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sabato 29 luglio 2023

Sfaratthons

SFARATTHONS – Odi Et Amo
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock Italiano
Supporto: Digital / cd – 2023




Per chi ancora avesse dubbi o perplessità sulla valanga sonora che ha travolto la musica italiana nei primi anni ’70 proveniente principalmente dall’Inghilterra, oggi ne abbiamo un’ennesima prova con gli abruzzesi Sfaratthons. Il Rock da noi in quel periodo era rappresentato principalmente da Bobby Solo, Little Tony, Celentano e pochi altri ma con l’avvento del Rock Progressivo (nel 1971 ancora chiamato Pop) la nostra musica si veste di nuovi colori. Pur mantenendo la mediterraneità dei suoni, ci siamo immersi in quest’avventura, dove la controcultura la faceva da padrona. I risultati sono stati a dir poco eccellenti almeno fino alla fine del 1975, dove il movimento comincia a dare i primi accenni di stanca creativa. Band come Premiata Forneria Marconi, Orme, Banco Del Mutuo Soccorso etc. sono ancora oggi ascoltate con piacere e tutte straordinariamente calcano ancora i palchi.
Seguono nel tempo una marea di gruppi che prendono come riferimento i suddetti pionieri per poi rivisitare il tutto con la propria personalità (nel caso ci sia). Di certo il genere non ha un successo commerciale elevato, tanto da restare sempre nel limbo della nicchia di fans vista la complessità di alcuni brani e soprattutto la lunghezza che non consente molti passaggi radiofonici. Ma questo a chi ama il Prog non interessa, anzi, meno siamo e meglio stiamo.
Gli Sfaratthons si gettano anima e corpo in questo vascone di suoni, anche con questo terzo album concepito durante il periodo pandemico. Immaginate voi di ascoltare le Orme e di aggiungerci il flauto, questo è un connubio fatale per i cuori del Prog fans, e già queste poche righe bastano per fare acquistare il nuovo “Odi Et Amo”. Altro punto in comune fra questi musicisti del passato e del presente è proprio il testo riguardante l’eterna lotta fra il bene e il male (per le Orme “Felona E Sorona”), qui sono l’odio e l’amore, la ragione e il sentimento. I testi sono per opera del poeta Donato Di Luca.
La formazione è composta da Giovanni Di Nunzio (voce solista, chitarre), Cecilio Luciano (batteria), Luca Di Nunzio (tastiere, chitarre, voce), Giovanni Casciato (chitarre) e Mario Di Nunzio (basso) con l’aggiunta di Geoff Warren al flauto e del sax di Sabino Matteucci nel brano “Saffo”.
 In media le otto tracce che compongono il lavoro sono delle mini suite, altra conferma di quanto detto. S’inizia proprio con “Odi Et Amo”, le carte sono subito scoperte e le parti strumentali sono davvero intense, profonde, tanto da far venire spesso la pelle d’oca a chi come me è amante di certe sonorità vintage. Le tastiere svolgono un ruolo importante, ma anche la sezione ritmica dimostra di essere un vero e proprio motorino ben lubrificato. Ciò che subito esce allo scoperto è l’intesa e l’amore dei strumentisti per questa musica, mentre il flauto è il vero valore aggiunto per l’economia di questa musica.
L’attesa della visione della propria donna è affrescata in una tela sonora ricca di colori nel brano “La Donna Amata” e ancora donna in “Maddalena”, una storia che narra le vicissitudini di una paesana cantata in dialetto. La poetica di “Saffo” s'incentra sulla passione e sull'amore per vari personaggi, qui la musica è colonna sonora davvero appropriata fra Orme ed effetti sonori. Struggente il solo finale di chitarra. Tanto mellotron fra le note e ciò è ingrediente che non può mai mancare in questo piatto. Amore ottocentesco per “Zarina”, pezzo composto da Geoff Warren fra reminiscenze sanremesi del 2020. “Ti dono Una Canzone” è anche per minutaggio stesso che si aggira attorno ai tre minuti, il singolo che anticipa l’album ed è composto sempre nel 2020. In chiusura “Odi Et Amo – Closing Session”.
Ascoltare questo terzo lavoro dei Sfaratthons è come bere un fresco bicchiere d’acqua, quando si ha sete di questa immortale musica, migliore bevanda non può esistere. Il Prog italiano è sempre vivo, alla faccia di chi dice che il genere è finito. MS 





Versione Inglese:


SFARATTHONS - Odi Et Amo
Self-production
Genre: Italian Progressive Rock
Support: Digital / cd - 2023


For those who still had doubts or perplexities about the avalanche of sound that swept through Italian music in the early 1970s coming mainly from England, today we have yet more proof of that with the Abruzzese Sfaratthons. Rock by us at that time was represented mainly by Bobby Solo, Little Tony, Celentano and a few others, but with the advent of Progressive Rock (in 1971 still called Pop) our music was dressed in new colors. While maintaining the Mediterranean nature of the sounds, we immersed ourselves in this adventure, where the counterculture took center stage. The results were nothing short of excellent at least until the end of 1975, where the movement began to show the first hints of creative fatigue. Bands such as Premiata Forneria Marconi, Orme, Banco Del Mutuo Soccorso etc. are still listened to with pleasure today and all extraordinarily still tread the stages.
This is followed over time by a flood of bands that take the aforementioned pioneers as a reference and then revisit it with their own personality (in case there is one). Certainly the genre is not highly commercially successful, so much so that it always remains in the limbo of the niche of fans given the complexity of some of the songs and especially the length that does not allow much radio airplay. But that doesn't matter to Prog fans; on the contrary, the less the merrier.
The Spharatthons throw themselves heart and soul into this vasculature of sound, even with this third album conceived during the pandemic period. Imagine you listen to the Orme and add the flute to it, this is a fatal combination for the hearts of Prog fans, and already these few lines are enough to make them buy the new "Odi Et Amo." Another common point between these musicians of the past and present is precisely the lyrics concerning the eternal struggle between good and evil (for Orme "Felona E Sorona"), here it is hate and love, reason and feeling. The lyrics are by poet Donato Di Luca.
The lineup is composed of Giovanni Di Nunzio (lead vocals, guitars), Cecilio Luciano (drums), Luca Di Nunzio (keyboards, guitars, vocals), Giovanni Casciato (guitars) and Mario Di Nunzio (bass) with the addition of Geoff Warren on flute and Sabino Matteucci's saxophone on the track "Saffo."
 On average, the eight tracks that make up the work are mini-suites, another confirmation of the above. Starting right with "Odi Et Amo," the cards are immediately laid out and the instrumental parts are really intense, deep, so much so that they often give goosebumps to those like me who love certain vintage sounds. The keyboards play an important role, but the rhythm section also proves to be a real well-oiled engine. What immediately comes out is the understanding and love of the instrumentalists for this music, while the flute is the real added value to the economy of this music.
The anticipation of the vision of one's woman is frescoed in a colorful sound canvas in the song "La Donna Amata" and more woman in "Maddalena," a story about the vicissitudes of a villager sung in dialect. The poetics of "Sappho" centers on passion and love for various characters, here the music is truly appropriate soundtrack between Orme and sound effects. Poignant is the final guitar solo. Lots of mellotron among the notes and that is ingredient that can never be missing in this dish. Nineteenth-century love for "Zarina," a piece composed by Geoff Warren amidst San Remo reminiscences of 2020. "Ti dono Una Canzone" is also by minute length itself hovering around three minutes, the single that anticipates the album and is also composed in 2020. In closing "Odi Et Amo - Closing Session."
Listening to this third work of Sfaratthons is like drinking a cool glass of water, when one is thirsty for this immortal music, better drink cannot exist. Italian Prog is always alive, in spite of those who say the genre is finished. MS






giovedì 27 luglio 2023

Matteo Mancuso

MATTEO MANCUSO – The Journey
The Players Club
Genere: Virtuoso strumentale
Supporto: cd – 2023




Ci sono numerose scuole di pensiero riguardo alla musica completamente strumentale, esistono ascoltatori che la prediligono e altri che la evitano in quanto spesso messaggera di lunghe e noiose elucubrazioni. Se poi a suonare un disco del genere è un solista, si può incappare in una sorta di palestra in cui far vedere i propri muscoli a discapito magari delle buone melodie. In fondo un disco, o per meglio dire una canzone, alla fine dell’ascolto deve lasciare traccia di se, un motivo da ricordare se non addirittura da fischiettare, altrimenti tutto si perde nei meandri del dimenticatoio, sì l’artista è bravissimo ma cosa ha detto?
Mi ritrovo ad ascoltare oggi un talento palermitano di nome Matteo Mancuso, che nonostante la sua giovane età di ventisette anni, dimostra già di avere alle spalle una lunga esperienza nel campo chitarristico, già a dodici anni frequenta palchi di festival Jazz. Quando di base si ha la conoscenza del Blues e del Jazz, le strade che s’intraprendono successivamente in altri generi sono inevitabilmente in discesa, e non sono di certo io il solo a sostenerlo.
E’ un suonatore poliedrico, spazia dal classico all’elettrico, nel 2017 registra un disco con il trio Jazz Rock di nome Snips e lo stesso anno all'interno del famoso Umbria Jazz a Perugia, ottiene una borsa di studio per il prestigioso Berklee College di Boston. Nel 2019 diventa endorser ufficiale al NAMM show di Los Angeles per Yamaha Guitars, ma la cosa che più mi ha colpito del suo modo personale di approcciarsi allo strumento è il suonare senza plettro, a dimostrazione di studio e ricerca nel campo.
“The Journey” è il debutto ufficiale a suo nome, e come iniziare se non con un viaggio ispirato anche dal Milione di Marco Polo? (quanto ci piace viaggiare a noi italiani).
Il disco è composto di nove brani e con lui suonano al basso Riccardo Oliva e Stefano India, alla batteria Gianluca Pellerito, e Giuseppe Bruno, all’organo e al piano Giuseppe Vasapolli. L’artwork è un’opera di Roy Koch. L’album è completamente dedito alla melodia di facile ascolto, e questo già può interessare un vastissimo pubblico, anche se ovviamente la tecnica di Mancuso spesso fuoriesce in maniera imponente in tutta la sua cristallinità. L’iniziale “Silkroad” ne è testimonianza grazie ad un efficace mid tempo che accalappia immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore, un pezzo molto vicino al mondo del Progressive Rock. In “Polifemo” scaturisce il Jazz, amabile e morbido, a seguire “Falcon Flight” sempre incentrato nel contesto descritto, con scale sonore più ricercate e un ritmo sostenuto. “Open Fields” è delicata, un passaggio nel Blues se vogliamo anche in stile Pino Daniele primo periodo. Ed è la volta del singolo che precede il disco con tanto di video dal titolo “Drop D.”, qui il grove è diretto oltre che semplice, tutto dedito sempre a favore della melodia gradevole.
Un'altra carta vincente di quest’album è la durata dei brani mai lunghi e tutti attorno ai quattro, massimo sei minuti. Ancora Jazz e fusion per “Blues For John”, inevitabile l’accostamento con la musica di Jaco Pastorius. Qui c’è un assolo di chitarra che mi lascia davvero appagato! Mancuso imbraccia ora la chitarra classica per farci respirare dopo cotanto materiale importante e lo fa a favore di un brano accogliente e in qualche modo anche sperimentale, intitolato “Time To Leave”. Su “Samba Party” c’è tutto l’amore del chitarrista per lo strumento, e a concludere “The Journey”, una ballata acustica che vede la collaborazione del padre Vincenzo, anche lui apprezzato musicista nel campo.
In conclusione di questa recensione vorrei rimarcare due elogi ricevuti da Mancuso che sicuramente valgono più dei miei: “Un talento assoluto; la sua capacità d’improvvisazione è avanti anni luce. Ci vorrebbero due o tre vite. È stato come quando Jaco (Pastorius) è entrato in scena... come ha fatto a diventare così bravo e così in fretta...?”, e “L'evoluzione della chitarra è fermamente assicurata nelle mani di questo tipo di musicisti... è solo un nuovo livello, il tono, il tocco, le note... sono musicisti molto puliti, niente sciattoni!”, il primo è di Al Di Meola e il secondo di Steve Vai, e scusate se è poco. MS





Versione Inglese:


MATTEO MANCUSO - The Journey
The Players Club
Genre: instrumental virtuoso
Support: cd – 2023
 
There are numerous schools of thought regarding fully instrumental music, there are listeners who prefer it and others who avoid it as it is often a harbinger of long and boring lucubrations. Then, if a soloist is playing such a record, one can run into a kind of gymnasium in which to show off one's muscles at the expense of perhaps good melodies. After all, a record, or rather a song, at the end of listening must leave a trace of itself, a tune to be remembered if not even whistled, otherwise everything is lost in the twists and turns of oblivion, yes the artist is very good but what did he say?I find myself listening today to a talent from Palermo named Matteo Mancuso, who despite his young age of twenty-seven, already shows that he has a long experience in the field of guitar playing, already at the age of twelve he frequents stages of Jazz festivals. When you have a basic knowledge of Blues and Jazz, the paths you take later in other genres are inevitably downhill, and I am certainly not alone in that view.
He is a multifaceted player, ranging from classical to electric, in 2017 he recorded a record with the Jazz Rock trio named Snips, and the same year within the famous Umbria Jazz in Perugia, he got a scholarship to the prestigious Berklee College in Boston. In 2019 he became an official endorser at the NAMM show in Los Angeles for Yamaha Guitars, but the thing that struck me most about his personal way of approaching the instrument is playing without a pick, demonstrating study and research in the field. "The Journey" is the official debut under his own name, and how better to start than with a journey also inspired by Marco Polo's Milione? (how we Italians like to travel).
The album consists of nine tracks, and playing with him on bass are Riccardo Oliva and Stefano India, on drums Gianluca Pellerito, and Giuseppe Bruno, on organ and piano Giuseppe Vasapolli. The artwork is a work by Roy Koch. The album is completely devoted to easy-listening melody, and this already may appeal to a very wide audience, although of course Mancuso's technique often leaks out impressively in all its crystallinity. The opening "Silkroad" bears witness to this thanks to an effective mid tempo that immediately grabs the listener's attention, a piece very close to the Progressive Rock world. In "Polyphemus" Jazz springs forth, lovable and smooth, followed by "Falcon Flight" still centered in the described context, with more refined sound scales and a sustained rhythm.
"Open Fields" is delicate, a passage into the Blues if you will also in the style of early Pino Daniele. And it is the turn of the single that precedes the album complete with video entitled "Drop D.", here the grove is direct as well as simple, all dedicated always in favor of pleasant melody.
Another trump card of this album is the length of the tracks, which are never long and all around four, maximum six minutes. More jazz and fusion for "Blues For John," the juxtaposition with the music of Jaco Pastorius is inevitable. There is a guitar solo here that really leaves me fulfilled! Mancuso now harnesses the classical guitar to give us a breather after so much important material, and he does so in favor of a cozy and somehow even experimental track entitled "Time To Leave." On "Samba Party" there is all the guitarist's love for the instrument, and to conclude "The Journey," an acoustic ballad featuring the collaboration of his father Vincenzo, also an esteemed musician in the field.
In concluding this review I would like to remark on two praises received from Mancuso that are surely worth more than my own: "An absolute talent; his improvisational skills are light years ahead. It would take two or three lifetimes. It was like when Jaco (Pastorius) came on the scene...how did he get so good and so fast...?" and "The evolution of the guitar is firmly assured in the hands of these kinds of musicians.... it's just a new level, the tone, the touch, the notes...they're very clean musicians, no slobs!", the former is by Al Di Meola and the latter by Steve Vai, and sorry if that's not enough. MS






domenica 23 luglio 2023

Gianni Venturi

GIANNI VENTURI – Il Poema Della Balena Spiaggiata
Autoproduzione / PMS Studio Indie Music Label
Genere: Sperimentale – vocale
Supporto: cd / Bandcamp – 2022




Che cosa è l’arte è un argomento oramai inflazionato nel tempo, è stata descritta in centinaia di modi e il nostro vocabolario della lingua italiana ne da una definizione ben distinta qui sintetizzata: “Qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.”. Si evince di conseguenza che l’uomo ha bisogno dell’arte in quanto vero e proprio linguaggio alternativo del suo essere. Spesso le parole non bastano per estrarre ciò che si ha dentro, e in questo caso viene in soccorso la musica, la pittura, la danza etc., in altri invece sono proprio le parole a dare un ulteriore valore all’arte, specie quando queste sono pesanti come macigni.
Il bolognese Gianni Venturi oramai nella scena sperimentale e progressiva italiana da decenni, è una certezza in quanto autore di poesia in musica, ricercatore delle vocalità attraverso studi sciamani, sposando la causa pensiero associato alla schiettezza espressa attraverso il connubio significato/suono. Non si tratta dunque di ascoltare musica per espressione annessa del termine, bensì è l’addentrarsi in un contesto sociale esaminato attraverso la forza delle parole grazie ad una forte personalità. Immaginate nei tempi moderni di ritrovare un anacronistico approccio alla controcultura, viatico di protesta del periodo anni ’70, con un robusto senso dell’essere al centro dell’attenzione. Le parole adoperate da Venturi dunque graffiano la lavagna del pensiero, rilasciando in chi ascolta sensi striduli indelebili atti a colpire profondamente il sensibile e personale animo umano.
Non mi dilungo a nominare tutti i progetti sonori in cui l’autore ha partecipato nel tempo, la lista è davvero lunga e per questo c’è internet che vi supporta in maniera esaustiva.
Come un Don Chisciotte, Venturi si addentra in battaglie difficili da superare in quanto la società odierna, a differenza del suddetto periodo della controcultura, non è avvezza a un ascolto attento, in un mondo mordi e fuggi questo è pressoché impossibile. Per fortuna c’è sempre chi crede in questi artisti donando loro voce e visibilità, come per esempio è accaduto nel tempo con la casa discografica Lizard Records, anche lei sposa della causa pensiero e personalità oltre che di musica.
Ma in quest’ultima opera autoprodotta intitolata “Il Poema Della Balena Spiaggiata” l’autore vuole mettere a nudo tutti i crimini e difetti della società occidentale che bene sono rappresentati anche nel ricco libretto che accompagna il disco per opera del regista Lucien Moreau. Un uomo grasso dall’espressione ottusa troneggia sopra un mondo brullo ricoperto solamente di rifiuti. Undici sono i versi creati a esprimere questi concetti, soprattutto l’incapacità di essere individui pensanti e uno sguardo all’amore, quello che in teoria dovrebbe far girare al meglio il nostro mondo.
Un lavoro vocale studiato accompagna il parlato sin dall’iniziale e marziale “Crepuscolo”, dove la riflessione malinconica attraverso la consapevolezza, rilascia un profondo senso di amarezza: “Lo schermo riflette la cloaca sociale, ne faccio parte”.
Molti di voi amanti del compianto cantante Demetrio Stratos troveranno numerose affinità d’approccio anche nel poema “Esperimento Sociale”, in effetti tutto questo chiude un cerchio se vogliamo legato anche all’utopia degli impegni sociali anni ’70, ma Venturi è ben consapevole di cosa noi oggi siamo e non trattasi dunque di “Gioia e Rivoluzione”, bensì di schietta, rassegnata e diretta cronaca dei fatti. Alcuni titoli lasciano trapelare il senso delle poesie contenute, come ad esempio “Il Cancro Neoliberista” o la stessa “Poema Della Balena Spiaggiata”.
Tuttavia qui non si ha la presunzione di avere un’unica ragione nella libertà di pensiero, ma dobbiamo sicuramente dare atto a Gianni Venturi di avere al riguardo idee molto chiare, e perlomeno di essere un cronista spietato degli eventi. “Il Poema Della Balena Spiaggiata” è un altro tassello poetico da ascoltare con attenzione in attesa di nuovi sviluppi con Lucien Moreau e il terzo capitolo di Moloch, e la seconda collaborazione con Alessandro Seravalle nel progetto Qohelet. Per fortuna anche oggi esistono artisti come Gianni Venturi che fanno riflettere o perlomeno pensare attentamente, anche se solo per la durata di un disco, facciamone tesoro. MS 


BANDCAMP: https://gianniventuri.bandcamp.com/album/il-poema-della-balena-spiaggiata




Versione Inglese:


GIANNI VENTURI - Il Poema Della Balena Spiaggiata
Self-Production / PMS Studio Indie Music Label
Genre: Experimental - vocal
Support: cd / Bandcamp - 2022


What is art is a topic that has become overblown over time, it has been described in hundreds of ways and our vocabulary of the Italian language gives a distinct definition of it summarized here: "Any form of activity of man as a proof or exaltation of his inventive talent and expressive ability." It follows accordingly that man needs art as a true alternative language of his being. Often words are not enough to extract what one has inside, and in this case music, painting, dance etc. come to the rescue. , in others, however, it is words that give additional meaning to art, especially when they are as heavy as boulders.
The Bolognese Gianni Venturi now in the Italian experimental and progressive scene for decades, is a certainty as an author of poetry in music, a researcher of vocalities through shaman studies, espousing the cause thought associated with directness expressed through the combination of meaning/sound. Therefore, it is not about listening to music by annexed expression of the term, but rather it is the delving into a social context examined through the power of words through a strong personality. Imagine in modern times finding an anachronistic approach to counterculture, a viaticum of protest from the 1970s period, with a robust sense of being at the center of attention. The words employed by Venturi therefore scratch the slate of thought, releasing in the listener indelible shrill senses apt to strike deep into the sensitive and personal human soul.
I won't go into naming all the sound projects in which the author has been involved over time, the list is really long and for that there is the Internet to support you comprehensively.
Like a Don Quixote, Venturi enters into battles that are difficult to overcome since today's society, unlike the aforementioned counterculture period, is not accustomed to attentive listening , in a hit-and-run world this is almost impossible. Fortunately, there are always those who believe in these artists by giving them a voice and visibility, as for example has happened over time with the record label Lizard Records, also a spouse of the cause thought and personality as well as music.
But in this latest self-produced work entitled "Il Poema Della Balena Spiaggiata",the author wants to lay bare all the crimes and flaws of Western society, which are also well represented in the rich booklet that accompanies the record by director Lucien Moreau. A fat man with a dull expression towers above a barren world covered only with garbage. Eleven are the verses created to express these concepts, especially the inability to be thinking individuals and a look at love, the one that in theory should make our world run at its best.
A studied vocal work accompanies the spoken word since the initial and martial "Crepuscolo”, where melancholic reflection through awareness, releases a deep sense of bitterness: "The screen reflects the social sewer, I am part of it."
Many of you lovers of the late singer Demetrio Stratos will also find numerous affinities of approach in the poem "Esperimento Sociale”, in fact all of this closes a circle if you will also linked to the utopia of the 1970s social commitments, but Venturi is well aware of what we are today and it is therefore not a matter of "Gioia E Rivoluzione” but rather of blunt, resigned and direct reporting of facts. Some titles hint at the meaning of the poems contained, such as "The Neoliberal Cancer" or " Poema Della Balena Spiaggiata " itself.
However, here we do not presume to have a single reason in freedom of thought, but we must certainly give Gianni Venturi credit for having very clear ideas in this regard, and at least for being a ruthless chronicler of events. "Il Poema Della Balena Spiaggiata" is another poetic piece to be listened to carefully while waiting for new developments with Lucien Moreau and the third chapter of Moloch, and the second collaboration with Alessandro Seravalle in the Qohelet project. Fortunately, even today there are artists like Gianni Venturi who make people think or at least think carefully, even if only for the duration of a record, let us treasure them. MS


BANDCAMP: https://gianniventuri.bandcamp.com/album/il-poema-della-balena-spiaggiata






sabato 22 luglio 2023

Donato Zoppo intervista Max Salari su NEO PROG

 

Massimo Salari e il progressive dagli anni ‘80 ad oggi
Arcana pubblica ‘Neo Prog. Storia e discografia essenziale’

Di Donato Zoppo



                                                                                                             
Genesis, King Crimson e Yes hanno esaltato di milioni di appassionati in tutto il mondo, ma nominare Marillion, Pendragon, IQ e Echolyn, oppure i nostri Ezra Winston, Malibran e Notturno Concertante, farà battere i cuori dei più affezionati amanti del rock progressivo. A differenza dei pionieri degli anni ’70, i protagonisti del new prog hanno cominciato a fare musica nel periodo più difficile, quello del punk, sfidando tempi, mode e case discografiche, facendo sognare uno zoccolo duro di fan che sperava in una rinascita del genere. di questo si è occupato Massimo Salari, noto commentatore di affari progressive, con il suo terzo lavoro per Arcana.
 
In Rock Progressivo Italiano 1980-2013 hai raccontato l’epopea del prog tricolore più recente, in Metal Progressive Italiano hai osservato la variante metallica del genere, ora hai aperto lo sguardo a un pezzo importante di storia del prog. Parte tutto dalle bordate del punk nel 1977?

Un saluto a tutti i lettori.
Il Punk non è il solo artefice del momentaneo stop del Rock Progressive, in concomitanza si adoperano altresì la New Wave e la musica da discoteca. Se andiamo ad analizzare attentamente il fenomeno ci rendiamo conto che trattasi di tutti generi dediti ad un rapporto fisico con la musica. Notoriamente il Prog è musica per la mente, denominata da molteplici esperti come “la musica dotta”, e guarda caso i tre generi di moda nella fine degli anni ’70 e nei primi degli ’80 sono proprio il contrario del Prog ossia musica per il corpo, da ballare o da vivere (come appunto dici bene tu, anche il Punk). Questo perché? Semplice da dire, la gente dopo dieci anni di lunghe suite, di Rock sperimentale e di musica impegnata… E’ solo stanca. Basta questa logorroicità, servono poche note per sballarsi e la voglia di cimentarsi in balli o quant’altro di poco impegnativo  cerebralmente parlando.
La musica come divertimento fisico.
Cambiano le mode, l’individuo non è più al centro dell’interesse, dove nei ‘60/’70 si aveva la prerogativa di essere esclusivamente se stessi, qui si passa all’omologazione. Tutti dobbiamo essere necessariamente uguali, vedi ad esempio la nascita del fenomeno dei cosiddetti “Paninari” spinti dai media in programmi di moda  come Drive In, giovani con un loro linguaggio e vestiti tutti uguali. Chi è differente da questa tendenza  è out, quindi fine del Prog!
 
Mentre per i campioni dell’epoca d’oro i riferimenti erano ampi – dai Beatles alla musica classica – i protagonisti new prog hanno ristretto le loro influenze, partendo dal culto del rock romantico alla Genesis, come te lo spieghi?

Ottima domanda.
Penso che scrivere in una lavagna bianca sia più comodo che farlo in una già scritta. Mi spiego meglio, i Beatles hanno stravolto le regole del Rock aiutandolo ad evolversi. Brani come ad esempio “Eleanor Rigby” fanno la storia. La chitarra elettrica è stata fino agli anni ’60 il simbolo del Rock e guarda cosa ti vanno a fare questi quattro ragazzacci di Liverpool, un brano voce ed archi! Orchestra e voce nel Rock? Niente chitarre? Sia mai! Invece con questo approccio anche i genitori dei “capelloni” scapestrati si avvicinano al Rock.  Nasce definitivamente la sinfonizzazione nel Rock, cosa approfondita successivamente in maniera adeguata da gruppi come Nice, Moody Blues, Procol Harum etc. E con il brano “Norvegian Wood” sempre i baronetti grazie ad uno strumento come il sitar aprono la psichedelia nel Rock. Pink Floyd e Doors su tutti ringraziano. E poi il Garage Rock si estende verso il Punk dieci anni prima dei Sex Pistols stessi nel brano “Helter Skelter” tratto dal White Album, insomma i Beatles danno ulteriormente il “la” a nuove strade. Da qui mi riaggancio al discorso dell’individuo al centro dell’interesse, ossia ognuno non deve essere uguale ad un altro, prerogativa del periodo. Ecco quindi una sana gara a chi la fa più strana, questa competizione non è soltanto a livello musicale, ma coinvolge tutte le arti, dalla letteratura alla pittura etc.
Anche le nazioni si mettono in competizione in questa folle gara a chi possiede più personalità, vedi l’Europa (madre di questa evoluzione grazie appunto agli inglesi in primis) e l’America. Quindi molto è stato detto (lavagna già scritta), e in un periodo come gli anni ’80 dove si cerca la non complicazione della musica, anche nel Prog si tenta la scrematura, ossia di trarre il meglio da quello che la storia ci ha insegnato. Chi sono fra i gruppi più influenti del genere negli anni ’70? I Genesis e i Pink Floyd proprio in base a quanto lasciato dai Beatles, ossia sinfonia e psichedelia. Manca un tocco di romanticismo che renda il tutto molto orecchiabile, a questo ci possono pensare i Camel. Ed ecco che il connubio fra Genesis, Pink Floyd e Camel portano al risultato NEO PROG, musica per la mente si, ma con uno sguardo anche verso il corpo. Major importanti come la EMI intuiscono nei primi anni ’80 il potenziale di questo nuovo genere investendo in alcuni gruppi al riguardo (vedi Marillion).
 
Parlare di new prog o neo prog significa fare riferimento a un fenomeno di stretto contatto tra gruppi e ascoltatori, in un periodo in cui la dimensione indipendente e “carbonara” – indie label, fanzine prima e webzine poi – era dominante. Parlare di IQ, Twelfth Night e compagni significa anche entrare spesso nel mondo DIY…

Bisogna tenere conto dei tempi. Il nostro You Tube erano le cassette che ci scambiavamo registrandole anche di trafugo. Non c’era internet e quindi le fanzine erano un tam tam per attenti cultori ed intimi. Molte le riviste musicali ufficiali in quel periodo, ma le fanzine approfondivano in maniera microscopica ed underground il fenomeno relativo a questa o quella band. Gruppi come quelli che hai citato tu hanno fatto una dura gavetta, direi al quadrato! Fare Prog quando il Prog è morto ma ancora caldo è alquanto autolesionistico, se poi ci aggiungiamo una voce alla Gabriel (quella di Peter Nicholls degli IQ), una musica come quella dei Genesis ed il face paint in sede live, allora abbiamo fatto bingo. Va bene per il vedovo nostalgico fans che ritrova le sue amate sonorità ed il proprio giocattolo, per il resto come ho risposto prima….E’ out! Quindi è dura andare contro corrente, ma farlo con l’esperienza acquisita dalla storia del Prog è risolutivo. Diverso il discorso dei Twelfth Night, artisti a tutto tondo, catalogati nel Neo Prog soltanto perché si presentano ufficialmente in quel contesto anni ’80. Loro a differenza di band importanti come Marillion, IQ, Pendragon e Pallas, non si approcciano con riferimenti ai Genesis, Pink Floyd e Camel ma a punti di riferimento più oscuri come ad esempio i Van Der Graaf Generator.  Altresì ogni disco è una storia a se, sino a giungere nel loro ultimo periodo verso sonorità contaminate dalla New Wave stessa. In parole povere un gruppo di culto ma non per tutti i fans incalliti del Prog.
Mondo DIY? Non saprei, forse agli inizi più successo mediatico che proventi veri e propri, solo i più grandi hanno guadagnato nel tempo suonando sino ad oggi.



 
I Marillion sono stati il gruppo più noto del new prog, dal quale poi si sono allontanati cambiando pelle e sostanza, diventando una band matura e influente. Possiamo dire che loro sono stati i più significativi per capire questo fenomeno?

Assolutamente si.
Sono il sunto del Neo Prog, punto di riferimento per band Prog dagli anni ’80 a venire. Se per il Prog nel 1969 lo start ufficiale viene dato dal disco “In The Court Of The Crimson King” dai King Crimson, nel 1982/83 “Script For A Jester Tear’s” dei Marillion è l’anno zero. Gli assolo di chitarra in stile Gilmour, le tastiere alla Genesis, e il grande cantante Fish che in maniera teatrale recita i logorroici testi, faranno scuola a tutti. Il Jester (in copertina del mio libro) è un personaggio che accomuna molte di queste band, personaggio sia allegro che malinconico, il nascondersi dietro ad una maschera nella vita, un elevare all’ennesima potenza molto del lavoro fatto in sede live da Peter Gabriel (Genesis), un cerchio che si chiude con il passato.
 
È importante anche parlare di IQ, Pendragon, Twelfth Night e Pallas: qual è stato il contributo alla causa fornito da queste quattro band britanniche?

Fondamentali tutti, chi per un motivo chi per un altro.
Simili ma non uguali, come erroneamente i giornalisti tacciavano in quegli anni. Parlavano di “cloni”, di plagi, cosa assolutamente non vera. Guarda caso ancora oggi nel 2021 le band in questione stanno suonando! Mai previsione fu più sbagliata e pretenziosa. Queste band hanno una loro personalità ed un modo di suonare assolutamente unico, riconoscibile sin dalle prime note, solo un orecchio distratto o prevenuto nei confronti del Neo Prog non se ne accorge o non vuole saperne. I Pendragon ad esempio sono molto vicini ai Pink Floyd per le chitarre di Nick Barrett e vicine ai Genesis per le tastiere dell’instancabile Clive Nolan (Arena, Shadwoland, Strangers On A Train, Wakeman, etc. etc.). Fra di loro aleggia seppure in maniera molto velata anche una percentuale Hard Rock, per un risultato davvero orecchiabile e grintoso, ma che sa essere molto melodico nelle fasi più pacate. Le ballate sono strepitose e comunque trattasi sempre di Prog, per cui anche brani lunghi e pieni di cambi di ritmo e d’umore. Questa regola è comune alle band da te citate.
 
 
Dalla Gran Bretagna all’Italia: anche negli anni ’80 e ’90 il nostro paese si è difeso bene. Quali sono i nomi più rilevanti secondo te?

In primis direi i toscani Nuova Era, anche se loro propendono tendenzialmente verso gli Emerson Lake & Palmer. Tuttavia le sonorità registrate in “L’Ultimo Viaggio” (1988) ben si incastonano nel primordiale Neo Prog. Poi gli alessandrini Arcansiel con un primo ep molto vicino ai Marillion intitolato “Four Daisies by Arcansiel” (1988). Ma come documentato nel mio libro enciclopedico, il contesto è molto ampio, altri esempi storici sono gli Asgard, Black Jester, Edith, Ezra Winston, Mad Puppet, Aufklarung, Notturno Concertante, mentre oggi ampio interesse hanno i The Watch, i Quanah Parker, Barock Project solo per fare tre nomi.
 
Come negli anni ’70, anche nei decenni successivi le scene nazionali si sono mosse con grande vitalità, dal Messico dei Cast al Giappone dei Gerard, fino alla Svizzera dei Deyss. Questo risveglio internazionale in un periodo difficile ha ancora oggi qualcosa di magico…

Il mondo è aperto a tutti i tipi di sonorità. La magia della musica non finirà mai di trasportarci fuori della nostra dimensione terrena. Un linguaggio che interviene dove le parole finiscono. La musica è parte integrante della nostra vita di cui non ne potremmo mai farne a meno. Il Neo Prog è un tassello di questo gigantesco complesso, una finestra  per cambiare l’aria stantia del music business. Leggere NEO PROG STORIA E DISCOGRAFIA ESSENZIALE (Arcana) spero renda giustizia ad un genere che non ha mai avuto vita semplice, ed è un peccato ignorare.
Grazie Donato e a tutti voi.





Donato Zoppo


Versione Inglese:


Massimo Salari and progressive from the 1980s to the presentArcana publishes 'Neo Prog. History and essential discography'

By Donato Zoppo



 
 
Genesis, King Crimson and Yes have exhilarated millions of fans worldwide, but mentioning Marillion, Pendragon, IQ and Echolyn, or our own Ezra Winston, Malibran and Notturno Concertante, will make the hearts of the most devoted progressive rock lovers pound. Unlike the pioneers of the 1970s, the protagonists of new prog began making music in the most difficult period, that of punk, defying the times, fashions and record companies, making a hard core of fans dream of a revival of the genre. this is what Massimo Salari, a well-known commentator on progressive affairs, has been concerned with in his third work for Arcana.
 
 
In Italian Progressive Rock 1980-2013 you chronicled the most recent epic of tricolor prog, in Italian Progressive Metal you looked at the metal variant of the genre, now you've opened your eyes to an important piece of prog history. Does it all start with punk broadsides in 1977?
 
Greetings to all readers.
Punk is not the only architect of the momentary stop of Progressive Rock, concomitantly New Wave and disco music are also employed. If we go to carefully analyze the phenomenon we realize that these are all genres devoted to a physical relationship with music. Notoriously, Prog is music for the mind, referred to by multiple experts as "the learned music," and it just so happens that the three genres in vogue in the late 1970s and early 1980s are precisely the opposite of Prog i.e., music for the body, for dancing or living (as precisely you say well, also Punk). Why is this? Simple to say, people after ten years of long suites, experimental Rock and committed music--they are just tired. Enough of this logorrheicity, you need just a few notes to get high and the desire to engage in dancing or whatever else that is not cerebrally demanding.
Music as physical fun.
Music as physical entertainment.
Fashions change, the individual is no longer the center of interest, where in the 60s/70s one had the prerogative to be exclusively oneself, here we move to homogenization. We all have to be necessarily the same, see for example the emergence of the phenomenon of the so-called "Paninarians" pushed by the media in fashion programs such as Drive In, young people with their own language and clothes all the same. Whoever is different from this trend is out, so end of Prog!
 
While for the champions of the golden era the references were broad -- from the Beatles to classical music -- the new prog protagonists have narrowed their influences, starting from the cult of romantic rock to Genesis, how do you explain that?
 
Good question.
I think writing in a blank slate is more comfortable than doing it in an already written one. Let me explain, the Beatles twisted the rules of Rock by helping it evolve. Songs such as "Eleanor Rigby," for example, make history. The electric guitar was until the 1960s the symbol of Rock and look what these four bad boys from Liverpool go and do to you, a vocal and string song! Orchestra and vocals in Rock? No guitars? Be that as it may! Instead, with this approach even the parents of the scatterbrained "longhairs" approach Rock.  The symphonization in Rock is definitely born, something deepened later in an appropriate way by groups such as Nice, Moody Blues, Procol Harum etc. And with the song "Norwegian Wood" again the Baronets thanks to an instrument like the sitar open psychedelia in Rock. Pink Floyd and Doors above all thank them. And then Garage Rock extends to Punk ten years before the Sex Pistols themselves in the song "Helter Skelter" from the White Album, in short the Beatles further give the "la" to new ways. From here I come back to the discourse of the individual at the center of interest, that is, everyone should not be equal to another, the prerogative of the period. Here, then, is a healthy competition to be the strangest, this competition is not only at the musical level, but involves all the arts, from literature to painting etc.
Even nations are competing in this mad contest of who has the most personality, see Europe (the mother of this evolution thanks precisely to the British in the first place) and America. So much has been said (slate already written), and in a period like the 1980s where the uncomplicated nature of music is sought, even in Prog, skimming is attempted, that is, to make the best of what history has taught us. Who are among the most influential groups in the genre in the 1970s? Genesis and Pink Floyd precisely on the basis of what the Beatles left behind, namely symphony and psychedelia. Lacking a touch of romance to make it all very catchy, Camel can take care of that. And so the marriage of Genesis, Pink Floyd and Camel lead to the result NEO PROG, music for the mind yes, but with an eye toward the body as well. Major majors such as EMI sensed in the early 1980s the potential of this new genre by investing in some groups about it (see Marillion).
 
To speak of new prog or neo prog is to refer to a phenomenon of close contact between groups and listeners, at a time when the independent and "carbonara" dimension--indie label, fanzine first and webzine later--was dominant. Talking about IQ, Twelfth Night and companions also often means entering the DIY world....
 
You have to take into account the times. Our You Tube were the tapes we exchanged by recording them even by stealth. There was no Internet, so fanzines were a tam tam for careful devotees and intimates. Lots of official music magazines at that time, but fanzines delved microscopically and underground into the phenomenon related to this or that band. Bands like the ones you mentioned had a hard time, I would say squared! To make Prog when Prog is dead but still hot is rather self-defeating, if you then add to that a Gabriel-like voice (that of Peter Nicholls of IQ), music like that of Genesis and face paint in live performance, then you have bingo. It's fine for the widowed nostalgic fan who rediscovers his beloved sounds and his toy, for the rest as I answered before....It's out! So it is hard to go against the current, but to do so with the experience gained from the history of Prog is decisive. Different is the case with Twelfth Night, well-rounded artists, categorized in Neo Prog only because they officially show up in that 1980s context. They unlike major bands such as Marillion, IQ, Pendragon and Pallas, do not approach with references to Genesis, Pink Floyd and Camel but to more obscure reference points such as Van Der Graaf Generator.  Likewise, each record is a story in itself, until reaching in their last period toward sounds contaminated by New Wave itself. Simply put, a cult band but not for all hardened Prog fans.
DIY world? I don't know, maybe in the early days more media success than actual proceeds, only the greatest have gained over time playing to this day.




 
Marillion was the best known new prog band, from which they later moved away, changing their skin and substance, becoming a mature and influential band. Can we say that they were the most significant in understanding this phenomenon?


Absolutely.
They are the epitome of Neo Prog, a reference point for Prog bands from the 1980s onward. If for Prog in 1969 the official start was given by the record "In The Court Of The Crimson King" by King Crimson, in 1982/83 Marillion's "Script For A Jester Tear's" was year zero. Gilmour-style guitar solos, Genesis-esque keyboards, and the great singer Fish theatrically reciting the logorrheic lyrics will set the school for all. The Jester (on the cover of my book) is a character shared by many of these bands, a character both cheerful and melancholy, the hiding behind a mask in life, an elevation to the nth degree of much of the work done live by Peter Gabriel (Genesis), a circle that closes with the past.


It is also important to talk about IQ, Pendragon, Twelfth Night and Pallas: what was the contribution to the cause made by these four British bands?
 
Fundamental all of them, some for one reason and some for another.
Similar but not the same, as journalists erroneously labeled them in those years. They spoke of "clones," of plagiarism, which was absolutely not true. It just so happens that even today in 2021 the bands in question are playing! Never was a prediction more wrong and pretentious. These bands have their own personality and an absolutely unique way of playing, recognizable from the first notes, only a distracted or biased ear towards Neo Prog does not notice or does not want to know. Pendragon for example are very close to Pink Floyd for the guitars of Nick Barrett and close to Genesis for the keyboards of the indefatigable Clive Nolan (Arena, Shadwoland, Strangers On A Train, Wakeman, etc. etc.). Between them hovers albeit in a very veiled way also a Hard Rock percentage, for a really catchy and gritty result, but which can be very melodic in the quieter phases. The ballads are resounding and in any case it is always Prog, so even long songs full of changes of rhythm and mood. This rule is common to the bands you mentioned.
 
As in the 1970s, in the following decades the national scenes moved with great vitality, from the Mexico of the Cast to the Japan of the Gerards to the Switzerland of the Deyss. This international awakening in a difficult period still has something magical about it today...
 
The world is open to all kinds of sounds. The magic of music will never cease to transport us out of our earthly dimension. A language that intervenes where words end. Music is an integral part of our lives that we could never do without. Neo Prog is a piece of this gigantic whole, a window to change the stale air of the music business. Reading NEO PROG HISTORY AND ESSENTIAL DISCOGRAPHY (Arcana) I hope does justice to a genre that has never had an easy life, and it is a shame to ignore.
Thank you Donato and all of you.




Massimo Max Salari


 

domenica 16 luglio 2023

Intervista ad Aldo Tagliapietra (Ex Orme)

 INTERVISTA AD ALDO TAGLIAPIETRA (EX ORME)

Di Massimo Max Salari




Ciao Aldo e grazie per questa intervista. Iniziamo questa nostra chiacchierata: La bellezza della vostra musica sta nel fatto che il materiale del 2004, ossia “L’Infinito”, sposa alla perfezione con quello degli anni ’70. E’ perfettamente incastonato con i vostri classici, pensi che anche quest’ultimo vostro lavoro possa divenire un classico? 
E’ difficile dirlo, pensa che anche “Felona e Sorona” per noi è stata una sorpresa, nel senso che è difficile capire se qualcosa durerà nel tempo o meno. E’ chiaro che noi ce lo auguriamo anche perché questa trilogia qui (“Il Fiume”, “Elementi”, “ L’infinito” ) la riteniamo molto ispirata con dei passaggi molto validi. Comunque dopo l’esperienza di “Felona e Sorona” ritengo che ci siano tutte le prerogative. E’ il tempo poi che decide, non ci crederai ma ci teniamo di più a questa trilogia che a “Felona e Sorona”, anche la gente ce lo dimostra nei concerti. Non ci aspettavamo questo responso di pubblico nei confronti del nuovo materiale.

A proposito di “Felona E Sorona”, nella vostra esibizione il concept si arricchisce ancora di più in freschezza, sembra una suite senza tempo, qual è il segreto? Se non sbaglio anzi, mi ricordo che la critica di allora non lo premiò neppure con elogi….
Si, devi sapere che il periodo musicale che abbiamo vissuto, quello più importante fra il 1970/71 fino al 1975/76 è un periodo arrivato dopo il famigerato ’68, quindi tutto quello che succedeva era soggetto ad una critica spietata, proprio per una mentalità di critica che si era radicata. Dovevano trovare il pelo sull’uovo a tutti i costi. Se tu vai a vedere tutte le riviste di quegli anni li, nessun giornalista parlava bene, perché c’era questa “moda” di criticare comunque in qualche modo l’operato dell’artista. Adesso questo modo di fare non c’è più , sono cambiati i tempi, è cambiata la generazione, quindi adesso è molto più facile che i giornalisti ti facciano elogi.





Infatti, ricordo poi che c’erano le famigerate invasioni di palco, negli anni ’70 la gente voleva la musica gratis, in quanto secondo loro, la musica era una cosa impalpabile , non fisica per cui non volevano pagare un qualcosa che poi non potevi portare via.
Si, mi ricordo che c’era sempre quel gruppuscolo di persone che gridavano “Musica libera” etc etc e gli organizzatori erano costretti alla fine a farli entrare gratuitamente, altrimenti spaccavano tutto! C’era un clima non facile.

Poi chi era di sinistra in qualche modo riusciva a tamponare questa contestazione, anche se non sempre. Ricordo il concerto shock per De Gregori il quale fu assalito sul palco dai soliti invasori e lui cercò in tutti i modi di placare gli animi dialogando. Ma voi come avete fatto a non invischiarvi in questa ragnatela politica?
Noi non ci siamo immischiati perché, prima di tutto eravamo presi dalla musica, dal fare musica e più di tanto non abbiamo ne seguito e ne partecipato. Questo nostro comportamento ha avuto un lato positivo perché non ci siamo mai schierati da nessuna parte, ma anche un lato negativo perché a quei tempi li bisognava per forza, nella mentalità, essere di sinistra ed essere impegnato politicamente. Il risultato? Se guardi i libri musicali, le riviste musicali, non solo di allora, ma anche di oggi, vedi che non abbiamo goduto della stima da parte di questi giornalisti. Hanno dato più risalto ad altre band. Per carità, tanto di cappello, sia chiaro, ad esempio gli Area, il Banco etc hanno avuto più luce rispetto a noi. Noi non facevamo parte del movimento Cultura con la “K” di quegli anni. Secondo me questa cosa non è giusta, ripeto, senza togliere nulla agli altri, non è giusto che nelle enciclopedie ci siano 5, 6, 7 pagine per dirti sugli Area e noi relegati ad un articoletto.

Io non credo che voi siete stati da meno, in molte enciclopedie venite menzionati il giusto….
Però, devi sapere che erano quasi tutti giornalisti così e che il loro giudizio era subordinato a questa cosa qua. Politicizzazione chiamiamola così.

Oggi questa contestazione non c’è, una volta volevano la musica gratis , ma in fin dei conti la maggior parte delle persone pagavano, oggi invece non contesta nessuno, ma scaricano la musica gratis da internet! Non è più grave?
E’ vero che i giovani hanno la musica gratis e che questo ha portato quasi alla morte delle case discografiche. Un discografico fa fatica a sopravvivere, però c’è una cosa da dire, il vero amante della musica non scarica, perché vuole in qualche modo contribuire alla sopravvivenza della qualità della musica. È anche un ascoltatore di dischi di categoria “A”, cioè non si sofferma al file compresso mp3, vuole la pura qualità sonora del cd originale. Il suono è fondamentale per l’amante della musica. Se mi faccio la barba, allora ok, va bene ogni tipo di supporto tecnologico, anche l’MP3, ma se devo ascoltare un disco me lo compro originale, perché non voglio che sia “musica compressa”. Mi piace ascoltare l’alta qualità, come la produzione vuole. Oggi però viviamo in un mondo dove la qualità non frega più niente a nessuno, di conseguenza anche in questo settore c’è decadenza. Umberto Eco ha detto “ Siamo una società che si sta imbarbarendo” ed è vero. Le cose di qualità sono sempre più rare e la gente, soprattutto i giovani, non contestano, sembra che tutto gli vada bene. Va bene le cuffiette, l’MP3, ma io personalmente voglio sentirmi coinvolto al massimo dal suono. È la conseguenza del progresso, la tecnologia va avanti, porta quantità di cose, ma la qualità non c’è più. Tutto quello che passa la radio è recepito dal pubblico senza troppo pensare. Non ci si sofferma ad ascoltare qualcosa di più impegnativo e qui nel calderone non metto solo il Prog, ma anche la musica classica, insomma non sembrano più i tempi del soffermarsi all’ascoltare.

In Italia, oggi, un gruppo di Progressive Rock, può vivere con la propria musica?
Assolutamente no! I ragazzi anche se sono amanti di musica Progressiva oggi sono troppo immediati. Noi suonavamo perché volevamo diventare dei musicisti, ci piaceva suonare, era il nostro obbiettivo indipendentemente dai soldi. Non era per diventare famosi, o ricchi, capito? Oggi ci sono obbiettivi completamente differenti dal 1970. Il gruppo giovane adesso vorrebbe subito andare in televisione, diventare famoso e ricco. Sto generalizzando ovviamente, ma è l’approccio al mestiere che è sbagliato. E’ cambiato il mestiere del musicista! Molti farebbero carte false per diventare famosi e questo è anche il motivo per cui nascono certe trasmissioni ,come ad esempio “X Factor”, oppure “Amici”. Quando vedo dei ragazzi giovani con delle votazioni , inorridisco! Noi in Italia, diamo il voto a tutto. Abbiamo ancora dentro la cultura dell’Arena, come nell’antica Roma ed il suo Colosseo. Mettiamo ancora oggi tutto dentro il Colosseo e diciamo: “ a te 10, a te 7 ….” E chi perde viene mangiato dai leoni! Non mi piace vedere queste trasmissioni che mettono voti, compreso il Festival Di San Remo. Non mi piacciono neppure Miss Italia, Miss Sorriso, Miss qua , Miss Là e le veline. All’estero non succede così! Tornando al Festival Di San Remo, l’Italiano ce l’ha nel sangue, è un cult! Non si tocca, la votazione è sovrana. Ovviamente il giovane d’oggi questo non lo recepisce, io parlo della mia generazione che non accetta questo modo di fare. Mi ricordo una volta negli anni ’80 siamo stati costretti dalla nostra casa discografica a partecipare a “Una Rotonda Sul Mare”, un programma di allora dove c’erano musicisti messi in competizione. Eravamo noi contro il presentatore Corrado Tedeschi ecco, ha vinto lui! (e qui ci sbellichiamo dal ridere ndMax). Ha cantato una canzone e ha vinto! Ovvio che vince lui, il popolino vede in tv sempre a lui, mica Le Orme! Ecco, questo non ha alcun senso. A questo punto, capisci che è anche difficile dare dei consigli ad un giovane che si vuole mettere nel circuito. L’unico consiglio che vi posso dare , veramente dal cuore è andare avanti a spron battuto e credere in quello che si fa, anche contro il mare in tempesta. Portate avanti le vostre idee, non quelle degli altri!

Il DVD “Live In Pennsylvania” ha una scaletta strepitosa, ma mancano molti classici che vi hanno dato il successo commerciale. C’è solo “Gioco Di Bimba”, come mai?
Si, semplicemente perché era un Progfest, di conseguenza un prodotto sonoro mirato ad un pubblico prettamente Progressivo. Poi ovviamente cambiamo scaletta a seconda del concerto. Ci adeguiamo alle città e al pubblico a cui è rivolto. Siamo un gruppo Prog , ma abbiamo anche l’umiltà e l’onestà di comporre ballate di facile presa, certo non le andiamo a suonare avanti ad un pubblico preparato al Rock più complesso. Se facciamo una festa di piazza, non facciamo di certo il progressivo esagerato, sai benissimo che metà del pubblico se ne andrebbe….
Ti faccio un esempio, recentemente abbiamo incontrato i New Trolls in Mexico, loro che sono più portati alla canzone per antonomasia, quella più fruibile, la canzonetta insomma, avanti a quel pubblico quella sera hanno fatto il “Concerto Grosso” che non facevano da tempo.





Voi nella vostra storia musicale generalmente avete suonato nella formazione a tre elementi. Molta stampa vi ha sempre associato per questo agli Emerson Lake & Palmer, io sento in voi anche i Quatermass, sbaglio?
Come no! Certamente! Alla fine degli anni ’60 c’erano molti gruppi “triangolari”, soprattutto con l’organo. Non solo i Quatermass, i Nice ad esempio quelli di Keith Emerson, gli Atomic Rooster, quelli di Palmer e molti altri. Noi li abbiamo seguiti tutti, specialmente ciò che accadeva in Inghilterra. Seguivamo i Colosseum, “Valantine Suite” è bellissima, insomma eravamo molto attenti. Poi è accaduto che il nostro chitarrista ha dato forfait, a quel punto abbiamo dato ancora più attenzione a quelle formazioni a tre, ci siamo ispirati a molte band inglesi. Se ce l’hanno fatta loro, ci siamo detti, perché non dovremmo farcela noi? Agli inizi abbiamo cominciato a suonare pezzi dei Nice, dei Quatermass, proprio per acquisire affiatamento e per capire certe sonorità. Chi in seguito ha detto che ci siamo ispirati a quei gruppi ha detto la verità, soprattutto riguardo la musica dei Nice! C’è da dire che il genere Prog era nell’aria, per cui l’ispirazione doveva essere per forza di cose rivolta verso quelle sonorità. Poi le abbiamo personalizzate, il suono assimilato lo abbiamo riplasmato, anche con la differenza della tecnica.

Si, in effetti avete molta personalità e la cosa trova riscontro proprio nel fatto che non ci sono molti gruppi, neppure in Italia, che riescono a suonare le vostre arie.
(ride)… quando mi dicono “Come hai fatto a scrivere quella cosa lì?” Io gli rispondo, “Guarda, sono stato fortunato!” sono quelle cose che non sono programmate. Oppure mi dicono “ Ma quella voce così particolare che hai?” non è che io mi sia messo a studiare. Ricordo John Lennon che diceva “La musica è gia scritta, bisogna mettersi li ed afferrarla”. Non vorrei fare esempi irriverenti per carità, ma ad esempio a Michelangelo chiedevano “Come hai fatto a fare una statua così?” e lui rispondeva “Semplice, basta togliere il marmo intorno!”. Ci sono quelli che dicono “…io ho fatto… io ho scritto… io ho creato…” ecco, personalmente la vedo più su un lato filosofico, dico nulla si crea, hai avuto solo il privilegio ed anche la fortuna di essere uno che ha afferrato quello che esiste già. Se la pensi in questo modo puoi vivere la tua creatività in maniera più umile. Noi delle Orme ci riteniamo fortunati in questo senso.

Hai collaborato anche con P. Hammill dei Van Der Graaf Generator, che ricordi hai di lui?
E guarda caso proprio ieri sera a Napoli abbiamo incontrato nuovamente David Jackson, che tra l’altro ha suonato con gli Osanna, e si parlava anche della reunion dei VDGG. Riguardo Hammill, non vorrei ricordare troppo, altrimenti mi viene la nostalgia! Eheheh , comunque atmosfere molto belle, e ribadisco che il periodo musicale migliore è proprio agli inizi degli anni ’70.

Va bene, questo vale anche per me, concordo, ma allora cosa è successo negli anni ’80, la peste?
Guarda, hai detto proprio bene, la peste! E’ arrivato un virus dall’America e questo virus ha il nome della “Febbre Del Sabato Sera”. Tutto ciò che è dance, discoteca, ha spazzato via il Prog, ovviamente assieme al ricambio generazionale. Come noi nel 1968 abbiamo fatto nei confronti di Nilla Pizzi, Achille Togliani e compagnia bella. Ritornando al discorso di prima, la “non qualità” ha spazzato via tutto quello che si è costruito. Ripeto, tutto ciò è accaduto verso la fine degli anni ’70. Ti dico che noi negli anni ’80 non abbiamo avuto neppure una richiesta! Abbiamo passato dieci anni in assoluto anonimato. Roba da cambiare mestiere per sopravvivere.

Poi il New Prog con Marillion , IQ e Pendragon ha tentato di risvegliare il genere, ma il vero risveglio è stato agli inizi degli anni ’90, soprattutto con il vento freddo del nord Europa, grazie a gruppi Svedesi come Anglagard, Anekdoten, Landberk etc.. Che mi dici?
E’ vero, ce ne siamo accorti anche noi! Ci siamo detti “Come mai c’è ancora qualcuno che suona questa musica?”. Progressivamente (proprio per usare il termine) la cosa ha preso sempre più piede e ti dico, guarda, anche in Italia la cosa si è risvegliata. Lo abbiamo visto di persona già dall’anno scorso con delle date con pienoni inaspettati. Siamo rimasti spesso e volentieri meravigliati da questa affluenza. Abbiamo richieste da tutto il mondo e quindi siamo contenti. E diciamo pure che è giusto che questo genere meraviglioso venga riscoperto, anche dalle nuove generazioni. E anche qui mi riallaccio al discorso precedente della qualità a cui tengo tanto.

Cambiamo argomento. Io lo so che non bisogna chiedere al papà a quale figlio si vuole più bene, non voglio sapere a quale disco sei più affezionato, magari dimmi qual è il brano che rappresenta meglio la vostra carriera oppure il passaggio musicale a cui sei più affezionato.
In effetti non c’è una canzone singola a cui ci si affeziona. Però con il tempo ci sono canzoni più… diciamo così… ”ispirate”. “Amico Di Ieri” è una di queste. Poi aggiungo “Uno Sguardo Verso Il Cielo”, la stessa “Cemento Armato”…. Ce ne sono molte. Diciamo che, dal punto di vista popolare “Gioco Di Bimba“ è quella che ha preso di più. Vedi da quello che ti sto dicendo che sono tutte canzoni semplici. Molte di queste hanno più la caratteristica di ballata, struttura semplice e di facile presa. Riguardo i passaggi invece sono molto affezionato a “Ritratto Di Un Mattino” di “Felona E Sorona”, ( canta) “…la felicitàààà…etc etc.”. Ma guarda che anche nella nostra ultima trilogia ci sono spunti bellissimi! Pensandoci profondamente, a dirne uno in particolare… non me la sento.

E se invece chiedessero alle Orme di fare una colonna sonora, cosa rispondereste?
Ma…. Colonna sonora, diciamo che non abbiamo esperienza in questo senso e poi sono lavori a commissione. Non abbiamo mai avuto l’occasione per cui, non saprei cosa dire. Comunque dovrebbe essere una cosa interessante, una esperienza che ci manca e quindi sicuramente stimolante!

Nel tuo tempo libero , se ascolti musica, cosa ascolti?
Ti dico la verità, di musica ne ascolto molto poca perché non riesco più a trovare qualcosa di interessante, a parte la musica Indiana. La sto studiando da tanti anni, anche se non mi può ispirare più di tanto. Diciamo che è più un fatto personale, mi aiuta nella meditazione. Mi aiuta anche a suonare il Sitar sempre meglio, anche se nella nostra musica non ci facciamo grandi cose. Comunque ascolto anche qualcosa di nuovo, ad esempio i primi due cd dei Coldplay, ci sono canzoni che mi piacciono. Poi ascolto molto volentieri i REM. Vedi, non ascolto solo Progressivo. Insomma in definitiva ascolto poco ma di tutto.

Paul Whitehead è il disegnatore di molte delle vostre copertine. Ricordo ai nostri lettori che è anche l’autore di quelle dei Genesis. Lui cosa fa per ispirarsi al lavoro, ascolta prima la vostra musica?
Paul Whitehead lavora in questa maniera: cerca di vivere con gli artisti , ad esempio con i Genesis lui andava sempre a sentire le prove. Sentiva la musica e voleva leggere i testi, soprattutto veniva ispirato da quest’ultimi. A noi ha fatto anche la copertina di “Smogmagica”, è venuto in studio, ha ascoltato, ha parlato con noi e dopo di che ha fatto la copertina. C’era il brano “Los Angeles” e noi in studio sentivamo sempre dire “El ei” cioè L.A. le iniziali in americano. E noi scherzando abbiamo detto “ Ma sai cosa vuol dire in Italiano L.A.? Vuol dire è lei!”. A questo punto a Paul venne l’idea di rappresentare Los Angeles circondata dalle mura con la fattezza di una donna. A volte per cose molto stupide , semplici, nascono idee meravigliose. Per la copertina di “Elementi” ci siamo visti in un festival in Mexico e parlando dei quattro elementi lui mi ha fatto questo quadro. Lui vuole sempre sapere di cosa si parla nei testi e anche la musica.

Ricordi nella tua lunga carriera una gaffe, oppure un simpatico aneddoto che ti è accaduto?
Quando alle spalle ci sono parecchi anni, di cose ne capitano sicuramente. Di esperienze positive ricordo ad esempio quella volta nel 1970, quando nel 238 abbiamo caricato i sacchi a pelo e siamo partiti per l’Isola di White per ascoltare il festival completo! Abbiamo visto suonare Jimi Hendrix, Jim Morrison, gli EL&P che suonavano in pubblico per la prima volta, i Jethro Tull agli esordi, mi sembra che suonavano “Stand Up”. Abbiamo vissuto direttamente quel periodo di grande creatività! Questo per noi è stato molto importante, perché ci ha dato anche la conferma che eravamo sulla strada giusta. Poi quando siamo tornati abbiamo cominciato a lavorare ed in definitiva è nato “Collage”.

“Collage” il primo vero disco di Progressive italiano!
Si, si. Guarda ti confesso comunque che è stata questione di tempistica e di fortuna, perché tutti i gruppi italiani si dirigevano verso quella linea. Si, siamo stati fortunati proprio perché siamo stati i primi. “Collage” è uscito a primavera/estate del 1971 ed ha venduto molto. Poi verso autunno/inverno uscirono grandi gruppi storici come la PFM e tutti gli altri. Un altro episodio importante è stata la tournèe inglese del 1974 dopo “Felona e Sorona”. Siamo stati in Inghilterra per un tour di due settimane ed è stata una esperienza nella tana del lupo per noi fondamentale. Episodi negativi…. Ecco restando su “Felona e Sorona” volevamo mettere il sax di Jackson, ma lui è talmente personale, talmente bravo e caratterizzante che alla fine “Felona E Sorona “ sembrava un disco dei Van Der Graaf! Per cui non se ne fece più nulla! La scelta ovviamente l’abbiamo fatta assieme ai nostri produttori. Ecco , questa è una esperienza negativa perché poteva essere una cosa importante che ci avrebbe messo più in luce nel mondo. Poi Le Orme hanno avuto cambi di formazione, da una parte è sfortuna perché la gente perde l’identità del gruppo, dall’altra è una fortuna perché abbiamo sempre trovato sostituti molto, molto più bravi di quelli che se ne andavano via. I nuovi arrivi hanno sempre portato nuova linfa e stimoli. Anche per questo siamo durati 42 anni! Pagliuca se ne è andato, ma è stato rimpiazzato da Michele Bon che personalmente ritengo uno dei più bravi tastieristi al mondo. Certo che la gente è più affezionata a Pagliuca, per forza, il tempo ha lavorato… Molta gente ci chiede “Perché non tornate insieme?” rispondo subito che è impossibile. Abbiamo girato pagina e non si può riscrivere la vita.





Divergenze musicali?
No, umane. Comunque ripeto, il trapianto di Bon per noi è stata una cosa più che positiva!

Qual è quella volta che avete detto “Ce l’abbiamo fatta!”?
Mai! Neanche adesso che ho 78 anni! 

Paragonami la tua musica ad un vino
… Orco cane… che domanda… fammi pensare.. sicuramente il prosecco! Il nostro buon Prosecco.

Il colore della tua musica?
Che bella domanda! Ma lo sai? E’ una grossa domanda! Io studiando musica indiana so che per gli indiani ogni nota ha un colore. Per meglio dire è abbinata ad un colore. Quindi… siccome noi le adoperiamo tutte, direi il non colore della luce! La luce diurna è formata da tutti i colori sai, attraverso il Prisma la scomponi, ecco l’insieme di tutti i colori che danno un non colore. Come il suono è un non suono, di un suono non udibile dall’orecchio umano che poi viene scomposto attraverso le varie note. Lo stesso vale per i colori. Le filosofie indiane sono interessanti proprio per questo, colorano la mente, come dicono loro. 

Ma guarda che questa tua spiritualità nella musica si sente eccome!
Si è vero, non solo il Sitar la evidenzia, ma proprio l’insieme degli strumenti. Come si suona il basso, la batteria, tutto ha un senso, anche se a prima vista non sembra, qualsiasi cosa che esiste nella realtà (se esiste una realtà) tutto ha un senso. Anche nella musica ci sono dei sensi che vanno aldilà della musica stessa. Io sono proprio andato a cercare di capire e scoprire queste filosofie. Sono stato in India, in Cylon nel 1973 e a Calcutta qualche anno fa. Li c’è il mio maestro di sitar, sono stato suo ospite e ho vissuto la loro aria. L’India è talmente grande e paradossale che ognuno trova quello che cerca. Se uno cerca la spiritualità, la trova, se uno cerca la modernità trova la modernità, è un paese che dà molte possibilità ed ognuno di noi vede e trova quello che sta cercando. Nell’occidente questo… molto meno! Siamo più condizionati. È più difficile venirne fuori come individuo. L’India in questo senso è molto più libera ed aperta. Davvero interessante credimi.

Hai scritto “L’Universo”, poi “L’Infinito”, ecco, quanto è giusto che l’uomo cerchi sempre di vedere o avere quello che non ha.
È un poco la sua caratteristica. Il non accontentarsi ha portato l’uomo a cercare di raggiungere la perfezione., ma non ci arriva mai. Io parlo ad esempio del mio campo, la musica, un musicista quando dice “Ho imparato” vuol dire invece che deve ancora incominciare. Si cerca di raggiungere qualcosa che si ha davanti, ma non lo si raggiunge mai. Comunque sia, tutto questo ci ha portato ad evolverci e all’evoluzione Darwiniana, a cui non credo molto. C’è una bellissima frase di Kaiser Ling, uno scrittore filosofo tedesco, che dice “Il viaggio più breve per arrivare a se stessi gira intorno al mondo”, quindi questo giro del mondo bisogna farlo altrimenti non si arriva alla cosa più vicina che hai.

Prima hai detto che le cose più belle accadono casualmente, quindi vuoi dire anche che le vostre canzoni sono state create per caso o c’è un qualcosa che le ha ispirate?
Credo che l’uomo in generale sia una specie di antenna ricevente, mi viene in mente una frase del poeta Bengalese premio nobel Rabindranath Tagore, che parlando con Dio dice” Io sono un vaso che tu ogni giorno riempi di nuova linfa”. Noi siamo dei vasi da riempire, ogni giorno veniamo riempiti di nuove cose. In questo senso è la casualità che è il tuo rapporto con l’assoluto. La predestinazione, queste sono cose a cui io credo molto. Esempio, uno si mette li con la chitarra e gli vengono fuori melodie, in quel momento ha avuto un eccesso di concentrazione, ma ha afferrato un qualcosa che esisteva già. Noi non creiamo niente!

Bene! Grazie per queste nozioni che possono aprire anche la nostra mente, speriamo di risentirci al più presto e un saluto da parte nostra e dei nostri lettori di NONSOLO PROGROCK!
Grazie a te! E’ stato davvero un piacere! Max, spero di risentirti al più presto. Ciao a tutti.




Versione Inglese:



Hello Aldo and thank you for this interview. Let's begin this chat of ours: The beauty of your music lies in the fact that the material from 2004, namely "Infinity," marries perfectly with that of the 1970s. It is perfectly embedded with your classics, do you think that this latest work of yours can also become a classic?

It's hard to say, think that even "Felona e Sorona" was a surprise for us, in the sense that it's hard to know whether something will last or not. It is clear that we also hope so because this trilogy here ("The River," "Elements," " Infinity" ) we think it is very inspired with very good passages. However after the experience of "Felona and Sorona" I believe that all the prerogatives are there. It is time then that decides, you won't believe it but we care more about this trilogy than "Felona and Sorona", even people show us this in concerts. We did not expect this public response toward the new material.

Speaking of "Felona E Sorona," in your performance the concept is even more enriched in freshness, it sounds like a timeless suite, what is the secret? If I am not mistaken indeed, I remember that the critics at that time did not even award it with praise....

Yes, you have to know that the musical period we lived through, the most important one between 1970/71 until 1975/76 is a period that came after the infamous '68, so everything that was going on was subject to ruthless criticism, precisely because of a mentality of criticism that was ingrained. They had to find the hair on the egg at all costs. If you go and look at all the magazines of those years there, no journalist was speaking well, because there was this "fashion" of somehow criticizing the artist's work anyway. Now this way of doing things is no longer there , times have changed, the generation has changed, so now it is much easier for journalists to praise you.

In fact, I remember then there were the infamous stage invasions, in the 1970s people wanted free music, as according to them, music was an intangible , non-physical thing so they didn't want to pay for something that you couldn't then take away.

Yes, I remember there was always that small group of people shouting "Free music" etc etc and the organizers were forced at the end to let them in for free, otherwise they would smash everything! There was a climate that was not easy.

Then those on the left somehow managed to buffer this contestation, although not always. I remember the shock concert for De Gregori who was assaulted on stage by the usual invaders and he tried in every way to calm the tempers by dialoguing. But how did you guys not get entangled in this political web?

We did not get involved because, first of all we were caught up in music, in making music and more than that we neither followed nor participated. This behavior of ours had a positive side because we never took sides, but also a negative side because in those days there you had to, in the mindset, be leftist and be politically engaged. The result? If you look at music books, music magazines, not only then but now, you see that we did not enjoy the esteem from these journalists. They gave more prominence to other bands. For charity, hats off, let's be clear, for example Area, Banco etc got more light than we did. We were not part of the Culture with a "K" movement of those years. In my opinion this thing is not fair, I repeat, without taking anything away from others, it is not fair that in encyclopedias there are 5, 6, 7 pages to tell you about Area and we relegated to a little article.

I don't think you were any less, in many encyclopedias you are mentioned the right....

However, you have to know that they were almost all journalists like that and their judgment was subordinated to this thing here. Politicization let's call it that.

Today this contestation is not there, they used to want free music , but at the end of the day most people paid, but today they don't contest anyone but download music for free from the internet! Isn't this more serious?

It is true that young people have free music and this has almost led to the death of record companies. A record company struggles to survive, however, there is one thing to say, the true music lover does not download, because he wants to somehow contribute to the survival of the quality of music. He is also an "A" category record listener, that is, he does not dwell on the compressed mp3 file, he wants the pure sound quality of the original CD. Sound is fundamental to the music lover. If I shave my beard, then okay, any kind of technological media is fine, even MP3, but if I have to listen to a record I buy it original, because I don't want it to be "compressed music." I like to listen to high quality, as the production wants. However, today we live in a world where no one gives a damn about quality anymore, consequently there is decadence in this area as well. Umberto Eco said " We are a society that is becoming embarrassed," and it is true. Things of quality are increasingly rare, and people, especially young people, don't contest, they seem to be okay with everything. It's fine with headphones, MP3, but I personally want to feel involved with the sound to the fullest. It's the consequence of progress, technology goes on, it brings quantity of things, but the quality is gone. Everything that comes through the radio is picked up by the audience without too much thought. People don't linger to listen to something more challenging, and here in the cauldron I don't put only Prog, but also classical music, in short, it doesn't seem like the times of dwelling on listening anymore.

In Italy today, can a Progressive Rock band live by its music?

Absolutely not! Kids even if they are lovers of Progressive music today are too immediate. We played because we wanted to become musicians, we liked to play music, that was our goal regardless of money. It was not to become famous, or rich, you know? Today there are completely different goals from 1970. The young group now would like to immediately go on television, become famous and rich. I am generalizing of course, but it is the approach to the craft that is wrong. The musician's profession has changed! Many people would do anything to become famous, and this is also the reason why certain shows are born ,such as "X Factor," or "Friends." When I see young kids with votes , I am horrified! We in Italy, we vote for everything. We still have within us the culture of the Arena, as in ancient Rome and its Colosseum. We still put everything inside the Coliseum today and say, " to you 10, to you 7 ...." And the loser gets eaten by lions! I don't like to see these broadcasts that put votes, including the Festival Di San Remo. I don't even like Miss Italia, Miss Smile, Miss qua , Miss Là and the veline. It doesn't happen like that abroad! Going back to the Festival Di San Remo, the Italian has it in his blood, it is a cult! You can't touch it, the vote is sovereign. Of course the young person of today does not understand this, I am talking about my generation that does not accept this way of doing things. I remember once in the 1980s we were forced by our record company to participate in "Una Rotonda Sul Mare," a program back then where there were musicians put in competition. It was us against the host Corrado Tedeschi lo and behold, he won! (and here we burst out laughing ndMax). He sang a song and he won! Of course he wins, the little people always see on TV to him, not Le Orme! There, that doesn't make any sense. At this point, you understand that it is also difficult to give advice to a young person who wants to get on the circuit. The only advice I can give you , really from the heart is to go forward at full speed and believe in what you are doing, even against stormy seas. Bring forward your own ideas, not those of others!

The "Live In Pennsylvania" DVD has a terrific set list, but many of the classics that gave you commercial success are missing. There is only "Gioco Di Bimba," how come?

Yes, simply because it was a Progfest, consequently a sound product aimed at a purely Progressive audience. Then of course we change the setlist depending on the concert. We adapt to the cities and the audience it is aimed at. We are a Prog band , but we also have the humility and honesty to compose ballads that are easy to take, certainly we don't go and play them in front of an audience prepared for more complex Rock. If we do a street party, we certainly don't do over-the-top progressive, you know very well that half the audience would leave....

I'll give you an example, recently we met with the New Trolls in Mexico, they who are more inclined to the quintessential song, the more usable song, the ditty in short, ahead of that audience that night they did the "Big Concert" which they hadn't done in a long time.

You in your musical history generally played in the three-piece formation. A lot of press has always associated you for this with Emerson Lake & Palmer, I also hear Quatermass in you, am I wrong?

How not! Of course! In the late 1960s there were many "triangle" groups, especially with organ. Not only Quatermass, Nice for example Keith Emerson's, Atomic Rooster's, Palmer's and many others. We followed them all, especially what was happening in England. We used to follow Colosseum, "Valantine Suite" is beautiful, in short we were very attentive. Then it happened that our guitarist forfeited, at that point we gave even more attention to those three-piece formations, we were inspired by many English bands. If they made it, we said to ourselves, why shouldn't we make it? In the beginning we started playing pieces by Nice, by Quatermass, just to gain fellowship and to understand certain sounds. Those who later said that we were inspired by those bands spoke the truth, especially about Nice's music! It has to be said that the Prog genre was in the air, so the inspiration had to be towards those sounds. Then we customized them, the assimilated sound we reshaped, even with the difference in technique.

Yes, you actually have a lot of personality, and it is reflected precisely in the fact that there are not many groups, even in Italy, who can play your tunes.

(laughs)... when they tell me, "How did you manage to write that thing there?" I tell them, "Look, I was lucky!" it's those things that are not programmed. Or they tell me, " But that peculiar voice you have?" it's not like I've been studying. I remember John Lennon saying, "Music is already written, you have to stand there and grasp it." I don't want to give irreverent examples for charity's sake, but for example Michelangelo was asked "How did you make a statue like that?" and he replied "Simple, just remove the marble around it!" There are those who say "...I made...I wrote...I created..." here, personally I see it more on a philosophical side, I say nothing is created, you just had the privilege and also the luck to be one who grasped what already exists. If you think that way you can live your creativity in a more humble way. We in the Orme consider ourselves lucky in that sense.

You also collaborated with P. Hammill of Van Der Graaf Generator, what are your memories of him?

And it just so happens that last night in Naples we met again with David Jackson, who by the way played with Hosanna, and we were also talking about the VDGG reunion. About Hammill, I don't want to remember too much, otherwise I get nostalgic! Eheheh , anyway very nice atmospheres, and I reiterate that the best musical period is just in the early 70s.

All right, that goes for me too, I agree, but then what happened in the 80s, the plague?

Look, you said it exactly right, the plague! A virus came from America and this virus has the name of Saturday Night Fever. Everything that is dance, disco, has wiped out Prog, of course along with the generational change. As we did in 1968 with respect to Nilla Pizzi, Achille Togliani and company. Going back to what we were talking about earlier, "non-quality" wiped out everything that was built. Again, this all happened in the late 1970s. I tell you, we in the 1980s did not even have a single request! We spent ten years in absolute anonymity. Stuff to change trades to survive.

Then New Prog with Marillion , IQ and Pendragon tried to reawaken the genre, but the real revival was in the early 1990s, especially with the cold wind from northern Europe, thanks to Swedish bands like Anglagard, Anekdoten, Landberk etc. What about it?

It's true, we noticed it too! We said to ourselves, "How come there is still someone playing this music?" Progressively (just to use the term) it caught on more and more, and I tell you, look, even in Italy the thing has awakened. We saw it firsthand already last year with dates with unexpected full houses. We have often and often been amazed by this turnout. We have requests from all over the world, so we are happy. And let's also say that it's only right that this wonderful genre be rediscovered, even by the younger generation. And here again I go back to the previous talk of quality that I care so much about.

Let's change the subject. I know you don't have to ask dad which son you love most, I don't want to know which record you are most fond of, maybe tell me which song best represents your career or the musical passage you are most fond of.

In fact there is no single song that you become attached to. However, with time there are songs that are more ... let's say ... "inspired." "Friend Of Yesterday" is one of them. Then I add "Uno Sguardo Verso Il Cielo," the same "Cemento Armato.".... There are many of them. Let's say, from the popular point of view "Gioco Di Bimba" is the one that took the most. You see from what I'm telling you that these are all simple songs. Many of them have more of a ballad characteristic, simple structure and easy to take. Regarding the passages, on the other hand, I am very fond of "Ritratto Di Un Mattino" from "Felona E Sorona," ( sings) "...la felicitàààà...etc etc." But look there are beautiful cues in our last trilogy too! Thinking deeply, to say one in particular...I don't feel like it.

And if instead they asked the Orme to do a soundtrack, what would you say?

Ma.... Soundtrack, let's say we don't have experience with that, and then they are commissioned works. We've never had the opportunity so, I wouldn't know what to say. However, it should be an interesting thing, an experience that we lack and so definitely challenging!

And if they asked the Orme to do a soundtrack instead, what would you say?

Ma.... On the soundtrack, let's say we don't have experience with that and then they are commissioned works. We've never had the opportunity so, I wouldn't know what to say. However, it should be an interesting thing, an experience that we lack and therefore certainly stimulating!

In your spare time , if you listen to music, what do you listen to?

I tell you the truth, I listen to very little music because I can't find anything interesting anymore except Indian music. I've been studying it for many years, although it can't inspire me much. Let's say it's more of a personal thing, it helps me in meditation. It also helps me play the Sitar better and better, although we don't do great things with it in our music. However, I also listen to something new, for example the first two Coldplay CDs, there are songs I like. Then I listen very happily to REM. You see, I don't only listen to Progressive. In short ultimately I listen to little but everything.

Paul Whitehead is the designer of many of your covers. I remind our readers that he is also the author of the Genesis ones. What does he do for inspiration at work, does he listen to your music first?

Paul Whitehead works in this way: he tries to live with the artists , for example with Genesis he always went to hear the rehearsals. He would hear the music and want to read the lyrics, especially he was inspired by the lyrics. He also did the cover of "Smogmagica" to us, he came to the studio, listened, talked to us and after that he did the cover. There was the song "Los Angeles" and we in the studio always heard "El ei" meaning L.A. the initials in American. And we jokingly said " But do you know what L.A. means in Italian? It means it's her!" At this point Paul came up with the idea of representing L.A. surrounded by the walls with the likeness of a woman. Sometimes for very stupid , simple things, wonderful ideas are born. For the cover of "Elements" we met at a festival in Mexico and talking about the four elements he made me this picture. He always wants to know what the lyrics are about and also the music.

Do you remember in your long career a gaffe, or a funny anecdote that happened to you?

When there are several years behind you, things definitely happen. Of positive experiences I remember, for example, that time in 1970 when we loaded up our sleeping bags in 238 and left for White's Island to hear the full festival! We saw Jimi Hendrix playing, Jim Morrison, EL&P playing in public for the first time, Jethro Tull in their early days, I think they were playing "Stand Up." We lived directly through that period of great creativity! That was very important for us, because it also gave us confirmation that we were on the right track. Then when we came back we started working and ultimately "Collage" was born.

“Collage" the first real Italian Progressive record!

Yes, yes. Look I confess to you anyway that it was a matter of timing and luck, because all the Italian bands were heading toward that line. Yes, we were lucky precisely because we were the first. "Collage" came out in the spring/summer of 1971 and sold a lot. Then around fall/winter big historical groups like PFM and all the others came out. Another important episode was the English tour in 1974 after "Felona and Sorona." We were in England for a two-week tour and it was a key wolf's den experience for us. Negative episodes.... Here staying on "Felona e Sorona" we wanted to put Jackson's sax on it, but he is so personal, so good and characterizing that in the end "Felona E Sorona " sounded like a Van Der Graaf record! So nothing more was done with it! The choice obviously we made together with our producers. Here , this is a negative experience because it could have been an important thing that would have put us more in the spotlight in the world. Then Le Orme had lineup changes, on the one hand it's bad luck because people lose the identity of the group, on the other hand it's good luck because we always found much, much better replacements than those who left. Newcomers have always brought new blood and stimulation. That is also why we lasted 42 years! Pagliuca left, but he was replaced by Michele Bon, who I personally think is one of the most talented keyboardists in the world. Of course people are more fond of Pagliuca, no wonder, time has worked... A lot of people ask us, "Why don't you get back together?" I immediately answer that it is impossible. We have turned over a new leaf and you can't rewrite life.

Musical differences?

No, human ones. However I repeat, Bon's transplant for us was a more than good thing!

What's that time you said, "We did it!"?

Never! Not even now that I am 63 years old! The best is yet to come... (laughs).

Compare your music to a wine

... Orco cane ... what a question ... let me think ... definitely Prosecco! Our good Prosecco.

The color of your music?

What a great question! But do you know? That's a big question! I know from studying Indian music that for Indians every note has a color. To put it better, it is matched with a color. So ... since we use them all, I would say the non-color of light! Daylight is made up of all the colors you know, through the Prism you break it down, here is the set of all the colors giving a non-color. Just as sound is a nonsound, of a sound that is inaudible to the human ear that is then broken down through the various notes. The same is true for colors. Indian philosophies are interesting precisely because of this, they color the mind, as they say.

But look, this spirituality of yours in the music is very much felt!

Yes it is true, not only the Sitar highlights it, but just the whole set of instruments. How you play the bass, the drums, everything has a sense, even if it doesn't seem at first glance, anything that exists in reality (if there is a reality) everything has a sense. Even in music there are senses beyond the music itself. I really went to try to understand and discover these philosophies. I went to India, to Cylon in 1973 and to Calcutta a few years ago. My sitar teacher is there, and I was his guest and experienced their air. India is so big and paradoxical that everyone finds what they are looking for. If one is looking for spirituality, one finds it, if one is looking for modernity one finds modernity, it is a country that gives many possibilities and everyone sees and finds what they are looking for. In the West this-much less! We are more conditioned. It is more difficult to come out as an individual. India in that sense is much more free and open. Really interesting believe me.

 

You wrote "The Universe," then "The Infinite," that's it, how right it is that man is always trying to see or have what he doesn't have.

It is a little bit his characteristic. Not being content has led man to try to reach perfection. but he never gets there. I speak for example of my field, music, a musician when he says "I have learned" means instead that he has yet to begin. One tries to achieve something that is in front of him, but never reaches it. Be that as it may, all this has led us to evolution and Darwinian evolution, which I don't believe in very much. There is a beautiful quote by Kaiser Ling, a German philosopher writer, who says, "The shortest journey to get to oneself goes around the world," so this round-the-world trip you have to do otherwise you don't get to the closest thing you have.

You said earlier that the most beautiful things happen by chance, so do you also mean that your songs were created by chance or is there something that inspired them?

I think man in general is a kind of receiving antenna, I'm reminded of a line from the Nobel Prize winning Bengali poet Rabindranath Tagore, who talking to God says" I am a vessel that you fill every day with new sap." We are vessels to be filled, every day we are filled with new things. In that sense it is randomness that is your relationship with the absolute. Predestination, these are things I really believe in. Example, one stands there with the guitar and melodies come to him, at that moment he had an excess of concentration, but he grasped something that already existed. We don't create anything!

Well! Thank you for these notions that can open our minds as well, we hope to hear from you again soon and a greeting from us and our NONSOLO PROGROCK readers!

Thank you! It was really a pleasure! Max, hope to hear from you again soon. Hello everyone.