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venerdì 29 aprile 2022
lunedì 25 aprile 2022
G - Delic
G-DELIC – Magish
Autoproduzione
Genere: Space Rock – Psichedelia
Supporto: digital - 2022
Personalmente
nutro una grande debolezza per la psichedelia in senso generale, sia quella
derivativa dal sound Pink Floyd, sia quella cosmica o trascinante degli Hawkwind,
ma chi nella mia formazione culturale ha tracciato un solco indelebile nei
primi anni ’90 sono stati i Porcupine Tree del prolifico Steven Wilson e chi mi
conosce bene questo, lo sa. Qui mi si è aperto un altro mondo, buone melodie
associate a riff ipnotici, battenti oltre che eterei.
Vengo a
conoscenza in Italia di una band che a sua volta mi colpisce in tal senso, si
chiama No Sound, con Giancarlo Erra nella cabina di pilotaggio. A tal riguardo nel
tempo riesco a trovare realtà che altrettanto m’intrigano, come ad esempio i Metronhomme
o gli Aldi Dallo Spazio e in cattedra i Karmamoi di Daniele Giovannoni, insomma
il genere è vivo, anche se poi non molto frequentato da tantissimi fans. C’, è
anche un’altra band che stupisce per inventiva e genialità, questa si chiama
Pelikan Milk, spesso recensita anche dal sottoscritto, è la band di Alex
Savelli. Savelli è un nostro genio, sempre disposto a sfornare soluzioni differenti,
un onnivoro musicale che spazia dal Jazz al cantautorato passando anche per la
psichedelia e il Prog. In alcune delle sue registrazioni si trova al suo fianco
il polistrumentista Gabriele Tosti, in arte G-Delic e proprio di lui che vado a
parlare.
Con “Magish”
il musicista romano è al secondo album in studio dopo “G-Delic In Space”
dell’ormai lontano 2007. Il disco composto da otto movimenti è registrato al Planet
Utopia Studio e nel percorso sonoro possiamo anche ascoltare la voce della
special guest Eleonora Tosti, precisamente nel brano “Shazir”. L’artwork anche
lui molto intrigante è per opera di Elio Tosti e Mail Tosti per il design.
Già dalle
prime note di “Orirides” si decolla per un trip pindarico in cui
l’estraniazione dal mondo è facilmente attuabile. Mi vengono in mente gli Øresund
Space Collective e i Ozric Tentacles, a pieno titolo! Ancora più intensa e
ricercata è la nominata “Shazir” dove un ritmo insistente ci rende molto
difficoltosa la possibilità di restare fermi durante l’ascolto. Suoni dalla
cadenza arabeggiante sono sottolineati dalle coralità di Eleonora. Si ritorna
nello spazio con “Space Flower”, quasi un intro che si potrebbe anche ascoltare
nei primi album dei francesi Rockets negli anni ’80. Ovviamente nessuna
correlazione, la sottolineatura sta solamente a far intendere il tipo di sound.
La chitarra è protagonista. Ed ecco a seguire la title track, “Magish”, qui c’è
tutta l’anima e la cultura musicale di G-Delic, un andamento sornione che ti
accalappia e nuovamente ti esterna da questo mondo traslandoci direttamente in
un'altra dimensione. Se potete passarmi il termine, “Awan” risulta più
commerciale, grazie alla drum machine in evidenza (a tratti anche Dub) con un
insieme di soluzioni che tendono a far ballare. “Morning Trip” nel titolo ha la
soluzione, così come “In The Out And In”, questa volta però ci troviamo in
pieno territorio Pink Floyd primissimi anni ’70. Questa mini suite di quasi
dieci minuti non a caso è uno dei brani dell’album che più ho apprezzato.
Natura,
acqua, uccelli e suoni nella conclusiva “Peace Forest” dove una voce maschile
intona un canto quasi tribale per immergerci totalmente in questo contesto. La
chitarra è colei che traccia le melodie durante l’ascolto.
La
psichedelia di G-Delic è delicata e gentile, ha sempre una coccola sonora da
fare senza spingere troppo sull’acceleratore dell’ alienazione. Il merito di “
Magish” è proprio questo, il saper dosare saggiamente le sonorità a favore di
un coinvolgimento mentale e fisico appagante. Mind in flight. MS
sabato 16 aprile 2022
Cristiano Coppa
CRISTIANO
COPPA – Prayer In The Battlefield
Autoproduzione
Genere : Heavy Metal
Supporto: digital – Spotify – 2022
L’Heavy
Metal è sempre stato tacciato nel tempo in maniera superficiale da molti come
un genere statico e senza futuro. Mi ricordo ancora oggi perfettamente le
riviste addette ai lavori degli anni ’80 e i giornalisti anche di fama,
sentenziare che il Metal avrebbe avuto un futuro breve, una moda passeggera
perché non trattasi di musica, bensì di rumore. Per fortuna sono esistite
alcune riviste che invece hanno supportato il movimento. Cosa invece sia
accaduto nel tempo è l’esatto contrario di quanto esternato da questi signori
critici. Siamo nel 2022 e l’Heavy Metal non soltanto ha ottima salute, ma si è
ramificato in numerosissimi sottogeneri, a testimonianza che il metallaro stesso
non è chiuso di mente, al contrario accetta di buon grado le contaminazioni e
le condivide. Possiamo elencare una lista lunghissima di generi a partire dal
Thrash Metal, al Death, al Doom, Black, Progressive, Grunge, Nu etc. etc. Fra
questi esiste anche il Christian Metal, detto anche White Metal. In Italia fra
i maggiori esponenti di spicco posso nominare i siciliani Metatrone, Hypersonic
oppure i toscani Inside Mankind, o i lombardi Timesword, Seven Horizons e così
via regione per regione. Anche all’estero il genere ha esempi nobili, sempre
negli anni ’80 fra i primi troviamo gli americani Stryper o i Deliverance, Vengeance
Rising e altre centinaia di band che lascio alla vostra ricerca se siete
curiosi.
Quindi
oltre che alla famigerata musica del diavolo esiste anche la musica di Dio.
Nella
regione Marche il fenomeno Heavy Metal è ben rappresentato sin dai tempi della
nascita del genere, Gunfire, Centurion, Kurnalcool, Hydra a seguire i fabrianesi
Death Riders oggi Walls Of Babylon. Proprio nei Death Riders ha militato il
musicista Cristiano Coppa, ora chitarrista ma nel periodo 2001 – 2010 ha
ricoperto il ruolo al basso. Coppa è di Jesi ed è insegnante di religione. Successivamente
ai Death Riders ha militato con la band Christian Rock "The Branches"
di Jesi. Oggi si getta in questa nuova esperienza da solista con l’EP solista
intitolato “Prayer In The Battlefield”. Con lui un altro artista del
fabrianese, Sauro Mori (Hellcome) che ricopre il ruolo del tutto fare:
batteria, basso, chitarre, tastiere, arrangiamenti, registrazione e mixaggio. Completano
i crediti altri due special guest, Federico Mori al basso nel brano “Nella
Lotta” e Nadia Girolamini voce in “Ashen Eyes”, “In The Heart Of Time”, e
“Prayer In The Battlefield”.
Le
tematiche sono profonde e narrano le vicissitudini della storia umana impegnata
nell’eterna lotta fra il bene e il male, una battaglia infinita. Bene è
rappresentato il concetto nella copertina del disco per opera di Pietro
Nicusanti, Giuseppe Asciolla e Giacomo Bussaglia.
I
sette brani iniziano con l’immancabile intro intitolato “Open Wounds”, dove la
chitarra acustica di Coppa trasmette sofferenza ma anche guarigione e quindi
rinascita. Spetta a “Shine” aprire le danze elettriche, un brano dalle marcate caratteristiche
Power Metal ma quando meno te lo aspetti si apre verso il Metal Progressive con
buoni assolo di chitarra e arrangiamenti vari. Qui il testo tratta di un uomo
che nella difficoltà della vita, chiede aiuto a Dio. Unico pezzo cantato invece
in lingua italiana è “Nella Lotta”, maggiormente vigoroso ma con un ritornello
davvero melodioso, la chiave della musica di Coppa risiede proprio nel buon uso
delle armonie, sempre gradevoli e facili da memorizzare.
Amore
e dolore sono facce della stessa medaglia e l’argomento è approfondito nella
ballata “Ashen Eyes”, ovviamente toccante e malinconicamente sentita.
Nuovamente le chitarre elettriche si evidenziano positivamente durante l’assolo
finale. Tornano le rasoiate in “Don’t Fear The Storm”, esperienza fra amici
passata a risalire il monte sacro che in tante religioni e filosofie
rappresenta il cammino verso la verità, la liberazione. Il messaggio è che nel
farlo non si è mai da soli. Qui è territorio Heavy Metal puro, qualcosa nelle
coralità mi ricorda molto gli Iced Earth. In “In The Heart Of Time” si parla della
vita dopo la morte ed è bello vedere uscire questo EP proprio in questi giorni
di Pasqua. Ancora chitarra acustica e suoni gentili accolgono l’anima dell’ascoltatore.
Le voci femminili nelle coralità impreziosiscono l’enfasi del brano. Per chi
ama il Metal dico che potrebbe risiedere nella discografia dei
Blind Guardian, ovviamente in quelli acustici.
La
title track chiude l’EP, essa è un movimento dal sapore medioevale dove una voce
femminile si sostituisce a quella di un menestrello narrante sogni infranti, ma
la cavalcata Metal è dietro l’angolo, un brano che dimostra potenza e speranza.
Cristiano
Coppa così si presenta da solista nel mondo della musica, un esordio a mio
avviso più che lodevole, a dimostrazione che il passato dell’artista è stato
utile per la formazione del carattere musicale. Per chi ama questo tipo di
Metal c’è davvero molto da ascoltare e tanti buoni arrangiamenti, una musica a
tratti cinematografica.
Cristiano
Coppa, nel nome il proprio cammino. MS
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https://cristianocoppa.bandcamp.com/releases
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giovedì 14 aprile 2022
The Rome Pro(g)ject
THE
ROME PRO(G)JECT – V – Compendium Of A Lifetime
Autoproduzione TRP
Genere: Progressive Rock Sinfonico
Supporto: cd – 2022
Per
un amante del Progressive Rock classico, ascoltare ogni lavoro dei The Rome
Pro(g)ject è sempre un piacere. Dico questo perché al suo interno navigano
musicisti non solo famosi, ma anche preparati. Vincenzo Ricca è l’artefice del
progetto e si circonda sempre di special guest, soltanto due fanno sempre parte
della lista, ossia Steve Hackett ex chitarrista dei Genesis e David Jackson ai
fiati (Van Der Graaf Generator). Basterebbero solo questi due nomi per attirare
l’attenzione sul prodotto, ma le sorprese non finiscono qui, si esibiscono alternandosi
nei brani anche John Hackett, Bernardo Lanzetti, Tony Levin, Nick Magnus, Frank
Carducci, Tony Patterson, Daniele Pomo, Paolo Ricca e Roberto Vitelli.
Parlare
del tastierista Vincenzo Ricca è un’impresa titanica, perché la carriera che ha
percorso dagli anni ’80 a oggi è davvero colma di realizzazioni, fra colonne
sonore, sigle televisive in RAI, dischi, Radio RAI e molto altro ancora. Ha
collaborato con Folco Quilici, per la Nuova Fonit Cetra incide i suoi primi tre
cd di sonorizzazione (“Argomenti” – “Medioevo, Rinascimento e ‘700” –
“Americhe”) e un suo brano è stato anche interpretato da Katia Riccarelli.
Ecco, questo a grandi linee è il curriculum di Ricca, ma quello che a noi
interessa maggiormente è il progetto The Rome Pro(g)ject, con il quale incide
cinque album compreso quest’ultimo “V – Compendium Of A Lifetime”. Da sempre la
critica di settore ha dimostrato di apprezzare ogni lavoro, a iniziare da “The
Rome Pro(G)ject” del 2012. Seguiranno
“Of Fate And Glory” (2016), “Exegi Monumentum Aere Perennius” (2017), e “IV -
Beaten Paths Different Ways” (2020).
Chi
è veramente cultore della musica, ama tutto quello che circonda un disco, ossia
la qualità sonora e l’artwork in primis, spesso negli ultimi anni troppo
trascurato dagli artisti stessi in quanto si è puntato di più sulla musica liquida
che su questa solida, con ciò voglio rimarcare il bellissimo libretto che
accompagna il cd in versione cartonata. All’interno si possono vedere dipinti,
le fotografie dei musicisti partecipanti oltre che i testi.
Questo
disco consentitemi di chiamarlo più opera, in quanto il lavoro certosino che lo
consolida è sicuramente da rimarcare.
Otto
le tracce che lo compongono, compresa una nona finale bonus track del 2021.
Come spesso accade il primo brano è un intro, qui intitolato “V”, aperto
sontuosamente da un organo imponente che lascia spazio alla roboante batteria
di Daniele Pomo. Il Prog anni ’70 fa capolino immediatamente, nella fattispecie
ha le vesti dei Genesis, il mellotron pone la propria valenza e il disco si
apre con enfasi. Ed è subito mini suite con “Compendium Of A Lifetime”,
chitarra e flauto dialogano fra di loro, la chitarra elettrica di Steve Hackett
fa venire i brividi per come solo lui sa adoperare, sembra quasi che ragioni sopra
ogni nota, a volte sostenendola altre suonando con dolcezza. Franck Carducci al
basso esegue un lavoro ineccepibile, così i fiati di David Jackson. La parte
vocale è lasciata a Bernardo Lanzetti e il tempo sembra fermarsi.
“Vesuvius”
è una vera e propria opera strumentale seppur breve, una fotografia su Pompei.
Questa volta è la chitarra di Paolo Ricca a impreziosire le melodie. La voce di
Tony Patterson inizia “The Last Night In The World” e subito sembra di trovarci
al cospetto di Peter Gabriel. Questo è uno dei brani che ho apprezzato
maggiormente, per le armonie, l’enfasi, e il carattere. L’assolo sostenuto di
Hackett mi fa volare nel tempo ancora una volta. Con il basso di Tony Levin
(Peter Gabriel, King Crimson) è la volta di “Have Caesar!”, uno strumentale che
riconduce direttamente nell’antica Roma, così come “Morituri Te Salutant”, “Gladiatores”
e “Have Caesar! (Reprise)” in definitiva tutti questi movimenti possono
considerarsi a tutti gli effetti una suite. Anche la bonus track “Exegi
Monvmentvm 2021” emoziona fortemente, un lento strumentale dove ognuno mette il
cuore mentre passeggia nel Prog.
Il
potere di questa musica è proprio quello di farci estraniare dal mondo che ci
circonda, un turbinio di emozioni che si accavallano proprio come i strumenti
dei protagonisti che di certo non si sono risparmiati nelle esecuzioni. Un
disco professionale, colto, adatto a un pubblico preparato e attento perché
certi passaggi vanno assaporati con consapevolezza. Il Prog scusate se lo dico
ma non è per tutti, oggi la musica si ascolta troppo distrattamente e di certo
questo va a cozzare con l’appartenenza del genere in questione. Certo è che può
piacere a tanti, perché no anche a neofiti che per fortuna si aggiungono sempre
di volta in volta nel tempo, tuttavia qui dentro c’è molta storia che parte dai
Genesis, passando per i Van Der Graaf Generator fino ad arrivare alla nostra PFM.
Musica per la mente, è stato mai detto? Complimenti a Vincenzo Ricca per questo
ennesimo gioiello sonoro. MS