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sabato 9 aprile 2022

Kalle Wallner

KALLE WALLNER – Voices
Gentle Art of Music
Genere: Rock – Virtuoso- Progressive Rock
Supporto: Digital – 2022




Il chitarrista Tedesco Kalle Wallner è la “W” del logo RPWL, band famosa nel genere Progressive Rock per essere dedita a un sound Pink Floyd e Genesis nel circuito mondiale. Se Andiamo a vedere, i componenti stessi della band RPWL sembrano essersi presi un attimo di pausa dalla band madre, addentrandosi o in collaborazioni o in album solisti. Una pausa è sempre rigenerativa, non soltanto per l’energia che la musica espelle, ma è soprattutto una sorta di reset, dove una volta espresse le proprie idee, si hanno voglia e desiderio di ritrovarsi ancora insieme per crearne delle nuove. Si è visto negli anni con tutti i gruppi di grandi artisti a iniziare dai Genesis ai Pink Floyd e a chi volete voi con la vostra curiosità e l’amico Google.
Kalle è al suo esordio da solista e per realizzare “Voice” si avvale di special guest. Nomi come Marco Minnemann (batteria), Arno Menses (voce), Tancy (voce) e l’amico RPWL Yogi Lang (tastiere), fanno intendere la caratura della tecnica proposta. I nomi sono importanti, così come le canzoni contenute nell’album che sono sette, ognuna con il titolo della cifra che la colloca nel contesto, ossia “One”, “Two”, “Three” etc.
Come spesso si dice in gergo, molta la carne al fuoco a iniziare dal Rock vigoroso di “One” dove la chitarra è assolutamente la protagonista. Un riff Rock è cadenzato nell’incedere, ma gli effetti elettronici programmati da Lang donano un fascino particolare e non a caso durante l’ascolto potrebbero salire alla mente i Muse. La melodia è indovinata, facile da ricordare e quindi si può addirittura fischiettare, cosa che nei brani di artisti solisti di chitarra elettrica è quantomeno rara. Ancora Rock in “Two”, anzi lo definirei più Hard Rock. Semplice e diretto con arpeggi che spezzano le vibrazioni elettriche “Two” spiega anche bene la provenienza di Kalle, qui, infatti, il sound RPWL è maggiormente marcato.
Senza mai gettarsi in inutili tecnicismi, il chitarrista procede il percorso sonoro in “Three” questa volta con l’ausilio della voce di Arno Menses. Ora siamo al 100% in un album della band madre. Ancora elettronica programmata nell’inizio di “Four”, qui il ritorno verso l’Hard Rock e al ritmo cadenzato esprime chiaramente l’amore per i riff forti e semplici, con aperture ampie che danno adito a un ascolto dall’ampio respiro. “Five” è ancora una volta genuina oltre che la più breve dell’album. “Six” è la mia preferita, maggiormente riflessiva e ricercata, con un assolo centrale spaziale e psichedelico. Un brano vero e proprio di Progressive Rock. La conclusione è affidata a “Seven Out”, altra semi-ballata da fischiettare per la riuscita delle melodie.
Quello che un attento lettore potrebbe aver notato in questa mia recensione è il fatto che non ho mai paragonato la chitarra di Wallner a quella di David Gilmour (Pink Floyd), questo sta significando che il musicista non ha ripreso il percorso RPWL, bensì ha scritto materiale che veste a pelle esclusivamente la sua personalità, questo fa di lui un vero musicista dal forte carattere. La valvola di sfogo ha prodotto il suo scopo? Chissà se RPWL tornerà più sulle scene, intanto godiamoci questo disco che non ha grandi picchi emotivi, ma sicuramente è infarcito di buone canzoni. MS






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