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venerdì 20 novembre 2020

Fiaba

FIABA – Di Gatti Di Rane Di Folletti E D’Altre Storie
Lizard Records
Genere: Prog Folk Metal
Supporto: cd – 2020




Otto lunghi anni distanziano “La Pelle Nella Luna” a questo atteso ritorno intitolato “Di Gatti Di Rane Di Folletti E D’Altre Storie”. Ho sentito la mancanza del giullare narratore Giuseppe Brancato, della batteria folcloristica di Bruno Rubino e della chitarra di Massimo Catena. Sono ventisei anni che i siracusani ci raccontano favole, questo fa si che non si ha più la volontà di crescere, ma di lasciarsi travolgere da certi scenari e situazioni fantastiche, in fondo l’uomo è sempre stato un eterno bambino, semplicemente perchè la realtà è noiosamente squallida. Oggi a completare la band ci sono Graziano Manuele (chitarra) e Davide Santo (basso).
Voglio subito spendere alcune parole per l’artwork, questa volta superiore ai precedenti, il libretto che accompagna il disco è nutrito sia di testi, che di spiegazioni oltre alla foto centrale a tutta pagina, ma la cosa che ci tengo di più a sottolineare è il fatto che si legge tutto chiaramente, nero su bianco! Oggi trovare un booklet leggibile ad un cd è quasi un miraggio. Complimenti.
Ascoltare un disco dei Fiaba è distaccarsi dalla realtà, un momento di magia, ma che musica stiamo ascoltando? E’ Metal? E’ Folk? E’ Prog? Io di base la definirei Metal, le chitarre distorte lo certificano, eppure ha un fascino che cattura anche il Prog fans. Non ci sono tastiere, ma due chitarre elettriche, altro punto a favore del Metal, ma certi movimenti riportano quasi al medioevo, sonorità del passato che hanno il loro inossidabile fascino.
La voce di Brancato è una istituzione sempre possente ed impostata non tradisce mai, il cappello a tre punte torna a incantare sin da “La Gemella Tradita”. Il riff semplice si stampa in mente, nel brano molta storia del Metal passato, ma anche incantevole liricità. Un folletto birbaccione (forse Martinetto?) inverte le coppe di un vino avvelenato alle due sorelle, una di esse trama qualcosa di losco…
“La Rana E Lo Scorpione” è una ballata triste, la storia di una rana che aiuta uno scorpione ad attraversare il fiume portandolo sulla schiena, ma la sua indole naturale ed incontrollata lo conduce a trafiggere la rana alle spalle con il suo aculeo, così muoiono entrambi, lei avvelenata e lui affogato. Ritmo cadenzato per “Il Gatto Con Gli Stivali”, favola famosa bene arrangiata e supportata da un groove potente. Questi tre brani sono quelli concepiti più recentemente, a venire si susseguono pezzi sempre nuovi ma tratti da periodi differenti della loro lunga esistenza.
La medioeval Rock band prosegue con la breve “Il Re Bambino Del Paese Di Quissadove”, una simpatica danza irriverente fra l’acustico e l’elettrico con un Brancato in splendida forma. Segue un'altra ballata, questa volta malinconica che narra della storia del principe ranocchio, in questo caso però a parti invertite, “La Principessa Rana”. Ma i Fiaba sfoggiano altre influenze sonore, anche psichedeliche come nel caso di “La Brace Loro”. Essa è la leggenda della foresta di Paimpont nell’antica Broceliandia, attuale Bretagna.
Amano molto giocare con le filastrocche, come potrebbe essere altrimenti? Ecco quindi “Hambarabah Ciicci Cockoo”, classica filastrocca di un autore anonimo che abbiamo recitato tutti nella nostra vita. Ritmo sostenuto ed irresistibile, perfettamente atto ad una performance live coinvolgente. Torna la chitarra acustica in “Il Gatto Del Campo Dei Biancospini”, stramba ballata progressiva con un crescendo imponente in un continuo cambio umorale. Decisamente uno dei migliori momenti dell’intero album. “E’ Male” con i suoi venti secondi porta a “Dentro Il Cerchio Delle Fate”, di sicuro il brano live per eccellenza dei Fiaba, qui sfoderato il loro dna cristallino, ciò che si deve capire della band è sunto qui in questi quattro minuti. L’attenzione all’ascolto si sviluppa brano dopo brano in un prosperante piacere come se i Fiaba volessero rapirci e farci perdere nel bosco della fantasia. La chiusura è in mano a “I Passi Nel Solaio”, altra ballata malinconica spolverata di quella magia infantile che ci accompagna sempre, celata in un angolo del nostro cervello come se non volesse essere scovata per paura di essere strappata via. Degna conclusione di un disco altamente professionale, anche per qualità d’incisione.
Ha senso oggi nel 2020 raccontare ancora delle favole? Non vorrei sembrare polemico, ma in realtà ce ne raccontano quotidianamente, io però preferisco queste di folletti e di boschi. Un ritorno gradito e maturo, a mio giudizio “Di Gatti Di Rane Di Folletti E D’Altre Storie” è il loro migliore album, consigliato per un bel momento di relax. MS




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