NONSOLO PROGROCK, blog di informazione musicale ed altro
a cura di MASSIMO SALARI
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sabato 26 novembre 2022
Seddok
SEDDOK – Geometrie Nere Lizard Records Distribuzione: G.T. Music Genere: Avantgarde, Prog Rock Supporto: cd – 2022
I
meandri della mente sono un grande labirinto dove spesso ci si può perdere.
Capita a volte che si ha la sensazione di avere paura di andare a scavare, per
timore di scoprire un qualcosa che sembra non appartenerci, e si sa che le cose
che non comprendiamo ci destabilizzano. La paura è una sensazione che intimorisce,
ma che allo stesso tempo affascina. Anche chi crea musica, ha bisogno qualche
volta di esprimerla, una sorta di esorcismo capace di tirare fuori da noi nuove
e inattese emozioni. Il buio, la notte, oppure la nebbia, tutto ciò che non
riusciamo a vedere è complice di quest’atavico comportamento umano: l’oscuro.
Ecco che quindi ci piace scrivere storie di paura, film, dipingere e la musica
essendo lei una musa che trasmette emozioni, non è da meno. Il genere Heavy
Metal al riguardo ha raschiato il barile, ma esistono tanti generi che hanno
trattato l’argomento, non da meno quello più sperimentale come l’avant-prog/RIO. L’ecletticità
non tutti sono capaci di palesarla, ma chi riesce in pieno a sviluppare questo modo
di fare, trae conclusioni che molto spesso lasciano sbalorditi. Un
caso è questo dei Seddok, trio formato da A.T. La Morte (basso), Marco Nepi (chitarra)
ed Enzo P. Zeder (sintetizzatori, batteria). Passando
attraverso gli anni ’70, specialmente quelli del Krautrock, i Seddok
inseriscono nella loro musica molteplici ingredienti che la rendono farcita e
appetibile. E per parlare di oscurità con annesse emozioni, serve anche uno
spunto tangibile, specialmente se si ha la volontà di comporre un concept
album, e “Geometrie Nere” lo è a tutti gli effetti, in questo caso
l’ispirazione deriva dalle opere del pittore veneziano Emilio Vedova. Quattro
movimenti strumentali sono il risultato finale, intitolati “0101”,“0102”, “0103” e “0104”, inoltre a
conclusione del disco si trova la bonus track “Nascita Di Una Dittatura”. A
testare il nostro stato d’animo ci pensa il suono elettronico e oscuro
all’inizio di “0101” il quale lascia spazio al pezzo vero e proprio, in bilico
fra il ritmato e il greve, sottolineato da certe chitarre distorte immerse nel
mondo del Doom come i Candlemass oppure Mario Di Donato o Paul Chain ci hanno
insegnato nel tempo. Elettronica sempre in cattedra, anche in “0102”, una mini
suite di dodici minuti immersi nella pece sonora. Pochi strumenti e neppure
molti accordi, il minimo indispensabile per andare attraverso la chitarra elettrica
a visitare questo secondo affresco di note ben sorretto dalla batteria di Enzo
Zeder. Come
un pugno nello stomaco sopraggiunge “0103”, nulla di rassicurante, sembra di
trovarsi al cospetto di una colonna sonora di un film del terrore. I Seddok
sono riusciti nell’intento, ossia attraverso gli strumenti a trasmettere la
paura. L’altra mini suite “0104” ha un inizio maggiormente lucente rispetto a
quanto ascoltato sino ad ora, in alcuni momenti sembra di sentire qualche
passaggio dei vecchi Porcupine Tree, quelli più grevi. Da sottolineare con
quanta facilità il trio si riesce a barcamenare in questi meandri. Molta
ricerca nel finale, specialmente nella stesura, o meglio nella struttura del
brano che proprio per questo motivo rientra in pieno anche nel Progressive
Rock. Chiude la bonus track in modo marziale, proprio come il titolo
suggerisce, “Nascita Di Una Dittatura”. Il
supporto fisico al cd è elegante, anche lui a sua volta oscuro e cartonato, è
un piccolo quadro da esporre. Per “Geometrie Nere” raccomando l’ascolto da
effettuare con lo stato d’animo giusto e necessariamente al buio… Se ci
riuscite! MS
Conosco la band e personalmente conosco il batterista, tra l'altro anche proprietario di un negozietto di musica alternativo. Ho assistito ad un loro live durante la presentazione del lavoro. Purtroppo, mi duole affermarlo ma è un prodotto troppo ripetitivo, monotono e a volte stancante. Secondo me, non gli darei la definizione di R.I.O. perché forse nelle loro intenzioni c'era un proposito di superare lo stile, per forse creare un qualcosa di diverso. Che in fondo ci sono riusciti, ma un concept che prende forma dalle opere dell'immenso artista Vedova, uno dei pittori informali più importanti del Novecento, meritava un lavoro molto migliore ma soprattutto ricco di idee che in questo lavoro latitano. Discorso a parte per la stupenda confezione del CD, dove la Lizard si è superata ed anche per questo rimane il rammarico per un lavoro non riuscitissimo. Ivano Sgattoni
Koutfre
RispondiEliminaConosco la band e personalmente conosco il batterista, tra l'altro anche proprietario di un negozietto di musica alternativo. Ho assistito ad un loro live durante la presentazione del lavoro. Purtroppo, mi duole affermarlo ma è un prodotto troppo ripetitivo, monotono e a volte stancante. Secondo me, non gli darei la definizione di R.I.O. perché forse nelle loro intenzioni c'era un proposito di superare lo stile, per forse creare un qualcosa di diverso. Che in fondo ci sono riusciti, ma un concept che prende forma dalle opere dell'immenso artista Vedova, uno dei pittori informali più importanti del Novecento, meritava un lavoro molto migliore ma soprattutto ricco di idee che in questo lavoro latitano. Discorso a parte per la stupenda confezione del CD, dove la Lizard si è superata ed anche per questo rimane il rammarico per un lavoro non riuscitissimo.
RispondiEliminaIvano Sgattoni
Ciao Ivano, grazie per il tuo apporto.
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