Pagine
mercoledì 29 novembre 2023
martedì 28 novembre 2023
Moto Perpetuo
MOTO PERPETUO – Untitled
Autoproduzione
Genere: Fusion, Rock, Prog
Strumentale
Supporto: Bandcamp – 2023
Esistono
band che hanno una visione della musica di 360 gradi, tanto da non essere
facili da classificare. Non che ciò interessi agli artisti stessi e forse
neppure agli ascoltatori, ma è necessario cercare una collocazione per far
comprendere al meglio a un lettore che non sta ascoltando il disco ma leggendo
una recensione, cosa attendersi. Un esempio giunge da Gallarate con i Moto
Perpetuo (da non confondere con la band seventies brasiliana), formazione
attiva dal 1996 autrice di alcuni singoli e questo lavoro che non a caso
s’intitola “Untitled”. Una musica in movimento, non concepita per stupire ma
per il piacere di farla, quel piacere che diventa contagioso anche per un
ascoltatore. Il genere dunque è formato da un mix di stili, su tutti Fusion,
Rock, e Prog strumentale.
Alessandro
Lualdi (pianoforte, tastiere), Orazio Martino (chitarra), Costantino Corbetta (basso),
e Roberto Ragazzo (batteria), sono gli autori del disco composto di nove
tracce. La copertina di Roberto Ragazzo sposa la tesi del senza titolo, un
semplice design lineare e colorato, dove l’anonimo futurista mostra le proprie
forme in un contesto circoscritto da strutture moderniste.
L’album
si apre con il nuovo singolo “Gasoline”, energico oltre che orecchiabile, la
ritmica sostiene il simpatico motivo disegnato dalle tastiere di Lualdi.
Personalmente posso avvicinare questo stile a quello dei Reale Accademia Di
Musica anno 1972, ma quando giunge la chitarra elettrica in un assolo al
fulmicotone, la faccenda cambia radicalmente. Con il secondo singolo “Clave
Surpise” si ritorna al mondo Progressivo degli anni ’70 questa volta coinvolto
nella fusion, mentre la chitarra spazia dai Perigeo agli Agorà. Il piano si
spinge in un’interpretazione sopra le righe a dimostrazione di una preparazione
strumentale di un certo livello, così ancora una volta la chitarra lascia
piacevolmente colpiti. La band è coesa, la sezione ritmica che si spinge anche
in brevi assolo è ben oliata, un ottimo motorino per l’andamento dei brani. Il
terzo brano inedito s’intitola “J.J.Blue”, una puntata nella Jazz Fusion sensuale
se vogliamo anche dal sapore Uzeb.
Da
questo momento giungono brani già editi online in passato ma registrati ora per
la prima volta, il primo è “Lonely Walk”, un’aria sonora coinvolgente che
sprigiona positività a ogni passaggio. Qui gli strumentisti si lasciano andare
senza freni e il risultato è trascinante.
“Irish
Lullaby” vede ospite al violino Matilde Lualdi e ancora una volta scende un
velo vintage sul sound. Il basso di Corbetta si lancia in un gentile assolo
sopra un ritmo cadenzato per poi rilasciare la scena alla chitarra acustica, un
susseguirsi di emozioni tutte differenti ma che nell’insieme lasciano totalmente
appagati.
“Operation
– Suitcase” ha uno stile moderno rispetto quanto ascoltato sino ad ora e si
lancia in robuste scorribande sonore.
Non
voglio spoilerare ulteriormente quanto di bello c’è da scoprire in questo
percorso, vi dico solamente che esiste anche un bonus track a sorpresa, per il
resto… basta così.
Solitamente
gli album totalmente strumentali lasciano perplessi in quanto semplice vetrina
per le qualità balistiche dei musicisti, non è il caso dei Moto Perpetuo che
invece danno precedenza al motivo che poi resta piacevolmente nella memoria
dopo l’ascolto, un particolare non da poco che fa di “Untitled” un ottimo
disco, da ascoltare e riascoltare. MS
MOTO
PERPETUO - Untitled
Self-production
Genre: Fusion, Rock, Prog Instrumental
Support: Bandcamp - 2023
There are bands that have such a 360-degree vision of
music that they are not easy to categorize. Not that this matters to the
artists themselves and perhaps not even to the listeners, but it is necessary
to look for a collocation so that a reader who is not listening to the record
but reading a review can best understand what to expect. An example comes from
Gallarate with Moto Perpetuo (not to be confused with the Brazilian seventies
band), a lineup active since 1996 and author of a few singles and this work,
which is not coincidentally titled "Untitled." A music in motion, not
designed to amaze but for the pleasure of making it, that pleasure that becomes
contagious even for a listener. The genre therefore consists of a mix of
styles, on all Fusion, Rock, and instrumental Prog.
Alessandro
Lualdi (piano, keyboards), Orazio Martino (guitar), Costantino Corbetta (bass),
and Roberto Ragazzo (drums) are the authors of the nine-track album. Roberto Ragazzo's cover art espouses the thesis of the
untitled, a simple linear and colorful design, where the futurist anonymous
shows its forms in a context circumscribed by modernist structures. The album
opens with the new single "Gasoline," energetic as well as catchy,
the rhythmic sustains the nice motif drawn by Lualdi's keyboards. Personally I
can approximate this style to that of Reale Accademia Di Musica year 1972, but
when the electric guitar arrives in a lightning-fast solo, the matter changes
dramatically. With the second single "Clave Surpise" we return to the
Progressive world of the 1970s this time involved in fusion, while the guitar
ranges from Perigee to Agora. The piano thrusts itself into an over-the-top
performance demonstrating a certain level of instrumental preparation, so once
again the guitar leaves one pleasantly impressed. The band is cohesive, the
rhythm section that pushes itself even into short solos is well-oiled, an excellent
motor for the songs' progression. The third unreleased track is titled
"J.J.Blue," a wager in sensual Jazz Fusion if you will also with an
Uzeb flavor.
From this moment come tracks already edited online in
the past but recorded now for the first time, the first being "Lonely
Walk," an engaging air of sound that releases positivity at every step.
Here the instrumentalists let loose without restraint and the result is
enthralling.
"Irish Lullaby" features Matilde Lualdi as
guest on violin and once again a vintage veil descends over the sound.
Corbetta's bass launches into a gentle solo over a rhythmic beat and then
releases the scene to the acoustic guitar, a succession of emotions that are
all different but overall leave one totally fulfilled.
"Operation - Suitcase" has a modern style
compared to what we have heard so far and launches into robust sonic jaunts.
I do not want to reveal further how much good there is
to discover in this track, I will only tell you that there is also a surprise
bonus track, for the rest ... enough said.
Usually totally instrumental albums leave one
perplexed as a mere showcase for the ballistic qualities of the musicians, this
is not the case with Moto Perpetuo who instead give precedence to the motif
that then lingers pleasantly in the memory after listening, a not insignificant
detail that makes "Untitled" an excellent record, to be listened to
and listened to again. MS
sabato 25 novembre 2023
Bright Magus
BRIGHT
MAGUS - Jungle Corner
IRMA
Rec
Genere: Jazz /funk / Psichedelia
Supporto: Soundcloud / cd / vinile –
2023
Ci
sono band che hanno saputo modificare negli anni l’approccio allo stile Jazz
avvicinandolo al mondo del Progressive Rock inteso proprio come sperimentazione
e contaminazione, come ad esempio i Mahavishnu Orchestra, e i Weather Report,
oppure artisti del calibro di Miles Davis che si sono spinti anche oltre con il
proprio strumento. Necessità o semplicemente spiccata personalità? La musica è
anche questo, uscire dai canoni, trovare nuovi linguaggi per esprimere al
meglio ciò che si vuole dire. Quest’attitudine, seppure raramente, la
ritroviamo anche oggi in Italia, non possiamo certo dire di avere altrettanti
artisti al riguardo, ma quando ci s’imbatte in alcuni di loro, viene naturale
soffermarsi e ascoltare con la dovuta concentrazione, questo campo sonoro non è
superficiale.
Solitamente
chi si cimenta in questa musica è in possesso di una tecnica individuale
strumentale sopra la media, ed è anche il caso degli italiani Right Magnus che nell’album
d’esordio intitolato “Jungle Corner”, riescono a far scaturire sia ricordi
passati sia nuove sensazioni. Sorto quasi per caso in una sera al Diabolicus
Studio, quartier generale di Giovanni Calella e Leziero Rescigno in cui l’argomento
trattato è stato Miles Davis, il quintetto composto da Mauro Tre (piano Rhodes,
organo), Alberto Turra (chitarra elettrica), Gianni Sansone (tromba, percussioni),
Giovanni Calella (basso), e Leziero Rescigno (batteria, percussioni) si
approccia a quella musica che tanto ha dato agli anni ’60 e ’70. Sei i brani
contenuti nell’album registrato in presa diretta proprio a conferma della domestichezza
individuale con gli strumenti. L’amalgama è ottima, si evince durante l’ascolto,
ed è stata forgiata precedentemente da sette date live nel milanese che hanno
permesso al gruppo di compattarsi in maniera consona.
Nei
dieci minuti di “Selim/Miles” vengono allo scoperto tutte le ottime qualità
descritte, un tributo alla tromba che lascia senza fiato per intensità ed
esecuzione. I frangenti psichedelici donano al tutto un fascino aggiunto che
personalmente ho apprezzato moltissimo. L’improvvisazione è sempre dietro l’angolo,
tuttavia non è logorroica o stucchevole, bensì scorrevole e basata su ritmiche
non banali. In “Jungle Corner” ci si tuffa nel passato con i panni e tutto fra
percussioni, tastiere di sottofondo, tromba in evidenza e chitarra elettrica
sempre pronta a dare una spinta al sound. Vi troverete a battere il tempo a
vostra insaputa.
“Jellow
Interlude” è altamente psichedelico oltre che ricercato, gli strumenti sono apparentemente
slegati fra di loro impegnati in passaggi a se stanti, come il Jazz più
sperimentale bene ha saputo spiegare. “Lullaby For My Father” ha un inizio
intimista per poi partire nella consueta improvvisazione, a seguire “A Way”,
composizione impreziosita dal flauto dell’ospite Enrico Gabrielli (Calibro 35).
La
ritmata “Long Legs” è degna chiusura di questo debutto che ci presenta una
nuova e interessante realtà italiana.
“Jungle
Corner” dei Bright Magus è quindi un lavoro che ascoltato oggi prenderei come
una sorta di bombola d’ossigeno, ossia aria pulita per rinfrescare la mente
intasata da molta musica scadente che gira oggi sia nei canali mediatici che
nelle radio. Se desiderate avere un qualcosa in più qui lo troverete, così la
voglia di ritagliarvi un attimo di tempo tutto per voi. MS
BRIGHT MAGUS - Jungle Corner
IRMA Rec
Genre: jazz /funk / psychedelia
Support: soundcloud / cd / vinyl - 2023
There are bands that have been able to change over the
years the approach to Jazz style by bringing it closer to the world of
Progressive Rock understood precisely as experimentation and contamination,
such as Mahavishnu Orchestra, and Weather Report, or artists of the caliber of
Miles Davis who went even further with their instrument. Necessity or simply
distinct personality? Music is also this, stepping outside the box, finding new
languages to best express what one wants to say. This attitude, although
rarely, we find it even today in Italy, we certainly cannot say that we have as
many artists in this regard, but when we come across some of them, it comes
naturally to pause and listen with due concentration, this sound field is not
superficial.
Usually those who engage in this music possess an
above-average individual instrumental technique, and this is also the case with
the Italians Right Magnus, who in their debut album entitled "Jungle
Corner," manage to trigger both past memories and new sensations. Arising
almost by chance on an evening at Diabolicus Studio, the headquarters of
Giovanni Calella and Leziero Rescigno in which the subject matter was Miles
Davis, the quintet composed of Mauro Tre (Rhodes piano, organ), Alberto Turra
(electric guitar), Gianni Sansone (trumpet, percussion), Giovanni Calella
(bass), and Leziero Rescigno (drums, percussion) approaches the music that gave
so much to the 1960s and 1970s. Six tracks contained in the album recorded live
just to confirm the individual familiarity with the instruments. The amalgam is
excellent, it is evident while listening, and was forged previously by seven
live dates in the Milan area that allowed the group to compact itself in a
consonant manner.
In the ten minutes of "Selim/Miles" all the
excellent qualities described come to the fore, a trumpet tribute that is
breathtaking in its intensity and execution. The psychedelic bangs give the whole
an added charm that I personally enjoyed very much. Improvisation is always
around the corner, yet it is not logorrheic or cloying, but flowing and based
on non-trivial rhythms. In "Jungle Corner" you dive into the past
with the wipes and all between percussion, background keyboards, featured
trumpet and electric guitar always ready to give the sound a boost. You will
find yourself beating time unbeknownst to you.
"Jellow Interlude" is highly psychedelic as
well as researched, the instruments seemingly unconnected to each other engaged
in stand-alone passages, as most experimental jazz has done well to explain.
"Lullaby For My Father" has an intimate beginning before departing
into the usual improvisation, followed by "A Way," a composition
embellished by guest Enrico Gabrielli's (Calibro 35) flute.
The rhythmic "Long Legs" is a worthy closure
to this debut that introduces us to a new and interesting Italian reality.
"Jungle Corner" by Bright Magus is therefore
a work that listened to today I would take as a kind of oxygen tank, that is,
clean air to refresh the mind clogged by a lot of bad music that runs today
both in media channels and on the radios. If you wish to have a little
something extra here you will find it, thus the desire to carve out a moment of
time all to yourself. MS
Apogee
APOGEE - Through The Gate
Progressive
Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Neo Prog – Rock Progressive
Supporto: cd – 2023
Il
polistrumentista tedesco Arne Schäfer è oramai un’istituzione in campo Neo Prog
e Progressive Rock, non tanto per essere il leader dell’ottima band Versus X,
tanto per i numerosi dischi realizzati sotto il nome Apogee, tutti sempre molto
interessanti. Nella musica composta ci sono diversi richiami al filone Neo
Prog, quello scaturito post anni ’80, ma anche al classico Progressive Rock con
influenze Gentle Giant, Jethro Tull, Genesis, Yes etc.
Non
mancano le lunghe suite come da stile, così i cambi di ritmo e tutto quello che
è scuola Prog Rock. Proprio il perseverare negli anni porta frutti, a mano a
mano che l’esperienza sale, i risultati si migliorano.
Arne
Schäfer realizza in studio dodici album, compreso questo nuovo “Through The
Gate” e lo fa con l’ausilio dell’amico Eberhard Graef alla batteria e
percussioni. La bella copertina che lancia l’ascoltatore nello spazio, è
affidata alle fotografie astronomiche del tecnico dei Versus X Andreas Tofahrn,
che ha anche curato i layout dell'album. Dei sei brani che compongono l’album,
quattro sono suite che spaziano dai dodici ai quindici minuti a iniziare da “Noone
But Ourselves”, qui le sonorità si aprono in pieno stile IQ, la storia del
genere è bene amalgamata in pochi minuti. Tastiere su tutti gli altri strumenti
tessono melodie intrise nel passato, per la gioia degli estimatori.
Più
allegra “Emotional Feedback”, pur restando sempre nel contesto descritto, sono
dodici minuti che scorrono velocemente a testimonianza di un variegato
andamento che non si ferma soltanto su un giro armonico monotematico. Gli
Apogee, forti del loro bagaglio musicale vanno dritti al sodo pur senza
strafare, probabilmente l’unico appunto che si può fare a un disco del genere è
quello della mancanza di efficaci assolo strumentali malgrado di tanto in tanto
qualcosa trapeli.
“At
The Crossroads” è più canzone, qui la chitarra è maggiormente presente trasferendo
energia all’insieme. A questo punto giunge la title track “Through The Gate”,
canzone più lunga dell’album con i suoi quindici minuti abbondanti di musica, dove
l’incedere del movimento riesce a toccare differenti lidi, anche quelli più
remoti derivanti dai Van Der Graaf Generator passando per i King Crimson. Tanta
materia in campo, qui si che si presentano assolo interessanti. Una chitarra
acustica apre “Keep The Fame”, brano delicato in cui trapela l’anima più
sensibile di Arne Schäfer, pur non dimostrandosi di essere una ballata vera e
propria.
La
chiusura dell’album spetta ad un'altra suite, “The Turning Point”, ennesima
passeggiata nel Neo Prog questa volta più greve nell’incedere e ben
interpretato vocalmente.
La
musica contenuta in “Through The Gate” sembra quindi essere incastonata in un
contesto passato, e ha sempre un fascino incollato addosso indelebile, gioia
per tutti quelli che hanno nostalgia di queste immortali sonorità, soprattutto
del suono delle tastiere, quali Mellotron, Hammond e tutto quello che la storia
del Prog Rock ci ha insegnato.
Poi
si può discutere se la musica ha effettivamente un tempo o meno, l’importante
dico io è che lasci un segno dentro di noi, quando riesce ad emozionare l’obbiettivo
è raggiunto, il resto sono solo chiacchiere. MS
APOGEE - Through The Gate
Progressive Promotion Records
Distribution: G.T. Music
Genre: Neo Prog - Progressive Rock
Support: cd - 2023
German multi-instrumentalist Arne Schäfer is by now an
institution in the Neo Prog and Progressive Rock field, not so much for being
the leader of the excellent band Versus X, as for the numerous records made
under the name Apogee, all of which are always very interesting. In the music
composed there are several references to the Neo Prog strand, the one sprung
post 1980s, but also to classic Progressive Rock with influences Gentle Giant,
Jethro Tull, Genesis, Yes etc.
There is no lack of long suites as per the style, so
changes of rhythm and all that is school Prog Rock. Just persevering over the
years bears fruit, as experience rises, the results get better.
Arne Schäfer makes twelve studio albums, including
this new "Through The Gate," and he does so with the help of his
friend Eberhard Graef on drums and percussion. The beautiful cover art, which
launches the listener into space, features astronomical photographs by Versus X
engineer Andreas Tofahrn, who also took care of the album's layouts. Of the six
tracks that make up the album, four are suites ranging from twelve to fifteen
minutes starting with "Noone But Ourselves," here the sounds open up
in full IQ style, the history of the genre is well amalgamated into a few
minutes. Keyboards over all other instruments weave melodies steeped in the
past, much to the delight of admirers.
More upbeat "Emotional Feedback," while
still remaining in the described context, is twelve minutes that flows quickly,
testifying to a varied progression that does not stop at just a monothematic
harmonic turn. Apogee, strong in their musical background go straight to the
point while not overdoing it, probably the only criticism that can be made of
such a record is that of the lack of effective instrumental solos despite something
leaking out from time to time.
"At The Crossroads" is more song, here the
guitar is more present transferring energy to the whole. At this point comes
the title track "Through The Gate," the longest song on the album
with its full fifteen minutes of music, where the pacing of the movement
manages to touch different shores, even the more remote ones stemming from Van
Der Graaf Generator via King Crimson. So much matter on the field, here
interesting solos present themselves. An acoustic guitar opens "Keep The
Fame," a delicate track in which Arne Schäfer's more sensitive soul leaks
out, although it does not prove to be a true ballad.
Closing the album is up to another suite, "The
Turning Point," yet another stroll through Neo Prog this time more raw in
the procession and well interpreted vocally.
The music contained in "Through The Gate"
thus seems to be set in a past context, and it always has a charm pasted on
indelibly, a joy for all those who are nostalgic for these immortal sounds,
especially the sound of keyboards, such as Mellotron, Hammond and all that Prog
Rock history has taught us.
Then we can discuss whether the music actually has a
time or not, the important thing I say is that it leaves a mark within us, when
it succeeds in moving the goal is achieved, the rest is just talk. MS
sabato 18 novembre 2023
Dyonea
DYONEA – Superstiti
Autoproduzione
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd – Bandcamp
La
musica è emozione, e gli artisti che mettono a nudo la propria anima, si
gettano in pasto agli ascoltatori con la speranza di essere apprezzati o
quantomeno capiti. Oggi sono demoralizzato dal pubblico che sembra non sapere
più ascoltare, probabilmente la frenesia del quotidiano l’ha portato a essere
superficiale. Proprio per questo si legge sui social e si ascolta troppo spesso
la frase “Oggi la musica non è più come una volta, fa schifo”, in realtà io la
chiamo pigrizia, ossia la non volontà di voler cercare e fermarsi ad ascoltare.
Ogni periodo dell’esistenza umana ha del buono e del pessimo, anche nei tanto
decantati anni ’60 e ’70, per cui trattasi di superficialità di sintesi. Poi
ovviamente subentrano i gusti personali, ognuno resta legato a un periodo
musicale che gli ricorda qualcosa di piacevole, per esempio l’amore o la
gioventù, e lì per questi sembra che il mondo si sia fermato, quando in realtà
gli immobili mentalmente sono proprio loro. Ho spesso detto, e lo ribadisco,
che l’evoluzione va avanti con o senza di noi, volenti o nolenti, sempre con il
buono e il pessimo.
Chi
nel Rock Progressivo negli ultimi due decenni ha dato una sferzata importante
sono stati i Porcupine Tree di Steven Wilson, gioia e dolore per i fans del
genere. I nostalgici non accettano l’evoluzione del classico Prog, i più aperti
di mente lo adorano. Noi italiani siamo un popolo fantastico, in quanto
riusciamo sempre a dare importanza a qualcuno che tenta qualcosa di nuovo, è
successo con i Genesis, con i Gentle Giant, e anche con i Porcupine Tree che
hanno avuto una grande ondata di fans proprio nella nostra capitale. Tanti i
proseliti dunque, ma soprattutto chi in qualche maniera attinge di tanto in
tanto da queste sonorità. Lo fanno anche i milanesi Dyonea, ma con personalità,
miscelando un sound moderno e ben registrato con il Rock anni ’80 dei Litfiba, ’90,
Jazz, Soul è Grunge, il tutto cantato con voce femminile e in lingua italiana.
La
band si fonda nel recente 2018 con componenti provenienti da altre esperienze musicali
e sono un quartetto formato da Chiara Crivellari (voce), Fabrizio Preatoni (chitarra),
Carlo D'Angio (basso), e Alessandro Boraso (batteria).
Registrano
nel 2020 il primo album “Radici”, a seguire diversi singoli che conducono oggi
a questo “Superstiti”. Propongono un perfetto equilibrio fra formula canzone e
ricerca progressiva, tanto da osare anche brevi momenti rap con una certa
psichedelia sporcata di Metal, come nella title track “Superstiti” dove Chiara
mette in vetrina tutte le proprie doti (e che doti), passando da tonalità
arrabbiate a pacate. Dieci canzoni che spesso sono introspettive, un modo di
esorcizzare la vita fra viaggi spirituali e un cammino nella propria consapevolezza.
La sezione ritmica è pressoché perfetta, così le parti di chitarra, sempre al
centro della composizione. Molti i picchi emotivi cui si va incontro durante
l’ascolto.
I
Dyonea quindi con quest’album propongono un contenitore sonoro ricco di stili e
influenze, il tutto grazie a una buona preparazione tecnica e tanta personalità
data dalla voce, ma soprattutto dalle scelte di cambi umorali e di tempo nel
corso di uno stesso brano. La musica resta in testa, come in teoria una canzone
deve saper fare, per cui il mio non può essere che un giudizio più che positivo
e un monito a tutti coloro che ancora si ostinano a dire che oggi non c’è
niente di nuovo o quantomeno d’interessante. Il Post Prog Moderno potrà anche
non piacere in un’era come questa, dove la diversità è aberrata, ma non si
potrà mai dire che sia banale. Osate.
Open mind. MS
DYONEA - Superstiti
Self-production
Genre: Modern Post Prog
Support:
cd - Bandcamp
Music is emotion, and artists who bare their souls,
throw themselves at listeners with the hope of being appreciated or at least
understood. Today I am demoralized by audiences who don't seem to know how to
listen anymore, probably the hustle and bustle of everyday life has led them to
be superficial. This is precisely why you read on social media and listen too
often to the phrase "Today's music is not like it used to be, it
sucks," actually I call it laziness, that is, the unwillingness to want to
search and stop and listen. Every period of human existence has some good and
some bad, even in the much-vaunted 1960s and 1970s, so it is a matter of
summarizing superficiality. Then of course personal tastes take over, everyone
remains attached to a musical period that reminds them of something pleasant,
for example, love or youth, and there for these it seems that the world has
stopped, when in fact the mentally immobile are.
Those in Progressive Rock over the past two decades
who have made a major splash have been Steven Wilson's Porcupine Tree, joy and
pain for fans of the genre. The nostalgic do not accept the evolution of
classic Prog, the more open-minded adore it. We Italians are a great people, in
that we always manage to give importance to someone who tries something new, it
happened with Genesis, with Gentle Giant, and also with Porcupine Tree, who had
a great wave of fans right in our capital. So many proselytes then, but
especially those who in some way draw from these sounds from time to time. The
Milanese Dyonea do it too, but with personality, mixing a modern and
well-recorded sound with the 80s Rock of Litfiba, 90s, Jazz, Soul is Grunge,
all sung with female vocals and in Italian.
The band was founded in recent 2018 with components
from other musical experiences and are a quartet formed by Chiara Crivellari
(vocals), Fabrizio Preatoni (guitar), Carlo D'Angio (bass), and Alessandro
Boraso (drums).
They recorded their first album "Radici" in
2020, followed by several singles leading to this "Superstiti" today.
They offer a perfect balance between song formula and progressive research, so
much so that they even dare short rap moments with a certain Metal soiled
psychedelia, as in the title track "Superstiti" where Chiara
showcases all her talents (and what talents), moving from angry to calm tones.
Ten songs that are often introspective, a way of exorcising life between
spiritual journeys and a journey into one's own awareness. The rhythm section
is almost perfect, so are the guitar parts, always at the center of the
composition. Many are the emotional peaks one goes to while listening.
Dyonea then with this album propose a sonic container
rich in styles and influences, all thanks to a good technical preparation and a
lot of personality given by the voice, but especially by the choices of mood
and tempo changes during the course of the same song. The music stays in the
head, as in theory a song should be able to do, so mine can only be a more than
positive judgment and a warning to all those who still insist on saying that
there is nothing new or at least interesting today. Modern Post Prog may not
like it in an era like this, where diversity is aberrated, but it can never be
said to be trivial. Dare. Open mind. MS
giovedì 16 novembre 2023
1973 - L’anno cruciale della musica raccontato in 73 dischi leggendari
Personalmente in questo libro ho approfondito il fortunato disco delle ORME
"Felona E Sorona", la sua storia e aneddoti annessi. USCITA: 24 novembre
"Felona E Sorona", la sua storia e aneddoti annessi.
1973
L’anno cruciale della musica raccontato in 73 dischi leggendari
A cura di Andrea Pintelli
Athos Enrile - Angelo De Negri
arcana
Che il 1973 sia un anno “storico” lo dimostra la lunga lista dei capolavori usciti in quei dodici mesi. Basti citare “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd. Uno per tutti. Ma gli altri non sono da meno: dai Genesis a Mike Oldfield, dai Led Zeppelin a Bruce Springsteen, dagli Who agli Yes, senza dimenticare gli italiani dell’irripetibile genia progressive (Osanna, Le Orme, Acqua Fragile).
33 i recensori coinvolti – esperti, scrittori, saggisti – come i giri di un Lp, per raccontare “oggi” questa straordinaria musica di “ieri”, una musica per tutti i gusti, dal blues al jazz, dal folk alla psichedelia, dal rock al prog.
La vera sfida dei curatori è stata quella di provare a rileggere lavori molto conosciuti attraverso occhi nuovi, contemporanei; e se molti dei partecipanti al progetto, “diversamente giovani”, hanno avuto la possibilità di vivere in diretta gli eventi di cui scrivono, non mancano i “giovanotti”, quelli che hanno saputo apprezzare l’eredità che qualcuno ha loro lasciato, e ora ne fanno buon uso, condividendo col mondo la loro passione e le loro conoscenze. È passato mezzo secolo, ma questa musica fa ancora parte delle nostre vite e delle nostre coscienze.
Andrea Pintelli
Scrive da diversi anni per MAT2020 (sia sul web magazine sia sul blog), un meraviglioso spazio culturale che ha nel progressive il suo principale ambito, ma anche per Truemetal.it e Rockgeneration.it.
È coautore dei libri “Acqua Fragile” (2022) e “Woodstock”(2023) assieme a Enrile e De Negri.
Athos Enrile
Gestisce numerosi spazi in Rete e ha collaborato con diverse riviste online specializzate. È coautore del libro “Cosa resterà di me” (2011) e autore di “Le ali della musica” (2016), “Accadde a Buckhannon” (2020), coautore di “ Suite Rock – Il prog tra passato e futuro” (2021), “Acqua Fragile”(2022) e “Woodstock”(2023) assieme a Pintelli e De Negri.
Angelo De Negri
Cofondatore dell’associazione MusicArTeam, inventore del web magazine MAT2020, ideatore del progetto musicale “Viaggi e Racconti” applicato alla scuola primaria, è coautore, insieme a Enrile e Pintelli, di “Acqua Fragile” (Arcana, 2022) e “Woodstock” (Arcana, 2023).