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sabato 13 ottobre 2018

Akroterion


AKROTERION – Decay Of Civilization
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T.Music
Genere: Black Metal
Supporto: cd – 2018


Generalmente non estraggo mai dalla biografia di un gruppo molti passaggi, ma in questo caso devo fare necessariamente uno strappo alla regola, in quanto la descrizione che H. Škrat, cantante e ideatore di questa primordiale one man band ora divenuta trio, è esaustiva per descrivere l’essenza Akroterion: “21 settembre 2018 – Equinozio D’Autunno, secondo nell’anno solare e preludio al semestre oscuro. Disco numero 2, divisione dell’Unità, conflitto binario, dualità degli opposti (bene/male, maschio/femmina, positivo/negativo, yin/jang, vero/falso, bianco/nero, giusto/sbagliato, etc.). E’ l’equilibrio a cui tendono i due piatti della bilancia nel cui segno zodiacale il sole si affaccia in questi giorni.”. Ed il disco viene pubblicato in questa data.
Siamo al cospetto di un Black Metal fulminante, di vecchia scuola, con elementi Doom , Thrash Metal e Hardcore Punk.
Come dicevo la one man band oggi è un trio e a completarlo ci sono BP Gjallar (voce, chitarre, basso, sintetizzatori) e Francisco Verano (batteria).
Una colata lavica di pece nera  si sbrodola su di noi ad iniziare dal brano “Initiatory Death”, in esso comunque cambi di tempo e cantato sporco.
Tanta drammaticità a seguire, ma anche sprazzi di ampio respiro come in “Blood Libel”, qui la voce alterna parti sporche a parti pulite. Quello che convince e prende l’ascolto è l’incedere con assolo di chitarra gradevoli e non sempre necessariamente violenti. L’inizio di “Red Dawn Under A Chemical Sky” è ipnotico e  apocalittico e non lascia adito a speranze. Più caracollante “Soul Corruption”, frammento fra Doom e Black Metal. Musica che si stampa facilmente nella mente. “Brains” non stonerebbe addirittura nella discografia dei Motörhead. Ma è la title track “Decay Of Civilization” a farla da padrona, qui tutta l’essenza del genere Black Metal, esibita in maniera impeccabile e furibonda per quasi sette minuti.
A chiudere c’è “The Gift Of Lady Death”, quasi un sospiro di sollievo, nel suo modo di essere “progressive”, con un assolo di chitarra pregevole e piccoli spiragli di luce. Certo Metal di fine anni ’70 scaturisce fra le note. Un vero piacere all’ascolto.
Questo secondo lavoro di Akroterion è dunque coraggioso per scelte, per varietà di situazioni e per tematiche. I più forti di voi avranno già segnato il nome del trio nel proprio taccuino di viaggio, ma sbrigatevi, perché  il disco è stato stampato in sole 150 copie limitate. MS

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