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giovedì 22 dicembre 2022

Nine Skies

NINE SKIES – 5.20
FTF-Music / Bad Dog Promotion
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd/dvd – 2022




Quest’album dei francesi Nine Skies ritorna in veste maggiormente curata e con un dvd allegato come documentario nel 2022, dopo la prima uscita ufficiale del giugno 2021. Il prodotto anche come artwork di Steve Anderson si presenta curato, con opere d’arte e un libretto di dodici pagine. La copertina dell’album è per mano del pittore Michael Cheval.
La discografia della band vede iniziare il proprio corso nel 2017 con l’esordio di “Return Home”, l’anno successivo è la volta di “Sweetheart Grips” con ospiti importanti, un nome su tutti Clive Nolan alle tastiere (Pendragon, Arena, Shadowland, etc). Questi due album sono entrambi di alta qualità, tanto da dare al gruppo attenzione di pubblico e successo di critica, inevitabile quindi nel 2021 il suggello live intitolato “Live @ Prog En Beauce”.
E con la consueta cadenza annuale ritornano oggi con questo nuovo album acustico intitolato “5.20” fra suggestiva poesia e brani ricchi di archi. La formazione è nuovamente allargata con l’innesto di famosi special guest per una squadra composta da Eric Bouillette (chitarra, violino, mandolino, tastiere), Alexandre Lamia (chitarra, tastiere), Anne-Claire Rallo (tastiere, testi), Achraf El Asraoui (voce, chitarra), Basma El Hamraoui (voce), David Darnaud (chitarra), Alexis Bietti (basso), Fabien Galia (batteria), Laurent Benhamou (sax), e poi Penny Mac Morris flauto in “Return Home”, Craig Blundell batteria in “Sweetheart Grips”, Dave Foster chitarra in “Sweetheart Grips”, Johnny Marter chitarra in “Sweetheart Grips”, Clive Nolan tastiere in “Sweetheart Grips”, Riccardo Romano voce in “Sweetheart Grips”, Pat Sanders tastiere in “Sweetheart Grips”, Cath Lubatti violino e viola in “5.20”, Lilian Jaumotte violoncello in “5.20”, Steve Hackett chitarra in “5.20”, John Hackett flauto in“5.20” e Damian Wilson voce in “5.20”. Non ancora paghi di cotanti artisti si aggiungono alle voci Alexandre Boussacre in “Return Home”, Freddy Scott in “Return Home”, Aliénor Favier in “Sweetheart Grips”, “Live@PeB”, “5.20” e Bernard Hery basso in“Return Home”, “Sweetheart Grips”, “Live@PeB” e “5.20”.
L’album contiene undici brani, ma la special edition a mia disposizione ne ha cinque aggiuntivi e un dvd suddiviso in tre parti, 5.20 recording documentary, Wilderness (Livestream) e Porcelain Hill (Livestream).
Il disco lo avrete intuito è una piccola opera d’arte fatta di canzoni positive, ariose, dall’ampio respiro e cantate in lingua inglese. In molte funziona il gioco a più voci, maschili e femminili. I richiami acustici spesso sono comuni a quelli di band come Opeth e Porcupine Tree, ma coesistono anche passaggi nel classico Prog, nel Jazz e nel mondo dei Pink Floyd. I nomi ora citati vi fanno capire al meglio il contesto in cui stiamo viaggiando. Steve Hackett suona magistralmente la chitarra in “Wilderness” e quando arriva avanti a noi, si stagliano gli anni ’70, non nascondo anche una certa commozione perché oltre che struggente ha proprio il sapore del tempo che fu, per me tanti ricordi…
Il disco è tutto bello, nessun brano spicca più di un altro, anche se nella mia classifica personale metterei “Porcelain Hill” con la voce di Damian Wilson (Threshold, Arena) fra malinconia, archi e pianoforte, una prova decisamente sopra le righe.
I Nine Skies sono una band in continua evoluzione, disco dopo disco ponderano e suonano ciò che sentono al momento e questa è la vera essenza dell’artista, sì il pubblico è importante, ma prima di tutti mi devo divertire io. Questo è Post Prog Moderno, giusto e avanti così. MS





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