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giovedì 27 luglio 2023

Matteo Mancuso

MATTEO MANCUSO – The Journey
The Players Club
Genere: Virtuoso strumentale
Supporto: cd – 2023




Ci sono numerose scuole di pensiero riguardo alla musica completamente strumentale, esistono ascoltatori che la prediligono e altri che la evitano in quanto spesso messaggera di lunghe e noiose elucubrazioni. Se poi a suonare un disco del genere è un solista, si può incappare in una sorta di palestra in cui far vedere i propri muscoli a discapito magari delle buone melodie. In fondo un disco, o per meglio dire una canzone, alla fine dell’ascolto deve lasciare traccia di se, un motivo da ricordare se non addirittura da fischiettare, altrimenti tutto si perde nei meandri del dimenticatoio, sì l’artista è bravissimo ma cosa ha detto?
Mi ritrovo ad ascoltare oggi un talento palermitano di nome Matteo Mancuso, che nonostante la sua giovane età di ventisette anni, dimostra già di avere alle spalle una lunga esperienza nel campo chitarristico, già a dodici anni frequenta palchi di festival Jazz. Quando di base si ha la conoscenza del Blues e del Jazz, le strade che s’intraprendono successivamente in altri generi sono inevitabilmente in discesa, e non sono di certo io il solo a sostenerlo.
E’ un suonatore poliedrico, spazia dal classico all’elettrico, nel 2017 registra un disco con il trio Jazz Rock di nome Snips e lo stesso anno all'interno del famoso Umbria Jazz a Perugia, ottiene una borsa di studio per il prestigioso Berklee College di Boston. Nel 2019 diventa endorser ufficiale al NAMM show di Los Angeles per Yamaha Guitars, ma la cosa che più mi ha colpito del suo modo personale di approcciarsi allo strumento è il suonare senza plettro, a dimostrazione di studio e ricerca nel campo.
“The Journey” è il debutto ufficiale a suo nome, e come iniziare se non con un viaggio ispirato anche dal Milione di Marco Polo? (quanto ci piace viaggiare a noi italiani).
Il disco è composto di nove brani e con lui suonano al basso Riccardo Oliva e Stefano India, alla batteria Gianluca Pellerito, e Giuseppe Bruno, all’organo e al piano Giuseppe Vasapolli. L’artwork è un’opera di Roy Koch. L’album è completamente dedito alla melodia di facile ascolto, e questo già può interessare un vastissimo pubblico, anche se ovviamente la tecnica di Mancuso spesso fuoriesce in maniera imponente in tutta la sua cristallinità. L’iniziale “Silkroad” ne è testimonianza grazie ad un efficace mid tempo che accalappia immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore, un pezzo molto vicino al mondo del Progressive Rock. In “Polifemo” scaturisce il Jazz, amabile e morbido, a seguire “Falcon Flight” sempre incentrato nel contesto descritto, con scale sonore più ricercate e un ritmo sostenuto. “Open Fields” è delicata, un passaggio nel Blues se vogliamo anche in stile Pino Daniele primo periodo. Ed è la volta del singolo che precede il disco con tanto di video dal titolo “Drop D.”, qui il grove è diretto oltre che semplice, tutto dedito sempre a favore della melodia gradevole.
Un'altra carta vincente di quest’album è la durata dei brani mai lunghi e tutti attorno ai quattro, massimo sei minuti. Ancora Jazz e fusion per “Blues For John”, inevitabile l’accostamento con la musica di Jaco Pastorius. Qui c’è un assolo di chitarra che mi lascia davvero appagato! Mancuso imbraccia ora la chitarra classica per farci respirare dopo cotanto materiale importante e lo fa a favore di un brano accogliente e in qualche modo anche sperimentale, intitolato “Time To Leave”. Su “Samba Party” c’è tutto l’amore del chitarrista per lo strumento, e a concludere “The Journey”, una ballata acustica che vede la collaborazione del padre Vincenzo, anche lui apprezzato musicista nel campo.
In conclusione di questa recensione vorrei rimarcare due elogi ricevuti da Mancuso che sicuramente valgono più dei miei: “Un talento assoluto; la sua capacità d’improvvisazione è avanti anni luce. Ci vorrebbero due o tre vite. È stato come quando Jaco (Pastorius) è entrato in scena... come ha fatto a diventare così bravo e così in fretta...?”, e “L'evoluzione della chitarra è fermamente assicurata nelle mani di questo tipo di musicisti... è solo un nuovo livello, il tono, il tocco, le note... sono musicisti molto puliti, niente sciattoni!”, il primo è di Al Di Meola e il secondo di Steve Vai, e scusate se è poco. MS





Versione Inglese:


MATTEO MANCUSO - The Journey
The Players Club
Genre: instrumental virtuoso
Support: cd – 2023
 
There are numerous schools of thought regarding fully instrumental music, there are listeners who prefer it and others who avoid it as it is often a harbinger of long and boring lucubrations. Then, if a soloist is playing such a record, one can run into a kind of gymnasium in which to show off one's muscles at the expense of perhaps good melodies. After all, a record, or rather a song, at the end of listening must leave a trace of itself, a tune to be remembered if not even whistled, otherwise everything is lost in the twists and turns of oblivion, yes the artist is very good but what did he say?I find myself listening today to a talent from Palermo named Matteo Mancuso, who despite his young age of twenty-seven, already shows that he has a long experience in the field of guitar playing, already at the age of twelve he frequents stages of Jazz festivals. When you have a basic knowledge of Blues and Jazz, the paths you take later in other genres are inevitably downhill, and I am certainly not alone in that view.
He is a multifaceted player, ranging from classical to electric, in 2017 he recorded a record with the Jazz Rock trio named Snips, and the same year within the famous Umbria Jazz in Perugia, he got a scholarship to the prestigious Berklee College in Boston. In 2019 he became an official endorser at the NAMM show in Los Angeles for Yamaha Guitars, but the thing that struck me most about his personal way of approaching the instrument is playing without a pick, demonstrating study and research in the field. "The Journey" is the official debut under his own name, and how better to start than with a journey also inspired by Marco Polo's Milione? (how we Italians like to travel).
The album consists of nine tracks, and playing with him on bass are Riccardo Oliva and Stefano India, on drums Gianluca Pellerito, and Giuseppe Bruno, on organ and piano Giuseppe Vasapolli. The artwork is a work by Roy Koch. The album is completely devoted to easy-listening melody, and this already may appeal to a very wide audience, although of course Mancuso's technique often leaks out impressively in all its crystallinity. The opening "Silkroad" bears witness to this thanks to an effective mid tempo that immediately grabs the listener's attention, a piece very close to the Progressive Rock world. In "Polyphemus" Jazz springs forth, lovable and smooth, followed by "Falcon Flight" still centered in the described context, with more refined sound scales and a sustained rhythm.
"Open Fields" is delicate, a passage into the Blues if you will also in the style of early Pino Daniele. And it is the turn of the single that precedes the album complete with video entitled "Drop D.", here the grove is direct as well as simple, all dedicated always in favor of pleasant melody.
Another trump card of this album is the length of the tracks, which are never long and all around four, maximum six minutes. More jazz and fusion for "Blues For John," the juxtaposition with the music of Jaco Pastorius is inevitable. There is a guitar solo here that really leaves me fulfilled! Mancuso now harnesses the classical guitar to give us a breather after so much important material, and he does so in favor of a cozy and somehow even experimental track entitled "Time To Leave." On "Samba Party" there is all the guitarist's love for the instrument, and to conclude "The Journey," an acoustic ballad featuring the collaboration of his father Vincenzo, also an esteemed musician in the field.
In concluding this review I would like to remark on two praises received from Mancuso that are surely worth more than my own: "An absolute talent; his improvisational skills are light years ahead. It would take two or three lifetimes. It was like when Jaco (Pastorius) came on the scene...how did he get so good and so fast...?" and "The evolution of the guitar is firmly assured in the hands of these kinds of musicians.... it's just a new level, the tone, the touch, the notes...they're very clean musicians, no slobs!", the former is by Al Di Meola and the latter by Steve Vai, and sorry if that's not enough. MS






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