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domenica 26 giugno 2022

The Tangent

THE TANGENT – Songs From The Hard Shoulder
InsideOut Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 2022




Il mondo della musica è davvero strambo, figuriamoci quello del Progressive Rock denominato volgarmente dalla massa “musica strana”. Strano perché ci sono fenomeni non facili da spiegare o perlomeno a cui riesci a dare una razionale spiegazione. I The Tangent sono una band incredibile, che sforna dischi dalla capacità emotiva davvero elevata, per poi non parlare della tecnica dei singoli componenti, eppure il pubblico non relegano loro il meritato successo. Si spacciano per oro colato band che non hanno quasi nulla da dire o che ancora penosamente scimmiottano nel 2022 i Genesis mentre formazioni come i The Tangent, che uniscono tutte le caratteristiche del genere in lunghe suite fra Jazz, Rock e molto altro, non sono considerate più di tanto. Questa volta però ci pensa la grande Inside Out Music a iscriverli nella propria scuderia e credo sia molto improbabile poterli ignorare!
Sono un progetto originariamente formato da Andy Tillison, Guy Manning e Sam Baine dei Parallel Or 90 Degrees (Po90) così come da metà dei The Flower Kings tra cui Jonas Reingold, Zoltan Csorsz e il virtuoso della chitarra ed ex membro dei Kaipa Roine Stolt. Si, siamo in Svezia e in quel circuito in cui negli anni ’90 grazie a artisti del calibro di Anglagard, Anekdoten, Landberk e appunto The Flower Kings, si riesce a far rialzare di nuovo la testa al Progressive Rock derivante da una breve pausa di poco interesse (come accadde alla fine degli anni ’70).
Lo stile sonoro per chi non li conoscesse ricalca le orme di gruppi quali King Crimson e Yes. La band di Andy Tillison con questo “Songs From The Hard Shoulder” giunge al dodicesimo album in studio con una formazione composta da Andy Tillison (voce, tastiere), Luke Machin (chitarra, voce), Theo Travis (sassofono, flauto), Jonas Reingold (basso) e Steve Roberts (batteria).
Cinque le canzoni in palio, tra cui quattro lunghe suite, come la band ci ha abituati nel tempo. Cosa si ascolta? Tutto! Fughe strumentali eseguite da mostruosi musicisti, melodie orecchiabili, cambi umorali e quindi di ritmo, tastiere, chitarre in assolo convincenti… Inutile stare a sottolineare questo o quel particolare, lascio a voi e alla vostra curiosità scoprire cosa esiste dietro al mondo The Tangent. Certo è che non si tratta di musica mordi e fuggi, è rivolta a un pubblico adulto, attento e preparato alla volontà di ascoltare. Tutti gli altri possono anche girare alla larga. Un gran disco, ma davvero bello. MS.





venerdì 24 giugno 2022

Ghost Of The Machine

GHOST OF THE MACHINE – Scissorgames
Autoproduzione
Genere: Neo Prog
Supporto: digital – cd – 2022




In attesa del nuovo album della band di Clive Nolan, Arena, l’ascoltatore e amante del Neo Prog troverà nei debuttanti Ghost Of The Machine una bella sorpresa. In realtà così giovani i membri non sono perché molti sono provenienti dalla scissione della band This Winter Machine che va a separarsi dal suo primo cantante Al Winter per unirsi con Charlie Bramald, flautista della band Nova Cascade. Questo accade nel recente gennaio del 2021 sempre in Inghilterra. 
Sono una nutrita formazione composta da Graham Garbett (chitarra), Mark Hagan (tastiere), Stuart McAuley (basso, mellotron), Andy Milner (batteria), Scott Owens (chitarra), e appunto Charlie Bramald.
Tanti Marillion fra le note, specialmente quelli del periodo Fish nelle sette composizioni, per cui trattasi di musica decisamente orecchiabile che lascia spazio sì ai cambi umorali, ma anche ad assolo strumentali spesso monolitici. La tecnica è ottima, ma la carta vincente di questo debutto intitolato “Scissorgames” è proprio la melodia ruffiana.
E meglio non potrebbe iniziare se non con una suite di diciassette minuti intitolata “Scissors” che da sola vale l’acquisto dell’album. Le parti strumentali sanno colpire il cuore del Neo Prog fans, alternando malinconia a epicità.
Argomento tipico del genere è l’amore non corrisposto, lo abbiamo ascoltato con Pendragon, IQ, Marillion, Pallas etc, i Ghost Of The Machine non esulano da questo modus operandi e lo raccontano nei quasi otto minuti di “Mountain”. Nel complesso le tastiere e il basso sono coloro che maggiormente portano avanti il sound della band che comunque resta personale nonostante le influenze citate. In “Just For Reference” un malinconico piano e un arpeggio alla Steve Rothery accolgono l’ascoltatore. Il pezzo è un crescendo sonoro che tratta il duro argomento degli abusi sessuali. Un'altra canzone che colpisce per enfasi e creatività è “January's Child”, un Rock graffiante rispetto a quanto ascoltato sino ad ora, mentre nella cronologia dell’esistenza della band va a collocarsi fra le prime composizioni. Dice il cantante Charlie Bramald di questo brano: “January's Child affronta un viaggio di autoriflessione per superare il trauma di un'adolescenza difficile e diventare la persona che davvero si vuole essere”.
Il mio brano preferito dell’album s’intitola “Mercury Rising (Parts I and II) ”, con una buona batteria di fondo. In esso si alternano tutte le caratteristiche del genere e il suono corposo appaga l’ascolto. Non manca neppure la ballatona di turno, molto triste e priva di ritornello dal titolo “Dead To Me” e mi sovvengono gli Arena di “Cry For Me” per chi li dovesse conoscere. Ottima l’interpretazione vocale. Il lavoro si conclude con la ripresa di “Scissors”, altri dieci minuti di grande Neo Prog.
In conclusione posso dire che Ghost Of The Machine è un buon debutto, anche se in realtà abbiamo visto che proprio così non è. Un disco senza picchi e senza cali, costantemente ben suonato e pieno di scelte compositive gradevoli, da cantare anche con loro durante l’ascolto. Passano gli anni ma la buona musica resiste malgrado tutto e i tempi, bene così. MS





sabato 18 giugno 2022

CONFERENZA MASSIMO SALARI

 ProgressivaMente - Storia Del Progressive Rock E Dintorni 

Evento organizzato da  Read and Play


Martedì 5 luglio alle ore 19.00 apericena con i piedi sulla sabbia! A Fosso Sejore Fano (PU) conferenza ascolto sulla storia del genere Progressive Rock e presentazione dei libri di Massimo Salari. 




Sessantanni di musica riassunti attraverso i passaggi più importanti che hanno cambiato la storia del Rock.
Un percorso storico e narrativo sul Rock Progressivo.
A partire dai suoi libri:
- Rock Progressivo Italiano 1980 - 2013
- Metal Progressive Italiano
- Neo Prog
pubblicati da Arcana Edizioni, Massimo Salari svelerà aneddoti e curiosità su questo genere musicale e sui suoi protagonisti, e guiderà all'ascolto di alcuni brani simbolo.
Con i primi due libri Massimo Salari vince il premio “Macchia Da Scrivere” nella categoria “Migliore Enciclopedia Dell’Anno”.
L’evoluzione passa attraverso l’infrazione della regola: Prog!
𝗟'𝗮𝘂𝘁𝗼𝗿𝗲
Massimo Salari ha scritto su riviste musicali come Andromeda di Gianni Della Cioppa, Rock Hard e Flash.
Scrive su Rock Impressions.
Ha condotto programmi radiofonici sul Rock a Radio Gold.
Conferenziere sulla storia del Rock con il progetto ROCK & WORDS con Fabio Bianchi e socio fondatore di FABRIANO PRO MUSICA.
Assieme alla band storica SKYLINE gira per i teatri a narrare la storia del Rock a partire dal Blues degli anni ’30 ad oggi. Ha scritto i libri per la casa editrice ARCANA “Il Rock progressivo Italiano 1980 – 2013”, vincitore al premio "Macchina Da Scrivere 2018" per la categoria "Migliore enciclopedia dell'anno" e "Metal Progressive Italiano" a sua volta vincitore nel 2019 dello stesso premio. Nel 2020 è uscito il suo terzo libro NEO PROG, sempre per Arcana Edizioni.





sabato 11 giugno 2022

Alice & Peter

ALICE & PETER – L’Amore E’ Una Grazia
PMS Studio - BMRG edizioni
Genere: Poesia / Pop / Jazz
Supporto: Libro, cd – 2022


   



Non basta mai parlare d’amore! Sembrerà banale, lo so, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di parlarne, cercare di capire l’altro, smetterla di ringhiarci contro tutte le difficoltà aberranti che la vita quotidiana ci rovescia addosso. L’amore è tanto ed è tutto nella vita, l’esistenza gira attorno ad esso e può essere di molteplici tipi: c’è l’amore nei confronti di una persona, di un caro, di un parente, di un animale, un oggetto, un lavoro e così via.
C’è bisogno e non vogliamo ammetterlo, quasi oggi ci facesse paura. L’amore spesso è inconsciamente associato alla fragilità, si ha paura di mettere a nudo la propria anima e il sentimento, oltre che l’angoscia di un eventuale rifiuto da parte della persona coinvolta. Il mondo dell’arte ne è stracolmo di odi, canzoni, quadri, fotografie, film e quindi si potrebbe pensare a un tema inflazionato. No, mi ripeto ma è necessario, l’amore fa girare il mondo.
Ora vi parlo qui di uno sforzo creativo rilevante, realizzato da un artista che il mondo della musica e della poesia oramai conosce da decenni, il cantante Gianni Venturi (Banda Venturi, Altare Thotemico, Moloch e altri progetti solisti). Per chi invece non lo conoscesse, dico che il bolognese ama sperimentare con la voce, cimentandosi in canto armonico, diplofonie oltre che in canti sciamanici. Arguto e attento osservatore della società moderna, trascrive i propri pensieri e rabbie in molteplici testi, poi interpretati nei relativi progetti. Questa volta si getta anima e corpo nella poesia d’amore, “L’Amore E’ Una Grazia” è il risultato raccolto in un libro che accompagna il cd ispirato a esso. La band occasionalmente organizzata per l’evento, porta il nome di Alice & Peter. Con lui suonano tre musicisti di sesso femminile, migliore sensibilità non poteva palesarsi, poiché la donna è il fulcro della vita e dell’amore. Direi che è una perfetta armonia. Margherita Parenti è una batterista laureata con 110 e lode presso il Conservatorio di Mantova e che partecipa a numerosi contesti Jazz. Chiara Brighenti anche lei proviene dal Jazz e suona il basso e il contrabbasso, mentre Marika Pontegavelli è una pianista e cantante Jazz che ha collaborato anche al disco degli Altare Thotemico “Selfie Ergo Sum” (2020 - Ma.Ra. Cash Records).
Galeotto fu il brano “Luci Spente Sul Palco", nato in una serata malinconica di prove in studio, dove Venturi decanta la poesia e Marika Pontegavelli comincia a seguire con il piano. A loro si aggiungono Margherita e Chiara e tutto prende magicamente forma. Il brano malinconico racconta della fine di un tango e delle braccia di una donna in cerca d'amore e attenzione, che danza e si abbraccia da sola. La fine del tango come la fine dell’amore. Del singolo viene estratto il video per opera del regista Eugenio Squarcia.
Dieci lodi delicate fra pop e Jazz, a iniziare dalla breve “Per Te Che Sei Grazia”, brano aperto da una tromba, “Fiori di grazia per te che sei grazia”. Si possono cantare poesie? Non è una domanda poi così scontata in quanto sono due potenti mezzi di comunicazione, Venturi si adopera nello scopo con vigore, come solo lui ci ha dimostrato negli anni, ascoltate “Cuore Cemento” per entrare nel concetto. Il suono del contrabbasso sciolina calde atmosfere per un’ode intitolata “Amiamoci Di Più” ed entriamo a pieno titolo nel Jazz.
Amore è anche sofferenza e l’interpretazione spesso raggiunge connotati dolorosi. Tuttavia non mancano frangenti maggiormente ritmati come nel caso di “Sinfonia Del Colore”. Venturi ha cantato nel passato versi del maestro Roberto Roversi (anche Lucio Dalla) e l’impronta sembra rimasta scalfita nel cuore del vocalist. Momenti più riflessivi colgono l’ascolto in “Saudade”, composto di ricordi e nostalgie. Le dita volano leggere sui tasti d’avorio e una fievole luce illumina la musica di Alice & Peter. “Il Tango Di Buenos Aires” è il sunto di ogni concetto espresso sino ad ora.  C’è ricerca nella musica, spesso le note si sostituiscono alle parole, di per se impresa difficile eppure riescono, l’intro di “Prima Tu O Io?” è esplicativo. Circolare l’armonia di “Ti Amo Ne Sono Certo”, mentre “Luci Spente Sul Palco” potrebbe risiedere nella discografia del maestro Paolo Conte. A chiudere “Ritratto Di Vecchio Allo Specchio”, ritmata, ruffiana con un testo a tratti anche ironico.
In questo lavoro Alice & Peter mettono in pasto al pubblico la loro fragilità amorosa, i sentimenti in cui anche moltissimi di noi possono rispecchiarsi, quindi hanno avuto il coraggio di essere umani e questo è un atto semplicemente splendido. Attenzione però, non vorrei che passasse il concetto di musica melensa tantomeno mielosa, qui non siamo al cospetto della classica formula canzone e quindi distanti da certi inflazionati stilemi.
Credetemi, per un mondo malato d’interessi e gelido nei rapporti, l’amore è l’unica cura e questo libro/disco è un inno all'esistenza oltre che alla caparbietà. MS




 

giovedì 2 giugno 2022

Crystal Palace

CRYSTAL PALACE – Still There
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2022




Non so se è mai capitato anche a voi che al termine dell’ascolto di un disco si ha la voglia di riascoltarlo immediatamente. In alcuni casi capita perché non è ben capito, oppure altre volte perché è semplicemente di compagnia, sincero e gradevole. Nel caso dell’ultimo lavoro degli storici tedeschi Crystal Palace “Still There” è voglia di compagnia, un ascolto non impegnato ma allo stesso tempo ricco di storia e di passaggi tecnici. Il Neo Prog di scuola Marillion & company è galeotto, i Crystal Palace che si sono formati nel 1994 e che hanno rilasciato undici album da studio, conoscono molto bene la materia e sanno dove andare a pescare.
Negli anni subiscono diversi cambi all’interno della formazione, così oggi sono composti da Jens Uwe Strutz (basso, voce), Tom Ronney (batteria), Nils Conrad (chitarra), Frank Köhler (tastiere) e Roxy Furcht (voce).
Il disco è un concept che narra la storia di una giovane ragazza che nel 2014 ha scritto misteriose parole su un muro di una torre di osservazione di Berlino. Il significato sarà compreso dalla gente soltanto qualche giorno dopo leggendo i giornali di cronaca locale. Lei, stanca della vita ristretta di campagna in Inghilterra, convince il suo ragazzo a trasferirsi a Berlino in Germania. Piena di buoni intenti per iniziarne un nuova, dopo alcuni giorni scrive alla madre che le cose non sono andate poi così bene come ci si attendeva. Lasciata dal ragazzo entra in depressione e la città caotica non le è certo di supporto. La società nevrotica e la difficoltà di relazionarsi con le persone non sono altro che un macigno che le fa capire che non è più un mondo per lei. Un giorno all’apice della depressione, sale sulla torre di osservazione situata alla periferia di Berlino per farla finita, ma alzando lo sguardo al cielo vede uno spettacolare tramonto che scatena in lei ricordi bellissimi, compreso un buon gelato mangiato in compagnia. La spensieratezza torna in lei, tanto da scendere e fargli scrivere sul muro delle scale della torretta le seguenti parole: “8 marzo 16... Sono ancora qui". Ma presto il suo umore si oscura di nuovo... Il giornale riporterà il tragico evento.
Il Neo Prog non è nuovo nel trattare amori andati a male o difficoltà giovanili, basti pensare ad esempio ai già citati Marillion e al loro “Misplaced Childood”, oppure “Brave”.
L’artwork che accompagna il disco è come da tradizione Progressive Promotion Records, cartonato e contenente l’immancabile esaustivo libretto con tanto di foto, testi e spiegazione della storia. L’oscurità che inghiotte le parole nell’inchiostro nero delle pagine trasmettono questo senso di dolore, così le foto.
Dodici le canzoni, iniziando dalla più breve “126 Steps” con i suoi tre minuti quasi completamente strumentali. Le atmosfere sono subito malinconiche, le tastiere sembrano avere le parole, la scena è già pronta. “Leaving This Land” subentra adiacente con un ritmo cadenzato che lascia spazio al classico Neo Prog. Ai cultori del genere tedesco posso paragonarvi alcuni passaggi alla musica dei Chandelier. Nella parte centrale del brano l’elettronica viene a supporto, donando all’insieme un’impronta di freschezza, io invece da bravo nostalgico e romantico mi sciolgo avanti ad un breve e semplice assolo di chitarra.
“A Plan You Can't Resist” dura quasi dieci minuti, ma sembrano la metà tanto è ricca di movimenti interessanti, impreziositi da giochi stereo intriganti. Il ritmo è sempre pesante, così le arie ma già ci si è fatta l’abitudine e ascoltare qui i Crystal Palace è come entrare in una favola. Una parola in più per l’ottima qualità sonora. “Winters End On Water” è una ballata che racconta la partenza della ragazza per la Germania, un bagaglio pieno di buone aspettative e l’amore. L’elettrica “Dear Mother” alza il volume e il ritmo, pur restando sempre nei binari del genere. Cambi di tempo? Ovviamente non possono mancare.
“Planned Obsolescence” mostra ancor più i muscoli, ma la teatralità è sempre dietro l’angolo, buona vetrina per l’interpretazione vocale di Roxy Furcht. Il Neo Prog ha nel proprio DNA melodie che sposano immediatamente l’anima dell’ascoltatore, semplici, dirette come nel caso di “Orange Popsicle Sky”. Ritorna l’elettronica in “Shadows”, dove è la voce a creare la melodia per poi scansarsi all’ingresso delle chitarre Heavy Metal. “         A Scream From A Wall” si avvicina al mondo dei Porcupine Tree, mentre “These Stairs” a quello degli Arena.
 Il brano più lungo dell’album grazie ai dieci minuti s’intitola “The Uniquite Window”, non per la lunghezza, ma è quello che ho più apprezzato nell’interezza, amo i crescendo che si spezzano a metà dell’ascolto e in più qui ritornano anche le atmosfere della band di Steven Wilson. Il tragico concept finisce con un'altra mini suite, la title track “Still There”. In questo movimento sonoro suddiviso in due fasi i Crystal Palace giocano tutte le loro carte a disposizione.
A questo punto chi si vuole approcciare al genere ha una bella occasione e un disco che si lascia ascoltare con piacere. Dategli almeno un ascolto, visto mai? MS