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giovedì 30 maggio 2024

Night Pleasure Hotel

NIGHT PLEASURE HOTEL – Portraits
Art Of Melody Music & Burning Minds Music Group
Genere: AOR
Supporto: cd – 2024




Se si vuole essere pignoli, il cosiddetto AOR (Album Oriented Radio altresì Album Oriented Rock oppure Adult Oriented Rock) non è un vero e proprio genere, bensì un format in cui i brani passati nelle stazioni radio, superano la norma di quelli comunemente emessi per minutaggio. In realtà l’AOR si è saputo ritagliare un posto di nicchia fra gli estimatori di un certo tipo di Hard Rock melodico, quello più orecchiabile e volendo anche pomposo. Alcuni esempi di band del genere possono essere i Toto, i Survivor, i Boston, Journey, Whitesnake, Europe, ma la lista lo avrete intuito dopo questi nomi, è davvero lunga. Anche in Italia sappiamo onorare questo stile per citare due artisti nomino i Firehouse e il chitarrista Alex Masi, ma di tanto in tanto fuoriescono anche gradevoli sorprese, come nel caso del debutto della band ferrarese Night Pleasure Hotel.
Si formano dieci anni fa con il nome Alex Mari & The Lovers, fra cover di gruppi come Queen, Toto, Police, AC/DC, e la volontà di scrivere presto materiale proprio. Come in tante storie musicali analoghe, agli inizi c’è discontinuità nella line up, e i Night Pleasure Hotel trovano stabilità ben presto in formazione trio, Alex Mari (Michele Luppi Band, Barock Project, Ophiura, più apparizioni come corista in studio con i Rhapsody Of Fire) alla voce, Gianluca Pisana alla batteria e cori, e Sebastiano Barbirato alla chitarra e cori. Una volta cambiato il nome, il trio si mette all’opera per realizzare questo debutto intitolato “Portraits”, scrivendo dodici nuovi brani di proprio pugno. Le intenzioni sono davvero serie, e ne esce un prodotto altamente professionale, sia per qualità compositiva, sia esecutiva, sia grafica, in quanto il libretto che accompagna il cd è particolarmente curato per mano di Antonella Aeglos Art Astori, mentre le note introduttive sono scritte da Samuele Mannini (Melodicrock.it). Lunga persino la lista degli special guest: Michele Luppi (Whitesnake), Luca Zabbini (Barock Project, PFM), Paolo Caridi (Ellefson-Soto, Reb Beach, Geoff Tate, Krell), Gianluca Tagliavini (PFM), Roberto Galli (Michele Luppi's Heaven, Danger Zone, Wheels Of Fire) e Iarin Munari (Red Canzian, Roberto Vecchioni, Paolo Vallesi). Da sottolineare anche il buon lavoro del mix e mastering da parte di Roberto Priori (Danger Zone, Wheels Of Fire, Raintimes, StreetLore).
Colpisce immediatamente la freschezza del sound con “Niko”, Fra le note s’intuisce immediatamente la cultura degli strumentisti riguardo questo stile, derivativo in questo caso dalle band Survivor (Bickler era), Foreigner, Prism e Toto su tutte. L’utilizzo delle coralità donano all’insieme ampiezza ed enfasi. I cinque minuti di “Just This Once” sono adoperati anche come singolo apripista dell’album, un pezzo gradevole che dispensa adrenalina oltre che felicità, questo è l’AOR. Il pianoforte apre la ballata “We Say Goodbye” formata da note probabilmente già assimilate in molte altre occasioni, ma pur sempre toccanti. La prova vocale di Alex Mari in generale è di alta qualità. Ricercata nei particolari, è “Walking Through The Horizon”, altra ballata in crescendo sonoro con tanto di assolo di chitarra. “You And I” ritorna con il riff tagliente, così sale il ritmo e la storia anni ’80 che l’ha preceduto negli intenti. Una piccola gemma s’intitola “Sweet Melodies Of Rain” mentre “Shivers” è una vetrina per le capacità balistiche dei componenti, precisi esecutori senza minime sbavature. Emozionante l’intro pianistico di “What I Feel”, a seguire il fuoco di “Julia” pezzo tipicamente in stile Toto, e più di un brivido scorre sulla pelle. Con “Suddenly” non cala minimamente la qualità compositiva, anzi, in certi momenti si vola in alto e con classe. Gradevoli coralità gospel sopraggiungono grazie a “For You” e qui personalmente penso ai Queen. La canzone più lunga con i sei minuti e mezzo è la conclusiva “Quella Sera”, una bonus track cantata in italiano che stende al suolo.
L’AOR italiano ha un nome da sottolineare con il pennarello rosso, quello dei Night Pleasure Hotel, perché qui non si scherza per nulla, “Portraits” elargisce a piene mani emozioni forti, da ascoltare a volume alto per goderne a pieno l’enfasi precedentemente decantata. MS





Versione Inglese:


NIGHT PLEASURE HOTEL - Portraits
Art Of Melody Music & Burning Minds Music Group
Genre: AOR
Support: cd - 2024


If one wants to be nitpicky, the so-called AOR (Album Oriented Radio or Album Oriented Rock or Adult Oriented Rock) is not really a genre, but rather a format in which the songs played on radio stations, exceed the norm of those commonly broadcast in terms of minute length. In fact, AOR has managed to carve out a niche for itself among admirers of a certain type of melodic Hard Rock, the more catchy and willingly bombastic kind. Some examples of such bands may be Toto, Survivor, Boston, Journey, Whitesnake, Europe, but the list you may have guessed after these names is really long. Even in Italy we know how to honor this style to name two artists I mention Firehouse and guitarist Alex Masi, but from time to time pleasant surprises also emerge, as in the case of the debut of the Ferrara band Night Pleasure Hotel.
They formed 10 years ago under the name Alex Mari & The Lovers, between covers of bands such as Queen, Toto, Police, AC/DC, and a desire to write their own material soon.
As in so many similar musical stories, in the beginning there is discontinuity in the line up, and Night Pleasure Hotel soon finds stability in a trio formation, Alex Mari (Michele Luppi Band, Barock Project, Ophiura, plus appearances as a studio backing vocalist with Rhapsody Of Fire) on vocals, Gianluca Pisana on drums and backing vocals, and Sebastiano Barbirato on guitar and backing vocals. Once the name was changed, the trio set to work on making this debut entitled “Portraits”, writing twelve new songs of their own. The intentions are really serious, and the result is a highly professional product, both in terms of compositional quality, execution, and graphics, as the booklet that accompanies the CD is particularly edited at the hands of Antonella Aeglos Art Astori, while the introductory notes are written by Samuele Mannini (Melodicrock.it). Even the list of special guests is long: Michele Luppi (Whitesnake), Luca Zabbini (Barock Project, PFM), Paolo Caridi (Ellefson-Soto, Reb Beach, Geoff Tate, Krell), Gianluca Tagliavini (PFM), Roberto Galli (Michele Luppi's Heaven, Danger Zone, Wheels Of Fire) and Iarin Munari (Red Canzian, Roberto Vecchioni, Paolo Vallesi). Also of note is the good mix and mastering work by Roberto Priori (Danger Zone, Wheels Of Fire, Raintimes, StreetLore).
Immediately striking is the freshness of the sound with “Niko”, Between the notes one immediately senses the culture of the instrumentalists regarding this style, derivative in this case from the bands Survivor (Bickler era), Foreigner, Prism and Toto above all. The use of choruses give the ensemble breadth and emphasis. The five-minute “Just This Once” is also used as the album's lead single, a pleasant piece that dispenses adrenaline as well as happiness; this is AOR. The piano opens the ballad “We Say Goodbye” formed by notes probably already assimilated on many other occasions, but still touching. Alex Mari's vocal evidence in general is of high quality. Researched in detail is “Walking Through The Horizon”, another ballad in sonic crescendo complete with guitar solo. “You And I” returns with the edgy riff, so rises the beat and the 80s story that preceded it in intent. A little gem is titled “Sweet Melodies Of Rain” while “Shivers” is a showcase for the ballistic abilities of the members, precise performers without the slightest smear. The piano intro of “What I Feel” is thrilling, followed by the fire of “Julia” a typically Toto-style piece, and more than one chill runs over the skin.
With “Suddenly” the compositional quality does not drop at all; on the contrary, at certain moments it flies high and with class. Pleasant gospel choruses overtake thanks to “For You”, and here I personally think of Queen. The longest song with the six and a half minutes is the concluding “Quella Sera”, a bonus track sung in Italian that knocks you to the ground.
Italian AOR has a name to underline with the red marker, that of Night Pleasure Hotel, because here there is no messing around at all, “Portraits” lavishes strong emotions with full force, to be listened to at high volume to fully enjoy its previously extolled emphasis. MS







martedì 28 maggio 2024

The Ikan Method

THE IKAN METHOD - Perfect Tyranny
Autoproduzione
Genere: Neo Prog
Supporto: Bandcamp / cd – 2024




E’ interessante costatare come siamo tutti polemici nei confronti della tecnologia, specialmente quella on line, per poi usufruirne a scopi che sembrano essere un punto di non ritorno della nostra esistenza. Se non siamo social, ci sentiamo esclusi dal mondo, tutto si fa on line, dalla spesa alle ricette, dalle autoproduzioni alle prenotazioni, insomma, siamo contestatori e assidui usufruenti. Abbiamo paura di essere controllati (ed è vero), ma non possiamo più farne a meno. Can che abbaia non morde? Quest’argomento è oramai annoso, tuttavia viene preso come punto di riferimento da molti artisti, specialmente in ambito musicale, i quali dedicano spesso concept al riguardo. L’individuo è trattato come un’entità che deve essere controllata e educata a consumare, Pier Paolo Pasolini aveva previsto ciò già negli anni ’70. La band di Alessandria e Savona del batterista Luca Grosso (Beggar's Farm, Marcello Chiaraluce Band, Narrow Pass, The Rome Pro(g)ject, etc.), approfondisce l’argomento attraverso il secondo album da studio dopo “Blue Sun” (MaRaCash Records – 2020) intitolato “Perfect Tyranny”.
Con lui suonano Giulio Smeragliuolo (chitarre), Davide Garbarino (voce), Fabio Zunino (basso), e Andrea Protopapa (tastiere), oltre che avvalersi della collaborazione di Piergiorgio Abba (tastiere in "Just A Matter Of Time"), e Giacomo Grosso (flauto in “Perfect Tyranny").
La copertina dell’album parafrasa un’inesorabile messa sotto scacco, un messaggio forte e chiaro su cui riflettere. Le dieci canzoni contenute, propongono uno stile che staziona nel range anni ’80 e ’90 fra Neo Prog, AOR e qualche piccola puntata nel Metal Prog. Le tastiere iniziali di “Enemy Within” immergono immediatamente nel contesto in stile Arena, quando poi sopraggiunge la chitarra elettrica, il quadro è completo. La prova vocale di Davide Garbarino sposa in pieno la causa, dove non esulano gli stop & go strumentali che rendono il brano interessante per metrica.
La qualità dell’incisione è buona, il suono è cristallino tanto che gli strumenti sono ben distinti fra di loro e non impastati in un sound oscuro come qualche volta è capitato di ascoltare in alcuni lavori passati del genere. L’assolo di tastiere in “Different Worlds” riporta nel mondo dei Marillion era Fish, mentre il ritornello gioca con l’AOR. Non mancano puntate nel territorio IQ come nel caso di “1984”, uno strumentale che dona vigore e vastità sonora. E’ attraverso “Nothing” che la band palesa il proprio interesse per le composizioni dal gusto ricercato, dove a metà del brano gli strumenti dialogano fra di loro con maestria, a testimonianza di una sinergia coesa fra i componenti.
La title track è la perla dell’album, suddivisa in cinque movimenti per una durata complessiva di undici minuti abbondanti di storia del Prog Rock. Gradevole canzone “Hero For A Day”, più sinfonica “Tell Me The Truth”. Altra perla del disco s’intitola “The Flood”, ben arrangiata anche nelle coralità di fondo, segue la vigorosa “Just A Matter Of Time” che lascia spazio alla conclusiva “Soul Damage”, degna conclusione di un disco ricco d’idee e buone soluzioni. Di certo se questo fosse stato un lavoro di una band inglese, ora saremmo qui a tessere lodi a profusione, in quanto sappiamo bene di essere esterofili a prescindere, invece no, i The Ikan Method sono italiani e di questo dobbiamo andarne orgogliosi. Un disco che tiene in salute il nostrano Neo Prog ricco di storici richiami ma anche di freschezza mediterranea. Un piacere ascoltarlo. MS





Versione Inglese:


THE IKAN METHOD - Perfect Tyranny
Self-production
Genre: Neo Prog
Support: bandcamp / cd - 2024


It is interesting to note how controversial we all are about technology, especially online technology, and then use it for purposes that seem to be a point of no return in our existence. If we are not social, we feel excluded from the world, everything is done online, from grocery shopping to recipes, from self-productions to bookings, in short, we are protesters and assiduous users. We are afraid of being controlled (and it's true), but we can't help ourselves anymore. Doesn't the barking dog bite? This topic is now long-standing, yet it is taken as a point of reference by many artists, especially in music, who often devote concepts to it. The individual is treated as an entity that must be controlled and educated to consume; Pier Paolo Pasolini predicted this back in the 1970s. The Alessandria and Savona band of drummer Luca Grosso (Beggar's Farm, Marcello Chiaraluce Band, Narrow Pass, The Rome Pro(g)ject, etc.), delves into the topic through their second studio album after “Blue Sun” (MaRaCash Records - 2020) entitled “Perfect Tyranny”.
Playing with him are Giulio Smeragliuolo (guitars), Davide Garbarino (vocals), Fabio Zunino (bass), and Andrea Protopapa (keyboards), as well as enlisting the collaboration of Piergiorgio Abba (keyboards in “Just A Matter Of Time”), and Giacomo Grosso (flute in “Perfect Tyranny”).
The album cover paraphrases an inexorable put-down, a strong and clear message to ponder. The ten songs contained, offer a style that is stationed in the 80s-90s range between Neo Prog, AOR, and a few small dabs in Metal Prog. The opening keyboards of “Enemy Within” immediately immerse in the Arena-style context, when the electric guitar then overtakes, the picture is complete. Davide Garbarino's vocal rehearsal fully espouses the cause, where instrumental stop & go's that make the song interesting metrically do not escape.
The quality of the recording is good, the sound is crystal clear so much that the instruments are distinct from each other and not jammed in a dark sound as sometimes happened to be heard in some past works of the genre. The keyboard solo in “Different Worlds” brings one back into the world of Marillion era Fish, while the refrain plays with AOR. There is no shortage of stakes in IQ territory as in the case of “1984,” an instrumental that lends vigor and sonic vastness.
It is through “Nothing” that the band manifests its interest in tasteful compositions, where midway through the song the instruments dialogue with each other masterfully, testifying to a cohesive synergy among the members.
The title track is the pearl of the album, divided into five movements for a total duration of eleven full minutes of Prog Rock history. Pleasant song “Hero For A Day”, more symphonic “Tell Me The Truth”. Another gem of the record is entitled “The Flood”, well arranged also in the background choruses, followed by the vigorous “Just A Matter Of Time”, which gives way to the concluding “Soul Damage”, a worthy conclusion to a record full of ideas and good solutions. Surely if this had been a work by an English band, we would now be here singing praises in profusion, as we know very well that we are foreigners regardless, but no, The Ikan Method are Italian and of this we should be proud. A record that keeps our local Neo Prog healthy full of historical references but also of Mediterranean freshness. A pleasure to listen to. MS
 

 

 





domenica 26 maggio 2024

Agusa

AGUSA – Noir (OST)
Kommun2
Genere: Psichedelia – Progressive Rock
Supporto: cd / vinile – 2024




Attraverso la musica degli svedesi Agusa s’intraprende un percorso mentale, dove la fantasia riesce a liberarsi in evoluzioni pindariche atte a uno stato d’animo sereno. Questo è il potere della Psichedelia, un genere che non tradisce mai, specie se i punti di congiunzione con il Progressive Rock sono evidenti, come per esempio nell’uso del flauto.
Gli Agusa si fondano a Malmö nel 2013, inizialmente composti da Tobias Pettersson (basso), Mikael Ödesjö (chitarra), Dag Strömkvist (batteria) e infine Jonas Berge (organo). Alcuni di loro sono noti anche per aver collaborato con band come Sveriges Kommuner & Landsting, Kama Loka e Hoofoot. L’approccio stilistico è dettato dall’ improvvisazione, un lasciarsi andare senza freni per raggiungere solitamente un risultato fresco oltre che armonioso. Non soltanto ambientazioni oscure come la musica dei paesi nordici ci ha abituati, bensì squarci pastorali e sereni infarciscono solitamente le composizioni che si legano fra di loro come in una sorta di lunga suite. Oggi sono un quintetto formato da Mikael Ödesjö (chitarra), Nicolas Difonis (batteria, voce), Jenny Puertas (flauto, voce), Simon Ström (basso), e Roman Andrén (tastiere).
“Noir (OST)” è il sesto album, e dimostra un fervido periodo d’ispirazione, un ritrovato equilibrio d’intenti oltre che una maturazione degna di una buona personalità. Venti sono le canzoni, incastrate fra di loro come in un grande puzzle, tutte di breve durata, varianti dai due minuti abbondanti ai quattro; questo modus operandi permette al disco di scorrere velocemente senza importanti momenti di stanca. La chitarra e il flauto sono solitamente i protagonisti indiscussi, anche se le tastiere riescono a legare il tutto e donare al sound quel fascino che sembrerebbe provenire direttamente dagli anni ’70.
Ora dipende da cosa si desidera dalla musica, gli Agusa dipingono tasselli a se stanti per un insieme in cui la cultura dei strumentisti fuoriesce allo scoperto grazie a un mix di generi in cui a breve tratti spunta anche il Jazz, questo per venire incontro a tutti quelli che desiderano dall’ascolto un qualcosa d’ impegnativo ma allo stesso tempo di gradevole.
Non si evidenzia un brano migliore di un altro, qui è l’insieme a collaborare e riuscire nell’intento, senza mai strafare perché badare al sodo, è quello che in fondo regala maggiori soddisfazioni. Non esulano richiami a cover come nella breve “Skånsk Rapsodi nr:1”, o “Vind För Våg”.
Questa è musica in cui il supporto vinilico aggiunge ulteriore fascino, così che anche nel 2024 i veri appassionati possono godere di certi rituali che hanno nel cuore.
La scura copertina rappresentante uno squarcio notturno di un bosco mostra un intento greve, tuttavia l’album spezzato da voce narrante, si barcamena fra diversi stati d’animo. Quarantotto minuti scorrono in un lampo, e alla fine dell’ascolto resto appagato, ma anche incuriosito, tanto materiale da approfondire e per questo ho voglia di far ripartire la musica. Un particolare non da poco, visti poi i tempi in cui lo stupore è soffocato dalla banalità quotidiana oltre che da una tonnellata di realizzazioni inutili. Da godere. MS





Versione Inglese:


AGUSA - Noir (OST)
Kommun2
Genre: Psychedelia - Progressive Rock
Support: cd / vinyl - 2024


Through the music of Sweden's Agusa one embarks on a mental journey, where the imagination is able to free itself in Pindaric evolutions apt to a serene state of mind. This is the power of Psychedelia, a genre that never betrays, especially if the points of conjunction with Progressive Rock are evident, as for example in the use of the flute.
Agusa was founded in Malmö in 2013, initially consisting of Tobias Pettersson (bass), Mikael Ödesjö (guitar), Dag Strömkvist (drums) and finally Jonas Berge (organ). Some of them are also known to have collaborated with bands such as Sveriges Kommuner & Landsting, Kama Loka, and Hoofoot. The stylistic approach is dictated by 'improvisation, an unrestrained letting go to usually achieve a fresh as well as harmonious result. Not only dark settings as the music of the Nordic countries has accustomed us to, but rather pastoral and serene glimpses usually infuse the compositions that bind together as in a kind of long suite. Today they are a quintet consisting of Mikael Ödesjö (guitar), Nicolas Difonis (drums, vocals), Jenny Puertas (flute, vocals), Simon Ström (bass), and Roman Andrén (keyboards).
"Noir (OST)" is the sixth album, and it demonstrates a fervent period of inspiration, a newfound balance of purpose as well as a maturation worthy of a good personality. Twenty are the songs, strung together as in a large jigsaw puzzle, all of them short in duration, varying from a good two minutes to four; this modus operandi allows the album to flow quickly without major moments of fatigue. The guitar and flute are usually the undisputed protagonists, although the keyboards manage to tie it all together and give the sound the charm that would seem to come straight from the 1970s.
Now it depends on what you want from the music, Agusa paints separate pieces for an ensemble in which the culture of the instrumentalists comes out into the open thanks to a mix of genres in which Jazz also pops up in short stretches, this to meet all those who want something challenging but at the same time pleasant to listen to.
There is not one song that is better than another, here it is the ensemble that collaborates and succeeds, without ever overdoing it, because looking after the bottom line is what gives the greatest satisfaction. There are no exaggerated references to covers, as in the short "Skånsk Rapsodi nr:1", or "Vind För Våg".
This is music in which the vinyl medium adds further charm, so that even in 2024 true fans can enjoy certain rituals in their hearts.
The dark cover depicting a nocturnal glimpse of a forest shows a grim intent, yet the album broken up by narrative vocals, juggles several moods. Forty-eight minutes flow by in a flash, and at the end of the listening I remain fulfilled, but also intrigued, so much material to delve into and for that I feel like restarting the music. No small detail, then, given the times when awe is stifled by everyday banality as well as a ton of useless accomplishments. To enjoy. MS

 





venerdì 24 maggio 2024

Amanti Di Nefasto

AMANTI DI NEFASTO – Amanti Di Nefasto
Autoproduzione
Genere: Heavy Prog Rock
Supporto: ep –  2024




Esiste un limbo sonoro che si trova a cavallo fra il Progressive Rock e il Progressive Metal, questo si chiama Heavy Prog Rock. Il pubblico che lo segue non è numerosissimo, ma di certo ama la musica passata ed è un fans che non si lascia scappare nulla dell’ambito, un vero e proprio estimatore fedele. Personalmente sono anch’io un amante di queste sonorità, in quanto ritengo che per esprimere certi concetti a volte bisogna alzare i toni, osare e perché no anche destabilizzare, magari attraverso passaggi strumentali ricchi di cambi di tempo e assolo fulminanti. Il Prog invece attenua i toni con eleganza. Posso paragonare il genere a un evidenziatore che risalta l’importanza dei testi, sappiamo poi che il Rock in senso generale è viatico di protesta.
Veniamo ora a conoscenza di un nuovo gruppo italiano del circuito, gli Amanti Di Nefasto che esordiscono con un EP dal titolo omonimo formato da quattro brani. Oggi sono un trio, e di certo i nomi non suoneranno nuovi a chi segue la musica Prog Rock italiana, Stefano Diamanti, voce ed ex membro fondatore degli Abstracta (Elevate Records, 1998), Andrea Arcangeli, bassista dei DGM e dei Noveria, e il polistrumentista/compositore Luca Gaigher, italiano residente a Parigi. L’intento è di dare uno sguardo al passato, per la precisione verso gli anni ’70, il tutto ovviamente modificato attraverso le annose esperienze dei musicisti tenutesi con i relativi gruppi citati.
L’apertura spetta ai cinque minuti abbondanti di “Dinosauri” e alla voce descrittiva dell’immortale Piero Angela che spiega l’esistenza di questi atavici animali. Subito si è avvolti da ritmiche possenti e riff taglienti mentre il cantato si barcamena ottimamente tra musicalità piacevole e andamento cadenzato. Bello il finale strumentale su cambi di ritmo dove le tastiere arrangiano a dovere il tutto. Più ricercata e curata “L’Enigma”, dove il pianoforte inizia il viaggio che lascia presto il passo alla ritmica nuovamente possente e decisa. Da sottolineare la struttura armonica che molto spesso si affianca alla formula canzone e l’assolo di chitarra di certo non banale.
“Ricca Colazione” è giocosa nell’intento di augurare una splendida giornata attraverso un buon cornetto, un cappuccino e perché no anche uno zabaglione. Il brano si presta sicuramente a una perfetta riuscita in sede live, con tanto di battiti di mano a seguire il ritmo, proprio come fanno gli autori stessi nel brano.
Il quarto e ultimo brano porta il titolo “Zolfo 24”, la strumentazione in questo caso ha sonorità moderne, anche se l’intento è sempre quello di aggirarsi intorno a certe soluzioni passate. Buona la prova vocale e la qualità sonora della registrazione di tutto l’ep.
Questo non è altro che un aperitivo in attesa di un album vero e proprio, chiaramente le basi per fare bene ci sono tutte, non stiamo parlando ovviamente degli ultimi arrivati, gli Amanti Di Nefasto sanno il fatto loro. Lasciatevi trasportare. MS








Versione Inglese:


AMANTI DI NEFASTO – Amanti Di Nefasto
Self-production
Genre: Heavy Prog Rock
Support: ep - 2024


There is a sonic limbo that straddles the line between Progressive Rock and Progressive Metal, this is called Heavy Prog Rock. The audience that follows it is not huge, but they certainly love past music and are fans who don't let anything in the sphere pass them by, a true loyal admirer. Personally, I am also a lover of these sounds, as I believe that in order to express certain concepts sometimes it is necessary to raise the tones, dare and why not even destabilize, perhaps through instrumental passages rich in tempo changes and lightning-fast solos. Prog, on the other hand, softens the tone with elegance. I can compare the genre to a highlighter that highlights the importance of lyrics, we know then that Rock in a general sense is viaticum of protest.
We now learn about a new Italian band on the circuit, Amanti Di Nefasto, who make their debut with a self-titled EP consisting of four tracks. They are a trio, and certainly the names will not sound new to those who follow Italian Prog Rock music, Stefano Diamanti, vocalist and former founding member of Abstracta (Elevate Records, 1998), Andrea Arcangeli, bassist of DGM and Noveria, and multi-instrumentalist/composer Luca Gaigher, an Italian living in Paris. The intent is to give a glimpse into the past, to be precise toward the 1970s, all obviously modified through the musicians' long-standing experiences held with the relevant groups mentioned.
The opening is up to the good five minutes of "Dinosauri" and the descriptive voice of the immortal Piero Angela explaining the existence of these atavistic animals. Immediately one is enveloped by mighty rhythms and sharp riffs while the vocals juggle excellently between pleasant musicality and cadenced progression. Beautiful is the instrumental ending on changes of rhythm where the keyboards properly arrange the whole thing. More refined and cared for is "L’Enigma", where the piano begins the journey that soon gives way to the rhythmic again powerful and decisive. Worth noting is the harmonic structure that very often complements the song formula and the certainly not trivial guitar solo.
"Ricca Colazione" is playful in its intent to wish you a wonderful day through a good croissant, cappuccino and why not even a zabaglione. The song certainly lends itself to perfect live performance, complete with handclaps to follow the beat, just as the songwriters themselves do in the track.
The fourth and final track bears the title "Zolfo 24", the instrumentation in this case has modern sounds, although the intent is always to hover around certain past solutions. Good vocal evidence and the sound quality of the recording of the whole ep.
This is nothing more than an appetizer waiting for a proper album, clearly the foundations to do well are all there, we are obviously not talking about the latest arrivals, Amanti Di Nefasto know their stuff. Get carried away. MS 



mercoledì 22 maggio 2024

Puah

Puah - Due Acca Hho
Autoproduzione
Genere: Indie Pop
Supporto: Digital Soundcloud – 2024




Questo blog chiamasi Nonsolo Progrock, per cui mi giungono da recensire anche realizzazioni mirate a un genere non proprio affine ai palati di certi ascoltatori, solitamente abituati a scorribande strumentali ricche di cambi di tempo e via dicendo. Ma la musica è bella perché è varia, conoscere sempre nuovi artisti è un piacere, soprattutto se sono italiani.
Con il progetto Puah (Piccola Unità Anti Hi-Fi) del fiorentino Alessandro Pagani ci avventuriamo nel Pop minimale, quello in cui spesso le parole sono più importanti della musica, relegata a un movimento semplice e supportata da melodie gradevoli facilmente memorizzabili. Elettronica dunque e poco altro ad accompagnare i testi graffianti, brevi e in rima, mirati contro una società che ci sta fagocitando attraverso le sue follie. Pagani è musicista, scrittore, ex membro della band Valvola e co-fondatore dell’etichetta discografica Shado Records. Ha suonato la batteria anche con gli Stolen Apple, e oggi non disdegna neppure passaggi nel cantautorato.
“Due Acca Hho” come suggerisce il titolo, ha come argomento base l’acqua, mentre l’acronimo Piccola Unità Anti Hi-Fi porta al suono onomatopeico Puah, significante una sorta di rigetto. L’album prende spunto da una poesia, un breve componimento scritto decenni fa dalla sorella Daniela purtroppo deceduta nell’ormai lontano 1997. Daniela alla tenera età di cinque anni, partecipò allo Zecchino D’Oro. La poesia narrava: “Mi girai nel vicolo del piccolo paese e sentii un rumore costante. Mi avvicinai, una fontana perdeva, cercai di stringerla. Poi ne vidi un’altra che perdeva, la strinsi. Poi ancora un’altra che perdeva, la strinsi. Tornai indietro e tutte le fontane perdevano nuovamente. Le fissai, poi mi sedetti su una sedia, mi misi una coperta addosso e mi addormentai. Sognavo che tutte le fontane non gocciolavano più. Ero contenta, sognavo.”.
Nelle dieci canzoni che compongono l’insieme, l’acqua è intesa non solo come suono, ma soprattutto come principio attivo della purificazione. Pagani suona tutti gli strumenti, a iniziare dalla strumentale “Tra Le Tue Corde”, dal refrain leggermente retrò. Ed ecco lo sciacquio delle onde giungere in “Vado Al Lago”, una sorta di nenia in cui l’acqua si tinge di rosso sangue per una morte di overdose. Il Pop è diretto, semplice, come un pugno allo stomaco, e si vive la sensazione di malessere durante l’ascolto.
In “Daydream” l’artista impugna la chitarra acustica e sopra suoni synth si addentra in un cantautorato si ruffiano, ma altrettanto sagace. La ricerca per le rime sembra essere quasi maniacale.
Torna il Pop sorretto da un uso incessante di percussioni con “I Passi Passati”, qui la riflessione di un uomo che perde il proprio sguardo nel mare. “Each Is One” è cantata in lingua inglese, l’elettronica è davvero protagonista indiscussa, come in certi brani antichi dei Kraftwerk anni ’70, la voce è filtrata e il contesto si svolge in pieno Hip Hop. Nella musica di Pagani non manca tuttavia la ricerca, soprattutto quella vocale, e neppure i giochi di parole, un esempio giunge da “T’Amerò Tra Tamerici”. “Amore Plutonico” prosegue la ricerca strutturale del brano attraverso la storia d’amore fra due alieni. Il brano che ho apprezzato maggiormente s’intitola “Noe”, una ballata in cui l’artista riprende la chitarra, anche se i conclusivi “Belli Eppure” e “Tutti Bravi” non sfigurano di certo nel contesto.
“Due Acca Hho” è un disco diretto, apparentemente monocorde dove nascosta nel Pop minimale si cela una ricerca di suoni e di testi di certo non banale. Se volete variare l’ascolto, Puah ve ne offre la possibilità. MS





Versione Inglese:



Puah - Due Acca Hho
Self-publishing
Genre: Indie Pop
Support: Digital Soundcloud - 2024


This blog is called Nonsolo Progrock, so I also get to review achievements aimed at a genre not exactly akin to the palates of certain listeners, usually accustomed to instrumental jaunts full of tempo changes and so on. But music is beautiful because it is varied, always getting to know new artists is a pleasure, especially if they are Italian.
With Florentine Alessandro Pagani's project Puah (Piccola Unità Anti Hi-Fi) we venture into minimal Pop, the kind in which words are often more important than music, relegated to simple movement and supported by pleasant melodies that are easy to memorize. Electronics then and little else to accompany the biting, short and rhyming lyrics, aimed against a society that is engulfing us through its follies. Pagani is a musician, writer, former member of the band Valvola and co-founder of the record label Shado Records. He also played drums with Stolen Apple, and today he does not disdain passages into songwriting either.
"Due Acca Hho" as the title suggests, has water as its basic subject, while the acronym Small Anti Hi-Fi Unit leads to the onomatopoeic sound Puah, signifying a kind of rejection. The album takes its cue from a poem, a short composition written decades ago by her sister Daniela who sadly passed away back in 1997. Daniela at the tender age of five participated in the Zecchino D'Oro. The poem narrated, "I turned into the alley of the small town and heard a constant noise. I approached, a fountain was leaking, I tried to squeeze it. Then I saw another one leaking, I squeezed it. Then yet another one leaking, I tightened it. I went back and all the fountains were leaking again. I stared at them, then sat down on a chair, put a blanket over me and fell asleep. I dreamed that all the fountains were no longer dripping. I was happy, dreaming."
In the ten songs that make up the set, water is understood not only as sound, but especially as the active principle of purification. Pagani plays all the instruments, starting with the instrumental "Tra Le Tue Corde", with its slightly retro refrain. And here is the lapping of the waves coming in "Vado Al Lago", a sort of dirge in which the water is tinged blood red from an overdose death. Pop is direct, simple, like a punch to the gut, and one experiences the sick feeling while listening.
In "Daydream", the artist wields an acoustic guitar and over synth sounds delves into a songwriting that is pandering, but equally shrewd. The search for rhymes seems to be almost manic.
Pop supported by incessant use of percussion returns with "I Passi Passati", here a reflection of a man who loses his gaze in the sea. "Each Is One" is sung in English, the electronics are really the undisputed protagonists, as in certain old tracks by 70s Kraftwerk, the vocals are filtered and the context takes place in full Hip Hop. In Pagani's music, however, there is no lack of research, especially vocal research, or even wordplay, an example comes from "T'Amerò Tra Tamerici". "Plutonic Love" continues the structural research of the track through the love story between two aliens. The track I enjoyed most is titled "Noe", a ballad in which the artist reprises the guitar, although the concluding "Belli Eppure" and "Tutti Bravi" certainly do not disfigure in context.
"Due Acca Hho" is a straightforward, seemingly monotonous record where hidden in the minimal Pop is a search for sounds and lyrics that is certainly not trivial. If you want to vary your listening, Puah offers you the possibility. MS





  

domenica 19 maggio 2024

Celeste

CELESTE – Echi Di Un Futuro Passato
Mellow Records
Genere: Rock Progressive
Supporto: cd / Bandcamp – 2024




Il nome di Ciro Perrino (tastiere e voce) nell’ambito del Rock Progressivo italiano si è fatto noto sin dal 1976, quando esordisce discograficamente con il suo gruppo Celeste e l’ottimo album “Principe Di Un Giorno”. Trattandosi della metà inoltrata dei ’70, il genere vive i suoi ultimi momenti di gloria per lasciare successivamente campo alla Discoteca, il Punk e ancora dopo alla New Wave, non c’è più campo per la musica per la mente, quella pastorale, ragionata e ricca di passaggi tecnici, anche per questo il progetto viene al momento congelato. Grazie a internet negli anni ’90 ritorna l’interesse su questa musica, così molte band del periodo vintage sentono la volontà di poter dire di nuovo qualcosa a un pubblico più vasto. E’ anche il caso di Celeste che nel 1991 rilascia “Celeste II” e nel 1992 “I Suoni in una Sfera (OST)”, il tutto sempre grazie all’attenta Mellow Records. Ma è nel 2019 che Perrino manifesta una grande ispirazione, inanellando una serie di dischi dall’alta qualità artistica, “Il Risveglio Del Principe” (2019), “Il Principe Del Regno Perduto” (2020), “Celeste With Celestial Symphony Orchestra” (2022) e oggi “Echi di un Futuro Passato”.
Quello che colpisce è il crescendo qualitativo di queste realizzazioni, come per un buon vino rosso che invecchiando migliora la corporatura e il gusto. Oggi assieme a Francesco Bertone (basso), Enzo Cioffi (batteria), Marco Moro (flauto, sax), e Mauro Vero (chitarre) ci raccontano una nuova favola suddivisa in sette brani tutti di lunga e media durata che variano dai sette ai dieci minuti l’uno. Non mancano special guest che rispondono ai nomi di Marco Canepa (piano), Sergio Caputo (violino), Paolo Maffi (sax), e Ines Aliprandi (voce). La copertina dell’album in stile Roger Dean, è affidata a Mauro Degrassi.
Il sound è sempre lo stesso dagli anni ’70 a oggi, ossia incentrato sul Mellotron, flauto e chitarra in primis, ecco che qui gli amanti di queste sonorità già avranno preso nota. Piccole puntate nel Jazz impreziosiscono lo stile che di suo ha già un buon carattere di base.
Ascoltare il brano “Pigmenti” è come salire nella macchina del tempo, solo la buona qualità sonora odierna fa intendere il periodo in cui viviamo. L’andamento jazz con tanto di fiati è elegante, mentre il punto di forza risiede negli arrangiamenti ben curati e nell’immancabile mellotron. “Sottili Armonie” è una mini suite di undici minuti aperta da un piano malinconico e caldo in cui la ritmica riporta alla memoria i passaggi di certi Pink Floyd datati nel loro momento più intimistico, periodo “Whis You Were Here”. Il movimento è un buon palcoscenico per gli assolo strumentali che si danno staffetta fra flauto, chitarra e basso, le emozioni che scaturiscono sono quindi ad alti livelli.
“Aspetti Astratti” è uno dei punti gradevoli del disco, fra psichedelia un bell’assolo di basso e di sax. Tutto sembra apparentemente semplice, in realtà si evince un grande lavoro di ricerca per le melodie. Con “Attese Sottese” il panorama diventa pastorale, grazie soprattutto agli arpeggi della chitarra acustica che dialoga con il piano e il violoncello che fa da base. Il ritmo sale e sul più bello ecco nuovamente giungere il sax che fa vetrina di se. Qui nel pentagramma c’è tanto mestiere!
"Misteri Evoluti" è maggiormente Prog, tanto da farmi ricordare certe Orme degli anni ’70. Il top si raggiunge attraverso “Madrigale”, straziante in certi passaggi e impreziosita dalla voce di Ines Aliprandi, vero e proprio strumento fra gli strumenti. "Circonvoluzioni" ha un grande uso di tastiere, fra mellotron, piano e hammond, tanta qualità espressa in pochi minuti che concludono l’album. “Echi Di Un Futuro Passato” è un disco piacevolissimo, da ascoltare in silenzio, magari in cuffia per assaporarne al meglio le sfumature. Ancora una volta Celeste riesce a incantare, e questa è senza ombra di dubbio la musica che ti fa stare bene. MS 





Versione Inglese: 


CELESTE – Echi Di Un Futuro Passato
Mellow Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd / Bandcamp - 2024


The name of Ciro Perrino (keyboards and vocals) in the sphere of Italian Progressive Rock has been well known since 1976, when he made his discographic debut with his band Celeste and the excellent album "Principe Di Un Giorno". Being the mid-late 70s, the genre lives its last moments of glory to leave later field to Disco, Punk and still later to New Wave, there is no more field for music for the mind, the pastoral, reasoned and rich in technical passages, also for this reason the project is frozen at the moment. Thanks to the Internet in the 1990s interest in this music returns, so many bands from the vintage period feel the desire to be able to say something again to a wider audience. This is also the case for Celeste, which in 1991 released "Celeste II" and in 1992 "Sounds in a Sphere (OST)", all again thanks to the attentive Mellow Records. But it is in 2019 that Perrino manifests great inspiration, ringing up a series of records of high artistic quality, "Il Risveglio Del Principe" (2019), "Il Principe Del Regno Perduto" (2020), "Celeste With Celestial Symphony Orchestra" (2022) and today "Echoes of a Future Past".
What is striking is the qualitative crescendo of these achievements, as with a good red wine that gets better in body and taste as it ages. Today together with Francesco Bertone (bass), Enzo Cioffi (drums), Marco Moro (flute, sax), and Mauro Vero (guitars) they tell us a new fable divided into seven tracks all of long and medium duration ranging from seven to ten minutes each. There is no shortage of special guests who answer to the names of Marco Canepa (piano), Sergio Caputo (violin), Paolo Maffi (sax), and Ines Aliprandi (vocals). The album cover, in Roger Dean style, is by Mauro Degrassi.
The sound is always the same from the 1970s to the present, that is, centered on the Mellotron, flute and guitar in primis, here lovers of these sounds will already have taken note. Small dabs in Jazz embellish the style, which in itself already has a good basic character.
Listening to the track "Pigmenti" is like climbing into the time machine, only the good sound quality of today hints at the period in which we live. The jazzy progression with lots of horns is elegant, while the strong point lies in the well-rendered arrangements and the ever-present mellotron. "Sottili Armonie" is an eleven-minute mini-suite opened by a melancholy, warm piano in which the rhythm brings to mind passages from certain dated Pink Floyd at their most intimate, "Whis You Were Here" period.
The movement is a good stage for instrumental solos that relay between flute, guitar and bass, the emotions that arise are thus at a high level.
"Aspetti Astratti" is one of the pleasing points of the record, between psychedelia a nice bass and sax solo. Everything seems seemingly simple, in fact a great deal of research work for the melodies is evident. With "Attese Sottese", the scenery becomes pastoral, thanks mainly to the arpeggios of the acoustic guitar that dialogues with the piano and the cello that acts as a base. The pace picks up and at the most beautiful here again comes the sax that showcases itself. There is a lot of craft here in the stave!
"Misteri Evoluti" is more Prog, so much so that it reminds me of certain Orme from the 1970s. The top is reached through "Madrigale”, heartbreaking in certain passages and embellished by Ines Aliprandi's voice, a true instrument among instruments. "Circonvoluzioni" has great use of keyboards, between mellotron, piano and hammond, so much quality expressed in a few minutes that conclude the album. "Echi Di Un Futuro Passato" is a very pleasant record, to be listened to in silence, perhaps on headphones to best savor its nuances. Once again Celeste manages to enchant, and this is without a shadow of a doubt music that makes you feel good. MS

 

 



venerdì 17 maggio 2024

Uscite Prog Rock Italiane In Breve

 

2024 - USCITE PROG ROCK ITALIANE IN BREVE
 
 
BAROQUE LEGACY - Labyrinthine Baroque Legacy
(Autoproduzione – 2024)




Questo disco della band milanese è sorprendente, un mix fra passato, presente, barocco, sinfonico, elettrico, insomma un vero e proprio caleidoscopio sonoro che farà sicuramente la gioia di molti di voi insaziabili progster dai gusti difficili. Sorprendente anche per freschezza. Consigliatissimo. Voto: 8




 
AL III – Ego
(Art Rock Heaven – 2024)




La nuova frontiera del Prog procede nel cammino della contaminazione anche attraverso progetti come questo di ALIII. Interessanti melodie s’intersecano con passaggi apparentemente incongruenti, un pot-pourri di generi come Canterbury, Eclectic Progressive, Heavy Progressive, Jazz Rock, Krautrock,  Neo-Progressive, Post Rock/Math Rock,  Progressive Folk, Progressive Electronic, Psychedelic/Space Rock, Rock Progressivo Italiano, Symphonic Progressive, Jazz, Rock Progressivo Brasileir… Vi basta? Voto: 7




 
DROPOUT - Sulla Fine Delle Cose
(Cactusound – 2024)




Davide Burattin è l’ideatore di Dropout, in questo nuovo album il cantautorato Prog è altamente raffinato in un concept introspettivo. Passaggi nel Folk e nell’elettronica non alzano troppo la voce, bensì vivono di crescendo emotivi dal forte carattere. Un disco intenso che va ascoltato ripetutamente e con cura per coglierne a pieno il suo significato. Voto: 7




 
HOTEL PAURE – Interferenze
(Autoproduzione – 2024)




Interessante Pop Prog ricco d’idee e un cantato non convenzionale che s’infila tra interpretazioni al limite dello sperimentale. Questo è Rock d’autore  ricercato che fa riflettere durante l’ascolto, e questo per me è un grande pregio. Sussurri dal cosmo, pulsazioni adolescenziali, metamorfosi, transizioni, fughe e amori sono fra gli ingredienti di quest’album. Voto: 7




 
LUCA LEGGI – Permafrost
(Autoproduzione – 2024)




Luca Leggi insegna, ha un blog e compone musica sin dal 2012. In questo nuovo album risiedono dodici brani che spaziano in differenti stili e generi, a testimonianza di un’ampia cultura nel campo. Questo spazioso contenitore di suoni fa si che il tutto scorra in maniera veloce oltre che piacevole. Voto: 6,5




 
LUCA ZABBINI - Cinematic Stories
(Autoproduzione – 2024)




Compositore, produttore, arrangiatore, diplomato col massimo dei voti in Pianoforte ed in Composizione. Nato il 26 marzo 1984 a S. Giovanni in Persiceto, nel cuore del bolognese, Luca Zabbini ha fin da giovane dimostrato una profonda affinità con il mondo della musica. Tastierista della band Barock Project realizza questo nuovo album completamente strumentale di Prog cinematografico. Mondi futuristici si aprono durante l’ascolto. Spettacolare. Voto: 8




 
METRONIMIA - Caleidoscopio Astrale
(Autoproduzione – 2024)




Album vigoroso, pieno di energia questo dei Metronimia, fra cantautorato, Prog dal sapore vintage e una voce che mi ricorda quella di David Surkamp dei Pavlov’s Dog. Il disco è registrato a presa diretta per mantenere intatta la schiettezza degli intenti.
Voto: 7




 
MICHELANGELO ALVIANO  - Scopro L'ovvio
(Aron Music Records – 2024)




Rock, Cantautore, Progressive, Alternativo e molto altro ancora in questo disco graffiante con testi a tratti poetici, una sorpresa in quanto qui vige un equilibrio fra modernità e una cura per la melodia a tratti radiofonica. Piacevole. Voto: 6,5




 
MOLL FLANDERS – Skaramagas
(Borgatti, Pinky Records – 2024)




Questa band di Livorno ha nel DNA il vero Rock degli anni ’70. Il quartetto formato da Piero Ciantelli (batteria), Alessandro De Fusco (chitarra), Matteo Niccolini (basso), e Manuela Abate Ellis Redè (voce) è al suo debutto, e l’album contiene brani cantati sia in italiano che in inglese. Il punto di forza risiede negli arrangiamenti e nei cambi umorali.
Voto: 7