Pagine

mercoledì 31 gennaio 2024

Rubber Band

RUBBER BAND – About Time
G.T. Music Distribution / Edizioni Musicali Micio Poldo
Genere: Blues / Rock
Supporto: cd – 2023





E’ noto che alla base della musica moderna, e più precisamente del Rock, ci sia il Blues. Il canto dei neri afro americani nei primi del 1900, narrante la condizione in cui riversavano socialmente durante le raccolte del cotone, nel tempo si evolve (Robert Johnson docet). Dopo la fine della seconda guerra mondiale c’è voglia di divertimento, ed ecco che il Blues prende ritmo e diventa Rhythm & Blues, tanto che nel 1950 un certo Fat Domino al piano con il brano “Fat Man”, da il via al primo prototipo di quello che successivamente chiameremo Rock’n Roll. Il Jazz nel contesto non è stato meno importante, certe soluzioni spesso nate nelle jam fra artisti, hanno avuto anche loro un ruolo fondamentale per questa suddetta evoluzione sonora. In parole povere, chi fa musica Rock, anche inconsapevolmente, ha nel proprio DNA culturale il Blues, ed è anche giusto qualche volta onorare certi artisti del passato relegando loro un’attenzione particolare, proprio come ha fatto il trio acustico italiano Rubber Band nel nuovo album “About Time”.
Giorgio Fairsoni (voce, chitarra acustica), Renato Banino (chitarra acustica, voce), e Max Durante (basso, voce), hanno fatto tesoro del passato, divertendosi a suonare grandi classici e qualche inedito in questo album formato da quattordici tracce.  Il periodo del Covid ha di molto ritardato l’uscita, proprio per questo scherzosamente il trio intitola l’opera “Era Ora!”. La realizzazione è per mano del sempre attento Vannuccio Zanella, mentre l’artwork di Ondemedie, non so il perché, mi rimanda con la mente a copertine della Cramps, ossia a quando certe immagini riescono a esprimere fortemente il concetto dell’album. All’interno del libretto che accompagna il cd ci sono le foto degli artisti, oltre le dovute descrizioni del caso. Con loro suonano anche amici come Max Lazzarin (piano, voce), Fabio Ranghiero (organo e piano acustico), Mauro Minazzato (armonica), Checco Lazzarini (violino), Simone Rossetto (sax), Alberto Berlese (piano), Ivan Tibola (fisarmonica) e Dario Guidotti (armonica).
Il classico Blues di vecchio stampo si presenta immediatamente con “Too Old”, ed è un pezzo scritto da Giorgio Fairsoni. Il giro musicale è impreziosito da coralità piacevoli, come lo è il piano acustico. “All Gone” mostra ancora il legame con il passato oltre che l’ottima qualità sonora dell’incisione. Qui il ritmo è più lento e sornione. Il primo pezzo cover s’intitola “San Francisco Baby Blues” ed è un classico di Jesse Fuller soprannominato The Lone Cat. Era come una one-man-band e suonava la chitarra a 12 corde, l'armonica a bocca, il kazoo, il piatto e il fotdella, alcuni anche contemporaneamente. Il violino dona al tutto un atmosfera particolare. Segue “Whiskey Drinkin’ Woman” di Leo Spencer e Lou Donaldson, un Blues trascinato capace di far compiere l’ascolto a occhi chiusi. Uno dei più grandi classici nel genere è “Route 66” dell’attore Bobby Troup, chi suona Jazz e lo canta, almeno per una volta nella vita ha eseguito questo pezzo. Composto nel 1946 è stato inciso per la prima volta da Nat King Cole. Trascinante l’incedere dal profumo prettamente americano. Si cambia genere con “Theme For An Imaginary Western” di Jack Bruce e Pete Brown, un Rock che rimanda alla band Cream. Simpatica “3 Sisters”, dove una calda fisarmonica rimanda direttamente la fantasia dell’ascoltatore in Brasile con i suoi ritmi pacati e concreti. Da sottolineare l’ottima preparazione strumentale del trio. Si torna alle cover con “Talk To Me Baby”, un salto indietro nel tempo quando Elmore James negli anni ’40 influenzava un intera generazione di Bluesman.
Bill Withers (pseudonimo di William Harrison Withers Jr.) invece è omaggiato con il pezzo “Ain’t No Sunshine”, qui ancora una volta è ottimo il lavoro della chitarra acustica.
Segue “The Trouble Whit Me Is You”, classico di Harry Tobias e Pinky Tomlin, qui è il basso a farci muovere il piede a ritmo di musica. “Third Degree” è un altro pezzo da novanta, i maestri Eddie Boyd e Willie Dixon hanno composto questa perla senza tempo interpretata in maniera impeccabile da Fairsoni.
C’è anche una canzone strumentale dedicata ad una band importante, quella di Richard Betts, i The Allman Brothers. Il Southern Rock di “Jessica” è quantomeno trascinante. Non può mancare in questo viaggio sonoro il grande Duke Ellington, “I Ain’t Got Nothin’But The Blues” è eseguito in maniera impeccabile dalla Rubber Band.  Chiude un brano della band intitolato “Vagabondo Blues”, sunto di quello che il genere ci ha lasciato.
“About Time” lo avrete capito è un disco imperdibile per chi vuole intraprendere il cammino a ritroso nella storia della nostra musica, qui ci sono tasselli fondamentali eseguiti perfettamente e con passione. Consigliatissimo! MS




Giorgio Fairsoni




Versione Inglese:

RUBBER BAND - About Time
G.T. Music Distribution / Music Editions Micio Poldo
Genre: Blues / Rock
Support: cd - 2023


It is well known that the basis of modern music, and more specifically Rock, is the Blues. The song of African American blacks in the early 1900s, narrating the condition in which they poured socially during the cotton harvests, evolved over time (Robert Johnson docet). After the end of World War II there is a craving for fun, and here the Blues picks up the pace and becomes Rhythm & Blues, so much so that in 1950 a certain Fat Domino on the piano with the song "Fat Man," kicks off the first prototype of what we will later call Rock'n Roll. Jazz in context was no less important, certain solutions often born in jams between artists also played a key role in this aforementioned sonic evolution. Simply put, those who make Rock music, even unknowingly, have the Blues in their cultural DNA, and it is also right sometimes to honor certain artists of the past by relegating special attention to them, just as the Italian acoustic trio Rubber Band did in their new album "About Time".
Giorgio Fairsoni (vocals, acoustic guitar), Renato Banino (acoustic guitar, vocals), and Max Durante (bass guitar, vocals), have treasured the past, having fun playing great classics and a few unreleased ones on this album consisting of fourteen tracks.  The Covid period greatly delayed the release, which is precisely why the trio jokingly titles the work "It's About Time!" The realization is at the hands of the ever-attentive Vannuccio Zanella, while the artwork of Ondemedie, I don't know why, reminds me in my mind of Cramps covers, that is, when certain images manage to strongly express the concept of the album. Inside the booklet accompanying the CD are photos of the artists, as well as due descriptions of the case. Also playing with them are friends such as Max Lazzarin (piano, vocals), Fabio Ranghiero (organ and acoustic piano), Mauro Minazzato (harmonica), Checco Lazzarini (violin), Simone Rossetto (sax), Alberto Berlese (piano), Ivan Tibola (accordion) and Dario Guidotti (harmonica).
Classic old-time blues comes immediately with "Too Old", and it is a piece written by Giorgio Fairsoni. The musical turn is enhanced by pleasant choruses, as is the acoustic piano. "All Gone" still shows the connection to the past as well as the excellent sound quality of the recording.
Here the tempo is slower and more sly. The first cover song is titled "San Francisco Baby Blues" and is a classic by Jesse Fuller nicknamed The Lone Cat. He was like a one-man-band and played 12-string guitar, mouth harmonica, kazoo, cymbal and fotdella, some even simultaneously. The violin gives the whole thing a special atmosphere. Leo Spencer and Lou Donaldson's "Whiskey Drinkin' Woman" follows, a drawn-out Blues capable of making one do the listening with eyes closed. One of the greatest classics in the genre is "Route 66" by actor Bobby Troup; anyone who plays Jazz and sings it has performed this piece at least once in their life. Composed in 1946 it was first recorded by Nat King Cole. Pulling in the processional with a distinctly American scent. The genre changes with "Theme For An Imaginary Western" by Jack Bruce and Pete Brown, a Rock that harks back to the band Cream. Nice "3 Sisters", where a warm accordion sends the listener's imagination directly back to Brazil with its calm, down-to-earth rhythms. The trio's excellent instrumental preparation should be noted. It's back to covers with "Talk To Me Baby", a step back in time when Elmore James in the 1940s influenced an entire generation of Bluesmen.
Bill Withers (pseudonym of William Harrison Withers Jr.) on the other hand is paid tribute with the song "Ain't No Sunshine", here again the acoustic guitar work is excellent.
This is followed by "The Trouble Whit Me Is You", a Harry Tobias and Pinky Tomlin classic, here it is the bass that gets our feet moving to the beat. "Third Degree" is another standout, the masters Eddie Boyd and Willie Dixon composed this timeless gem played flawlessly by Fairsoni.
There is also an instrumental song dedicated to an important band, that of Richard Betts, The Allman Brothers. The Southern Rock of "Jessica" is at least enthralling. Can't miss on this sonic journey the great Duke Ellington, "I Ain't Got Nothin' But The Blues" is flawlessly performed by the Rubber Band.  It closes with a track by the band entitled "Vagabondo Blues", a summary of what the genre has left us.
"About Time" you may have guessed it is a must-have record for those who want to take the path backwards in the history of our music, here are key pieces performed perfectly and with passion. Highly recommended! MS

domenica 28 gennaio 2024

Martian Noise

MARTIAN NOISE - Frequency Of Humanity
Velut Luna
Genere: Crossover Prog
Supporto: cd / Digital – 2024




Ora vi pongo subito una domanda: esistono secondo voi nel 2024 in Italia dei giovanissimi che hanno talento, tecnica, che amano il Rock Progressivo dei tempi gloriosi, compongono musica solo strumentale, e registrano in analogico senza l’apporto d’interventi al computer? Se la risposta è si, è perché avete avuto modo di ascoltare i Martian Noise. Di sicuro sono come mosche bianche, posso dire che imbattermi in progetti simili mi è accaduto davvero raramente.
I Martian Noise sono due fratelli, Gabriele di diciannove anni (tastiere) e Niccolò Lucchin di diciassette (batteria). Con loro fa presenza in alcuni brani anche lo zio Daniele Lucchin alla chitarra e basso.
Quando si hanno punti di riferimento riguardanti mostri sacri come Emerson Lake & Palmer, Yes, Genesis, Rick Wakeman, Pink Floyd, Alan Parsons Project e altri del genere, non si può che essere in possesso della suddetta buona tecnica strumentale, ma la carta vincente che andiamo a scoprire in questo esordio discografico intitolato “Frequency Of Humanity”, è l’intelligenza compositiva nel bilanciare a dovere il passato con il presente, attraverso una personalità già evidente. Il tutto in barba alla giovane età.
Sia il titolo dell’album che la copertina per opera di L’Image, mettono in chiaro la non volontà di associare la propria musica a diavolerie moderne, la frequenza è solo in mano all’umanità e questo lo iniziamo a capire sin dall’immancabile, seppur breve, “Prelude”. 
Si entra in gioco con “Infra”, pezzo che si aggira su un movimento di tastiere a tratti ipnotico altresì variegato.
Il disco prosegue in crescendo emotivo, “Boring Aftermoon” ha una struttura maggiormente jazzistica, grazie ad un inizio fusion per poi aprirsi su atmosfere delicate di pianoforte. La ricerca di melodie adatte a un ascolto rilassante è un’arma a mio modo di vedere vincente, questo accade anche in “Omniarch”, arrangiata anche con interventi elettronici. La musica dei Martian Noise non fa mai la voce grossa, anche nei frangenti più ritmati, a tratti si appoggia anche su passaggi classici come nel caso di “Hanging Garden”, qui si possono assaporare bene anche gli anni ‘60/’70. Il lato Progressive fuoriesce in “Apnea”, dove giri di tastiere richiamano alcuni spaccati passati di EL&P. L’Hammond dona al tutto un fascino innegabile. Un inizio alla Gentle Giant presenta “Weird Flavour”, un brano comunque semplice dove, ancora una volta, i giusti suoni catturano l’interesse dell’ascoltatore. Fra le mie preferite metto le conclusive “Walk On” e “Broken Flower”, quest’ultima è anche la più lunga dell’album con i suoi quasi sette minuti di durata.
“Frequency Of Humanity” è un debutto quasi in punta di piedi, la musica proposta sembra non voler mai aggredire l’ascoltatore, piuttosto coccolarlo con le sue note a pastello che disegnano quadri delicati. Sicuramente segno la band nel mio taccuino come un progetto da seguire nel tempo, sono certo che gli sviluppi saranno interessanti vista anche l’età dei componenti. Qui abbiamo ascoltato le loro basi, ora non ci resta che attendere le costruzioni su di esse. MS





Versione inglese:


MARTIAN NOISE - Frequency Of Humanity
Velut Luna
Genre: Crossover Prog
Support: cd / Digital - 2024


Now I ask you a question right away: do you think that in 2024 in Italy there are very young people who have talent, technique, who love Progressive Rock of the glorious times, compose only instrumental music, and record in analog without the contribution of computer interventions? If the answer is yes, it is because you have had a chance to listen to Martian Noise. They certainly are like white flies; I can say that coming across similar projects has happened to me very rarely.
Martian Noise are two brothers, nineteen-year-old Gabriele (keyboards) and seventeen-year-old Niccolò Lucchin (drums). Also making a presence with them on some tracks is Uncle Daniele Lucchin on guitar and bass.
When you have reference points concerning sacred monsters such as Emerson Lake & Palmer, Yes, Genesis, Rick Wakeman, Pink Floyd, Alan Parsons Project and others of the genre, you can only be in possession of the aforementioned good instrumental technique, but the trump card that we are going to discover in this debut record entitled "Frequency Of Humanity", is the compositional intelligence in properly balancing the past with the present, through a personality already evident. All in spite of their young age.
Both the title of the album and the cover artwork by L'Image make it clear that they do not wish to associate their music with modern deviltry; the frequency is only in the hands of humanity, and we begin to understand this right from the unfailingly short "Prelude." 
It comes into play with "Infra", a piece that wanders over a keyboard movement that is at times hypnotic as well as varied.
The album continues in emotional crescendo, "Boring Aftermoon" has a more jazzy structure, thanks to a fusion beginning and then opening up to delicate piano atmospheres. The search for melodies suitable for relaxing listening is a winning weapon in my opinion, this also happens in "Omniarch", also arranged with electronic interventions. Martian Noise's music never sounds loud, even in the more rhythmic bangs, at times it also leans on classical passages as in the case of "Hanging Garden," here one can also savor the '60s/'70s well. The Progressive side comes out in "Apnea," where turns of keyboards recall some past EL&P cutaways. The Hammond gives the whole thing an undeniable charm.
A Gentle Giant-like beginning introduces "Weird Flavour", an otherwise simple track where, once again, the right sounds capture the listener's interest. Among my favorites I place the concluding "Walk On" and "Broken Flower", the latter of which is also the longest on the album at nearly seven minutes long.
"Frequency Of Humanity" is an almost tiptoeing debut, the music on offer never seems to want to assault the listener, rather cuddling him or her with its pastel notes that draw delicate pictures. I definitely mark the band in my notebook as a project to follow over time, I am sure that developments will be interesting given also the age of the members. Here we have listened to their basics, now we just have to wait for the constructions on them. MS






venerdì 26 gennaio 2024

Roxenne

ROXENNE – Pyroxene
Autoproduzione / XO La Factory / Peyote Press
Genere: Psichedelico – Acid Rock
Supporto: Digital EP – 2023




La musica è un fattore mentale, anche se sappiamo bene che il cuore ha una rilevanza fondamentale. Essa può essere sia una valvola di sfogo sia un linguaggio per poter comunicare sensazioni dove le parole molto spesso non giungono perché impossibilitate nello scopo. Quando anche l’ascoltatore prova in ugual maniera ciò che sta comunicando l’artista, allora siamo dentro una forma superiore che amiamo definire “arte”.
La musica per la mente è notoriamente la Psichedelia, (dal greco psyché, "anima" e dēlô, "rivelo"), nata sotto lo stimolo di droghe acide come per esempio l’LSD nella metà degli anni ’60. Musica visionaria, introspettiva, dalle mille sfaccettature, fra i nomi più importanti a iniziare questo percorso ci sono i Beatles, Pink Floyd, Doors, Grateful Dead e molte altre ancora. Il genere giunge ai giorni nostri senza mai avere avuto un vero e proprio calo d’interesse, stabilizzato sempre nelle vendite dai suoi affezionati seguaci. Anche l’Italia ha dimostrato attenzione al riguardo, e nuove leve nascono continuamente, come nel caso della cantante e polistrumentista parmense Rebecca Magri, in arte Roxenne.
“Pyroxene” è l’EP di debutto, ma l’artista non è di certo nuova nel campo musicale perché negli anni ha già effettuato collaborazioni importanti come con Boris Williams (The Cure), Jem Tayle (Shelleyan Orphan), Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Roberto Dellera (Afterhours, The Winstons), Tin Woodman ed esperienze in band come AyahuascA, Kaptain Preemo, Hapnea e Upupayāma.
Roxenne suona batteria e tastiere, oltre ad essere la voce dei brani, con lei ci sono anche Mattia Mazzeo alle chitarre e Marco Mainardi al basso.
L’EP “Pyroxene” contiene cinque brani in cui addentrarsi in un viaggio cosmico dove l’artista esorcizza i propri demoni attraverso questa musica per la mente. “      Chimismo” introduce all’ascolto, la musica pacata ha solide basi nell’Acid Rock di gruppi come Black Rebel Motorcycle Club, Black Angels e Tame Impala. Bella la voce, così l’interpretazione sensuale.
“Pyroxene” è il titolo del secondo brano adoperato anche come singolo di cui potete apprezzare anche il video di Andrea Alberici e Thea Ambrosini sia qui nel blog che su You Tube. Un astronave in collisione con dei meteoriti porta Roxenne a un atterraggio d’emergenza, dove da sola in un territorio ostile, sarà costretta a compiere una scelta. Questa è anche metafora della propria vita.
“Supreme Soft Porn Meditation For Young Space Soldiers” alza il ritmo e gioca con la doppia vocalità. Da sottolineare all’interno le buone melodie facili da memorizzare.
Il brano che personalmente ho più apprezzato per mio gusto personale è “Savoir-faire”, ruffiano al punto giusto, qui Roxenne si sfrega all’udito come una gatta sorniona, ed è un bell’ascoltare!
La chiusura spetta a “Selvatica”, intrisa di Rock in stile Litfiba.
Roxenne è all’esordio, ma sa bene dove parare, la sua musica è coinvolgente e penetra dentro l’ascoltatore esplodendo frammenti fra cuore e testa. Non ci resta che attendere la prova del full-length. MS     





Versione Inglese:


ROXENNE - Pyroxene
Self-Production / XO La Factory / Peyote Press
Genre: Psychedelic - Acid Rock
Support: Digital EP - 2023


Music is a mental factor, although we know well that the heart is of paramount importance. It can be both an outlet and a language to be able to communicate feelings where words very often do not reach because they are impossible in purpose. When the listener also feels equally what the artist is communicating, then we are inside a higher form that we like to call "art."
Music for the mind is famously Psychedelia, (from the Greek psyché, "soul" and dēlô, "I reveal"), born under the stimulus of acid drugs such as LSD in the mid-1960s. Visionary, introspective, multifaceted music, among the most important names to begin this journey are the Beatles, Pink Floyd, Doors, Grateful Dead and many others. The genre reaches the present day without ever having had a real decline in interest, always stabilized in sales by its loyal followers. Italy, too, has shown attention to it, and new up-and-comers are constantly being born, as in the case of Parma-based singer and multi-instrumentalist Rebecca Magri, aka Roxenne.
"Pyroxene" is the debut EP, but the artist is certainly not new in the musical field because over the years she has already made important collaborations such as with Boris Williams (The Cure), Jem Tayle (Shelleyan Orphan), Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Roberto Dellera (Afterhours, The Winstons), Tin Woodman and experiences in bands such as AyahuascA, Kaptain Preemo, Hapnea and Upupayāma.
Roxenne plays drums and keyboards, as well as being the vocalist for the songs; with her are also Mattia Mazzeo on guitars and Marco Mainardi on bass.
The "Pyroxene" EP contains five tracks in which to delve into a cosmic journey where the artist exorcises her own demons through this music for the mind. " Chimismo" introduces to the listening, the calm music has solid foundations in the Acid Rock of bands like Black Rebel Motorcycle Club, Black Angels and Tame Impala. Beautiful vocals, so is the sensual interpretation.
"Pyroxene" is the title of the second track also used as a single of which you can also appreciate the video by Andrea Alberici and Thea Ambrosini both here in the blog and on You Tube.
A spaceship colliding with meteorites leads Roxenne to an emergency landing, where alone in hostile territory, she will be forced to make a choice. This is also a metaphor for her own life.
"Supreme Soft Porn Meditation For Young Space Soldiers" ups the tempo and plays with dual vocals. Of note inside are the good melodies that are easy to memorize.
The track I personally enjoyed the most for my personal taste is "Savoir-faire", pandering to the right degree, here Roxenne rubs at the ear like a sly cat, and it's a good listen!
Closing is up to "Selvatica", steeped in Litfiba-style rock.
Roxenne is on her debut, but she knows where to aim, her music is engaging and penetrates inside the listener exploding fragments between heart and head. We just have to wait for the full-length test. MS





 



martedì 23 gennaio 2024

Invernalia

INVERNALIA – Live At Spring Prog Fest
Autoproduzione
Distribuzione: Lizard Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2023




Il chitarrista Aldo Pinelli è per il Rock Progressivo argentino un nome oramai radicato, grazie ai lavori realizzati con la band Habitat, Invernalia o nella sua carriera da solista. L’artista nel tempo ha toccato differenti culture sonore, dalla musica Progressive Rock alla Celtica, Ambient e antica, un vero amante della ricerca e della struttura a tutto tondo.
Invernalia è al momento il fulcro della propria arte, con questo logo incide nel 2015 l’album omonimo e nel 2022 “Tenebras”.
Gli Invernalia si esibiscono dal vivo al St. Alban's College di Lomas de Zamora (Buenos Aires) la notte del 9 novembre 2022, qui nel concerto suonano classici della band Hábitat e anche della carriera solista. Il risultato lo si può apprezzare in questo album intitolato “Live At Spring Prog Fest”. Suonano assieme a lui Agustin Laspada (tastiere), Santiago Ghione (basso) e Daniel Vibart (batteria e percussioni). Ospite Paula Dolcera al flauto.
Dell’evento fanno parte anche Julita Diaz come ballerina, Jeremias Vibart alle proiezioni video e assistenza laser, e Diana Vibart per il palcoscenico.
Il concerto viene aperto da “La Primer Labradora Espacial-Cabalgando Sobre Rombos”, medley tratto dal primo album della band Invernalia del 2015. L’andamento gioioso mette in evidenza le caratteristiche tecniche di Pinelli ben supportate dal gruppo il quale non cerca mai di sovrapporre vigorosamente i propri suoni con quelli della chitarra. Lo strumentale ha nel DNA la storia del Rock Progressivo del sud America in senso generale, fra cambi di tempo e d’umore che tuttavia tendono a restare prettamente sul solare. Dallo stesso album è eseguita “Pelea En La Cima”, nel brano cantato dal sentore anni ’80 si può apprezzare l’intervento del flauto di Dolcera, così come nella malinconica “Otro Amor Caído”. Cresce l’andamento in “El Reloj De Péndulo”, più vicino alla formula canzone classica. Un immersione nel Prog quello maggiormente classico la si approccia attraverso i brani tratti dalla discografia del progetto Habitat, con lo strumentale “Periplo” tratto da “De Respirar En La Furia”, un classico della band apprezzato nel 2010 anche dai Progawards. “Perdiendo Sueños” ritorna verso la canzone e siamo nell’anno 2022 con “Tenebras”, così con “La Silla Ardiente”.
Fra i momenti più alti del concerto si trova “Los Patos Se Transforman En Cisnes”, altro tradizionale Prog con accenni a Steve Hackett e del flauto. Il disco si conclude con tre bonus tracks, inediti registrati in studio intitolati “Se Oscurece Pero Brilla”, la breve e fulminea “Las Nalgas Hermanas” e “Ruinas”.
Questo concerto mette in luce le capacità compositive e tecniche di Pinelli, una carriera artistica concentrata in una sola serata dove il Prog si mescola con la canzone. La musica non ha confini, ogni nazione mette del proprio folclore fra le note, ma quando ci sono contaminazioni provenienti da altre parti, come per esempio dall’Inghilterra grazie a quel sound tipico di band come Genesis o King Crimson, allora il risultato diventa quantomeno interessante. Qui l’Argentina si sente in prevalenza, e anche l’amore che Pinelli mette nella sua arte. MS

  



Versione Inglese:


INVERNALIA - Live At Spring Prog Fest
Self-production
Distribution: Lizard Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2023


Guitarist Aldo Pinelli is for Argentine Progressive Rock a name now entrenched, thanks to the work he has done with the band Habitat, Invernalia or in his solo career. The artist over time has touched different sound cultures, from Progressive Rock music to Celtic, Ambient and ancient, a true lover of research and structure in the round.
Invernalia is currently the focus of his own art, with this logo he records the self-titled album in 2015 and "Tenebras" in 2022.
Invernalia performs live at St. Alban's College in Lomas de Zamora (Buenos Aires) on the night of November 9, 2022, here in the concert they play classics from the band Hábitat and also from their solo career. The result can be appreciated in this album entitled "Live At Spring Prog Fest." Playing with him are Agustin Laspada (keyboards), Santiago Ghione (bass) and Daniel Vibart (drums and percussion). Guest Paula Dolcera on flute.
Also part of the event are Julita Diaz as dancer, Jeremias Vibart on video projections and laser assistance, and Diana Vibart for the stage.
The concert is opened by "La Primer Labradora Espacial-Cabalgando Sobre Rombos", a medley from the band's 2015 debut album Invernalia. The joyful progression highlights Pinelli's technical characteristics well supported by the band, which never tries to vigorously overlap its sounds with those of the guitar. The instrumental has the history of South American Progressive Rock in its DNA in a general sense, between tempo and mood changes that nevertheless tend to remain purely on the sunny side. From the same album is performed "Pelea En La Cima", in the song sung with a hint of the 1980s, one can appreciate the intervention of Dolcera's flute, as well as in the melancholic "Otro Amor Caído". The Prog grows in "El Reloj De Péndulo" closer to the classic song formula. A dive into Prog the more classical one approaches it through tracks from the Habitat project discography, with the instrumental "Periplo" taken from "De Respirar En La Furia," a classic of the band also appreciated in 2010 by Progawards. "Perdiendo Sueños" returns toward the song and we are in the year 2022 with "Tenebras" so with "La Silla Ardiente".
Among the high points of the concert is "Los Patos Se Transforman En Cisnes," another traditional Prog with hints of Steve Hackett and some flute. The disc concludes with three bonus tracks, unreleased studio recordings entitled "Se Oscurece Pero Brilla", the short and lightning-fast "Las Nalgas Hermanas" and "Ruinas."
This concert highlights Pinelli's compositional and technical skills, an artistic career concentrated in a single evening where Prog mixes with song. Music has no borders, each nation puts some of its own folklore between the notes, but when there are contaminations from elsewhere, such as from England thanks to that typical sound of bands like Genesis or King Crimson, then the result becomes at least interesting. Argentina can be heard in prevalence here, and also the love that Pinelli puts into his art. MS






lunedì 22 gennaio 2024

Faveravola

FAVERAVOLA – Castrum Zummellarum
Open Mind - Lizard Records
Genere: Progressive Folk
Supporto: cd – 2024




Anche se siamo nel periodo della musica liquida, ritengo che un degno artwork debba sempre necessariamente accompagnare un supporto sonoro, specialmente se trattasi di vinile o di CD.
Se poi un album ha come argomento un discorso unico, ossia un concept, allora il libretto di accompagnamento alla musica assume una valenza certamente maggiore, a coronamento di un connubio perfetto musica-immagine.
Questo preambolo serve per portare come esempio l’ultimo lavoro della band veneta Faveravola, al ritorno discografico dopo il debutto datato 2006 “Contea Dei Cento Castagni”, qui i disegni e l’ideazione grafica di Marta De Martin sono curati, con tanto di testi e fotografie all’interno. Il concept tratta della saga del Castello di Zumelle e dell’amore tra il cavalier Muricimiro e Atleta, con musiche Prog Folk relegate agli anni ’70, aventi influenze di artisti quali Le Orme e Angelo Branduardi. Non a caso il flauto e il violino si fondono perfettamente in questo contesto.
Oggi la band è composta da Giancarlo Nicorelli (tastiere, voce narrante), Adriano Durighetto (basso), Paolo Coltro (batteria), Alessandro Secchi (voce), Consuelo Marcon (violino), Gianluca Tassi (chitarra elettrica), Renato Bettello (flauto, sax soprano), e Flavio Miotto (chitarra acustica). Con loro c’è la partecipazione straordinaria di Bianca Luna (voce) e del Coro Sant’Anselmo nel brano di apertura “Anno Domini DXXXV”.
Un maestoso organo inizia la storia, dove la voce narrante di Nicorelli immerge l’ascoltatore nel prologo. Le coralità catapultano la fantasia immediatamente nel medioevo dove il castello di Zumelle, cavalieri e pulzelle si stagliano avanti a noi. Ma è con “Anno Del Signore 2024” che i Faveravola mettono in pratica la propria arte immersa in suoni pastorali in cui la cultura del passato è trattata con i guanti. Il violino e il flauto ci invitano in una danza trecentesca con licenza poetica, nella ballata abbiamo, come nel madrigale trecentesco, un legame diretto tra la struttura poetica e la struttura musicale.
Un pianoforte apre “Murcimiro” ed è la voce struggente di Secchi a tracciare la storia nella torre del castello. Il brano si evolve in stile Prog Folk nella durata dei suoi otto minuti abbondanti, qui il crescendo sonoro verso il Rock dona all’insieme un vigoroso ampio respiro. Notevole il solo di chitarra elettrica da parte di Tassi, così l’album decolla fra passato, presente e cambi di tempo.
“Atleta” è una mini suite di dieci minuti, dove suoni sinestetici presentano colori a pastello. La voce di Bianca Luna è incantevole, il duetto maschile e femminile ha sempre un fascino immemore, così l’andamento solare prossimo allo stile Orme degli anni ’70, il tutto grazie all’uso delle tastiere. L’amore è l’argomento centrale del dolce brano. Con “L’Attesa” il ritmo sale assieme all’enfasi sonora a ricordare che comunque trattasi sempre di Rock. La traccia più lunga è di undici minuti e s’intitola “Il Rapimento”, per l’insieme ritengo che sia anche la mia preferita dell’intero concept, un ottimo esempio di Progressive Folk. Il concept prosegue con il violino di Marcon sul piano di Nicorelli in “L’Amore Conquistato Con La Spada”, un suono che carezza l’anima e rende struggente il contesto. Ancora organo in “L’Assedio (L’amore Ucciso Dall’Odio)”, una cavalcata sonora conducente verso la battaglia narrata. La chiusura spetta a “Canto D’Amore Di Un Menestrello” e fu l’amore!
I Faveravola ritornano con un opera Prog Folk dopo ben quattordici anni più in forma che mai, e mi rammentano il perché sono sempre incantato da questa musica immaginifica. MS 





Versione Inglese:


FAVERAVOLA - Castrum Zummellarum
Open Mind - Lizard Records
Genre: Progressive Folk
Support: cd - 2024


Although we are in the period of liquid music, I believe that worthy artwork should always necessarily accompany a sound medium, especially if it is vinyl or CD.
Then if an album has as its subject a unique discourse, i.e., a concept, then the booklet accompanying the music certainly takes on greater value, crowning a perfect music-image union.
This preamble serves to bring as an example the latest work of the Venetian band Faveravola, making its discographic comeback after its debut dated 2006, "Contea Dei Cento Castagni," here Marta De Martin's drawings and graphic conception are taken care of, complete with lyrics and photographs inside. The concept deals with the saga of Zumelle Castle and the love between the knight Muricimiro and Atleta, with Prog Folk music relegated to the 1970s, having influences from artists such as Le Orme and Angelo Branduardi. Not surprisingly, flute and violin blend perfectly in this context.
Today the band consists of Giancarlo Nicorelli (keyboards, narrator), Adriano Durighetto (bass), Paolo Coltro (drums), Alessandro Secchi (vocals), Consuelo Marcon (violin), Gianluca Tassi (electric guitar), Renato Bettello (flute, soprano sax), and Flavio Miotto (acoustic guitar). With them is the extraordinary participation of Bianca Luna (vocals) and the Sant'Anselmo Choir in the opening song "Anno Domini DXXXV."
A majestic organ begins the story, where Nicorelli's narrative voice immerses the listener in the prologue. The chorales immediately catapult the imagination into the Middle Ages where Zumelle's castle, knights and maidens stand before us. But it is with "Anno Del Signore 2024" that the Faveravola put their art into practice immersed in pastoral sounds where the culture of the past is treated with kid gloves. The violin and flute invite us into a 14th-century dance with poetic license; in the ballad we have, as in the 14th-century madrigal, a direct link between poetic and musical structure.
A piano opens "Murcimiro" and it is Secchi's haunting voice that traces the story in the castle tower. The song evolves in Prog Folk style over the duration of its eight-plus minutes, here the sonic crescendo toward Rock gives the whole a vigorous wide sweep. The electric guitar solo by Tassi is remarkable, so the album takes off between past, present and tempo changes.
"Athlete" is a ten-minute mini-suite, where synaesthetic sounds present pastel colors. Bianca Luna's voice is enchanting, the male-female duet always has an immemorial charm, so does the sunny progression close to the Orme style of the 1970s, all thanks to the use of keyboards. Love is the central theme of the sweet track. With "L'Attesa" the pace rises along with the sonic emphasis to remind us that it is still Rock anyway. The longest track is eleven minutes long and is titled "The Abduction," for the whole I think it is also my favorite of the whole concept, an excellent example of Progressive Folk. The concept continues with Marcon's violin over Nicorelli's piano in "L'Amore Conquistato Con La Spada," a sound that caresses the soul and makes the setting poignant. More organ in "The Siege (Love Killed By Hate)," a driving sonic ride toward the narrated battle.
Closure falls to "Canto D'Amore Di Un Menestrello," and it was love!
Faveravola return with a Prog Folk opus after a good fourteen years in better shape than ever, and remind me why I am always enchanted by this imaginative music. MS




domenica 21 gennaio 2024

Aurora Lunare

AURORA LUNARE - Terzo Luogo
Lizard Records/ Locanda Del Vento
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2023




Nell’immaginario dell’essere umano, il terzo luogo è una sorta di limbo che staziona fra la vita e la morte, probabilmente quello che psicologicamente ci affascina di più, e come può una band di Rock Progressivo lasciarsi sfuggire tali sensazioni da illustrare? Ci pensano i livornesi Aurora Lunare, che ritornano dopo l’omonimo debutto di dieci anni fa, a fare un tracciato sull’argomento attraverso colti riferimenti letterari. Tuttavia il terzo luogo può essere inteso anche come una comparazione fra perdono e la dannazione, l’inferno e il paradiso, l’umano e il divino, in definitiva come un “terzo occhio” capace di leggere nel subconscio, oppure paradossalmente anche quel luogo che non è casa e neppure il lavoro ma semplicemente una via di mezzo, magari in pizzeria con degli amici. Tante le interpretazioni che si possono ipotizzare.
“Terzo Luogo” è dunque il titolo di questo nuovo album dalla lunga gestazione, ma come spesso accade in questi casi, quando si mette la calma, la pazienza e diversa cura nei particolari, il risultato è solitamente superiore alla media.
Mauro Pini (voce), Stefano Onorati (piano, synth, chitarra elettrica), Luciano Tonetti (basso elettrico, ukulele), e Marco Santinelli (batteria), danno vita a questa opera Rock suddivisa in sette tracce, coadiuvandosi di special guest come Alessandro Corvaglia (voce), Raffaella Izzo (voce), Gianluca Milanese (flauto traverso), e Giuseppe Tonetti (bouzouki).
Quello che si denota immediatamente all’ascolto è l’innegabile esperienza dei singoli componenti oltre la passione per il classico Prog italiano, quello portato soprattutto al successo dalla Premiata Forneria Marconi. Da sottolineare anche che gli Aurora Lunare hanno avuto una lunga vita travagliata che inizia nel lontano 1977 quando il genere spara le ultime cartucce per poi sopirsi sotto i colpi del Punk, la Disco e la New Wave.
Queste influenze sono tangibili sin da “Oltre La Fredda Aurora”, un suono ampio e curato nei particolari sostenuto da buone tastiere, una chitarra presente e un interpretazione vocale di Corvaglia (proprio ex Aurora Lunare) in stile Neo Prog, sono le caratteristiche basilari della band.
Un ritmo spezzato si manifesta in “La Vita Sfiorata”, brano contenente un bell’assolo di chitarra e una interpretazione vocale al limite del recitato davvero coinvolgente. Ancora marcatamente ricercato risulta essere “L’Eterno Varco”, dove un organo rilascia all’ascoltatore atmosfere grevi su cui riflettere durante l’ascolto dei testi, specialmente nel finale dove Mauro Pini narra “Stanco sfinito offeso straziato, la tua sorte si nasconde ancora sotto il peso della verità sognata”.
La title track non fa ostaggi, l’enfasi sale in cattedra grazie anche all’apporto vocale di Raffaella Izzo, al flauto di Gianluca Milanese e all’interpretazione di Corvaglia prossima a quella di Bernardo Lanzetti. Siamo decisamente in pieno territorio Prog DOC.
Non può mancare uno strumentale, qui intitolato “Parafollia”, dove all’interno sopraggiungono improvvisazioni e molto Banco Del Mutuo Soccorso, gioia per lo storico e radicato Prog fans. Le atmosfere diventano  rarefatte in “Alla Fine Del Niente”, tante tastiere ma ancora una volta è la chitarra a colpire il mio stato d’animo.
Un pianoforte malinconico accompagna alla chiusura dell’album con “Vana Profezia”, canzone dove i testi ricoprono un ruolo importante. Durante lo svolgimento non mancano di certo i cambi di tempo e le fughe strumentali, come il genere necessita. Gli Aurora Lunare sono una band ritrovata, e aggiungerei per fortuna, visto che siamo maestri nel mondo di questo genere che non finirà mai di emozionare, perché fatto con la testa ma soprattutto con il cuore, senza pianificare altro. MS





Versione Inglese:


AURORA LUNARE – Terzo Luogo
Lizard Records/ Locanda Del Vento
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2023


In the imagination of the human being, the third place is a kind of limbo that is stationed between life and death, probably the one that psychologically fascinates us the most, and how can a Progressive Rock band let such feelings slip by to illustrate? It takes the Livorno-based Aurora Lunare, who return after their eponymous debut a decade ago, to make a track on the subject through cultured literary references. However, the third place can also be understood as a comparison between forgiveness and damnation, hell and heaven, the human and the divine, ultimately as a "third eye" capable of reading the subconscious, or paradoxically also that place that is not home or even work but simply somewhere in between, perhaps in a pizzeria with friends. So many interpretations can be hypothesized.
"Third Place" is thus the title of this new album with a long gestation, but as often happens in these cases, when you put calm, patience and different care in the details, the result is usually above average.
Mauro Pini (vocals), Stefano Onorati (piano, synth, electric guitar), Luciano Tonetti (electric bass, ukulele), and Marco Santinelli (drums), give life to this Rock opus divided into seven tracks, assisted by special guests such as Alessandro Corvaglia (vocals), Raffaella Izzo (vocals), Gianluca Milanese (transverse flute), and Giuseppe Tonetti (bouzouki).
What is immediately denoted upon listening is the undeniable experience of the individual components as well as the passion for classic Italian Prog, the kind brought especially to success by Premiata Forneria Marconi. It should also be emphasized that Aurora Lunare have had a long troubled life beginning back in 1977 when the genre fired its last cartridges only to subside under the blows of Punk, Disco and New Wave.
These influences are tangible from as early as " Oltre La Fredda Aurora" a wide and detail-oriented sound supported by good keyboards, a present guitar and a Neo Prog-style vocal interpretation by Corvaglia (right formerly Aurora Lunare) are the band's basic characteristics.
A broken rhythm manifests itself in "La Vita Sfiorata," a song containing a nice guitar solo and a truly engaging borderline-acted vocal interpretation.
Still markedly researched turns out to be "L'Eterno Varco" where an organ releases heavy atmospheres for the listener to reflect on while listening to the lyrics, especially in the finale where Mauro Pini narrates "Tired exhausted offended torn, your fate still hides under the weight of the dreamed truth."
The title track makes no hostages, the emphasis soaring thanks in part to Raffaella Izzo's vocal contribution, Gianluca Milanese's flute and Corvaglia's interpretation close to that of Bernardo Lanzetti. We are definitely in full Prog DOC territory.
Can't miss an instrumental, here titled "Parafollia" where improvisations and a lot of Banco Del Mutuo Soccorso overflow inside, a joy for the historic and rooted Prog fans. Atmospheres become rarefied in "Alla Fine Del Niente “, lots of keyboards but once again it is the guitar that hits my mood.
A melancholic piano accompanies to the closing of the album with "Vana Profezia”, a song where lyrics play an important role. During the unfolding there is certainly no shortage of tempo changes and instrumental fugues, as the genre needs. Aurora Lunare are a rediscovered band, and I would add fortunately, since we are masters in the world of this genre that will never cease to excite, because it is done with the head but above all with the heart, without planning anything else. MS






sabato 20 gennaio 2024

Ellesmere

ELLESMERE - Stranger Skies
AMS / BTF
Genere: Progressive Rock/Symphonic Prog
Supporto: cd / Vinile – 2024




Ho sempre seguito il progetto Ellesmere di Roberto Vitelli sin dal debutto “Les Châteaux De La Loire” datato 2015. Personalmente sono amante di quelle sonorità sinfoniche che spesso riconducono al sound Genesis in questo caso periodo “A Trick Of The Tail” (1976), ma ho trovato nella band italiana una freschezza stilistica aggiuntiva, anche per l’inesorabile evoluzione della musica stessa.
Il genere si è sviluppato negli anni, la tecnologia muta e così certe soluzioni, ma di base il cuore è sempre là, dove i maestri ci hanno indirizzato.
Con “Stranger Skies” Ellesmere giunge al quarto album in studio senza considerare “LIVEsmere” del 2022, tutti album con tematiche fantastiche come spesso il genere ha saputo narrare. Anche band storiche hanno usufruito di tali argomentazioni, impossibile non citare gli inglesi Yes oppure le nostrane Orme di “Felona E Sorona”, spazio, pianeti, bene e male e altre comparazioni al riguardo.  Abbiamo lasciato Vitelli nel 2020 con “Wyrd” e la fantastica copertina dell’illustratore Rodney Matthews perfettamente incentrata nel campo, e lo ritroviamo oggi a trattare la storia di due pianeti contrapposti, uno caldo e uno freddo. La scoperta di nuovi mondi inesplorati ha sempre colpito la fantasia dell’animo umano, sempre disposto a ricercare ciò che non conosce.
Nell’album suddiviso in sei brani, il parterre di ospiti questa volta si completa con nomi rilevanti del circuito Rock Progressivo, Tomas Bodin dei The Flower King (tastiere), Clive Nolan, tastierista poliedrico di molte band Neo Prog di successo come Pendragon, Arena, Shadowland e molte altre ancora, e poi John Hackett (flauto), David Jackson dei Van Der Graaf Generator ai fiati, Graeme Taylor chitarrista della storica band anni ’70 Gryphon, Bob Hodges (tastiere), Stefano Vicarelli (mellotron, minimoog), e Riccardo Romano (Rovescio Della Medaglia) ai cori aggiuntivi.
A oggi gli Ellesmere sono formati da Roberto Vitelli (basso, tastiere), Giacomo Anselmi (chitarre), Mattias Olsson (batteria, percussioni), e John Wilkinson (co-autore, voce).
Il disco, di cui esiste anche una stampa vinilica trasparente gatefuld e limitata, si apre con i sei minuti e mezzo di “Northwards”, un epica epopea spaziale dal suono sinfonico e ricolmo riguardante un pianeta freddo. La voce di Wilkinson ricorda in maniera considerevole quella di Phil Collins, sia come cadenza sia di tonalità. Il pezzo è incentrato su un ritornello gradevole oltre che in buoni assolo strumentali di chitarra e tastiere, qui per mano di Clive Nolan.
Ed è la fredda “Tundra” a proseguire l’esplorazione, per chi li conoscesse, dico che durante l’ascolto denoto affinità stilistiche con i Citizen Cain di George Scott "Cyrus", anche se i romani hanno una specifica personalità ben distinguibile dagli altri contesti. Piacevole il gioco corale di voci a centro brano.
Un arpeggio di chitarra inizia la strumentale “Crystallized”, brano impreziosito dal sax di David Jackson. Qui molta carne al fuoco, tanto Progressive Rock classico, ritmi spezzati, cambi umorali, e pirotecniche evoluzioni strumentali. Conclude il viaggio nel pianeta freddo “Artica”, robusta canzone ricolma di tastiere e molta enfasi, dove fanno capolino anche i Magellan e i Rush. La title track conduce al pianeta caldo, voce e bells introducono al contesto decisamente variegato di suoni e soluzioni. Il disco si conclude con un altra mini suite di undici minuti “Another World”, dove gli Ellesmere mettono sul piatto tutti i loro ingredienti fatti di sapienza ed esperienza.
Il 2024 del Rock progressivo Italiano inizia nei migliori dei modi grazie a “Stranger Skies”, un album dalla lunga gestazione, ma i risultati sono elevati proprio per questo, la cura nei particolari fanno la differenza e gli Ellesmere lo sanno. Per gli amanti del genere è un cimelio imperdibile. MS






Versione Inglese: 


ELLESMERE - Stranger Skies
AMS / BTF
Genre: Progressive Rock/Symphonic Prog
Support: cd / Vinyl - 2024


I have always followed Roberto Vitelli's Ellesmere project since the debut "Les Châteaux De La Loire" dated 2015. Personally, I am a lover of those symphonic sounds that often lead back to the Genesis sound in this case "A Trick Of The Tail" period (1976), but I found in the Italian band an additional stylistic freshness, also due to the relentless evolution of the music itself.
The genre has developed over the years, the technology changes and so do certain solutions, but basically the heart is always there, where the masters directed us.
With "Stranger Skies" Ellesmere reaches its fourth studio album without considering "LIVEsmere" from 2022, all albums with fantastic themes as the genre has often been able to narrate. Historical bands have also benefited from such arguments, impossible not to mention the English Yes or the local Orme of "Felona E Sorona," space, planets, good and evil and other comparisons in this regard.  We left Vitelli in 2020 with "Wyrd" and illustrator Rodney Matthews' fantastic cover perfectly centered in the field, and we find him today dealing with the story of two opposing planets, one hot and one cold.
The discovery of new unexplored worlds has always struck the imagination of the human soul, always willing to seek out what it does not know.
On the album divided into six tracks, the parterre of guests this time is completed with relevant names on the Progressive Rock circuit, Tomas Bodin of The Flower King (keyboards), Clive Nolan, multifaceted keyboardist of many successful Neo Prog bands such as Pendragon, Arena, Shadowland and many more, and then John Hackett (flute), David Jackson of Van Der Graaf Generator on woodwinds, Graeme Taylor guitarist of the historic 1970s band Gryphon, Bob Hodges (keyboards), Stefano Vicarelli (mellotron, minimoog), and Riccardo Romano (Rovescio Della Medaglia) on additional backing vocals.
To date Ellesmere consists of Roberto Vitelli (bass, keyboards), Giacomo Anselmi (guitars), Mattias Olsson (drums, percussion), and John Wilkinson (co-writer, vocals).
The record, of which there is also a gatefuld and limited transparent vinyl pressing, opens with the six-and-a-half-minute "Northwards," a symphonic-sounding, space epic filled concerning a cold planet.
Wilkinson's voice is considerably reminiscent of Phil Collins, both in cadence and tone. The song is centered on a pleasant chorus as well as in good instrumental guitar and keyboard solos, here at the hands of Clive Nolan.
And it is the chilly "Tundra" that continues the exploration, for those who know them, I say that while listening I denote stylistic affinities with George Scott's Citizen Cain "Cyrus," although the Romans have a specific personality well distinguishable from other contexts. The choral interplay of voices in the middle of the song is pleasant.
A guitar arpeggio begins the instrumental "Crystallized," a track enhanced by David Jackson's sax. Lots of meat on the fire here, lots of classic Progressive Rock, broken rhythms, mood changes, and pyrotechnic instrumental evolutions. Concluding the trip to the cold planet is "Arctic," a sturdy song filled with keyboards and much emphasis, where Magellan and Rush also peep in. The title track leads to the warm planet; vocals and bells introduce the decidedly varied context of sounds and solutions. The record ends with another eleven-minute mini-suite "Another World," where Ellesmere bring to the plate all their ingredients made of wisdom and experience.
The year 2024 of Italian progressive rock starts in the best of ways thanks to "Stranger Skies," an album with a long gestation, but the results are high precisely because of that, the care in details make the difference and Ellesmere knows it. For lovers of the genre this is a must-have heirloom. MS






giovedì 18 gennaio 2024

Ushuaia & The Wanderlust Orchestra

USHUAIA & THE WANDERLUST ORCHESTRA -  End Of The World
Vision & Vitality Entertainment
Genere: Geo Music
Supporto: Spotify – 2023




La terra ci racconta storie, l’uomo per la sopravvivenza si adatta a ogni situazione in ogni latitudine e longitudine del globo, da qui il famoso detto “Paese che vai, usanza che trovi”.
La musica è parte integrante della cultura, essa scaturisce da ciò che viviamo, un linguaggio universale ispirato dalle emozioni, sensazioni e tutto quello che ruota attorno all’animo umano. Basta percorrere pochi chilometri per notare un cambiamento culturale dettato dall’esistenza vissuta in quel determinato luogo. Il clima gioca un ruolo fondamentale, l’adattamento non è mai uguale a un altro, così la musica che è concepita dagli abitanti dello stesso muta con la propria formazione intellettuale ed esperienza.
Esiste chi nella vita ha girato il mondo da cima a fondo, e non è soltanto un modo di dire, ossia partendo dalla Patagonia fino a raggiungere l’Alaska, il tutto attraverso mezzi di fortuna, fra barche a vela, cargo e motociclette. Ushuaia è il nome di un globetrotter producer e compositore milanese, il quale s’incammina in questo immenso percorso culturale fatto di 100.000 miglia! Per ogni luogo visitato l’artista, si coadiuva di strumentisti o artisti del luogo, da qui il nome The Wanderlust Orchestra. L’idea è anche quella di coniare un nuovo appellativo per un genere totale, ed è per questo che crea la Geo Music.
In ogni brano dei diciannove che compongono questo esordio intitolato “End Of The World”, si respira l’usanza di un posto, tanto da avere la sensazione di vedere proprio con gli occhi dell’artista, ed è un’attitudine cinematografica sennonché sinestetica. Ushuaia è anche il nome della piccola città situata all'estremità meridionale della Terra del Fuoco denominata "Fin Del Mundo". Il viaggio durato un anno, è dunque incentrato in America fra mangrovie del Bayou, ritmi tribali, Jazz, Banjo, musica Folk, Rock’n’Blues, Elettronica, Soul e perfino Hip Hop.
Il viaggio sonoro inizia con un breve “Prologo” per imbarcarci in “Fin Del Mundo”, interpretato magistralmente dalla bella voce di Agnès Pelè sopra accordi di chitarra di Antonio Tunno e archi di Valentina Cariulo, mentre Ushuaia è impegnato in tastiere, basso e percussioni. Immense lande marine si stagliano inesorabilmente avanti la nostra fantasia. Con Benjo e corna “Walkin’On The Wrong Side” ha un incedere da nenia che coccola l’ascoltatore. Con lui ospiti Oh Petroleum e Sebastiano Lillo. Canto brasiliano in “Pedra Do Sal”, gioiosa e trascinante grazie all’interpretazione di Marisa Brito e Antonio Novaes. Il caldo sound è coinvolgente oltre che ottimamente arrangiato, bella l’idea di fondo di un vociare popolare per immergerci totalmente nel contesto. “18 Sycamores” vede Angela Esmeralda al microfono e un approccio vibrato di forte personalità, la musica sognante fa staffetta con effetti vocali fra Folk e World Music. Un altro breve “Interludio” questa volta narrato, conduce a “Tornado Alley”, una diapositiva sonora immersa in un ventoso Soul dalle sonorità moderne interpretato da Shane Cooley. Fra i brani che ho apprezzato maggiormente cito il western “Ascent To Elkhorn”, “The Preacher”, e la calda “While I’m Leaving”. Esistono anche passaggi nell’Hip Hop con del Rap intitolati “Somewhere In Lapa”, “Speak Easy”, e “Once Upon A Time In Harlem”.
Otto mesi dopo quest’esordio, esce anche la versione strumentale dell’album con varianti strumentali e arricchimenti negli assolo.
Grazie a Ushuaia per questo lungo percorso di testimonianze, un risultato quantomeno affascinante e ricco di colori che fanno della musica un caleidoscopio ipnotico dove rimanere incantati. MS

 



Versione Inglese: 


USHUAIA & THE WANDERLUST ORCHESTRA - End Of The World
Vision & Vitality Entertainment
Genre: Geo Music
Support: Spotify - 2023


The earth tells us stories, man for survival adapts to every situation in every latitude and longitude of the globe, hence the famous saying "When in Rome, do as the Romans do."
Music is an integral part of culture, it springs from what we experience, a universal language inspired by emotions, feelings and everything that revolves around the human soul. One only has to travel a few miles to notice a cultural change dictated by the existence lived in that particular place. The climate plays a key role, adaptation is never the same as another, so the music that is conceived by the inhabitants of the same changes with their own intellectual training and experience.
There are those who in life have traveled around the world from top to bottom, and it is not just a figure of speech, that is, starting from Patagonia and reaching Alaska, all through makeshift means, between sailboats, cargo ships and motorcycles.
Ushuaia is the name of a globetrotter producer and composer from Milan, who sets out on this immense cultural journey made up of 100,000 miles! For each place the artist visits, he cohorts with local instrumentalists or artists, hence the name The Wanderlust Orchestra. The idea is also to coin a new appellation for a total genre, which is why he creates Geo Music.
In each track of the nineteen that make up this debut titled "End Of The World," one breathes the custom of a place, so much so that one has the feeling of seeing right through the eyes of the artist, and it is a cinematic sennonesthetic attitude. Ushuaia is also the name of the small town located at the southern end of Tierra del Fuego called "Fin Del Mundo." The year-long journey is thus centered in America among Bayou mangroves, tribal rhythms, Jazz, Banjo, Folk music, Rock'n'Blues, Electronic, Soul and even Hip Hop.
The sonic journey begins with a brief "Prologue" to embark on "Fin Del Mundo," masterfully interpreted by Agnès Pelé's beautiful voice over Antonio Tunno's guitar chords and Valentina Cariulo's strings, while Ushuaia is busy on keyboards, bass and percussion.
Immense sea moors loom inexorably ahead of our imagination. With Benjo and horns, "Walkin' On The Wrong Side" has a lullaby-like pacing that cuddles the listener. With him guests Oh Petroleum and Sebastiano Lillo. Brazilian singing in "Pedra Do Sal," joyful and enthralling thanks to the performance of Marisa Brito and Antonio Novaes. The warm sound is engaging as well as excellently arranged, nice the basic idea of a folk vocal to totally immerse us in the context. "18 Sycamores" features Angela Esmeralda on the microphone and a strong vibrato approach, the dreamy music relays with vocal effects between Folk and World Music. Another short "Interlude" this time narrated, leads to "Tornado Alley," a sonic slide immersed in a windy Soul with modern sounds played by Shane Cooley. Among the tracks I enjoyed most were the western "Ascent To Elkhorn," "The Preacher," and the warm "While I'm Leaving." There are also passages in Hip Hop with some Rap entitled "Somewhere In Lapa," "Speak Easy," and "Once Upon A Time In Harlem".
Eight months after this debut, the instrumental version of the album is also released with instrumental variations and enrichments in the solos.
Thanks to Ushuaia for this lengthy testimonial, a result that is at the very least fascinating and full of colors that make the music a hypnotic kaleidoscope to be enchanted by. MS