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sabato 31 dicembre 2022

Phoenix Again

PHOENIX AGAIN – Vision
Ma.Ra.Cash
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2022




Quando si ascolta la musica, si crea fra l’artista e l’ascoltatore un ponte di emozioni che si condividono quando queste viaggiano sulla stessa frequenza. Non tutta la musica può piacere, anche se fatta a dovere o con il cuore, ognuno di noi ricerca una sonorità che ricordi in qualche modo la nostra esistenza fatta d’immagini, emozioni e azioni. Quante volte si è detto che dove finiscono le parole arriva la musica. Nel mondo del Rock in generale però creare un album completamente strumentale è un’arma a doppio taglio, molti ascoltatori vogliono sempre un qualcosa da cantare e ricordare, altri invece preferiscono soltanto la musica, specie se il cantante non è all’altezza della situazione. Chi ha ragione? Nessuno, la musica è soprattutto un’espressione di esseri che condividono vibrazioni e quindi in quello che realizzano c’è dentro il proprio essere, ciò che si vuole manifestare, se vogliamo è una valvola di sfogo. In conclusione c’è chi vibra con l’artista allo stesso suo modo e chi invece resta indifferente all’ascolto, non siamo tutti uguali.
Questo nuovo lavoro strumentale dei bresciani Phoenix Again è il quinto in studio e poi vanno aggiunti anche tre live e un EP. La famiglia Lorandi è radicata al mondo del Progressive Rock sin dal lontano 1981 quando ancora si chiamava Phoenix, di certo esperienza e buoni album non mancano oggi nel loro curriculum. Nel 1988 si sciolgono e si rifondano nel 2010 con il nuovo nome Phoenix Again e la prematura scomparsa del fratello Claudio Lorandi nel 2007 è ciò che fa scattare la molla della reunion, una sorta di continuità con il passato per omaggiare e tenere in vita il ricordo del compianto.
Oggi sono formati da Sergio Lorandi (chitarra elettrica, chitarra acustica, voce), Marco Lorandi (chitarra elettrica, chitarra acustica, voce), Antonio Lorandi (basso elettrico, basso acustico, voce), Giorgio Lorandi (percussioni), Silvano Silva (batteria e percussioni) e Andrea Piccinelli (tastiere, pianoforte acustico). Con loro nella stesura di “Vision” compaiono come special guest numerosi altri musicisti: Daris Trinca (glockenspiel), Annibale Molinari (corno), Lorenzo Poletti (trombone), Erika Marca (tromba), Giovanni Lorandi (coro), Karin Pilipp (coro), Simona Cecilia Vitali (coro) e Alessandra Lorandi (coro).
La musica proposta dalla band è variegata, a cavallo fra passato e presente con influenze Jazz Rock, King Crimson, Genesis ed EL&P. Cinquanta minuti di musica divisa in nove tracce fra composizioni più recenti e altre recuperate nel tempo. Ciò che colpisce immediatamente l’ascolto è la quantità di idee che vanno ad attingere da diversi stili e situazioni, il tutto per giungere a un risultato di certo non ripetitivo.
Le tastiere di “Overture” lasciano presagire un viaggio sonoro emozionante relegato anche agli anni ’70 quando la musica correva via a briglie sciolte senza restrizioni. Ovviamente in brani strumentali ciò che serve è una melodia da ricordare, e su questo i Phoenix Again ne sono consapevoli. La mini suite di dieci minuti “Moments Of Life” aleggia fra Genesis ed elettronica, sembra di trovarci al cospetto di una colonna sonora di qualche film, tanto è ampia l’espressività del suono. Più robusta nell’incedere “Triptych” con la chitarra elettrica spesso in primo piano. Arpeggi di chitarra acustica aprono “Air”, nomen omen. Tuttavia il brano che più mi ha accalappiato è “Psycho”, per atteggiamento il più progressivo dell’intero album. Una cavalcata sonora alla Emerson Lake & Palmer con spolverata di Gentle Giant per intenderci, ma anche con suggerimenti che provengono dal sound odierno, un vero gioiello sonoro esempio di capacità tecnica e di gusto per la melodia. Altro pezzo non indifferente è “La Fenice Alla Corte Del Re” e qui siamo sul territorio King Crimson in maniera molto evidente, così come nel successivo “Propulsione” arricchito da coralità che rimandano a “In The Court Of The Crimson King”. Gradevole e geniale “Mamma RAI” basata su un nostalgico suono di tastiere a rendere omaggio a “Intervallo”, e all’“Almanacco Del Giorno Dopo” oltre che alla sigla dell’”Eurovisione” a coccolare l’ascoltatore come volesse proteggerlo e farlo sentire a proprio agio, come spesso è riuscita a fare la TVdi Mamma RAI. La chiusura è affidata a “Threefour”, spensierata e scivolosa nell’incedere Folk.
Personalmente apprezzo molto di più questo “Vision” piuttosto che il precedente “Friends Of Spirit” del 2019, perché lo trovo più snello grazie al suo variare di stili come ho già avuto modo di spiegare. In definitiva "Vision" è un buon ritorno sulle scene che lasciano presagire altre belle emozioni per il futuro, intanto godiamoci di gran lunga queste. MS






2 commenti:

  1. Personalmente se un progetto non è un capolavoro, l'intero imcendrte strumentale può causarmi qualche distrazione e noia. A volte però se si tratta di un lavoro italiano, dove spesso le voci sono alquanto scadenti (anche se qualcosa sta cambiando) l'album in questione ha il merito di inserire quelle parti elettroniche che fanno nel complesso un piacevole ascolto. Anche se i passaggi che rimandano ai mostri sacri purtroppo sono alquanto palesi. Perché in Italia le band non riescono a non distaccarsi da certi cliché, come se dovessero per forza timbrare il cartellino del prog che fu nei '70. Certo si parla di una band nata nei primi anni 80 e forse quei suoni , anche non volendo, i loro strumenti li suonano indipendentemente dal musicista. Purtroppo però è una coazione a ripetere che anche nelle nuove leve non cambia. Capisco che il prog italiano ormai è un sottogenere del rock progressivo, ma questo è diventato una scusa e anche una pigrizia nel rifare sempre le stesse sonorità. Arriverà mai in questo paese un' ondata di freschezza compositiva e intelligente come quella scandinava dove nel prog e sottogenerei sfornano ogni mesi vero e proprio tesori? Ma anche in ambito metal rimangono i migliori. Secondo lei a cosa è dovuto questo immenso divario musicale, nella terra in cui viviamo circondati da arte memorabile, il nostro prog ma anche metal dovrebbe svettare sopra tutti.
    La saluto e ringrazio MAX

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  2. Ciao Ivano. Certamente sta arrivando, anzi, c'è. Guarda il mio libro uscito poche settimane fa POST PROG MODERNO - L'Alba Di Una Nuova Era. Sono pienamente d'accordo con il pensiero che hai espresso (anche a me dammi del tu), difficile staccarsi da certi stilemi, tuttavia la storia s'incastona nel DNA, questo lo capisco bene, ma secondo me andrebbe modificata ancora di più (è nell'inesorabile evoluzione della specie). Il coraggio di osare, questo serve, ma non un osare obbligatorio, mi spiego meglio, o sei tendenzialmente "progressivo" e quindi cerchi nuove soluzioni che sposano il tuo essere (carattere), o è meglio che lasci perdere. La spontaneità la prima cosa. Tu immagina che se una persona si approccia alla musica, sta a significare che ha qualcosa da dire e che comunque questo individuo si è avvicinato a questa musa attraverso altri ascolti che restano radicati nella mente. Le cosiddette influenze che abbiamo ognuno di noi. Ora il resto è solo questione di personalità e tecnica, quest'ultima importante perchè ti permette di scrivere meglio un pensiero piuttosto che attraverso una scrittura da semi-analfabeta. Finendo la tua domanda, la risposta è si, la nostra nazione si sta contaminando (sempre internet docet) e alcuni esempi li hai sia qui nel mio blog che nel suddetto libro. Serve tempo ed affinità, questo è sicuro! Non è più Rock Progressivo alla "Genesis" o "PFM" , per questo lo chiamo Post Prog Moderno, e comunque è un evoluzione del ramo Rock. Grazie per le tue domande Ivano, mai banali e illuminanti anche nella stesura dei tuoi pensieri. Buona giornata.

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