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martedì 3 gennaio 2023

Alex Carpani

ALEX CARPANI – Microcosm
Independent Artist Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2022




Ho sempre seguito la carriera del  polistrumentista franco italiano Alex Carpani e ogni volta è sempre una sorpresa. Se consideriamo l’esordio discografico avvinghiato al mondo delle nostrane Orme, tanto da far cantare nel disco “Waterline” (2007) lo stesso Aldo Tagliapietra, e quanto prodotto in seguito, si denota nel tempo una maturazione invidiabile. Sempre amante del sound Genesis, Carpani dopo altri quattro album dall’esordio, giunge a noi oggi con “Microcosm” ma questa volta sono presi di riferimento più stili e la personalità oramai è ben forgiata, così com’è radicato il nome dell’artista nel mondo del Progressive Rock. Alex non ha più nulla da dimostrare a nessuno, nelle opere incise si è sempre coadiuvato di grandi musicisti, ad esempio questa è la volta di: Jon Davison (Yes), David Jackson (Van Der Graaf Generator, Peter Gabriel), David Cross (King Crimson), Theo Travis (Soft Machine, Porcupine Tree, Steven Wilson), Bruno Farinelli (Elisa, Il Volo, Cesare Cremonini, Lucio Dalla), Andrea Torresani (Vasco Rossi, Franco Battiato, Tiziano Ferro), Emiliano Fantuzzi (Nek, Laura Pausini, Biagio Antonacci) e Davide Rinaldi (Dark Lunacy).
Questo già scopre le carte in tavola su quanto ci si aspetta dall’ascolto delle dodici canzoni contenute nell’album. Carpani del disco dice: “Ogni essere umano è un inconfondibile e autonomo microcosmo. È proprio ciò di cui volevo parlare; del fatto che siamo dei piccoli universi e che ognuno di noi trascorre l'intera esistenza su una linea di confine, quella tra il proprio universo (il microcosmo) e tutto il resto che lo circonda e lo sovrasta (il macrocosmo). In questa interazione, sul bordo di questa linea di demarcazione, si svolge la nostra vita e tutto ciò che percepiamo di noi stessi, degli altri, del resto del mondo, del cosmo, di Dio, del passato-presente-futuro. “Microcosm”, insomma, è un caleidoscopio della vita, una rappresentazione colorata e multiforme della sua imprevedibile e imperscrutabile magia.”.
A sorpresa il disco si apre proprio con un brano stellare in tutti i sensi e questa volta non sono prese di mira le Orme o i Genesis, bensì i maestri King Crimson con l’intramontabile “Starless”. Carpani risuonandolo di certo punta molto in alto, ma devo dire alla fine dell’ascolto che la cover è più che riuscita, rispettando sia l’anima del brano originale che la personalità stessa del chitarrista.
Su “Kiss And Fly” la voce è quella del cantante degli Yes Jon Davison e la canzone pur non facendo molto il verso agli Yes si getta a capofitto nel mondo del Progressive Rock ma attenzione, con sonorità più moderne piuttosto che vintage, un mix ben amalgamato. “God Bless Amerika” è orecchiabile pur mantenendo al proprio interno i classici e immancabili cambi di tempo. Il Rock più energico è protagonista in “The Mountain Of Salt”, quello che funziona nelle canzoni di Alex Carpani non sono solo gli arrangiamenti ma le melodie stesse che facilmente si lasciano approcciare dall’ascoltatore. Le atmosfere si placano grazie ai fiati e al piano nell’apertura di “We Can’t Go Home Tonight”, canzone sentita e in qualche modo vicina anche al mondo Psichedelico oltre che a quello dei King Crimson. A questo punto giunge inatteso un brano che richiama il Neo Prog degli anni ’80 e s’intitola “Footprints In The Heart”. Più ricercato, a tratti jazzy e arabeggiante risulta “Prime Numbers”, dove gli strumentisti impiegati si divertono davvero a dare il meglio. Il basso diventa protagonista nella cadenzata “What Once Was” e tutto quello che segue è di una raffinatezza sia ricercata che spontanea.
Dimenticavo solo un altro grande nome del panorama Rock italiano che ha partecipato alla riuscita di questo album che non trapela difetto alcuno, il nome è quello di Gigi Cavalli Cocchi, autore dell’artwork. MS






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