NONSOLO PROGROCK, blog di informazione musicale ed altro
a cura di MASSIMO SALARI
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sabato 8 maggio 2021
Loonypark
LOONYPARK
- The 7th Dew Lynx
Music Genere: Crossover Prog Supporto: cd – 2021
La
Polonia è una nazione molto attenta al fenomeno Progressive Rock, soprattutto
nei confronti del Neo Prog. Non è un caso che i storici Pendragon oppure gli
Arena o i Shadowland vadano a registrare molti dei loro live, sia in cd che in
dvd, proprio in questa nazione. Il pubblico è attento al fenomeno, ma anche
disposto a suonarlo, creando davvero una serie di sterminati gruppi. Il bello è
che la qualità di essi si aggira tutta attorno alla sufficienza, ossia sono
band che sanno suonare, emozionare e creare anche del proprio. Ci sono nomi che
spiccano di più, come i Millenium, i Riverside, Abraxas, Amarok, Quidam, Collage,
Moonrise, Hipgnosis, Albion e moltissimi altri, ed il livello è davvero
invidiabile. Una
delle band più giovani a cimentarsi in questo stile sono i Loonypark. Si
formano grazie ad un idea di Krzysztof Lepiarczyk (tastiere) e Jakub Greslo
(batteria) con diversi strumentisti che si sono affiancati a loro per
raggiungere ad oggi dopo alcune defezioni la seguente formazione: Sabina
Godula-Zając(voce), Piotr Grodecki (chitarra),
Krzysztof Lepiarczyk (tastiere), Piotr Lipka (basso) e Grzegorz Fieber (batteria). L’esordio
discografico risale al 2008 con “Egoist” (Lynx Music) disco che raccoglie
immediatamente consensi di pubblico e presentano al mondo una nuova e fresca
band. Dopo altri quattro album tutti di medio buona fattura, giungono oggi a “The
7th Dew”, formato da otto tracce tutte di media durata. Con
“The Heart” si palesa immediatamente una formazione coesa, attenta alle belle
melodie e capace di unire al Prog anche un certo tipo di AOR. Brano dall’energia
pulita, vigoroso ma al contempo gentile. La voce di Sabina è bella con il
pregio di non cercare di strafare in base alle proprie possibilità. Le chitarre
sono a tratti rudi, per poi lanciarsi in un assolo davvero al fulmicotone,
mentre le tastiere arrangiano e sostengono il brano come il Prog ci ha
insegnato. Immaginatevi se i primi Anathema si mettessero a suonare Prog
classico. La
title track è profonda, con il crescendo sonoro che funziona al 100% delle
volte che viene effettuato, una carta vincente che non tradisce mai. Il
ritornello è ruffiano, il cantato in lingua inglese rende tutto molto
assimilabile e gradevole. Ancora una volta la chitarra elettrica regala un bell’assolo. “The
Fever” fa capolino nel mondo del Metal Prog e qui si percepisce che i Riverside
nella nazione hanno lasciato un segno indelebile. Segue “Virtuality”, molto
semplice e lineare così come il prosieguo del disco sempre basato sulla
musicalità diretta ed una piacevole ballata dal titolo “The Tree Of Life”. Nessun
miracolo, soltanto un buon disco che si lascia ascoltare con piacere e in
questi tempi moderni è già un serio risultato. MS
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