Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

martedì 14 febbraio 2017

Plurima Mundi

PLURIMA MUNDI – Percorsi
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2017 


Molto spesso capita di fare alcune riflessioni sulla vita, come la si affronta o la si subisce, perché in effetti non tutto va come deve andare. L’origine, o per meglio dire la partenza e l’arrivo sono i due punti estremi, ma l’importante è il viaggio ed esso ci segna e ci plasma sotto tutti i punti di vista.
Tornano i pugliesi Plurima Mundi dopo l’esordio dal titolo “Atto I” (2009 – Ma.Ra.Cash Records) e lo fanno per raccontarci questo concetto del “viaggio” in quattro brani. I testi sono ad opera della scrittrice Maria Giuseppina Pagnotta.
I Plurima Mundi si formano nel 2004 a Taranto da un idea di Massimiliano Monopoli (compositore, violinista e maestro). La musica che propongono è rivolta al Progressive Rock nel senso generale, ma in essa si incastonano numerose influenze, quali il Jazz, la World Music, il Rock, la Fusion e la musica cinematografica, il tutto legato da quella splendida condizione denominata “mediterraneità”. Sono un sestetto, oltre che da Monopoli, composto da Massimo Bozza (basso), Grazia Maremonti (voce), Silvio Silvestre (chitarra), Lorenzo Semeraro (pianoforte) e Gianmarco Franchini (batteria).
L’album si apre con una mini suite di quasi undici minuti dal titolo “Eurasia”. Una cavalcata strumentale. E’ la batteria a fare un breve intro al pezzo, fin da subito si può godere di una buona registrazione, i volumi sono equilibrati e le strumentazioni nitide. Il violino sale in cattedra e traccia il solco da intraprendere nelle melodie. Nel brano esistono tutte le prerogative che rendono il Progressive Rock italiano degno di nota ed immortale, cambi di tempo, solo strumentali, un puzzle inconfondibile e a tratti dallo stampo classico. Il suono è pieno, caldo e rivolto sempre con lo sguardo verso una melodia semplice e gradevole. Qui non c’è sperimentazione quanto voglia di comunicare immagini come in una colonna sonora di un film.
Segue “E Mi Vedrai… Per Te”, qui gli anni ’70 aleggiano nell’aria, con voce e piano fra dolcezza ed enfasi, vera a propria vetrina per le grandi doti malleabili di Grazia Maremonti.
“L…. Tu Per Sempre” è una canzone che viene riproposta nell’album anche come bonus track finale in versione singolo, l’originale è di otto minuti e punta sulla suddetta mediterraneità, non a caso può richiamare alla mente certi passaggi di band come PFM ed altre ancora.
La suite conclusiva “Male Interiore (La Mia Età)” ha un inizio introspettivo, relegato agli arpeggi di una chitarra di Genesiana memoria, mentre lo svolgimento va emotivamente in crescendo. Le sferzate di violino donano al brano incisività e sono degno tappeto per la voce di Grazia.

Perché comperare nel 2017 ancora un disco di musica così' variegata? Semplice, perché è fatto per il piacere di suonare, senza astrusi fini, sincero, professionale, concepito da persone che sanno suonare. Lo stile Plurima Mundi è ricco di immagini, a volte anche “scolastico”, ma nel buon senso del termine, concettuale e storico. Definirla "musica per la mente" è quantomeno doveroso. MS

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