DGM
– Endless
Frontiers
Music
Genere:
Metal Prog / Progressive Rock
Supporto: cd / lp – 2024
Se
una band realizza nel corso della sua esistenza la bellezza di dodici album in
studio, un motivo valido c’è sicuramente. L’ex band di Titta Tani inizia il
cammino discografico nel 1997 attraverso un Power Prog Metal con influenze
Symphony X, Dream Theater e Vanden Plas, per poi mutare nel tempo, sino a
giungere oggi a un sound sempre energico, ma tecnicamente più raffinato e
incline ai tempi dispari. Mutata anche la formazione che oggi vede Mark Basile
alla voce, Simone Mularoni alle chitarre, Emanuele Casali alle tastiere e
flauto, Andrea Arcangeli al basso e Fabio Constantino alla batteria.
“Endless”
è per i DGM il primo concept album, dove la storia ruota attorno ad un dubbio
che ci assale molto spesso nel corso della nostra esistenza, ossia cosa sarebbe
potuto accadere se avessimo preso decisioni differenti nella vita, e quali ne
sarebbero state le conseguenze?
Che
il sound dei DGM è maturato e si è smussato, lo s’intuisce immediatamente dalle
prime note di “Promises”, un inizio inconsueto per la band incentrato sul
connubio chitarra classica e voce, quella splendida di Basile. Addirittura si
può apprezzare un flauto, quello di Emanuele Casali. Trapela nelle note un
retrogusto vintage, dettato probabilmente da ascolti di band come Genesis e Yes
su tutte. Ed è già sorpresa, in quanto la vigorosità delle chitarre bene si
alterna a passaggi più complessi di matrice Prog Rock.
Non
cala la qualità, anzi, il singolo “The Great Unknown”, di cui esiste anche il
video, alza il tiro facendo il verso agli americani Spock’s Beard e ciò la dice
lunga sulla qualità melodica e tecnica del pezzo supportato dal violino di Gabriele
Boschi dei Winterage. Molto ricercate le coralità.
Le
sorprese non finiscono mai, “The Wake” sostiene nuovamente la pienezza dei
suoni, ma racconta un’evoluzione differente, se si ascolta bene il riff della
chitarra elettrica non possono che venire alla memoria gli Opeth.
“Solitude”
conferma il cambio di rotta dei DGM proponendo un brano composto da Emanuele
Casali, soffice e armonioso, dove ancora una volta fa presenza di se il flauto.
Il pezzo potrebbe benissimo risiedere nella discografia degli olandesi Ayreon.
Dove
la band si esprime meglio, in senso d’intesa, tuttavia è il terreno Power Prog
e ci pensa quindi “From Ashes” a pigiare sull’acceleratore.
“Final
Call” è quantomeno divertente, potente e melodica al punto giusto con un
ritornello alla DGM. Alla metà della durata si spezza l’ascolto con flauto,
cambio di tempo e piccole dosi di Porcupine Tree.
In
un disco pieno di sorprese non poteva mancare la ballata generalmente non nel DNA
della band, ma in questo caso la validità del brano non poteva essere ignorata.
Personalmente ci trovo i Dream Theater più melodici. Tutto bellissimo, ma come
si dice solitamente, dulcis in fundo, ecco la mazzata conclusiva, “...Of
Endless Echoes” è una suite di quasi quindici minuti in cui si respira tutta la
musica della band che questa volta ha saputo sorprendermi in maniera eclatante.
Le parti orchestrali sono per opera di Ludovico Cioffi dei Delain.
“Endless”
è a mio gusto personale uno dei dieci migliori album che ho ascoltato in questo
2024, perché dalla musica cerco proprio questo, la sorpresa (o stupore,
chiamatelo come volete), ma soprattutto al termine dell’ascolto qualcosa mi deve
rimanere in testa e i DGM ci sono riusciti alla grande! Da avere. MS
Versione Inglese:
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