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venerdì 7 gennaio 2022

DeaR

DEAR – Out Of Africa
Music Force
Distribuzione: Egea Music
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2021




Dietro al nome DeaR c’è Davide Riccio. Torino è città intrigante per l’arte e argomentazioni, come Genova riesce a sfornare una lista molto lunga di artisti in ambito musicale. Probabilmente esistono alcune alchimie che senza un vero e proprio perché vanno a tessere un legame uomo-cttà-arte davvero marcato. La ricerca e la sperimentazione, non sempre sono di facile apprendimento per tutto il tipo di pubblico, ma l’artista vero, si sa, è colui che esprime soltanto ciò che pensa e senza compromessi. In fin dei conti la musica è sempre un linguaggio, c’è chi l’ha dotto, chi superficiale. Ascoltando “Out Of Africa” si viene immersi dentro centinaia di differenti sensazioni. Immaginate voi di avere un album di figure in bianco e nero, quello che prendevamo da bambini per poi colorarne l’interno, ecco, questa è la sensazione che si prova durante l’ascolto. Un’interazione fra ascoltatore e artista.
“Out Of Africa è un disco molto lungo, oltre che il titolo di un famoso film americano del 1985, al limite della capienza stessa di un cd che si aggira attorno agli 80 minuti e poco meno. Diciannove tracce tutte differenti l’una dall’altra per un viaggio sonoro accattivante da gustare in tutta rilassatezza. Si apre con il country di “Halfaway To You”, la chitarra slide ha un fascino tutto suo, così la voce profonda di Riccio. Percussioni ed elettronica avvolgono l’ascolto iniziale in “Go Back And Get It (Sankofa) e l’Africa si palesa nella nostra immaginazione con l’inserimento delle coralità tribali. La title track “Out Of Africa” coinvolge e ci spara un tramonto africano in piena faccia, quasi nel fissarlo a cecarne la vista. Gli arrangiamenti sono uno dei punti di forza della musica di DeaR. Sale ulteriormente il ritmo nella calda “Highlife”, questa volta il territorio si aggira maggiormente attorno alla semplice formula canzone e non nascondo un sentore di anni ’80.
“I Am From Babylon” è quasi dance nell’atteggiamento, profonda e ricercata anche nell’espressione dei testi. DeaR gioca molto con la doppia voce, quella normale e una di alcuni toni più bassa sovrapposta. Maggiormente nervosa “Sayings”, anche in questo caso le ritmiche di tamburi giocano un ruolo fondamentale. “Far Are The Shades Of Arabia” è pacata e avvolgente, mostrante un differente lato dell’artista. Qui la musica è minimale e raggiunge immediatamente l’obbiettivo di penetrare dentro l’ascoltatore in maniera seducente. Ritmica elettronica in “Tigritude”, brano dance anni ’80 a dimostrazione della poliedricità del compositore. Un'altra sorpresa giunge dalla breve “Abra Zebra Cadabra”, strumentale che trasporta la fantasia in piena savana, ma è solo un istante, perché la ripartenza nel mondo della dance è immediata attraverso “What’s Done Is Done”. Riccio più che cantare narra ed interpreta i propri brani in maniera spesso anche cantilenante. Il viaggio prosegue nella seconda strumentale “Mozambique”, altro cambio di stile, questa volta in un contesto maggiormente altolocato, dove la musica diventa elegante in giacca e cravatta. E via verso il Reggae con “Bring About A Change”, ma non quello di matrice giamaicana, bensì quello bianco che ha saputo ben rappresentare la band inglese UB40. Barriti di elefanti ci vengono incontro in “Heathen And Hell (The Preacher)”, canzone narrata fra ritmiche afro e disco, un mix divertente  che rende difficile  l’immobilità durante l’ascolto. Serve un altro momento di pacatezza e questa ce la fornisce il piano di “Habanera”, l’artista sa bene come dosare le sonorità per rendere il lavoro scorrevole e mai noioso. “The Half Lost” gioca con la musica attraverso cori ed arrangiamenti importanti, mentre “Love Of The Solitude” è una semplice canzone che mostra il lato più standard di DeaR. Voce e piano per “Song Of A Man Who Has Come Through”, altro momento riflessivo e profondo per poi cambiare ritmo ed arruffianarsi ulteriormente all’ascoltatore. Intelligente l’uso dell’insieme che risulta notevolmente gradevole all’ascolto. Chitarra acustica e uno sguardo al mondo del Folk con sussurrato coro femminile nel brano “No Words Again”, mentre la chiusura viene affidata a ”In The Beginning (A Pigmy Prayer)”, qui addirittura si spazia nella psichedelia.
Ho detto tutto, credo che siate consapevoli della proposta sonora del progetto DeaR, un vero caleidoscopio fatto di suoni e colori, davvero molta carne al fuoco. La musica è un mondo speciale dove le sorprese non finiscono mai, per fortuna… MS






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