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venerdì 13 settembre 2024

Michal Gutman

MICHAL GUTMAN - Never Coming Home
Seahorse Recording, Cruel Nature Records / SAC Recordings 
Genere: Post Punk
Supporto: digital / cd – 2024




La sintesi è un dono prezioso, anche nella musica, seppure non indispensabile. Badare al sodo ha una specifica resa, altresì una scorrevolezza meno pesante, non a caso il Post Punk è un genere musicale distante per esempio dalle elucubrazioni del Progressive Rock, che si diverte nel tempo ad autocompiacersi. In realtà servono entrambi gli stili, perché la musica è ascoltata in differenti stati d’animo, a volte si ha la voglia di lasciarsi coccolare piuttosto che ascoltare forti e impegnative sonorità.
“Never Coming Home” fa parte della suddetta sintesi, ed è il primo album da solista dell’israeliana Michal Gutman, dopo un decennio di tournée e registrazioni con la sua band Whaling Snails. Fondamentalmente trattasi di one woman band, con l’ausilio del basso, una loop station, due microfoni, un sintetizzatore touch-pad e poesie. L’artista si che sa badare alla sostanza, e lo dimostra negli otto brani contenuti in questo disco narrante il tema della nostalgia di casa da parte di un sopravvissuto a un naufragio. Un tipo specifico di solitudine che porta con sé i propri fantasmi.
Gli otto brani contenuti nell’album iniziano con “Architecture” dal retrogusto The Cranberries. Con Michal suonano Yiftah Yeshurun alle programmazioni e Tuval Brown alla batteria e percussioni. Il brano è un puzzle di differenti strofe che s’intersecano fra di loro, comandate dalla voce soave ma decisa della cantante. La struttura armonica non è scontata, non rispecchia a pieno la formula canzone, tuttavia è legata al refrain dal facile impatto. Differente “Behki” in cui si denota una ricerca vocale arguta, fra sovra incisioni, narrato e distorsioni con alla base delle tastiere malinconiche. Echi sonori rimbalzano in un effetto stereo ipnotico a caccia di uno stato d’animo allucinato.
L’ascolto prosegue con “Pigeon Hunt”, così ritorna la ritmica a narrare un Post Punk diretto inframezzato dagli interventi della chitarra di Tziki Kestenboim. Non manca lo stop & go, dove il brano si appoggia a una breve pausa umorale per poi ripartire. Qui si possono scorgere schegge di anni ’80.
Ritorna la ricerca strutturale grazie a “Doing It Again”, un giro semplice di basso inizia assieme alla voce un cammino infarcito da brevi arrangiamenti di tastiera. Qui Gutman canta e parla, su una melodia semplice e diretta.
“I’m The Walker” si lancia in un percorso elettronico dalle atmosfere gotiche. Cadenzato l’incedere, un passaggio nuovamente negli anni ’80, quasi vicino alla New Wave. Di base la ricerca è sempre dietro l’angolo, senza mai spingere sull’acceleratore, con consapevolezza e idee chiare, un esempio proviene dall’altrettanto elettronica “This Is Easy”, nomen omen. Qui la fase armonica è tendenzialmente derivante dalle corde vocali di Michal.
Altrettanto sorprendente è “A Second Plan” grazie ai giochi sonori realizzati sulle voci, dove ancora una volta le note sono poche e ripetitive. Il disco si chiude con “Running Out Of Luck” dove l’impostazione vocale ricorda certi passaggi jazzistici dei tempi passati.
In definitiva “Never Coming Home” è un album introspettivo, dove sgocciolano note pensate e vissute con un criterio che si amalgama fra passato e presente, un modo per spezzare la quotidianità musicale dei nostri tempi. MS 





Versione Inglese:


MICHAL GUTMAN - Never Coming Home.
Seahorse Recording, Cruel Nature Records / SAC Recordings 
Genre: Post Punk
Support: digital / cd - 2024


Synthesis is a precious gift, even in music, if not indispensable. Attending to the gist has a specific yield, likewise a less weighty fluency; it is no coincidence that Post Punk is a musical genre distant from, for example, the lucubrations of Progressive Rock, which revels in self-congratulation over time. In fact, both styles are needed, because music is listened to in different moods, sometimes one feels like letting oneself be cuddled rather than listening to loud and demanding sounds.
“Never Coming Home” is part of the above synthesis, and it is the first solo album by Israeli Michal Gutman, after a decade of touring and recording with her band Whaling Snails. Basically it is one woman band, with the help of a bass guitar, a loop station, two microphones, a touch-pad synthesizer and poems. The yes artist knows how to care about substance, and it shows in the eight tracks contained in this record narrating the theme of homesickness on the part of a shipwreck survivor. A specific kind of loneliness that carries its own ghosts.
The eight tracks contained on the album begin with “Architecture” with an aftertaste of The Cranberries. Playing with Michal are Yiftah Yeshurun on programming and Tuval Brown on drums and percussion.
The song is a puzzle of different stanzas intersecting with each other, commanded by the singer's suave but assertive voice. The harmonic structure is not obvious, it does not fully reflect the song formula, yet it is linked to the refrain with easy impact. Different “Behki” in which a witty vocal search is denoted, between overdubs, narration and distortions with melancholic keyboards at the base. Sonic echoes bounce in a hypnotic stereo effect chasing a hallucinated mood.
The listening continues with “Pigeon Hunt”, so the rhythm returns to narrate a straightforward Post Punk interspersed with Tziki Kestenboim's guitar interventions. There is no lack of stop & go, where the song leans into a brief moody pause and then starts again. Splinters of the 1980s can be glimpsed here.
The structural search returns thanks to “Doing It Again”, a simple bass turn begins along with the vocals a journey infused with brief keyboard arrangements. Here Gutman sings and speaks, over a simple, straightforward melody.
“I'm The Walker” launches into an electronic track with gothic atmospheres. Cadenced the pacing, a transition back into the 80s, almost close to New Wave. Basically, research is always around the corner, never pushing on the accelerator, with awareness and clear ideas, an example comes from the equally electronic “This Is Easy”, nomen omen. Here the harmonic phase tends to come from Michal's vocal chords.
Equally surprising is “A Second Plan” thanks to the sound plays made on the vocals, where once again the notes are few and repetitive. The disc closes with “Running Out Of Luck” where the vocal setting is reminiscent of certain jazzy passages from days gone by.
Ultimately, “Never Coming Home” is an introspective album, where thoughtful and experienced notes drip out with a criterion that amalgamates past and present, a way to break the musical everydayness of our times. MS









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