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sabato 14 novembre 2020

Deadburger Factory

 

DEADBURGER FACTORY – La Chiamata
Snowdonia
Distribuzione: Audioglobe
Genere: Sperimentale
Supporto: Cd/libro – 2020




Quante volte ci siamo guardati dentro non soltanto per capire noi stessi, ma anche gli altri, uno sguardo dall’altra parte dello specchio. Da una parte c’è la realtà, dall’altra la nostra psiche, la fantasia, i desideri ed i ragionamenti che ci poniamo quotidianamente. Sono passati sette anni dal monumentale triplo cofanetto dei Deadburger Factory “La Fisica Delle Nuvole”, incredibile sforzo artistico che ha analizzato il proprio essere, la parte dentro di noi, oggi con “La Chiamata” la band di Vittorio Nistri vuole scrutare l’altro lato, quello della realtà esterna. Nel booklet de “La Fisica” c’era un disegno di Paolo Bacilieri che rappresentava Alice che entrava nello specchio, qui Alice spunta dall’altra parte. Ed ecco che anche i suoni sono completamente differenti, quelli passati si affidavano ad archi, flauto e chitarre acustiche, qui invece assenti (tranne una chitarra in un brano) a vantaggio di strumenti più adatti alla cruda realtà caotica ossia tamburi (veramente tanti), sax indemoniati e contrabbassi percossi sul legno solo per farvi alcuni esempi.
Siamo proprio dall’altra parte.
La musica dei Deadburger Factory è sperimentale come sempre, sono venti anni che il progetto esiste realizzando sei lavori, colonne sonore per spettacoli teatrali, collaborazioni con scrittori, fumettisti e molti musicisti. Il nucleo base di Deadburger è formato da Vittorio Nistri (elettronica, tastiere, arrangiamenti, testi), Simone Tilli (voce), Alessandro Casini (chitarra) e Carlo Sciannameo (basso), ma nel disco compaiono numerosissimi special guest, almeno una ventina. Il parco percussioni è colmo di grandi musicisti, ci sono Zeno De Rossi (Vinicio Capossela e molti altri), Cristiano Calcagnile (Cristina Donà e molti altri), Bruno Dorella (Bachi Di Pietra e molti altri), Simone Vassallo (Caveiras e molti altri) e Marco Zaniniello (Appaloosa, Honko) oltre che ai tre batteristi Deadburger Silvio Brambilla, Lorenzo Moretto e Pino Gulli. Avrete già intuito la potenza sonora che sprigiona questo nuovo concept. E poi jazzisti, cantanti e una sezione fiati con Enrico Gabrieli e il sax di Edoardo Marraffa.
Il personaggio che è al centro della storia è uno sciamano, Alfio Antico offre la sua voce all’occorrenza nel brano “Tamburo Sei Pazzo”. Esso si trova in un centro commerciale, il suo aspetto è da cinquantenne malconcio, come lo si può ammirare nella copertina ad opera di Paolo Bacilieri (grafica di Gabriele Menconi e testi di Vittorio Nistri) con uno sguardo da folle. Il suo atteggiamento è incomprensibile, batte il tamburo come in un rituale, con la speranza che il suolo si possa spaccare per eruttare sulla gente che lo deride e che lo fotografa con i telefonini. In realtà lo sciamano vuole far uscire dal pavimento un qualcosa che bruci la cattiveria dalla testa della gente che malgrado il lockdown e il desiderio di tornare ad una vita normale, dimostra ancora maggiore aggressività, dura con il prossimo ed intollerante. Il tema è più che mai attuale e veritiero.
Ma il tamburo sembra non funzionare e lo sciamano se la prende con lo strumento, tuttavia c’è uno spiraglio di positività, l’uomo si promette che “domani andrà meglio”… O forse no.
La cosa che sbalordisce di più è tutto il packaging che accompagna il disco, esso contiene anche un mini poster ma soprattutto un libro con 62 facciate! C’è molto da leggere, molteplici storie soprattutto sui tamburi il tutto per entrare con entrambi i piedi dentro l’operato sonoro, tuttavia lascio questo compito a voi per non rovinare tutta la sorpresa, visto poi che ho già molto svelato.
Veniamo alla musica, il disco è composto da sette brani roboanti, duri, anche nei testi di Vittorio Nistri e cantati da Simone Tilli ad iniziare da “Onoda Hiroo”, canzone dalla cadenza Punk. Sopra una ritmica ipnotica e cadenzata giunge “Un Incendio Visto Da Lontano”, intervallato di tanto in tanto da un bel solo di piano. Noto per approccio anche vocale alcune similitudini con la musica degli Altare Thotemico, lo dico per chi li conoscesse.
Una chitarra elettrica introduce la title track “La Chiamata”, arrabbiata al punto giusto, con cambi di tempo, sforzi vocali e coralità incisive. Il riff è molto orecchiabile, così come l’esposizione del testo. Nel finale anche sax tenore e un frammento di Jazz. Inizio psichedelico per “Tryptich”, rivisitazione di un brano di Max Roach. Esso in origine è un canto di rivoluzione per sola voce e batteria. Qui Cristiano Calcagnile e Zeno De Rossi alla batteria dialogano con voci, grida  ed altre percussioni, tutto ciò potrebbe benissimo risiedere nella discografia degli Area. La partitura è polifonica.
“Tamburo Sei Pazzo” vede lo sciamano in azione in un parlato dalla cadenza sicula. Il brano è diviso in quattro parti, narrate e strumentali, un approccio molto “progressivo” e ricercato, soprattutto nella sezione dei fiati. Per la prima volta compare la chitarra acustica in “Manifesto Cannibale”, canzone psichedelica di nove minuti e forse anche la più “popolare” dell’album come la conclusiva “Blu Quasi Trasparente”, ancora una volta slalom fra formula canzone e ricerca sperimentale. Buoni gli arrangiamenti e le coralità.
“La Chiamata” è un lavoro davvero consistente, coraggioso e di personalità, i Deadburger Factory hanno scritto una pagina importante , così hanno prodotto un lavoro che a dire esaustivo è davvero riduttivo per i motivi citati sopra. Curiosità, tutti i brani sono a doppia batteria.
Sciamano, aiutaci a togliere le scorie dai cervelli per essere veramente migliori, come ci auspicavamo nel lockdown, pensaci tu con il tuo tamburo perché noi da soli non ne siamo capaci.
Deadburger Factory, alla prossima opera! MS




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