MARCO MACHERA – Dormiveglia
Baracca & Burattini
Edizioni Musicali Micio Poldo
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd / digital – 2023
Il
genere musicale Progressivo italiano è ricco di artisti, più o meno noti,
quello che fa riflettere è che moltissimi di loro godono più stima all’estero
che in Italia. Diceva il proverbio Nemo
propheta in patria, questo è in parte vero, accade non soltanto per la
musica ma anche per altre muse, probabilmente l’erba del vicino è sempre la più
verde. In realtà ci sono tanti artisti che si muovono da anni in questo
sottosuolo sonoro, si, così dobbiamo chiamarlo in quanto frequentato da pochi
appassionati seppur famelici di ogni tipo di uscite. All’estero il Progressive
Rock Italiano ha un discreto seguito, specialmente nei paesi sud Americani e in
Giappone mentre il fatto che ci sia attenzione per la nostra musica lo si
evince dalle collaborazioni che spesso si realizzano con grandi nomi stranieri.
Ne
sa qualcosa Marco Machera, noto principalmente come bassista affermato oltre
che ottimo polistrumentista. Ama definirsi “Un traduttore di giorno, un
musicista di notte, o viceversa”, e si forma il carattere musicale grazie a collaborazioni,
registrazioni e spettacoli dal vivo con nomi noti quali il compositore italiano
Teho Teardo , il chitarrista heavy rock Paul Gilbert, l'ensemble Prog Rock da
camera Troot, Chrysta Bell (cantante texana e femme fatale, di lunga data
collaboratorice del regista David Lynch), Steven Wilson ed altri ancora. Notevole
anche l’attività live negli anni, aprendo concerti a band come Marillion, Stick
Men, Adrian Belew, e ORk.
La
discografia dell’artista è composta di quattro album compreso il nuovo
“Dormiveglia” qui in analisi, e sono: “Quarta
Demenza” (Suono Brillante – 2014) in collaborazione con Julie Slick, “Piccola
Musica Dalle Finestre Rotte” (Autoproduzione – 2017) e “Emiliano Deferrari,
Marco Machera” (Record Di Rattsburg – 2019).
Gli
stili sonori visitati durante questi album sono molteplici, a dimostrazione di
una cultura musicale dell’artista ad ampio spettro. Anche in questo
“Dormiveglia” infatti si toccano diversi generi, dalla Psichedelia al Progressive
Rock influenzato sia da artisti del passato che del presente. Nei nove brani si
coadiuva di personaggi come Julie Slick (basso), Steve Jansen (electronics,
programmazione), Tony Levin (basso), Pat Mastelotto (batteria, Taos drum,
percussioni), Eugene (harmonium, sintetizzatori, piano Rhodes), Alessandro
Inolti (batteria), Bill Munyon (trattamenti), Paolo Iannattone (piano), Beth Fleenor (clarinetto), Frank
Ultra (sassofono), Francesco Zampi (arrangiamento archi), Dario Acuna (piano),
John Porno (tromba), Julia Zenteno (chitarre), Jorge Chacon (chitarre), Susanna
Buffa (cori), Aria Falco (cori) e Vittoria Mariani (cori).
Gradevole
e sinuosa l’apertura affidata a “Dearest Fools” con piano e il clarinetto di Beth
Fleenor, malinconica e rispettosa del passato musicale. Segue “Lost + Found”,
qui mi ritornano alla memoria certi Pink Floyd più intimistici. Con “Building
Homes” sono i Porcupine Tree anni ’90 a fare presenza nelle note ricercate del
brano. Interventi di elettronica giungono in “Within The Words”, brano che
potrebbe benissimo risiedere nella discografia dei norvegesi Airbag o del loro
chitarrista Bjørn Riis. Questa musica si sposa ottimamente con l’artwork
dell’album per opera di OndemediE. La title track è ancora una volta pacata e
sorretta da una ritmica non convenzionale. Machera non fa mai la voce grande,
bensì bada all’emotività da trasmettere, e lo fa con estrema classe e
delicatezza. Un suono che simula un passaggio a livello avvisa l’arrivo di “Trains
(They Might Have Been There)”, qui il cantato si avvicina a quello di Thom
Yorke dei Radiohead, così la composizione.
“The
Empty Mind” rientra nel Post Prog Moderno, quello di Steven Wilson, mentre “The
Empty Mind” prosegue il percorso intrapreso nel mondo della Psichedelia.
Machera si immerge nel Post Prog Moderno anche in “The Nest”, dove esistono
tutte le caratteristiche del caso, oltre ad una cura per il suono apprezzabile.
Il pezzo è ipnotico come certi giri sonori con cui Peter Gabriel ha costruito
una carriera post Genesis. La chiusura è affidata a “Did You Get What You
Wanted”, qui la dormiveglia sembra entrata in una fase rem del sonno, leggera
come un alito di vento.
La
musica di Marco Machera è cortese, mai forzata, una sorta di gentilezza offerta
al padiglione auricolare dove anche la mente ha di che ringraziare. MS
Versione Inglese:
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