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domenica 30 maggio 2021

Blacksmith Tales

BLACKSMITH TALES – Dark Presence
Immaginifica/ Aereostella
Genere: Neo Prog
Supporto: 13xFile, AAC




Il Neo Prog sta vivendo in Europa una seconda giovinezza grazie ad innesti di suoni Metal e Folk, alle sinfonie Genesis e alla psichedelia di matrice Pinkfloydiana. Ciò accade anche in Italia con molte band che si cimentano in lavori più o meno complessi, fra di questi risultano gli udinesi The Blacksmith Tales.
Si formano grazie ad un idea del tastierista cantante David Del Fabro nel 1990 ispirati dal Prog inglese dei noti maestri già nominati ai quali vado ad aggiungere Gentle Giant, Kansas e Rush.
Iniziare a mettere da parte idee sonore sin dagli anni ’90 e realizzare in tutto l’arco dell’esistenza un solo album in studio, fa pensare ad un risultato quantomeno interessante e così in effetti si dimostra essere. Un concept album con cura di particolari dedicato ai simboli ed alle immagini che partono dall’antico Egitto sino giungere al medioevo. Un viaggio introspettivo soprattutto alla ricerca del proprio essere, nel cuore e nella mente del protagonista.
Per realizzare cotante argomentazioni servono necessariamente composizioni sonore ed interpretazioni di stampo cinematografico, in pratica una vera e propria colonna sonora da supporto ai testi. La musica in generale ha queste capacità intrinseche, anche il Neo Prog, a prova del concetto basta andare ad ascoltare la discografia e le opere composte dal tastierista Clive Nolan (Pendragon, Shadowland, Strangers On A Train, Arena, Caamora etc) su tutti.
In questo viaggio sonoro formato da tredici episodi, David Del Fabro si circonda di musicisti come Michele Guaitoli (voce), Beatrice Demori (voce), Stefano Debiaso (batteria), Denis Canciani ( basso), Marco Falanga (chitarre), e Luca Zanon (tastiere, flauto).
Il disco si apre con la mini suite di quasi dodici minuti “The Dark Presence”, la voce richiama il Neo Prog style, come ha saputo insegnare Fish dei Marillion in cattedra, mentre le tastiere abbondano e rendono l’ascolto intriso di anni ’80. La chitarra elettrica dona energia al contesto sferzando il brano rendendolo più fruibile. Molto curate anche le coralità. In “Golgotha” risiedono numerose peculiarità dello stile in analisi, tuttavia David Del Fabro filtra il tutto attraverso la personalità. I frangenti strumentali come nel caso dell’assolo della chitarra, lasciano ampio spazio all’immaginazione rendendo l’ascolto ricco di suoni avvolgenti e penetranti. Il suono diventa sensuale quando giunge anche la tabla indiana e poi Minimoog, Mellotron, insomma tutto quello che un vero progfans desidera ascoltare da un lavoro del genere. “Let Me Die” ha un sound moderno ed incisivo, sembra uscito da un disco dell’olandese Lucassen ( Ayreon).
Una nota di piano in stile “Echoes” dei Pink Floyd sta a riportare il suono della goccia perché ora…“Rain... Of Course!”. La canzone è semplice rispetto quanto ascoltato sino ad ora e scorre velocemente sino a “Into The Sea (Apocatastasis)”. L’opera prosegue con la breve ed acustica “Interlude”, impreziosita dalla voce di Beatrice Demori. Tutto il disco è un piacevole scorrere di emozioni differenti, sino giungere alla suite “Possessed By Time” vero e proprio fiore all’occhiello dell’album. Qui l’ensemble sonoro raggiunge vette davvero elevate, sia in ambito esecutivo che compositivo, davvero musica totale.
Tutto “Dark Presence” è suonato molto bene, così risulta buona la registrazione, un prodotto che a mio gusto personale, si candida per diventare uno dei migliori cinque album  italiani di questo 2021. Solo complimenti. MS
 
 

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