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martedì 17 settembre 2024

Airbag

AIRBAG -  The Century Of The Self
Karisma Records
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd/vinile/digital – 2024





Dei norvegesi Airbag ho avuto modo di parlarne ampiamente nel mio libro “Post Prog Moderno” (Arcana), una band che nel tempo ha saputo fare breccia nei cuori dei fans soprattutto dei Pink Floyd. Il modo di suonare la chitarra di Bjørn Riis è simile a quello di David Gilmour, e questo si evidenzia durante gli assolo, quelli sostenuti, privi di chissà quali tecnicismi, solo mirati a un suono ampio, sostenuto e spaziale. Lo si evince perfino all’ascolto della discografia solista del chitarrista, che poco dista da quello della band madre.
Il genere proposto dunque è al limite della Psichedelia moderna, tutta musica per la mente, spesso ipnotica, alienante ma ricca di melodie delicate, quelle che ti fanno stare bene e che fanno socchiudere gli occhi durante l’ascolto.
Sin dal primo album “Identity” del 2009, gli Airbag non si sono spostati di un centimetro dallo stile proposto, quasi a perseverare sull’idea che la musica quando è fatta bene non si tocca. E’ un’arma a doppio taglio, chi attende novità stilistiche da una band comunque Prog come questa, a lungo andare potrebbe abbandonare la nave, ma a Bjørn Riis (chitarra), Asle Tostrup (voce), e Henrik Fossum (batteria), tutto questo sembra non interessare. Chi ama gli Airbag probabilmente vuole soltanto questo, quelle composizioni che partono lentamente o con un loop sonoro da mettere in testa, per poi andare in crescendo nel finale con il classico assolo alla “Comfortably Numb” (Pink Floyd). Si, perché questi norvegesi hanno un buon seguito, il successo li ha comunque toccati, e perché rischiare? Sembrano voler dire: “Noi siamo questo, prendere o lasciare.”.
Probabilmente hanno ragione loro, e poi non vanno dimenticate queste composizioni dall’ampio respiro che fanno battere forte il cuore.
“The Century Of The Self” è il sesto album in studio formato da cinque canzoni di media e lunga durata per un totale di quarantasette minuti di musica. “Dysphoria” apre il viaggio e immediatamente stampa in testa il classico tormentone Airbag, questa volta anche più insistente del solito, mentre il sound sembra voler evolvere in un’atmosfera minimale atta all’attesa dell’esplosione chitarristica. Questa volta si avvalgono della collaborazione di tre special guest che rispondono ai nomi di Kristian Hultgren (basso), Ole Michael Bjørndal (chitarra), e Simen Valldal Johannessen (tastiere).
Si aggira sempre quel velo di malinconia che confina con la riflessione, difficilmente in questa musica si alza la voce, canti introspettivi ben eseguiti dalla voce di Tostrup. “Tyrants And Kings” alza il ritmo (per modo di dire) e potrebbe benissimo risiedere nella discografia dei tedeschi RPWL, anche se davvero c’è molto sentore di dejà vu. Il ritornello è sempre funzionale, una formula oramai rodata a dovere. Buono l’arrangiamento delle tastiere in lontananza. A volte ho la sensazione che cambino soltanto i titoli delle canzoni tanto alcune si somiglino fra di loro, non è una cattiveria questa, ma un dato oggettivo, eppure aleggia sempre grande magia.
Un arpeggio apre “Awakening”, da qui in poi l’album sale qualitativamente con le prerogative annunciate. Trattasi di ballata con buoni effetti sonori che potrebbero ricordare i Porcupine Tree, ma la chitarra svolta nuovamente verso gli ultimi Pink Floyd. Chi non vorrebbe aver scritto “Erase” per la propria band? Un brano sincopato, misterioso, alienato, in attesa del lancio epico in cui l’ascolto resta sospeso in un limbo mentale vigilante. Immancabilmente il finale è come lo si attende. Ma sono i quindici minuti di “Tear It Down” a sottolineare la grandezza degli Airbag. Quindi…Nulla di nuovo al fronte. Viva il fronte! MS 





Versione Inglese:


AIRBAG - The Century Of The Self
Karisma Records
Genre: Modern Post Prog
Support: cd/vinyl/digital - 2024


Of the Norwegians Airbag I had the opportunity to talk about them extensively in my book “Post Prog Moderno” (Arcana), a band that over time has been able to break into the hearts of fans especially of Pink Floyd. Bjørn Riis's guitar playing is similar to that of David Gilmour, and this is evident during the solos, the sustained ones, devoid of who knows what technicalities, just aimed at a wide, sustained and spatial sound. This is evident even when listening to the guitarist's solo discography, which is little removed from that of the parent band.
The proposed genre therefore borders on Modern Psychedelia, all music for the mind, often hypnotic, alienating but full of delicate melodies, the kind that make you feel good and make your eyes squint while listening.
Since their first album “Identity” in 2009, Airbag have not moved an inch from their proposed style, as if persevering on the idea that music when it is done well cannot be touched. It's a double-edged sword; those who are waiting for stylistic novelties from an otherwise Prog band like this might abandon ship in the long run, but Bjørn Riis (guitar), Asle Tostrup (vocals), and Henrik Fossum (drums), all of this seems not to care.
Those who like Airbag probably want just that, those compositions that start out slow or with a sound loop to put in your head, then crescendo in the finale with the classic “Comfortably Numb”-style solo (Pink Floyd). Yes, because these Norwegians have a good following, success has touched them anyway, and why risk it? They seem to want to say, “This is who we are, take it or leave it”.
They are probably right, and then these wide-ranging compositions that make the heart beat faster should not be forgotten.
“The Century Of The Self” is the sixth studio album consisting of five medium to long songs totaling forty-seven minutes of music. “Dysphoria” opens the journey and immediately prints the classic Airbag catchphrase in the head, this time even more insistent than usual, while the sound seems to want to evolve into a minimal atmosphere apt for the anticipation of the guitar explosion. This time they are joined by three special guests who answer to the names Kristian Hultgren (bass), Ole Michael Bjørndal (guitar), and Simen Valldal Johannessen (keyboards).
Always hovering around that veil of melancholy bordering on reflection, hardly a voice is raised in this music, introspective songs well executed by Tostrup's voice. “Tyrants And Kings” picks up the pace (so to speak) and could well reside in the discography of the German RPWL, though really there is much whiff of déjà vu. The chorus is always functional, a formula that has been broken in properly by now. Good arrangement of keyboards in the distance. Sometimes I get the feeling that they only change the titles of the songs so much some of them resemble each other, it is not a badness this, but an objective fact, yet it always hovers great magic.
An arpeggio opens “Awakening”, from here on the album climbs qualitatively with the prerogatives announced. This is a ballad with good sound effects that might remind one of Porcupine Tree, but the guitar turns again toward the latest Pink Floyd. Who doesn't wish they had written “Erase” for their band? A syncopated, mysterious, alienated track, waiting for the epic launch in which listening remains suspended in a vigilant mental limbo. Unfailingly, the ending is as expected. But it is the fifteen minutes of “Tear It Down” that underscore Airbag's greatness. So...Nothing new at the front. Long live the front! MS









2 commenti:

  1. Sinceramente, mai amati con il loro miscuglio violento, che poi passa all' arpeggio di Porcupine memoria
    Instancabile di sonorità già ampiamente conosciute inventandosi anche un nuovo termine di genere come il djent che scusate l'ignoranza, non sono un vecchio Progster di 70 anni, ma faccio realmente fatica ad assimilare certe sonorità che non hanno né capo né coda. Ora riceverò gli improperi dei millennials come se senza di loro includo anche Leprous, il prog sarebbe stato sepolto. Questa storia la ascolto da anni, come negli anni ,80 quando ancora ero in fasce si diceva giustamente la rinascita, ma soprattutto la continuazione pedissequa del Prog anni 70 di cui molti sentivano la mancanza. Oggi non vedo un proprio gruppo di nicchia che vuole per forza fare rinascere il rock progressivo. Ma un miscuglio di generi che amalgama tutto, il metal , le sonorità delicate e per poi chiamarlo con il nome più brutto della storia del Rock il djent.Non sto certo ad ascoltare tutto il giorno il meglio che fu, negli anni d'oro. Ma le nuove leve che si rifanno anche nel metal a sonorità che i giovani ritengono vecchie, c'è ne sono a centinaia, perciò datevi una mossa e siate curiosi soprattutto di ciò che propone il nostro straordinario panorama. Non fossilizzatevi sulle mode del momento che inevitabilmente passeranno come lacrime nella pioggia pioggia.piogiabe diluvio




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  2. Ciao Ivano. In fin dei conti il genere tenta in qualche modo una sua evoluzione (i questo caso involuzione). Anche suonare come i Genesis nel 2024 è oramai obsoleto, ma chi ama il genere capisco che vuole rimanere radicato ai propri beniamini. E' difficile creare qualcosa di nuovo in un momento in cui moltissimo è stato già scritto, inevitabilmente si cade nei deja vu. Questo è un genere che (come tutti) può piacere o no, tuttavia gli AIRBAG sanno il fatto loro in questo campo. Nessun grido al miracolo, ma neppure una stroncatura, anche perchè di bei momenti atmosferici ce ne sono. Hai ragione perfettamente nel consigliare di dare un occhiata generale al nostro straordinario panorama, ogni tanto belle sorprese fuoriescono, anche se da anni non vedo un capolavoro. Ho notato, in senso generale per tutte le band, che in un album ci sono almeno tre brani ottimi e altri di riempimento, sono tutti compiti ben eseguiti, ma manca un album che alla fine ti fa esclamare... 10!

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