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giovedì 19 settembre 2024

Intervista a Romina Daniele

Romina Daniele – L’Arte Della Voce

(Di Massimo Salari e Romina Daniele)




Nonsolo Progrock ha avuto modo nel tempo di recensire la musica della cantante partenopea ROMINA DANIELE, un artista dall’ampio spettro. Studia la chitarra, scrive poesie, dipinge, studia storia e metodologia dell'arte, fotografia, e teorie / storia del cinema. Nel 2005 conferisce il Premio Internazionale “Demetrio Stratos per la Sperimentazione Musicale”. La sua voce potrebbe benissimo essere inserita nel contesto “Teatro Della Voce”, dove le corde vocali sono a tutti gli effetti uno strumento unico e personale da modellare a proprio piacimento. Nella sua musica esplodono teatralità, intensità, bizzarria e coraggio, intersecandosi in maniera “reticolare”. In questa intervista mettiamo a fuoco la personalità, i progetti in arrivo e… Molto altro! Buona lettura.

 

Dove sta andando Romina Daniele oggi, cosa conta di più considerando la tua storia e la tua produzione?

Grazie ancora una volta per il tuo interesse nel mio lavoro e nella mia prospettiva. Ho delle novità da annunciare oggi, ma per coloro che hanno perso i vostri precedenti articoli sui miei dischi, farò un’introduzione sulla mia storia e su come faccio musica e arte. Cosa conta per me maggiormente è il tra dell’atto compositivo, tra la musica, il pensiero e le tecnologie, ciò che generalmente designiamo con i nomi di multimediale e di filosofia. La mia musica è per vocalità ed elettronica, scrivo, ricerco e lavoro anche con le immagini. Sono interessata di più ad investigare intorno al significato dell’essere umano, e di meno a produrre dischi con i tempi dell’industria. Sono un’artista indipendente della punta dei pedi a quella dei capelli.

Durante gli ultimi anni ho lavorato al mio saggio epistemologico, Voce Sola, Saggio intorno al discorso vocale, i cui concetti capillari sono molto legati al mio ultimo disco Spannung (triplo cd, 3 ore, realizzato nel 2016). Dal tedesco, il titolo significa tensione, e si riferisce alla tensione della ricerca verso l’autenticità originaria dell’essere umano.
Come il cervello è ancora sconosciuto nel campo della medicina, così il suono è ancora sconosciuto in quello della fisica. E il cervello e il suono sono profondamente coinvolti nella composizione così nel canto.
Come ho sottolineato con la stessa passione della mia ricerca, “urgente e necessaria è la tensione verso l'essenzialità delle cose tutte. La voce è ciò che c'era in origine, una questione del corpo e del pensiero, centralità e fulcro, e non esistono altri luoghi o suoni del genere. Allora anche la musica è un atto essenziale riguardante l'apprensione per l'uomo e la sua produzione.
È questa una responsabilità originaria urgente e prossima, come proprio è il respiro, che esiste dinanzi alla mancanza.
L'uomo e la sua produzione, il linguaggio, la storia, la filosofia e l'arte, la scienza, la natura, mancano del loro senso autentico più proprio; perché se così non fosse, se esistessero nella struttura e non nella mancanza, la società non sarebbe strutturalmente utilitaristica, trarremmo da essa completo beneficio, non avremmo disastri e guerre al posto della dignità dell'uomo, e saremmo già sulla strada del senso originario e autentico di ciò che siamo, e che invece piuttosto, mancandoci, andiamo cercando.”
Quando realizzo un disco, esso è come una tesi alla fine di un importante capitolo della ricerca di una vita. Anche se le baso sull’improvvisazione, che è un atto puro di apertura sulla strada verso l’origine, le registrazioni sono fatte per essere la parte essenziale di un atto compositivo accurato.
 
Come ho dichiarato, producendo il mio primo disco Diffrazioni Sonore, sono sempre stata interessata all’ ”entre-deux-coup-de-dés" (con le parole di Deleuze): il fra della composizione, lavorando sui termini del rapporto tra costruzione ed esperienza sensoria, e sulla loro co-estensione.
Ricerco mentre registro e compongo, e nello stesso modo ricerco mentre scrivo. Tuttavia, nel caso di un libro, cosa ho detto per la produzione dei dischi è maggiorato: sebbene io abbia realizzato tre dischi a mio nome e tre collaborazioni - e ognuno di essi è a tutto tondo dal punto di vista dei concetti, e rappresenta un mondo a se stante -, non li ho mai considerati definitivi e conclusivi. Ogni disco ha un finale aperto, dato che è necessario proseguire sempre un po’ più a fondo con la nostra ricerca. Ogni disco, come ogni libro (ho pubblicato 2 saggi e una raccolta di poesie), è una tesi alla fine di un importante capitolo della ricerca di una vita, con un finale aperto.
Mentre stavo scrivendo il mio libro sulla voce, mi sono trovata sempre più coinvolta in un tessuto denso di connessioni e ramificazioni, e livelli, che non ho potuto evitare di affrontare. Il saggio è così diventato epistemologico e sto trattando ogni argomento con estrema attenzione.
Quando venni a Miami qualche anno fa, ho pensato che avrei potuto usare un posto rilassante per continuare a scrivere mentre mi prendevo cura della mia bambina. Poi ho lavorato con Jadys Daniele’s per molti concerti e la direzione artistica.





Cos'è di specifico Jadys Daniele’s ?

Jadys Daniele’s è un progetto di musica dal vivo che ho avviato e realizzato a Miami nel 2019, insieme a Lorenzo Marranini, co-founder per RDM Records, co-autore e ideatore del disco Absence (2016) e padre di mia figlia, che porta il nome di Romina Jadys Daniele. Quindi decidemmo di usare il nome di nostra figlia per questo ulteriore e importante progetto, che ha avuto una sede operativa per tutto l’anno 2019 in South Beach. Abbiamo realizzato una serie intensa di concerti e collaborato con molti artisti locali. Abbiamo intenzione di continuare con questo progetto più avanti. Per tutti gli interessati, è disponibile intanto il sito Jadysdanieles.com dove sono riportati molti dettagli a la sua storia.


 



Hai parlato di libri, puoi illustrarci i contenuti e come si connettono con la musica?

Lavorando alla revisione finale di questo mio libro, ho avuto l’opportunità di presentare qualcuno dei suoi argomenti con alcune interviste statunitensi rilasciate negli ultimi due anni, anche se non l’ho specificatamente menzionato. Vorrei mettere insieme alcuni passaggi, così   da fornire un quadro delle relazioni e delle referenze a cui l’analisi è chiamata a rispondere - nonostante io abbia impostato per questi passaggi, dedicati all’intervista, un linguaggio fluido fatto di parole semplici e senza citazioni.

Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino: tutti questi sono sinonimi, alla luca della nostra ricerca che consideriamo la ricerca. Multimedialità e filosofia sono una cosa sola, con tutto ciò che c’è nel mezzo e intorno. Il primo obiettivo che bisogna avere per fare vera arte è la volontà di lavorare sulle connessioni, tra tecniche e materiali, tra livelli di percezioni e tra l'essere umano e l'universo. Imparerai le competenze e le abilità di cui avrai bisogno per essere connesso alla vocazione di fare arte.

Non ci saranno schemi o regole che altri hanno fatto per te, potresti averne bisogno per ogni evenienza, principalmente lavorando nella terra della creazione dove l'obiettivo vero e unico è afferrare la conoscenza e diffonderla per il bene di te stesso e dell'intera razza umana.Sai di essere un'energia principale in azione che utilizza le tecniche e le tecnologie per creare e comprendere, quindi per condividere e diffondere. L'azione di lavorare e creare è tutto ciò in cui ti trovi (il modo in cui lo fai) e nessun soggetto può spostarti dal percorso (le cose che puoi fare). Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale, l'unico e il più importante, quello che rimane, quale essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza. L’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare, che è la stessa cosa di pensare, dove pensare è creare pensieri e coscienza, non un'operazione meccanica del cervello. È l'essere in apertura verso il significato originario stesso. Si tratta di essere aperti sempre un pò di più alla comprensione del significato originario di ciò che siamo veramente. E condividere è per il nostro proprio bene e quello dell'umanità. Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale che implica tutto, l'unico e il più importante, quello che rimane: come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.

Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino, la ricerca, il senso più originario: non dobbiamo mai dimenticare che il senso più proprio di ciò che noi stessi siamo é già in noi al di qua della nostra (logica) comprensione, alla cui apertura tendiamo con la ricerca.




Muoversi in un contesto sonoro come il tuo, non è semplice farsi notare dal grande pubblico;  quali sono i più grandi ostacoli che hai incontrato, considerando il tipo di lavoro a cui ti dedichi?

Siccome il senso piū proprio è qualcosa a cui solo possiamo tendere, rivelando se stesso in fronte alla mancanza, la risonanza del pensiero più proprio si pone davanti a noi come una certezza preesistente, che è in noi come il cuore o un altro organo sono in noi. Non si può dubitare di una tale certezza. Essa viene prima della nostra (logica) comprensione. E preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole. Il poeta è allora gettato nel mondo con la conoscenza della differenza. Tra l’ordinario e l’essenziale, tra il vero e il falso e tra l’effimero e il durevole. Gli ostacoli e le sfide che ho trovato lungo il cammino hanno avuto a che fare con situazioni in cui qualcosa o qualcuno ha provato ad allontanarmi dalla mia stessa conoscenza intuitiva, a confondere il vero significato di creare e fare arte alla luce della mia esperienza. Di fronte a queste situazioni, ho naturalmente perso alcune opportunità sia in campo concertistico che discografico, e probabilmente qualche passaggio per così dire importante della stessa carriera. Hanno provato ad inserirmi in qualche categoria, hanno provato a vendere la mia arte. Ma nulla è più soddisfacente del sentimento e della certezza di fare bene, lungo un percorso da mantenere naturalmente tanto piū puro possibile.




Cosa ci possiamo aspettare a questo punto nella tua produzione musicale?

Il mio primo lavoro e cd, Diffrazioni Sonore, avrà presto una seconda edizione, includendo alcune tracce extra registrate all’epoca e mantenute inedite. Stiamo ancora discutendo sul formato, potrebbe trattarsi anche di un vinile.

Diffrazioni Sonore fu registrato e finito originariamente nel 2005, ed è per mia fortuna ampiamente considerato una disco di avanguardia, in cui tecniche vocali estese e improvvisazioni vocali libere incontrano un concetto concreto di composizione con i mezzi tecnologici. Continuo a considerarlo opera, ed è a tal punto significativo nella mia produzione che recentemente ho scritto: “Per il vero Diffrazioni viveva già prima del Premio Stratos, lungo quel cammino unico che ci sta direttamente davanti e che solo perché è tanto vicino viene trovato pare con difficoltà. Diffrazioni, pur trattando di musica concreta, vocalità estesa e improvvisazione, composizione elettronica della musica e, e, e… Mi riguarda tanto direttamente da toccare la mia essenza e da rendere palese ai miei occhi che tutte le considerazioni e diramazioni possibili, quando si intrecciano vicendevolmente, sono esse stesse la direzione, pertanto vasta, estesa, indeterminata e fatta di diversi punti di vista. Non che le altre mie produzioni siano meno importanti, tuttavia con il mio prossimo disco cercherò di superare Diffrazioni, perché con i successivi due non me ne ero posta l'obiettivo e non ci sono palesemente riuscita.”

Questo passo è del novembre 2021, quando Vero da Diffrazioni é stato pubblicato nel disco di autori vari Approdi III (Le avanguardie a Napoli), prodotto da Konsequenz e Girolamo De Simone. Anche se con Diffrazioni ho vinto il Premio Internazionale Demetrio Stratos per la sperimentazione musicale nel 2005, il disco è stato pubblicato solo nel 2010 con un set molto limitato di copie, dopo che il mio secondo disco, Aisthànomai, era stato già realizzato con una produzione piū ampia nel 2008. Poi, come sai, abbiamo pubblicato Spannung nel 2016. Durante gli anni al Conservatorio di Milano, e nello stesso 2010, ho registrato, con il Riccardo Sinigaglia electroacoustic ensemble, la musica per il film muto La chute de la Maison Usher (Jean Epstein, Francia, 1928). Il film è stato proiettato con improvvisazioni live a cura dell’ensemble, e ho realizzato un editing con la musica registrata che merita davvero di essere pubblicato. Come abbiamo deciso con il maestro Sinigaglia, coordineremo a breve per condividere questa straordinaria opera d’arte. Nel frattempo, potete trovare alcune informazioni e persino qualche samples, visitando il mio sito web.

E dunque i miei preziosi sostenitori possono contare sul fatto che non ho mai smesso di produrre musica a favore del percorso letterario sia pure indipendente, e sto decisamente anche lavorando ad un nuovo, quarto, disco che sarà pubblicata a mio nome. Alcuni momenti di questo lavoro sono stati fissati in immagini e alcune fotografie sono allegate qui oggi. Queste tre produzioni avranno diverse date di pubblicazione che saranno annunciate in seguito.

 



Avrai letto nel tempo recensioni o articoli che ti riguardano, come hanno approcciato i critici al tuo stile, cosa avresti voluto leggere e in caso cosa chiariresti in maniera più approfondita del tuo operato?

Vorrei trarre l’opportunità di fare una nota. Ho notato che in qualche feedback qualche volta - e ringrazio moltissimo i critici coinvolti -, il mio lavoro è stato letto come rivolto verso l’interno, avendo cura dell’uno, piuttosto che come rivolto verso l’esterno, avendo cura degli altri. Sono sicura che le argomentazioni di oggi su questa pagina già chiariscono questo punto, e che la mia ricerca fa della condivisione uno dei suoi obiettivi cruciali; tuttavia vorrei sottolineare il significato che mi sta a cuore della parola "proprio”, che spesso uso dicendo del più proprio: non si tratta di qualcosa di meramente soggettivo e di non condivisibile, bensì si tratta di qualcosa che è proprio cioè tipico, coadiuvante, della pura facoltà di conoscere, tendendo a: far sorgere una comprensione più propria e più nostra di una proprietà del tutto umana, propria e nostra. Si tratta di un’apprensione propria come proprio è il respiro, una parte del corpo, o il cervello, tale da essere autenticamente in noi compresa più originariamente come già nostra e propria. Quando diciamo “noi” non si intende noi diversi da voi, ma si intende l’umanità, dunque ciò che è più proprio dell’umanità è ciò che ci sta a cuore, ciò che c’è (nella mancanza) di più autentico e che pertanto andiamo cercando. Ciò che l’umanità ha di più autentico è per forza di cose ancora da scoprire, in una società ordinaria, un sistema socio-utilitaristico, fatta di interessi materiali, disastri e guerre, e potenti nascosti che lavorano ogni giorno per inquinare le anime. Ecco perché dico: di fronte a tutto questo, creare senso è una necessità e una responsabilità in nome dell’amore cura per l’essere umano. Ecco perché dico: l’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare — come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.

 


Se Romina Daniele fosse un solo colore, quale sarebbe?

Forse ti potrà sembrare paradossale, eppure se fossi un solo colore questo colore sarebbe il bianco, essendo il frutto di una combinazione di colori additivi. Secondo il modello di teoria del colore additivo, la luce e le radiazioni elettromagnetiche creano il colore additivo, e la combinazione di tutti i colori genera la percezione del bianco. Contenendo tutti i colori, e immaginandomi con il bianco, mi verrebbe da dire che ogni ascoltatore sarà’ libero di percepirmi con il colore o la combinazione di colori che più lo assorbe nell’ascolto. È forse questo il motivo per cui quando si lavora con il colore additivo, si usano il rosso, il verde e il blu come colori primari, che pure mi stanno a cuore. Allora perché, insieme al rosso e blu teal, continuo ad usare il nero nelle mie produzioni e non il bianco?

Ebbene, il colore è un’espressione di luce. Quando quasi tutta la luce viene riflessa, vediamo il colore bianco. Altrimenti, in assenza di luce riflessa, vediamo il colore nero. D’altro lato, ogni ricerca autentica può esistere solo in forma di tensione verso l’origine essenziale ovvero nella sua propria mancanza, tale nella struttura societaria e forma mentis utilitaristica. E così, come preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole, così al di qua dell’assenza (della percezione) di luce — il nero — è l’espressione di luce — il bianco —. In assenza del senso autentico e più proprio di ogni cosa, e che pertanto andiamo cercando, l’urgenza di una ricerca operante nell’apertura, e fatta di tensione verso l’origine, non può che essere rappresentata con i colori primari essenziali della luce che così si manifesta.



Grazie Romina per l’intervista, ma soprattutto per quello che doni con la tua arte. 

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