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domenica 11 dicembre 2022

Speciale Daniele Faraotti

 SPECIALE DANIELE FARAOTTI


DANIELE FARAOTTI – English Aphasia
Creamcheese Records
Genere: Alternative Rock / Cantautore
Supporto: Vinile – 2019




La musica ci veste a pelle, ci rappresenta come la scelta di un abito. Ognuno di noi ha un gusto a se, e lo abbiamo tutti, chi più elegante chi meno. Non è semplice muoversi nel tessuto musicale, c’è chi lo fa per soldi, chi per passione e c’è chi vuole divertirsi semplicemente con gli amici, per non dimenticare colui che decide di realizzare un qualcosa di nuovo, se mi passate questo termine. Resta il fatto che la musica che si crea è parte della nostra personalità, ora è solo questione di percentuale stabilire chi ne ha di più o chi ne ha di meno.
Qui risiede il segreto di chi riesce a realizzare prodotti assolutamente non scontati che si staccano dalla media della superficialità: la personalità.
Bologna è una città ricca di cantautori, la lista è lunga e costellata di nomi altisonanti (Dalla, Morandi, Guccini etc.), e anche di chi non ha avuto la strada spianata da successi perché creatore di uno stile piuttosto inconsueto. Daniele Faraotti riesce a miscelare differenti tendenze a partire dal Punk all’elettronica, al Rock e l’Art Rock, insomma una fucina d’idee che vanno a convogliare nella musica del cantautore. Faraotti cresce ascoltando Beatles, Led Zeppelin, Stones, King Crimson, Gentle Giant, direi musica non proprio banale.  A sedici anni studia al conservatorio di Cesena, mentre a ventidue passa al “Verdi” di Milano. Gli studi proseguono negli anni a venire, di città in città, fino a giungere alle attività concertistiche. Collabora con Patty Pravo, Claudio Lolli e con altri artisti, in parole povere un musicista impegnato, insegnante di chitarra nella Scuola Media Rolandino Pepoli di Bologna.
Nel 2009 esce con “Ciò Che Non Sai Più” (Alka Records) e a seguire dopo uno stop nel 2012 è la volta di “Canzoni In Salita” (Bombanella Records) e nel 2014 per “Exit From The Cage” una composizione strumentale di ventuno minuti omaggio a John Cage “In Cage’s Shoes”. Eccoci dunque giunti nel 2019 a quest’album intitolato “English Aphasia”.
Per tirare fuori la personalità di certo serve anche una buona quota d’improvvisazione e questa nelle otto canzoni che compongono il vinile “English Aphasia” non manca di certo, a iniziare dalla title track supportata da rumori, suoni ed elettronica. Per chi conoscesse i primi lavori di Steven Wilson della fine anni ’80, primi ’90, dico che probabilmente rimarrete stupiti. Ora, che per esternare un certo tipo di comportamento possa servire molto coraggio non lo metto in dubbio, oppure è semplicemente carattere? Poco importa la risposta, perché come ho scritto anche in alcuni miei libri “L’evoluzione passa attraverso la trasgressione della regola”.
“I Got The Blues” è una ballata che gira attorno un arpeggio di chitarra, mentre il cantato è ancora una volta vicino al Punk, ma ciò non accade sempre, Faraotti su questo sa giocare molto bene. Interessante lo sviluppo del brano che attraverso i fiati e la chitarra elettrica sa costruire una struttura che è sicuramente la gioia dei fans di Frank Zappa.
“Connection” anche lei gioca su sonorità apparentemente stonate come spesso hanno saputo fare i geniali Radiohead. Il suono è minimale ed elettronico. Torna una melodia più accettabile e diretta in “Between For A Day Trust” ma l’autore ancora una volta sembra divertirsi a giocare con il pentagramma, sviluppando nel proseguimento soluzioni di certo non convenzionali. Immaginate di prendere i Gentle Giant e dirgli di suonare del Punk!
Con “Zawie III” si canta un brano quasi Beatlesiano, su suoni elettronici che si reggono attraverso una ritmica monotona dove la variante la fa la voce fra sali e scendi, a volte anche senza una logica precisa rispetto alla musica. Il mondo di Faraotti è questo, “Leonore Sprache” ci immerge dentro ancora una volta senza soluzione d’uscita. Su “Seat Elephant” c’è un’attenzione maggiore alla musica e i Beatles di “Magical Mystery Tour” sono di certo galeotti. Questa cosa mi piace molto perché ricercare va bene, ma sempre attraverso la storia assimilata. Il cantato qui è in lingua italiana.
In “Telephone Line” Faraotti torna a fare il Faraotti, anche se gli strumenti questa volta bazzicano territori Crimsoniani, non il cantato, sempre apparentemente distaccato dal contesto sonoro. Buone le coralità. Chiude l’album “Joni George Igor And Me” canzone più malinconica dell’album che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto detto.
Sicuramente ad ascoltare quest’album non ci si annoia, serve comunque un pubblico preparato all’ascolto perché qui di normalità c’è davvero ben poco. Faraotti sa ricercare e a tratti anche stupire e di questo la musica ne ha bisogno come l’aria. MS






DANIELE FARAOTTI – Phara Pop Vol. 1
Creamcheese Records
Genere: Alternative Rock / Cantautore
Supporto: Vinile /cd – 2022




In questo periodo il cantautore bolognese Daniele Faraotti è particolarmente ispirato, la sua musica colorata fatta di nonsense anche strumentali e di coraggiose scelte spesso dettate dall’improvvisazione, ci travolge nel doppio lavoro “Phara Pop Vol.1”.
Quello che si recepisce alla fine dell’ascolto di un album del chitarrista cantautore è la sensazione forte di libertà. Di cose in questo tempo ce ne sono da dire, il ritorno alla socializzazione post virale tira fuori molti argomenti che qui in “Phara Pop Vol. 1” a differenza del suo predecessore “English Aphasia” sono decantati in lingua italiana.
Con lui nel doppio disco formato da venti tracce per settantasette minuti di musica, collaborano Valeria Sturba (theremin, violino), Domenico Caliri (chitarra), Daniele D’Alessandro (clarinetto), Matteo Zucconi (contrabbasso) e Simone Pederzoli (tromba).
L’artwork gatefold conferma quello che si ascolta al proprio interno, follie, colori e tanta ironia a partire da “Stagioni” dove l’artista rivolge lo sguardo alla vita e alla morte, anche attraverso gli occhi di un bambino.
Ogni pezzo è una stanza a se e gli insiemi formano una casa dove l’artista sa muoversi in perfetta armonia con l’arredamento pensato e creato da lui stesso. Ricordi di gioventù amorosi in “Johnny B.Good 74” dove elettronica fa da sfondo alla musica che lascia la sensazione d’improvvisazione. Di certo il cantato non è in forma convenzionale, anche se in alcuni tratti si lancia in una sorta di Rap. Denoto sinapsi comunicative con Elio E Le Storie Tese, ma questa è solo una mia impressione, probabilmente non la verità. Ma nell’ironia dei testi e fra i ricordi, balenano anche riflessioni importanti come ad esempio nel brano “La Ruota” dove il cantautore consiglia di informarci meglio a riguardo dei fatti storici accaduti, spesso manipolati con omissioni solo per tornaconti politici e quant’altro. La metrica lirica è sempre stravolta come oramai siamo abituati a sentire, non vorrei però che questo alla lunga possa destabilizzare troppo l’ascoltatore. Il roboante basso nella breve “Pia Rossi” conduce a “Una Sfida” dove si parla di evoluzione industriale a partire dalla macchina a vapore. Sempre di elettronica e di metrica stravolta si tratta, qui però impreziosita da buoni intrecci vocali. Faraotti spara contro il pessimismo cronico che ci portiamo sempre appresso in “L’Ospite” in questo caso, il brano ha una musicalità maggiore rispetto quanto ascoltato sino ad ora, anche se Faraotti canta una cosa e la musica sembra farne un'altra, quando le due cose collimano c’è la sensazione di essere avanti ad una genialata. Di certo non è banale.
“La Nave” ha del Jazz all’interno e i ricordi della propria terra assieme ai profumi inebriano il cantautore. Più malinconica “ La Felicità Non E’ Allegra”, fatta di fiati, mellotron e una ritmica semplice e ammaliante. Quante volte abbiamo passato giornate con gli amici a parlare dei bei tempi passati avanti ad un buon bicchiere di vino, nel caso di Faraotti alla posta Hotel di Dobbiaco, ce lo racconta in “DeZo e Dan” canzone dalla struttura Rock… E prosit!
Il primo disco si chiude con “I Sogni Di Luis” con tanto di sound Area che pervade l’ascolto e plagi che aleggiano nell’aria, da Heine a Borges, poeti e scrittori d’avanguardia.
Il secondo disco inizia con i ricordi di un’amica, “Isolde”, altra struttura Rock con chitarra elettrica impegnata nello stile King Crimson. Il viaggio nel “Phara Pop” conduce a questo punto al mix fra “La Primavera” di Vivaldi e “We Love You” degli Stones, dove passato e recente passato si convogliano in un'unica struttura per un risultato alquanto curioso dal titolo “Vivaldi We Love You”. Ritmata “Le Chiome E I Falò”, la struttura Prog e la cadenza mi ricordano passaggi della band toscana Deus Ex Machina. Ispirata dal “Piacere” di Ophusls “Il Ballerino Di Quadriglia”, racconta di un ballerino che in pista si scatena fino allo svenimento, mentre la musica suona in maniera compulsiva. Le atmosfere si fanno cupe nell’incontro con il diavolo Faraon (come lo chiamano in Romania) ma l’episodio ha dell’ilare, ascoltate voi cosa accade. Non manca neppure una riflessione sulla preziosità del tempo che non va mai sprecato, ciò si ascolta in “Frugale”, canzone in perfetta linea nello stile personalissimo di Faraotti. Altro episodio decisamente umoristico arriva da “Edison Dino”, ossia Dino Campana rinchiuso in un manicomio. Ciò che si dice è perfettamente interpretato dal nonsense vocale del cantautore, sempre capace di colpire l’ascoltatore magari fino allo sfinimento. La traccia più lunga dell’album s’intitola “Come Vincere La Timidezza”, una canzone d’amore composta di stralci sonori che molto hanno di dejà vu, il lato Prog fuoriesce prepotentemente, Gentle Giant inclusi. L’inverno malinconico si posa su “Il Villaggio” e il disco si conclude con “La Visione Di Proculo” ancora una volta tratta da un racconto di Heine.
Un consiglio mi sento di lasciare a questo intelligente e sagace cantautore, attenzione a non spingere troppo l’acceleratore sul cantato che spesso sa d’improvvisazione perché alla fine un brano deve lasciarti un qualcosa, magari da fischiettare o cantare dentro, e qui francamente la faccenda è davvero difficile. Per il resto siamo al cospetto di un ennesimo professionista che sa dove andare a parare, un disco ricco d’idee, storia e riflessioni. MS






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