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domenica 29 settembre 2013

Tiresia Raptus

TIRESIA RAPTUS - Tiresia Raptus
Bloodrock Records / Black Widow
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Doom - Psichedelia
Support: CD - 2011




Ci sono realtà odierne che malgrado siano al proprio esordio, si gettano anima e corpo nel contesto degli anni '70. Non è un segreto e neppure una scoperta constatare che sempre più artisti oggi vanno ad attingere alla fonte del Rock, il periodo che va dal 1965 al 1975. In effetti per Psichedelìa, Prog ed Hard Rock, questo è il migliore punto di riferimento.
I Tiresia Raptus malgrado siano al debutto discografico come band, sono composti da elementi gia noti al mondo musicale Doom italiano, provenienti da complessi quali The Foresha Dowing, Der Noir, Black Land e Doomraiser. La formazione è composta da Carlo Gagliardi (basso), Nicola Rossi (voce, Synth e percussioni), Willer Donadoni (chitarra), Luciano Lamanna (tastiere), Jonah Padella (batteria) e Marta Neri (voci). Ma non solo si attinge allo stile compositivo del suddetto periodo d'oro, persino la registrazione sonora tende a catapultare l'ascoltatore verso quelle sonorità che furono, lasciando la mente staccarsi dall'attuale realtà.
I Tiresia Raptus quindi non si limitano a proporre un prodotto del genere, bensì ci aggiungono anche sperimentazione per rendere il tutto ancora più personale, insomma tanti elementi per poter ascoltare un lavoro ricco d'interesse.
"Tiresia Raptus" è suddiviso in sette tracce per una durata di trentuno minuti d'oscurità. L'artwork che accompagna il supporto audio è ben curato e contiene anche i testi dei brani. La foto della cover si adatta a quanto si ascolta, ossia si intraprende una strada o sentiero che porta all'interno di una boscaglia anonima ed oscura e noi imbocchiamo questo viaggio per accaparrarci l'adrenalina.
E' la natura che canta nell'introduttiva "Whales" e lo fa in modo inquietante per lasciare spazio a "Memoria Dal Sottosuolo", un movimento lento e cadenzato dove il basso ricopre un ruolo primario. Inquietanti lamenti femminili su una ritmica insistente, destabilizzano l'ascoltatore e l'ingresso delle chitarre ritmiche accompagnano fino alla fine del brano, in un fare altamente psichedelico.
Distorsione ed echi nell'oscura "Dal Limbo", mentre la voce di Nicola in maniera catartica prosegue l'operazione chirurgica dello squartamento interno della nostra sensibilità. Siamo oramai nel bosco della copertina e tutto quello che ascoltiamo attorno a noi....preoccupa.
Tiresia Raptus giocano con le nostre paure e tentano di farci sentire l'odore del marcio e del sangue rappreso, come in "Viracocha", ma questo ovviamente risiede solamente nella fantasia di chi ascolta, preso per mano e condotto in un tunnel oscuro dove tutto può essere vero o falso. Degno di nota l'uso delle chitarre e dei breve assolo che come un evidenziatore, sottolineano le parti focali del brano.
Travolge con personalità "Raptus", nenia ripetitiva e profonda che si taglia in un Metal vivace e comunque sia sempre dannatamente oscura.
In "Guardiano Della Soglia" ritorna la Psichedelìa e qualche riferimento ai primi Litfiba degli anni '80. "Jesod" è il sigillo finale, il punto esclamativo di una tematica altamente esoterica, sottolineata dalla voce di Marta.
Mi auguro che i Tiresia Raptus non mi lascino qui nel bosco oscuro, ma che mi vengano a prendere al più presto, magari con un altro lavoro, perchè io qui ho paura e freddo. (MS)





venerdì 27 settembre 2013

Conqueror

CONQUEROR - Madame Zelle
Maracash
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 2010



Chi segue il panorama del Rock Progressivo italiano, conoscerà sicuramente il nome della band siciliana Conqueror. Una delle realtà in azione gia dal 2003, quando “Istinto” ci ha presentato una band acerba ma gia dalle grandi potenzialità. Natale Russo (batteria) e le sorelle Riganò (tastiere e fiati) dimostrano una crescita artistica inconfutabile con il nuovo “Madame Zelle”, quarto album da studio se non ci vogliamo aggiungere l’ep “Sprazzi Di Luce” del 2009. La proposta ha molto degli anni ’70, grazie all’uso del flauto e delle tastiere, inevitabile l’accostamento con nomi altisonanti quali Le Orme. I Conqueror si sentono ancorati a quelle sonorità che hanno fatto la fortuna del genere, ma riescono ad impreziosirle grazie anche al calore mediterraneo della loro cultura. Tutto ciò si rifrange nel suono e sulle composizioni, l’inizio di “Indonesia” ne è testimone. Il disco è un concept album che tratta la vita dell’affascinante spia Mata Hari . Il disco si apre con “Margaretha” , una minisuite ricca di ogni ingrediente che rende un brano Prog manna per il fans. Il refrain finale è coinvolgente e porta all’evidenza la maturità di questo quintetto completato da Mario Pollino alle chitarre e da Gianluca Villa al basso.
La strumentale “Indonesia” è accattivante, adatta per una ballerina affascinante proprio come Mata Hari. In generale “Madame Zelle” è un disco molto vario, appropriato per molti tipi di ascoltatori, perché questa è una musica ricca di influenze e di buone melodie. Quello che forse andrebbe migliorato è il canto, non tanto come voce, quella di Simona, bella e melodiosa, quanto come struttura incastrata nel contesto strumentale. Perfette invece le parti strumentali che vivono di un fascino assolutamente ammaliante. Godibili negli assolo come in “Fascino Proibito” ed in molti altri frangenti. “Eleganza Perfetta” scorre via piacevolmente, mentre “H21” va ad estrapolare nel tempo passato certi giri armonici che sicuramente faranno venire la pelle d’oca ai più attempati di voi (chi ha detto Arti & Mestieri?). La musica dei Conqueror straborda cultura Prog come poche altre band hanno saputo dimostrare. Ascoltare  brani come “Doppio Gioco” e “Da Sola” è avere la conferma di come si possono comporre canzoni orecchiabili anche in un genere complesso come questo. Ma come spesso si dice, dulcis in fundo, perché “Ad Occhi Alti” è uno dei brani più belli del disco, quasi nove minuti di intriganti sonorità, spesso ruffiane, ma sempre avvolgenti. Immancabili cambi di tempo ed ancora Orme nelle tastiere di Simona, mentre il sax nel finale di Sabrina fa concludere l’ascolto di “Madame Zelle” ad occhi chiusi.
Un disco che presenta al mondo una delle più belle realtà italiane ed io mi arrabbio sempre di più ogni volta che ascolto cose del genere, perché non mi spiego mai come una musica così bella non venga considerata degnamente dal grande pubblico! I Conqueror ancora una volta fanno un passo avanti. (MS)


lunedì 23 settembre 2013

Nichelodeon

NICHELODEON – Bath Salts
Lizard Records
Genere: Sperimentazione/Avantgarde
Supporto: 2cd – 2013



Periodo di grande ispirazione artistica questo per Claudio Milano, con InSonar e NichelOdeon, l’autore ci propina quattro cd di sperimentazione musicale e d’avanguardia.
“Bath Salts” è a nome NichelOdeon, venti brani registrati in studio accompagnati da un booklet di quarantotto pagine con i dipinti e le poesie visive di Effe Luciani e le foto di Andrea Corbellini. Anche in questo caso, come per InSonar, il packaging è elegante, numerato ed autografato a mano. I NichelOdeon oggi sono Claudio Milano, Raoul Moretti, Pierangelo PANdiscia e Vincenzo Zitello. Le special guest che si alternano nell’accompagnamento delle canzoni sono anche in questo album davvero numerose, trentadue e molte di rilevanza artistica storica, come Walter Calloni e Paolo Tofani.
Il primo cd si intitola “Capitolo I:D’Amore E Di Vuoto” e si apre con il “Prologo”, dolce sonorità ispirata dall’arpa celtica di Vincenzo Zitello, sulla quale Milano decanta la genialità ironica degli “umoristi” Gesù e Maometto, l’inizio di un percorso che va a scartabellare nell’umanità e nel suo operato. La voce si adopera con puntiglio e saggezza fra suoni folk e mediterranei, come in “Un Posto Sicuro”, scritto con Moretti e Tofani, qui anche al Santoor. Una ballata che potrebbe anche uscire dalla discografia di Angelo Branduardi per farvi capire meglio la struttura sonora. Scorci intimistici che legano la musica con la ricerca vocale in un risultato affascinante, sospesa dalla prematura scomparsa di Stratos (Area) nel 1979. Un riff di Genesiana memoria apre “Ricordo D’Infanzia”, un altro frangente sonoro che dimostra l’approccio di Milano alla formula canzone, tuttavia non dimenticato nella sua interezza. Nel finale  la ricerca.
“Surabaya Johnny” ricorda molto gli anni sonori della guerra, rivisti e rielaborati dal Teatro Della Voce. “Bolle” a sua volta torna indietro nel tempo, con il supporto importante dei testi.
Torna Tofani fra i compositori dei brani in “Rapporto Sulla Fine Di Una Storia”, musica a tratti rumoristica, angosciante, distante dal fulcro cantautoriale. Segue un tributo a Peter Hammill dei Van Der Graaf Generator con “(This Side Of) The Looking Glass”, davvero personalizzato e lancinante. La voce di Milano è sia malleabile che duttile, un pregio che si raggiunge soltanto con il tempo e lo studio.
La greve “Desiderio Nascosto” è nuovamente voce, violoncello ed arpa, una piccola perla sonora dai risvolti oscuri e penetranti. Qui la voce sale e muta di veste, racchiude in se dolcezza e calore. Per ascoltare qualcosa di più complesso, ricercato e spiazzante ecco “7 Azioni”, lavoro a doppia voce  fra Milano ed il racconto recitato di Paolo Carelli. A chiusura del cd1 risiede “Giulia- Nata in 7 mesi, Morta Al primo Appuntamento”, altro frangente pacato.
Il secondo cd si intitola “Capitolo II: Di Guerre e Rinascite” e si apre con un brano musicale graffiante e cadenzato dal titolo “Terra”. Buone le vocalità di supporto da parte della voce femminile di Anna Caniglia. La ritmica di Calloni tiene banco, mentre gli interventi elettronici di Tofani impreziosiscono l’ascolto. Personalmente però resto colpito dalla profondità  e dall’eleganza di “Alla Statua Dei Martiri Di Gorla”, percezione di commossa presenza, un tributo corposo in più di nove minuti di durata.
Burlesco Milano in “Trittico 50 mg”, altro coraggioso movimento orchestrato e dedito ad un ricercato approccio fonetico. C’è anche una suite di dodici minuti, iniziata in canto latino, “L’Urlo Ritrovato”, uno dei punti più eccelsi del disco. Il tutto si chiude con tre brani più brevi, fra cui l’acustico “Finale (Ninna Nanna)” ed il breve ma complesso “Portami Un Fiore”.

Quello che Nichelodeon sta facendo nel tempo è un percorso personale e ricercato, uno studio oggi che si miscela in uguali dosi con il suono, un sunto che non si ferma all’apparenza, si ha sempre la sensazione di ascoltare qualcosa di nuovo. La direzione da intraprendere non è mai la stessa, pur rimanendo avvinghiati alla voce irrequieta e funambolica di Milano, si viene disarcionati spesso e volentieri durante l’ascolto. Questa è una sensazione che potrebbe non piacere a tutti, specie in una società in cui la ripetitività sprigiona sicurezza e tranquillità. No signori, qui c’è da ascoltare, da concedersi, da osare….qui c’è…..Ricerca. (MS)

Insonar

INSONAR – L’Enfant Et Le Mènure
Lizard Records
Genere: Sperimentazione/Avantgarde
Supporto: 2cd – 2013



Questa volta vorrei cominciare a parlare della realizzazione a partire dal Packaging, uno sforzo realizzativo che esula dai prodotti odierni. Un ritorno al piacere di approcciare la musica anche con il tatto e l’occhio, cosa che si è persa nel tempo con l’uscita (quasi definitiva, salvo ritorni di fiamma) dell’LP. Autografato e numerato a mano, esso comprende un booklet di 48 pagine rappresentato dai dipinti di Berlikete (Marcello Bellina) e dai mosaici di Arend Wanderlust. Chi sono gli artefici creativi? Claudio Milano (Nichelodeon), personaggio di spicco nel settore sperimentale italiano, conosciuto ai più per i suoi approcci vocali anche in stile Demetrio Stratos e soprattutto  da Teatro Della Voce e Marco Tuppo, Musicista e poeta anche nei Nema Niko e nei Notturno Volgare. In questo viaggio composto da diciotto brani, si coadiuvano di numerosi artisti, ben sessantadue, tanti nomi di spicco specialmente nel campo del Progressive Rock come Trey Gunn , Pat Mastellotto, Elliott Sharp, Walter Calloni, Paolo Tofani, ma anche Ivan Cattaneo, Nik Turner e a seguire tutti gli altri.
“L’Enfant” è il titolo del primo cd che si presenta con pirotecniche manifestazioni fonetiche eseguite in lingua latina. L’ascolto stereofonico esalta il risultato, solo voci e marimba suonati da Calloni e Cacciola. Il titolo è “The Simpsons Sing Gounod”.
Divertente come una filastrocca ed ottimamente arrangiata “L’Estasi Di Santo Nessuno” riporta a noi anche uno degli artisti che spesso ha saputo deliziarci negli anni con le sue canzoni anche irriverenti, al confine fra il Punk e la canzonetta, Ivan Cattaneo.
Parole in movimento, sillabate, scandite ed esaltate in “La Stanza A Sonagli”, un approccio alla struttura canzone differente, grazie anche all’alternarsi di suoni e strumenti. Squarci di musica e frequenze in differenti tonalità, una vetrina per l’ugola di Milano.
Cantata in inglese “Thief Of Toys”, canzone in crescendo dal profumo antico, scorre sopra un tappeto pianistico solo inseguito dal sax baritono di Ralph Carney. Guardando un fiore nel ricco libretto che accompagna il doppio cd, “L’Investigasogni” scava dentro, trattiene e lascia l’ascolto in sospeso, così lo stato d’animo. Carillon ed elettronica riportano la mente ai tempi dell’infanzia  in “Menura Latham”, operazione sperimentale non accademica ma prettamente sensoriale. Suoni per ricordare, ma non per focalizzare se si tratta di sogno o realtà. Viviane Houle ci stravolge con la voce in “Gallia#1” in una sensazione onirica predominante. In“Venus In Furs” ci si accinge ad ascoltare uno dei momenti migliori del disco, con Mastellotto alla batteria.
La filastrocca è un arma che Milano adopera spesso, “Dieci Bambini Cacao” ne è conferma, mentre “Hamelinvoice” chiude il disco con fragranze mediterranee miscelate a stili vocali differenti, nuova vetrina per il vocalist.
A questo punto non è certamente difficile intuire cosa attendersi dal successivo cd2 “Ashima”. Una preghiera accoglie l’ascolto, “Liberami Tabernacolo Erotico”, in perfetta sintonia con quanto ascoltato in precedenza. Claudio Milano non è attratto dallo stile vocale di Stratos in tutto e per tutto, il cantante degli Area negli ultimi momenti della sua vita ha tentato di avvicinare il proprio lavoro sulla voce anche alla formula canzone, “1978 Gli Dei Se Ne Vanno, Gli Arrabbiati Restano” ne è gradevole testimonianza. Quello che in questo monumentale lavoro si percorre è invece un approccio più duro, ristretto e profondamente legato al significato suono-parola, quasi una derivazione della lallazione.
“Song To The Siren” è un altro movimento psichedelico ed etereo, cantato in inglese. Oscuro e spettrale il finale. Ci si cimenta in spagnolo con “Canciòn Del Jinete” per poi ritornare alla filastrocca ed alla polifonia in “La Torre Più Alta”, uno degli impegni fonetici più impegnativi dell’album. Breve poesia in francese “Plaisir D’Amour”, mentre “Warszawa” è pressoché il sunto dello stile InSonar. “Gallia#2” e “Medina” chiudono il secondo cd con pacatezza e leggiadria.
Ovviamente avrete capito che non si tratta di un lavoro musicale banale ne tantomeno scontato, serve all’ascolto concentrazione e voglia di lasciarsi trasportare. Con questo Milano vuole soltanto spiegarci che la musica è un dono, dunque cogliamolo. (MS)



Life Line Project

LIFE LINE PROJECT – Armenia
Life Line Production
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2013



Non è la prima volta che il genere musicale Progressive Rock va a trattare nei testi argomentazioni importanti riguardanti la politica o avvenimenti socio culturali mondiali. Il polistrumentista olandese Erik De Beer, in questa ultima sua fatica ci racconta delle speranze e del crollo del popolo Armeno in guerra con la Turchia. Un milione e mezzo di morti, uno sterminio per annientare un popolo. Le parole tendono ad evidenziare gli interessi personali, militari e l’egoismo dell’uomo che non mette mai al primo posto il valore umano. Questo argomento si ripete ciclicamente nella storia dell’umanità e l’individuo non impara mai dai propri errori. In questo viaggio formato da dodici composizioni l’artista, oltre che di Marion Brinkman alla voce e percussioni, si coadiuva della partecipazione di Ludo De Murlanos (percussioni e batteria), Elsa De Beer (flauto), Dineke Visser (oboe) e Anneke Verhage (clarinetto). Parole forti dunque e una musica questa dei Life Line Project che oramai abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare, vista l’uscita ciclica puntuale annuale.
Ma l’album si apre con un tributo ad un grande delle tastiere che ci ha lasciato recentemente, Jon Lord (Deep Purple), con il brano “New Flight” e per rendere il tutto più vivo nel ricordo, Erik collega l’organo Hammond con i Marshall delle chitarre, proprio come faceva il maestro nella sua fortunata carriera. Dopo un inizio adrenalinico, il ritmo resta comunque sostenuto con “Let Your Outside Show Me”, canzone orecchiabile che mostra di se anche un lato vintage, specie nelle tastiere che inevitabilmente possono ricordare i Genesis. Buono l’assolo finale di chitarra, intenso per emotività.
“Armenia” è un lavoro vigoroso nella discografia dei Life Line Project, che sembra abbiano deciso di mostrare anche i muscoli. Così “Another Deadline” è un altro movimento vivace che conferma lo stato di forma della formazione.
Coralità ricercate in “Time”, canzone dalla doppia personalità, con un ritornello efficace e dall’anima anni ’70. “On Your Mind” dimostra la maturazione in sede di composizione, una canzone che comunque sa rendersi Progressiva, grazie anche all’uso dei fiati ed agli assolo della chitarra. Ma è la breve “Moment” che sa toccare l’anima, così la successiva “Dans Le Ciel” cantata in francese. Questa risale al periodo 1975, solitamente suonata dal vivo ma mai incisa in studio dalla band. Dolcezza fonetica e sonora, semplice e diretta all’obbiettivo.
Quando invece  Erik De Beer suonava con i Zoundworks, “Injustice” era una canzone gioiosa, qui nel disco oggi è presente nell’ arrangiamento originale.
Ma a questo punto è giunto il momento della title track “Armenia”, suddivisa in quattro tracce, una suite spezzata che molto ha di Prog, sia per l’approccio compositivo che per l’uso delle tastiere. EL&P possono venire alla mente, tuttavia è l’insieme che ricorda i fasti di questo genere apparentemente senza tempo. Cambi umorali e di ritmo, parti strumentali con flauto e chitarra acustica, poi la voce di Marion Brinkman, insomma un lavoro importante e ben eseguito.

I Life Line Project proseguono a contagiare con la loro passione e voglia di fare musica, senza strafare, solo con il cuore e con la mente. Se avete voglia di passare un ora con della buona musica, dalle radici importanti, “Armenia” è per voi. Rilevante continuità. (MS)

domenica 22 settembre 2013

Quanah Parker

QUANAH PARKER – Quanah!
Diplodisc
Distribuzione italiana: G.T. Music Distribution
Genere: New Prog
Supporto: cd – 2012



Questa dei Quanah Parker è una storia che viene da lontano, inizia nel 1981 e va ad attingere nel contesto sonoro denominato New Prog. Provenienti dalla scena musicale veneziana, si sciolgono nel 1985. Il tastierista fondatore si chiama Riccardo Scivales, autore anche di numerosi libri musicali oltre che compositore ed arrangiatore.
Una storia che ha lasciato il segno in ambito più locale che nazionale e questo è un dato dettato dal momento in cui si espongono al pubblico, gli inizi degli anni ’80, di certo il momento più buio per il Progressive Rock. Sappiamo bene che dal 1983 gli inglesi Marillion e soci riportano l’attenzione sul movimento, un ritorno più che altro dettato da influenze Genesis e Pink Floyd su tutte. Nel caso dei Quanah Parker invece il percorso sonoro viene più influenzato da realtà nostrane come le Orme, non a caso hanno una collaborazione dal vivo con il tastierista Tony pagliuca, tuttavia anche il panorama inglese vintage viene revisionato, soprattutto nelle soluzioni alla Yes.
Alessandro Monti (Diplodisc) all’interno del booklet di accompagnamento del cd, racconta dettagliatamente il percorso della carriera e qualche aneddoto. La band si riforma  nel 2005 con una nuova formazione, pur restando fisso il fulcro portante Riccardo Scivales e con essa la voglia di riproporre il percorso sonoro annoso, questa volta dettato dall’esperienza acquisita nel tempo. Mentre negli anni ’80 la formazione era composta da Riccardo Scivales (tastiere e cori), Roberto Noè (chitarra e voce), Stefano Corvis (chitarra ritmica), Roberto Veronese (basso) e Giuliano Bianco (batteria), nel 2005 i componenti oltre Scivales sono Elisabetta “Betty” Montino (voce), Giovanni Pirrotta (chitarra), Giuseppe Di Stefano (basso) e Paolo “Ongars” Ongaro (batteria).
L’idea di mettere una voce femminile in questo stile Prog è di certo da apprezzare, in quanto non se ne sentono poi molte in questo panorama sonoro prettamente di nicchia.
Il cd è formato da undici tracce più una bonus track ricavata in registrazione originale nel 1984. Il disco non può che aprirsi con il pianoforte di Scivales, in “Chant Of The Sea-Horse”, supportato dal coro di Betty, breve intro toccante ed introspettiva. Si entra nell’Art Rock con “No Time For Fears”, cantato in inglese ed ovviamente legato agli stilemi del genere, cambi di ritmo compresi e quello che appunto ne scaturisce è la presenza di una ferrea e preparata sezione ritmica.
La voce impostata di Betty è di personalità, certamente non scontata e aggiungerei “nuova” in questo contesto. Buona la chitarra di Pirrotta in “Quanah Parker”, altro movimento arioso e di carattere.
L’amalgama della band viene alla luce in “Sailor Song”, movimento all’unisono che dimostra anche la passione per certe soluzioni all’italiana, quando dal 1971 in poi anche da noi il Pop (non si chiamava ancora Progressive) contava qualcosa. Più ricercato e con un inizio stile Area e Perigeo, giunge lo strumentale “Flight”, altra dimostrazione di cultura assimilata e buona tecnica a disposizione, vetrina per il basso di Giuseppe Di Stefano. Si torna nel New Prog con “The Garden Awakes”, mentre “After The Rain” è delicata e comunque richiama in me alcune fasi dei Genesis, quelle più settembrine. Per chi scrive, uno dei momenti più alti di “Quanah!”.
“Asleep” si avvicina più al cantautorato e spesso (per chi li conoscesse) mi richiamano i Paatos e comunque bellissima la prova vocale nelle coralità di Beety. “Silly Fairy Tales” sono immagini sonore in movimento, cambi di ritmo ed umorali. Altro frangente ricco di buoni arrangiamenti è “People In Sorrow”, mentre “The Limits Of The Sky” chiude degnamente questo piccolo gioiello sonoro che potremmo scherzosamente soprannominare “Macchia Del Tempo”. La bonus track “Sheen Menn” mette già in evidenza la capacità del combo nel 1984.
Complimenti alla Diplodisc per aver portato oggi alla conoscenza del pubblico questa realtà Prog e non solo, perché sono convinto che “Quanah!” piacerà a tutti gli amanti della musica in generale. Sbagliato ghettizzarlo! (MS)


martedì 17 settembre 2013

NEMO

NEMO – Le Ver Dans Le Fruit
Progressive Promotion Records
Distribuzione italiana: G.T.Music Distribution
Genere: Progressive Rock
Supporto: 2cd – 2013


Ma questa copertina colorata e particolareggiata, dice qualcosa al fans del Progressive Rock? Personalmente mi fa venire la voglia di comperare questo doppio cd a scatola chiusa, questo perché io sono un estimatore del genere. In realtà vi sto mentendo, lo acquisterei a scatola chiusa ugualmente perché conosco questa band francese ed ho, non a caso, tutta la loro discografia e con “Le Ver Dans Le Fruit” sono già all’ottavo sigillo da studio in 13 anni di carriera. Un crescendo caratteriale e tecnico stupefacente, uno stile proprio ed un mix di tendenze ampio che spazia dal New Prog al Metal, passando anche per gli anni ’70.
I Nemo sono JP Louveton (voce e chitarra), Gillaurne Fontaine (tastiere), Lionel B Guichard (basso) e JB Itier (batteria).
Cosa trattano i Nemo nei testi è argomento annoso e quanto mai attuale, il discorso è incentrato sulla società, chi trama dietro al popolo per renderlo come una pecora? Partiti politici? Organizzazioni religiose? Compagnie commerciali? Loro ci consigliano di fare attenzione a tutto, persino ai Nemo stessi! In parole povere di non fidarsi di nessuno, però della loro musica io mi fido eccome!
Attenzione e cura per i suoni e gli arrangiamenti, il tutto sempre a disposizione della melodia, perché il Prog proposto non è esclusiva vetrina di tecnica e muscoli. La band negli anni ha sempre dosato bastone e carota e questo credetemi, non è sempre facile. Ascoltate l’intro del cd1 con le coralità, “Stipant Luporum” è ricco di storia Prog anni ’70, tanto per mettere subito le cose in chiaro.
Strambano con “Trojan (Le Ver Dans Le Fruit)” in terreno casalingo, ossia in uno stile a loro confacente, fra il Metal ed il Prog, quasi nove minuti di cambi di ritmo ed intriganti assolo, il tutto sopra riff compiacenti. Quello che convince di questo quartetto è l’insieme, così la capacità di scrivere canzoni mai scontate, sempre ricche di particolari, colorate e vigorose. Goduriosa risulta “Milgram”, a tratti ampia e solare, Più ricercata nelle melodie “Verset XV”, con un delizioso solo di chitarra e qui al proposito vorrei soffermarmi per un momento, perché il concetto riguarda un argomento attuale, quello delle band di oggi. Più passano gli anni e meno si ascoltano assolo nelle canzoni Rock e questo oltre che essere un controsenso è altamente penalizzante, non bastano solo riff per fare una canzone, tutto ricade altrimenti in noia mortale! Detto questo sottolineo il brano in questione, ascoltatelo e capirete il piacere di ascoltare Prog.
Inutile scendere in dettagli, sono due cd di incredibile fruibilità, scorrevoli e godibili come raramente mi accade negli ultimi anni di ascolti. Magari voi che leggete vorreste dei paletti di riferimento più precisi, bene, voglio dirvi che i Nemo sono i Nemo e basta, tuttavia li consiglio a chi ama Spock’s Beard, Dream Theater, The Flower Kings e Moon Safari su tutti.

Sono orgoglioso di affermare una mia convinzione, cioè che il Prog non morirà mai, fra alti e bassi ci sarà sempre chi lo terrà in vita ed i Nemo sono fra questi, sareste eventualmente voi ad uccidere un poco il genere semplicemente ignorandoli. Almeno date ad esso la chances ascoltandoli. (MS).

PROG EXHIBITION

PROG EXHIBITION - 40 Anni Di Musica Immaginifica
Immaginifica- Aereostella
Distribuzione Italiana: Edel
Genere: Progressive Rock
Supporto: Cofanetto 7cd – 4dvd



Buon compleanno Progressive Rock! 40 anni di emozioni a non finire e suite sinfoniche, fra face paint, costumi, luci ed influenze musicali provenienti da ogni dove. Un genere musicale dato per spacciato in continuazione, ma sempre vivo e vegeto, grazie soprattutto ai fans caparbi e totalmente stregati dalle sonorità proposte da migliaia e migliaia di band .
In origine in Italia lo chiamavamo Pop Rock, così ci raccontava alla tv in “Per Voi Giovani” il critico e musicista Renzo Arbore. Sappiamo anche che il Rock è principalmente la chitarra elettrica, simbolo della gioventù e di protesta. Ma nell’estate del 1966 con il brano “Eleanor Rigby” i Beatles aprono questo nuovo filone sonoro dalle tinte sinfoniche. Infatti per la prima volta nel Rock non ci sono chitarre, solamente voce ed archi, ossia una strumentazione classica. Successivamente sostituite le orchestre con il Mellotron, nel 1969 “In The Court Of The Crimson King”dei King Crimson apre ufficialmente la stagione del Progressive Rock. Ed è bello ritrovare ancora David Cross con il suo violino a commemorare i 40 anni del genere in questa manifestazione.
Prog Exhibition è uno spettacolo imponente e dalla portata storica indelebile per la grandezza delle band italiane coinvolte, un evento che resterà negli annali di tutta la musica italiana in generale. Svoltosi a Roma al Tendastrisce il 5 ed il 6 Novembre del 2010, è prodotto da Iaia De Capitani  L’imponenza dell’avvenimento porta alla realizzazione di questo cofanetto composto oltre che da un libretto esaustivo nei dettagli delle band che si esibiscono, anche da sette cd e quattro dvd! I nomi fanno tremare le gambe ad ogni Prog fans , ci sono i maggiori esponenti di tutti i tempi, fra PFM con il leader flautista dei Jethro Tull, Ian Anderson ad Aldo Tagliapietra, Tony Pagliuca e Tolo Marton, vecchia formazione delle Orme con David Cross dei King Crimson come ospite. E poi Banco Del Mutuo Soccorso, sempre in grande forma, Sinestesia, i storici Trip di “Caronte “ ed “Atlantide” di Joe Vescovi e Furio Chirico, gli attuali Maschera Di Cera dell’inesauribile Fabio Zuffanti. Ed ancora Periferia Del Mondo di Alessandro Capotto e l’indimenticata Nuova Raccomandata Ricevuta Ritorno del sempreverde pittore e musicista Luciano Regoli, in grande forma con il nuovo album “Il Pittore Volante”. Con loro perfino Claudio Simonetti dei Goblin.
C’è perfino la gradita presenza del flautista degli olandesi Focus, altra band storica degli anni ’70, Thijs Van Lear. Per finire, ma non per ultimi, gli Abash ed i memorabili partenopei Osanna, band culto degli anni ’70 con il sorprendente Lino Vairetti e gli ospiti d’eccezione David Jackson dei Van Der Graaf Generator e Gianni Leone dei Balletto Di Bronzo.
Una grande produzione per un evento unico nel suo genere. Tutte le band che si esibiscono attingono dal loro migliore repertorio musicale e perfino di quello degli ospiti partecipanti. I più attenti di voi diranno: “Ma mancano gli Area”, niente paura, la PFM dedica loro ed all’indimenticato Demetrio Stratos, i brani “Maestro Della Voce” ed il cavallo di battaglia “Luglio Agosto, Settembre Nero”.
Il primo dvd si apre con l’esibizione dei Metal Progsters Sinestesia. Metal Prog dal raffinato gusto melodico. La prova vocale di Riccardo De Vito riesce ad emozionare con reminescenze Messiah Marcolin (Candlemass) e Geoff Tate (Queensryche)…scusate se è poco.
D’altro stile il Prog dei Maschera Di Cera, con una prestazione sopra le righe con il bravo cantante Alessandro Corvaglia in cattedra. La band propone il suo New Prog con leggiadria e convinzione, mostrando al pubblico un affiatamento coeso ed un songwriting di presa immediata. Poi l’esibizione che non ti aspetti, quella che ti lascia piacevolmente colpito, i Trip dell’intramontabile Joe Vescovi. Altrettanto vale il discorso per il batterista “motore Ferrari” Furio Chirico, con una forma fisica sempre invidiabile. Uno dei momenti più belli di tutto Prog Exhibition, a testimonianza che il vecchio Prog italiano è davvero intramontabile. Malgrado siano pezzi degli anni ’70, quello che stupisce di loro è la freschezza che portano ancora dietro. Musica senza tempo.
Cosa dire poi della vecchia formazione Aldo Tagliapietra, Tony Pagliuca e Tolo Marton? Ovviamente sto parlando delle Orme, anche se Aldo all’inizio dell’esibizione non vuole pronunciare questa parola con cui ci ha condiviso buona parte della sua vita. Emozionante al limite della commozione il momento con David Cross in “Al Di Fuori Del Tempo” e il pezzo strepitoso dei King Crimson “Exiles” cantato da Aldo.
Il secondo dvd è interamente dedicato alla PFM, impegnata in un concerto a dir poco appassionante, con la scaletta scelta appositamente per far godere al meglio ogni amante del Prog Rock più impegnato e classico. Ecco dunque a noi “La Luna Nuova”, “Il Banchetto”, “Arlequin”, passando anche al repertorio più recente . Strepitoso l’attimo con Ian Anderson e non mancano neppure alcuni classici dei suoi Jethro Tull, come “Bourèe” e “My God”. Tutto riesce facilmente alla PFM, sappiamo anche che prima di chiamarsi così sono stati cover band di King Crimson e appunto dei Jethro Tull.
Strepitoso finale con i classici e quindi “Out Of The Roundabound”, “Impressioni Di Settembre”, “E’ Festa”, insomma di tutto e di più. Non voglio rovinarvi le sorprese al riguardo. Gli Osanna sono un'altra perla dell’evento. Una band in salute e sempre gioviale, come la natura partenopea vuole. Il dna non si modifica.
Il Banco Del Mutuo Soccorso è assolutamente chirurgico ed anche loro optano per una scaletta Prog che più Prog non si può. Decisamente privilegiato il fortunato album “Darwin”. Non svelo altro, anche perché di materiale in 7 cd e 4 dvd ce n’è a bizzeffe.
Avrete capito l’entità storica di questo evento e del relativo supporto allegato, per cui fossi in voi non mi perderei per nessuna ragione al mondo questo cofanetto, da tenere gelosamente fra i migliori dischi del Prog Italiano e non solo. (MS)

sabato 14 settembre 2013

Pierrot Lunaire

PIERROT LUNAIRE - Tre
Musiche Particolari & Records
Distribuzione: G.T. Music Distribution
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 2011



La copertina di "Tre" dei Pierrot Lunaire richiama totalmente quella di "Gudrun", secondo ed ultimo episodio discografico dei nostri artisti. Non è casuale, è un tributo ad una band  che negli anni '70 si è affacciata nell'intricato labirinto delle realizzazioni Progressive minori, dove "minori" sta per meno distribuite discograficamente e non al riguardo del valore artistico. Stiamo dunque parlando di Rock Progressivo italiano datato e di musica importante, a cavallo fra il Rock ed il Folk italico, musica per la mente.
La gemma però risale al 1974 ed ha il titolo omonimo della band. Questo disco racchiude in se diversi brani gradevoli, esempio di eleganza e concretezza, uno squarcio di cultura degli anni che furono e aggiungo io, irraggiungibili.
Vannuccio Zannella, sensibile produttore di musica Prog italiana, rispolvera i fasti di questo trio artistico e in qualche maniera porta merito anche alla memoria di Gaio Chiocchio, autore dei molti brani, scomparso prematuramente quindici anni fa. "Tre" è un appendice a quello che avrebbe dovuto essere il proseguo di "Gudrun", gia album travagliato e faticosamente giunto al traguardo dell'uscita discografica nel 1976. Tre infatti sono anche i brani inediti contenuti in questo disco, oltre che il numero dell'album in ordine cronologico. Le composizioni si intitolano "Soldato", "Cilla" e "What'd You Say" e sono state scritte proprio da Chiocchio. In questo album tributo si rende merito alle migliori canzoni dei Pierrot Lunaire e lo si fa con band di oggi che poco hanno da invidiare ai nomi altisonanti degli anni '70. Ci sono Il Segno Del Comando, i giovani e sorprendenti Gran Turismo Veloce, i Sciarada, InSonar per non parlare del vocalist sperimentatore per eccellenza del Prog odierno, Claudio Milano (Nickelodeon) assieme a Mario Tuppo ed ai Liir Bu Fer e poi i bravi Central Unit ed infine proprio il tastierista Arturo Stàlteri, storico membro della band. Ma le chicche non finiscono, ci sono pure le versioni alternative di "Sonde In Profondità" e "Mein Armer Italiener" incise nel 1975 e poi rifinite in quel "Gudrun" a cui accennavo all'inizio.
Le canzoni risuonate con personalità dalle band in questione acquistano in freschezza e potenza, tanto da farmi riflettere...Cosa avrebbero potuto fare oggi i Pierrot Lunaire con la nuova tecnologia e strumentazione!
Il Segno Del Comando attraverso la propria aura Dark donano a "Lady Ligeia" una veste ammaliante, dove la ciclicità armonica ipnotizza l'ascoltatore. Notevole la versione de "Il Re Raipure", le sensazioni ci portano con la mente agli anni '70, dove il Folk Prog aleggiava con leggiadria. I Sciarada suonano "Dietro Il Silenzio", brano che calza loro a pennello, grazie all'incedere psichedelico. Non differente l'approccio degli InSonar in "Plasir D'Amour", focalizzato su gorgheggi vocali e narrati. Ancora atmosfere grevi con Claudio Milano e nuovamente approfondimenti vocali, quelli che a lui riescono con naturalezza in "Gallia".
Superba prova anche per i Central Unit con "Giovane Madre", dove l'attenzione è concentrata in prevalenza sul sax.
Stàlteri accompagnato dal suo pianoforte invece tocca l'anima con la delicata "Morella". Venendo invece ai tre inediti, devo ammettere che da soli valgono il prezzo del disco. "Soldato" si apre con un piano che sgocciola note in maniera rarefatta, ed è dolce e delicata. Più ricercata "Cilla" anche nel cantato, mentre "What'd You Say" è acustica con chitarra e voce.
Questo disco farà la gioia di tutti i cultori del Prog d'autore italiano, uno sprazzo di sereno in questo mondo nuvoloso colmo di scariche elettriche. (MS)

giovedì 12 settembre 2013

Paolo Catena

PAOLO CATENA - Quadrimusicali
New Light Records

Distribuzione italiana: si
Genere: Sperimentale / Psichedelia
Support: CD - 2012
Parlare di ritorno, questo di Paolo Catena forse non è del tutto adeguato, perché l'artista pesarese ci ha abituati nel tempo a questi mordi e fuggi sonori, personalmente ne sentivo la mancanza già da tempo e "Quadrimusicali" cade proprio a "pennello".
Non sono qui a scrivere tutta l'annosa storia di Catena, notoriamente descritta nel tempo dalle riviste musicali ed oggi anche dai numerosi siti internet, lascio quindi a voi la curiosità di scoprire questo immenso artista italiano. Ricordo soltanto che l'ultima apparizione sonora risale al 2010 con il disco di Lola Sprint e The Cat, sua compagna di viaggio nelle numerose e vulcaniche idee. Negli ultimi anni Catena ritorna alla pittura, proprio perché poliedrico ed ispirato dall'arte in maniera totale (teatro, poesia, scultura, fotografia...). E cosa succede quando le muse si incrociano? "Quadrimusicali".
Villa Almerici è il posto in cui l'ispirazione di Catena è al massimo, toccando argomentazioni quali esistenzialismo, creazione, poesia ed ispirandosi a personaggi storici quali Leonardo Da Vinci ed il musicista J. Sebastian Bach. Ma la settecentesca villa pesarese restaurata è musa soprattutto per la pittura con dipinti a soffitto ed in nicchia, anche con ispirazioni mitologiche, quindi riassumendo una vera e propria sede di opere d'arte.
"Quadrimusicali" racchiude in realtà il periodo musicale di Catena che parte dal 2003 al 2010, quest'ultimo vero e proprio anno di realizzazione di questo album. Undici fotografie d'energia sonora racchiuse nell'album ed ognuna racchiude un determinato stato d'animo.
Apre la nenia acustica di "Lode Al Creatore Jah", dove poche note si ripetono ciclicamente ad ipnotizzare l'ascoltatore per entrarne in un contesto mistico. "Bacterial" è una mini suite di dieci minuti, dove Catena si diverte nuovamente a sfidare la stabilità mentale di chi ascolta con loop di tastiere infinito, spezzato soltanto da qualche intervento al limite del rumorismo. Musica da contesto, da vivere in concomitanza dell'opera, la quale è rappresentata nelle foto interne del booklet che accompagna il disco.
"Ritorno All'Inizio Pt1" è sempre una sensazione sonora prettamente psichica e le tastiere nuovamente disegnano percorsi nell'aria. C'è un altro lungo viaggio mistico in "Quadrimusicali", la suite "Visione" nella quale aleggiano tutte le sensazioni e sembra quasi di respirare l'aria di questa Villa dal fascino tutto italiano. Breve piano per "La Nostra Fragilità", nervoso e fuggente e tuttavia non ha neppure senso descrivere tutto un viaggio nel quale soltanto la vostra fantasia può arrivare. La mia è una, la vostra è un altra e le sensazioni sono differenti.
Paolo Catena ritorna e provoca la psiche deturpandola e rovesciandola come un calzino, il tutto per il nome dell'arte totale, un posto dove solo pochi eletti possono transitare.
Bentornato maestro. MS

martedì 10 settembre 2013

SKYLIVE ROCK a Fabriano

                       SKYLIVE ROCK a Fabriano (AN)



Sabato 21 SETTEMBRE al Teatro Gentile di FABRIANO 
ORE 21.00
Ritorna la storia del Rock, raccontata ed eseguita dal vivo. MASSIMO SALARI e gli SKYLINE vi racconteranno l'evoluzione della musica Rock dagli esordi passando per gli episodi e le band più importanti che hanno mutato il suono del Rock sino ad oggi. Quali sono stati i brani, le band, gli episodi, le curiosità e gli avvenimenti storici che hanno mutato il Rock. 

                                 

                                    Gli SKYLINE:

- Gianluca Bellucci – tastiere, sintetizzatori, voce e cori;
- Matteo Bucefalo – basso, voce e cori;
- Luca Poeta – batteria e percussioni;
- Francesco “Franz” Ricci – chitarre;
- Laura Biducci, voce e cori;

- Gabriele Toni – mixer e amplificazione.

Band storica di origine fabrianese, ora umbro marchigiana, con 30 anni di attività alle spalle. Suona Rock, Hard Rock, Prog e tutto ciò che riesce ad emozionare....


                          MASSIMO "MAX" SALARI":
Critico Musicale, ha scritto per riviste musicali e siti web quali Andromeda, Rock Hard, Flash Magazine, Rock Impressions e Nonsolo Progrock. Per sei anni vicepresidente dei Progawards.



Lo spettacolo è dedicato soprattutto a coloro che non amano o non hanno capito il Rock. Spiegazioni semplici con supporto di video originali ed esempi live suonati integralmente dai SKYLINE




Concerto e relazione adatto a tutte le età. Si parte dal 1950 ad oggi.






Ospite allo spettacolo la storica band Jazz Prog fabrianese AGORA'


Qui sotto...Assaggino!!! NON MANCATE!!!
Per ulteriori informazioni contattare  salari.massimo@virgilio.it



domenica 8 settembre 2013

Tilion

TILION - A.M.I.G.D.A.L.A.
Musea Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: ProgSupport: CD - 2008



Tornano i Tilion di Alfio e Flavio Costa, dopo il buon debutto del 2003 dal titolo “Insolitariamente” e direi anche quasi a sorpresa. Un annata piena di impegni per il bravo tastierista Alfio, impegnato anche nel buon lavoro dal nome Colossus Project. Ebbene ci sono anche novità all’interno della band, il cantante Andrea Ricci si ritira dal mondo musicale per dedicarsi alla famiglia ed il suo ruolo qui in “Amigdala” viene ricoperto da special guest, alcuni dal nome conosciuto come Lino Vairetti (Osanna) e Sophya Baccini dei napoletani Presence. Ma le sorprese non finiscono qua, in “The Mirrors Room” ci imbattiamo addirittura con la voce ed il sax di Clive Jones, storico leader dei Black Widow.
Quello che abbiamo fra le mani è un lavoro ben prodotto, ben confezionato, con un artwork perfetto nella descrizione visiva di “Amigdala”, ossia del lato del cervello dove risiedono le emozioni, centro del sistema limbico. La musica è altrettanto rivelatrice di questi oscuri meandri, tracciante armonie a volte gotiche ed altre al limite del Metalprog. In verità questo è un disco di puro Progressive Rock, basato molto sulle tastiere ed avvinghiato a certe sonorità passate. Granitico il brano “Symphony For A Shadow”, affettato dalle lame della chitarra di Flavio, duro e delicato allo stesso tempo. La voce di Sophya rende tutto più soave. Le emozioni si trasferiscono in “The Mirrors Room”, l’oscurità prende ancora più forma e questo grazie al Mellotron ed alla voce di Clive Jones. Senso di angoscia e pesantezza, un brano criptico legato in certi versi al mondo sonoro lontano degli anni ’70, quando questo genere spopolava fra i numerosi cultori. Un lavoro davvero variegato questo dei Tilion e la conferma giunge dalla Folk e dolce “The Echo Of The Dark Side”, cantata da Helena Biagione. Sembra quasi di ascoltare davvero un altro disco.
Ancora un ospite ed altra ottima interpretazione giunge dalla voce di Hamadi Trabelsi in “Nocturnal (pt. 1)”. Questa volta il motivo diventa più teatrale, in bilico fra le note sognanti dei Dream Theater periodo “Awake” ed un Progressive più moderno. Dopo il breve intermezzo voce e piano di “Promenade Avec La Nuit”, è la volta di “Alter Action”, sempre accompagnata dalle onde del mare di sottofondo. Brano psichedelico e ben ritmato, grazie anche al lavoro del basso di Roberto “Bobo” Aiolfi e dal solo di batteria di Paolo Cassago. Con “Eclipse” ritroviamo la voce del cantante dei partenopei Osanna, Lino Vairetti e credetemi se a me scorrono alcuni brividi sulla pelle. A seguire la seconda parte di “Nocturnal” per poi concludere il cd con la minisuite che da il titolo all’album: “Amigdala”.
Stupefacente concentrato del sound Tilion, dove oscurità, arpeggi alla Gentle Giant, tastiere alla Goblin e New Progressive si alternano con assoluta semplicità. Musica per tutti i palati, anche per quelli non avvezzi al genere. I Tilion toccano dunque molti argomenti, oltre che i meandri delle nostre menti, per un disco di elevata cultura Rock.
Per chi segue questo genere è da avere. MS



venerdì 6 settembre 2013

Sithonia

SITHONIA – La Soluzione Semplice
ProgRock - Lizard
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2011




La Soluzione Semplice”, un ponte fra due mondi, uno brullo ed arso e l’altro rigoglioso, verde e ricco di acqua. Analogia fra passato e presente della storia dei romagnoli Sithonia ? Non è detto, questo è solo un mio pensiero, in quanto la band nel corso degli anni ne ha passate davvero di cotte e di crude. Tutto inizia nel 1985/6 con svariati cambi di line up e quattro dischi alle spalle fino allo split del 1999. Una carriera fra alti e bassi, fra consensi e qualche dubbio, il tutto sempre vissuto dalla band con l’entusiasmo, quello che solo l’amante del genere Prog può comprendere.
Non è una band professionista, per cui gli sforzi elargiti sono davvero enormi, a cavallo fra studio e lavoro, una situazione spesso insostenibile. Questo sarà motivo di molteplici incomprensioni, la scissione a cui accennavo prima è inevitabile, ma la passione non si doma e lo sappiamo bene tutti noi che amiamo il Prog, ecco quindi a distanza di 12 anni il ritorno dei Sithonia.
Mi piace dunque immaginare questo ponte disegnato nella copertina dal chitarrista Roberto Magni e fotografato nel back, come un nuovo passaggio ed allora attraversiamolo assieme a Orio Cenacchi (batteria), Oriano Dasasso (tastiere), Marco Giovannini (voce e cori), Roberto Magni (chitarre, mandolino e programmazioni synths), Paolo Nannetti (organo e mellotron) e Valerio Roda (basso).
“Treni Di Passaggio” apre il disco, otto minuti nei quali i Sithonia mettono tutti gli ingredienti che compongono il loro piatto forte. C’è il Prog, il New Prog e molto anche del cantautoriale. Importante per la loro musica la melodia di facile fruibilità, ma anche i buoni assolo strumentali, i quali infarciscono l’ascolto con frequenza. Sempre una emozione poter ascoltare il Mellotron, così come ritornare con la mente agli albori di questo genere italiano caro a band come Le Orme.
La più breve “Tornando” è uno strumentale basato sulle tastiere e che fa da preludio ad una suite ricca di emozioni dal titolo “Cronaca Persa”. Perso invece non è il tempo che la band ha passato nell’inattività, in quanto in esso sembra essersi rigenerata ed averci racimolato le idee.
I testi di Paolo Nannetti ben si sposano con la musica proposta, ricca di cambi di tempo ed umorali. Il bagaglio culturale dei componenti è notevole e si manifesta apertamente in molti passaggi intrisi di melodie si inflazionate, ma sempre verdi.
Dopo ventidue minuti di musica giunge un breve strumentale basato sulla chitarra dal titolo “Il Tram Del Topo”. La title track “La Soluzione Semplice” è in effetti il momento più alto del disco, dove il tempo sembra essere regresso e dove ancora una volta ci si imbatte nel Mellotron.
L’equilibrio fra il Prog ed il cantautoriale è ben dosato, questa però potrebbe essere un arma a doppio taglio, in quanto l’amante del genere preferirebbe godere di più in fughe strumentali e qui i Sithonia sono dei maestri, mentre chi ama di più la formula canzone, potrebbe trovare ostico l’intreccio. Personalmente riesco a godere a pieno della proposta, anche se non nascondo una piccola tendenza per i brani più strumentali che cantati.
Chiude il disco anticipata dalla breve “Passeggiata”, l’ottima “Il Vento Di Nauders”, undici minuti di buon Progressive all’italiana.
La Soluzione Semplice” è un felice ritorno che la Lizard incastona nel contesto La Locanda Del Vento, dove giacciono di gia altri lavori interessanti come quelli dei Lingalad o dei Faveravola. In questo contesto è contenuta la musica che ha il sapore dei tempi che furono e neppure i Sithonia potevano mancare. Bentornati! (MS)

martedì 3 settembre 2013

Active Heed

ACTIVE HEED – Visions From Realities
Autoproduzione
Genere: New Progressive Rock
Supporto: mp3 – 2013



Active Heed è un nuovo progetto italiano in ambito Rock Progressive, questo nasce per mano del compositore Umberto Pagnini, autore anche dei testi. “Vision From Realities” è formato da quindici canzoni fra l’acustico ed il New Prog, suonate da Lorenzo Poli (basso, chitarre, tastiere ed effetti speciali), Per Fredrik PelleK Asly (voce), Giovanni Giorgi (batteria), Mark Colton (cori) e Marit Borresen (cori).
Si aggira solarità fra le note in bilico fra Prog italiano e quello inglese di stampo Marillion. “Now What?” descrive il concetto assieme alla successiva “Me, Five Seconds Before”. Composizioni orecchiabili, ricercate, molto attente alla melodia, quella ruffiana che si stampa facilmente in mente, perché il Prog è capace anche di questo, non solo di passaggi astrusi e complicati.
Il disco scorre a concept, con frammenti strumentali e persino buone coralità come in “Melting Of Realities”. Personalmente mi ricorda alcune composizioni di Clive Nolan, tastierista poliedrico dei Pendragon, Arena, Shadowland, Caamora, Strangers On A Train ed altro ancora, per teatralità e metodica.
Momenti pacati al confine del cantautorato in “Forest And Joy”, con un buon assolo di chitarra acustica. La musica rispecchia in maniera veritiera l'artwork a pastello, delicata e comunque ricca di particolari, fotografia è “The Weakness Of Our Spinning”, uno dei momenti più alti dell’intero lavoro.
Canzone come “Without Joy” invece resta meno equilibrata nei suoni, risultando leggermente caotica. Si tocca il Folk in “Every Ten Seconds Before” pur restando nel binario Prog, così nella successiva “FFF Flashing Fast Forward”.
Il disco si conclude restando su queste coordinate, fra buone melodie e senza strafare. Una citazione a parte per “Usual Plays In Heaven – Be Kind And Talk To Me”, bella sia nelle sonorità che nel cantato. Umberto Pagnini è molto legato probabilmente al New Prog anni ’80, ma anche a tutto il contesto generale di questo settore, quello che riesce a fare in questo esordio è trasmetterne le sfumature delicate. Le basi sono buone per costruire altri buoni lavori a venire, non nascondo la mia curiosità nell’attendere gli eventuali sviluppi, intanto premo nuovamente “play”. (MS)