LIFESTREAM
– Diary
Lizard
Records
Distribuzione:
G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2018
Ci
sono alcune regioni d’Italia che ricoprono in ambito progressive Rock un ruolo particolarmente
importante, la Toscana è una di queste. I Lifestream provengono da Prato e si
formano nel 2006. Rilasciano un primo ep di quattro pezzi e dalla musica contenuta
si evincono tracce influenzali di gruppi come Pink Floyd, Genesis, Yes, Kansas,
Pain Of Salvation, Porcupine Tree e Marillion.
Caratterialmente
sono forti, hanno basi Hard Rock, AOR oltre al dimostrare di aver assimilato la
lezione del periodo vintage del genere, il tutto sia con rispetto che rielaborando
il suono con la propria personalità. Resto sempre colpito da questo continuo
fiorire di band al riguardo e non posso che esserne felice, così ne sono
altrettanto per l’accurata attenzione che gli addetti ai lavori di questo
genere (sempre più esiguo) dedicano a questi nuovi artisti, alla ricerca di
ottima musica “sincera”.
I
Lifestream sono Alberto Vuolato (chitarra), Andrea Franceschini (tastiere),
Andrea Cornuti (basso) e Paolo Tempesti (batteria, voce). Il disco si presenta
in una elegante confezione cartonata contenente un miniposter orizzontale con
tanto di testi ed immagini. Il suono è equilibrato e pulito, la registrazione
rende merito ai brani. I testi parlano d’appunti su diario di gioie, delusioni,
sconfitte e rinascite che fanno da filo conduttore all’album composto da otto
tracce. Da rimarcare la citazione finale di “E Mi Viene Da Pensare” del Banco
Del Mutuo Soccorso per omaggiare Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese venuti
a mancare durante la stesura e la registrazione di questo disco.
“Diary”
si apre con “Dreamer” ed il cantato in inglese. L’Hammond da un tocco color
seppia all’ascolto, il tocco a cui mi riferivo in precedenza, quello del tempo
passato, delle radici vintage quando il Pop Rock (allora il Prog così si
chiamava) dettava legge, chitarre alla Steve Hackett e David Gilmour annesse.
I
brani hanno tutti una lunghezza abbastanza consistente, sui circa sette minuti
di media e di sedici la mini suite “Over The Rippling Waters”.
“Built
From The Inside” è anche lei ricca di cambi di tempo e di buoni assolo, quelli
che molto spesso fanno chiudere gli occhi e sognare. Noto altresì un passaggio
nel New Prog anni ’80.
“The
Shy Tree” per il gusto musicale del sottoscritto è uno dei brani migliori del
disco, apprezzo i crescendo emotivi, quando si passa dalla ballata all’enfasi
corale dell’assolo finale. Cattureranno molti vecchi nostalgici come me. “Sound
Of The Earth” si fa notare per un bell’assolo di chitarra elettrica, oltre che
per la prova vocale sopra le righe.
“Discoveries”
è la prima mini suite dell’album nei suoi dieci minuti, variegata fra schiaffo
e bacio, chitarre Hard e tastiere (piano compreso) che sciolinano melodie
incantevoli. Pane per il Prog fans incallito.
Un
arpeggio di chitarra con l’incedere malinconico inizia “Whispers”, molto stile
Genesis, e l’aria attorno a noi cambia, si ha la sensazione che il tempo si sia
fermato in quegli anni in cui la bellezza sembrava essere una cosa normale,
oggi ricerchiamo quegli attimi come l’oro. I Lifestream qui ci deliziano.
E’
poi la volta della nominata suite, e qui le carte vengono calate tutte di un
botto. Il disco si conclude con la title track “Diary”, si giunge a capolinea
sazi e consci che la fame di Prog in poco tempo è passata. Il cibo? Ottimo
direi. Buon appetito ai buongustai. MS