. Con una ritmica insistente “Escaped” penetra e perdura
nel suo incedere, ancora una volta sottile ed eterea. Qui finalmente un breve
assolo di chitarra ma non di Pinkfloydiana memoria come ci si sarebbe potuto
aspettare. Suoni Porcupine Tree con tanto di voce filtrata nell’inizio di
“Sway”, ancora una volta intrisa di sonorità pacate ed ipnotiche. Gradevole
nella melodia la strumentale “20.000 Miles”, canzone più Progressive Rock
rispetto il materiale ascoltato sino ad ora. Il disco si conclude con “Bluebird”,
otto minuti che esprimono il carattere della band e molto di quanto
descritto nella recensione.
“Halflights”
gode di luce tenue, quasi uno spiraglio, non ama sonorità solari, anche se i
voli pindarici di tanto in tanto fanno salire di quota. Questo, già lo so, farà
la gioia degli estimatori del genere. Una sorpresa. MS
STARSABOUT
– Longing For Home
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: G.T.Music
Genere:
Progressive/Post Rock
La
band polacca Starsabout prosegue il proprio cammino nel Post Rock con il
successivo “Longing For Home” dopo il buon debutto “Halflights”. Ritornano
pressoché immediatamente (neppure ad un anno di distanza) con otto nuovi brani
e un ottica leggermente focalizzata verso un genere che ha saputo rapire con
sonorità semplici. Ebbene rispetto al debutto qui ci sono dei raggi di luce più
evidenti, la malinconia la fa sempre da padrona, quella raccontata da Airbag o
Anathema per intenderci, ma in maniera meno marcata. La personalità accresce e
la si evince sin dal brano di apertura dal titolo “Blue Caress”. Ancora più
attenzione per il motivo di facile presa nella successiva “Longing For Home”, semplice
da memorizzare e da cantare assieme a loro. Potenziale singolo. Come nel
precedente album però mancano certi assolo, ed è un peccato perché renderebbero
tutto molto più fruibile, lo spezzare l’ascolto è fondamentale per non ricadere
in loop ridondanti di riff più o meno noti. Malgrado tutto i Starsabout la
sanno raccontare giusta, “Cry Me No Tears” per credere.
Apprezzo
di più la pacatezza e la gentilezza di “Hourglass”, dove la chitarra acustica
accompagna la voce soave di Piotr Trypus nell’inizio del brano il quale lascia
campo ad un brano in perfetto stile Anathema, e qui chi ama il gruppo dei
fratelli Cavanagh mi capisce molto bene. Dolce sognare, eppure il raggio di
luce a cui mi riferivo in precedenza è sempre presente.
“Stay”,
calcisticamente parlando, gioca un ruolo nella discografia Starsabout da
mediano, ossia colui che si trova in ogni dove e si sacrifica per la squadra.
Qui in definitiva un sunto dello stile e delle capacità tecniche, sempre senza
strafare ovviamente, come oramai avrete ben capito. I volumi si alzano e quindi
anche nuove sensazioni.
“I Will Never” è una altro potenziale singolo,
sia per motivi di durata (quattro minuti e mezzo) che per linea melodica. Più pacata
“Thief”, delicata e sognante. Senza strafare si raggiungono traguardi
interessanti, almeno a livello emotivo, perché la musica dei Starsabout è
proprio li che va a parare.
Chiude
l’album in bellezza il brano più lungo con i suoi otto minuti eabbondanti dal
titolo “Million Light Years” e i giochi sono fatti.
Non
ho molto da aggiungere in quanto questa essendo musica minimale e diretta all'obbiettivo, non necessita di inutili orpelli. Chi ama il genere sa cosa
intendo e chi invece non lo conosce,
magari proprio con questo “Longing For Home” potrebbe avere una bella occasione
per addentrarcisi. MS
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