NONSOLO PROGROCK, blog di informazione musicale ed altro
a cura di MASSIMO SALARI
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venerdì 20 novembre 2020
Qohelet
QOHELET
– Qohelet Lizard
Records / Open Mind Supporto: cd – 2020 Genere: Sperimentale
Quando
due personaggi importanti dell’ambito sperimentale italiano s’incontrano, non
possono che far scaturire forme d’artequantomeno inusuali. Il progetto Qohelet nasce dall’incontro del
polistrumentista friulano Alessandro Seravalle (Garden Wall, Officina F.lli
Seravalle) e del cantante/poeta bolognese Gianni Venturi (Altare Thotemico,
Moloch, Mantra Informatico). La
musica è una forma d’arte che ha soltanto apparentemente delle regole, ossia si
basa su note con le quali si può comporre ogni tipo di sonorità. Dico soltanto
apparentemente perché pur essendo le note solamente sette, le soluzioni che
offrono sono immense, in quanto con la possibilità di poterle sostenere si ha
la classica situazione ad infinito. Suoni
che mettono a disagio, disturbano, fanno riflettere, raccontano storie, una
rappresentazione adatta ad un vero e proprio spettacolo teatrale. Il
Qoelet o Ecclesiaste, è un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, in
questo caso gli artisti lo adoperano come un messaggio mistico. Lo
sviluppo del disco è avvenuto a distanza, i due musicisti in realtà non si sono
mai incontrati, Alessandro manda la musica e Gianni ci canta sopra tramite file
in rete. Dicono di Qohelet: “Con la voce mi sono accoccolato tra suoni e versi,
con melodie suoni mantrici e recitazione sospesa. (Gianni Venturi)”, “Un
dettato musicale lacerante si combina con i testi squartanti che divorano le
parole nel momento in cui esse sono pronunciate. Un disco che è un esperimento
di rottura dell’assurdo dell’esistere e l’assurdo dell’esistere è un tema
fondante delle parole di Qohelet. Una meravigliosa esperienza poetico musicale
destinata non a lasciare un segno ma a tracciare un solco di sangue nelle
parole che sprechiamo. Questo vostro e nostro Qohelet apre uno sguardo ancor
più disincantato sul nostro inferno dei viventi (Nicola Vacca)”, quest’ultima
descrizione è riportata anche all’interno del libretto che accompagna il cd. La
metrica poetica di Gianni Venturi oramai è nota a tutti gli ascoltatori
minimamente amanti del Prog italiano, una voce graffiante, profonda, a tratti
sguaiata a seconda dell’occorrenza del caso, per poter dare vita alle parole,
mangiate e vomitate. Sei
sono le tracce contenute per una durata totale di cinquanta minuti sonori.
Subito profonda la narrazione di Venturi su un giro di tastiere malinconico che
fanno da perfetto tappeto alla storia de ” Il Bipede Eretto”. Giochi di voci,
echi, squarciano le parole visionarie in un contesto surreale. Alienante e
psichico il lavoro di Seravalle, il fascino accresce se l’ascolto viene
effettuato a luci spente. “Il
Sapiente Che Dice Di Sapere” ha una ritmica abbozzata dettata dalle voci sovra
incise, mentre Venturi urla la sua rabbia fra alti e bassi emotivi. Si passa
dal sussurrato al parlato sino al grido, oramai il cantante bolognese ci ha
abituati a queste straordinarie performance. “Avvinghiati A Un Algoritmo” ha maggiori
coralità, le tastiere s’improvvisano astruse compagne di viaggio per un
malessere che contagia l’ascolto, sensazioni scure e dolorifiche. La traccia
più lunga si intitola “Moto Perpetuo” grazie ai suoi dieci minuti. Canti
sciamani, profondità di suoni avvolgono l’ascolto. “21
Grammi” è un perfetto equilibrio di effetti, suoni a loop e voci che sembrano
strumenti. A mio parere il brano più interessante dell’album. Chiude “Fame Di
Vento”altra vetrina, l’ennesima, per la
bellezza dei testi di questo poeta che sembra essere un vulcano in eruzione
senza fine. Fondamentali restano tuttavia per la riuscita i suoni di Alessandro
Seravalle. Voglio fare i miei sinceri complimenti alla Lizard Records/Open Mind
perché è una finestra aperta in una stanza chiusa, quella del mercato della
musica scontata, la label si getta sempre anima e corpo su questi progetti che lacerano
di netto le regole del mercato musicale. Serve coraggio e lo so bene. Questa
è difficile definirla musica, perché non c’è da cantare, non c’è da
fischiettare, poco di armonioso da memorizzare se non suoni psichedelici e
improvvisati. Un lavoro che è rivolto ad un pubblico molto preparato, un
pubblico che esige emozioni forti. Viaggiare con la mente e pensare, ne avete il coraggio? MS
Io ascolto, il resto lo mettete voi. I gusti musicali poi ognuno ha i suoi (per carità, sono indiscutibili). Mi piace raccontare semplicemente le emozioni che scaturiuscono dal mio modo di concepire l'arte, sono io a ringraziare voi.
Un lavoro di spessore un richiamo alla riflessione
RispondiEliminaUn salvagente in questo mare di banalità.
RispondiEliminaGrazie Max, sempre attento e profondo nei tuoi interventi.
RispondiEliminaIo ascolto, il resto lo mettete voi. I gusti musicali poi ognuno ha i suoi (per carità, sono indiscutibili). Mi piace raccontare semplicemente le emozioni che scaturiuscono dal mio modo di concepire l'arte, sono io a ringraziare voi.
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